Le SCA con ST elevato nell’ Anziano
e nel Grande Anziano
Giorgio
Caretta, Salvatore Pirelli
U.O. di
Cardiologia – A.O. “Istituti Ospitalieri” di Cremona
La popolazione
sta progressivamente
invecchiando e il numero di
ottuagenari in Europa
è destinato a triplicare
entro il 2050, tant’è
che nei paesi anglosassoni questa tendenza epidemiologica è
stata denominata “elderly boom”. La
prevalenza della malattia coronarica aumenta con l’avanzare
dell’età e le malattie cardiovascolari sono al primo posto tra
le cause di morte nei soggetti anziani. L’invecchiamento
demografico e i miglioramenti della prevenzione cardiovascolare
contribuiscono ad aumentare l’età media dei pazienti che si
presentano con sindrome coronarica acuta. Attualmente si stima
che gli ottuagenari e nonagenari rappresentino circa un terzo
dei ricoveri per sindrome coronarica acuta
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
1,2
e questa porzione probabilmente aumenterà nei prossimi anni.
Sebbene l’età media dei pazienti con infarto miocardico e
sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) sia inferiore rispetto
coloro con infarto miocardico acuto senza sopraslivellamento del
tratto ST (NSTEMI),
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
3
recenti dati dimostrano un progressivo incremento anche della
proporzione di pazienti grandi anziani con STEMI.
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
4
Nel BLITZ-3 il 30% dei pazienti con STEMI avevano età superiore
ai 75 anni
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
3
e presso la nostra U.O. di Cardiologia di Cremona più del 20%
dei pazienti con STEMI hanno età ≥ 80 anni.
I pazienti anziani con STEMI rappresentano un sottogruppo
caratterizzato da elevata mortalità. Il paziente anziano
presenta caratteristiche di maggior rischio per la più elevata
frequenza di co-patologie degenerative, per una malattia
coronarica più complessa, per una più lunga storia di malattia
cardiovascolare e per le caratteristiche di ridotta compliance
del cuore “senile”, più esposto al rischio di scompenso.
ADDIN EN.CITE <EndNote><Cite><Author>Lakatta</Author><Year>2003</Year><RecNum>1271</RecNum><DisplayText><style
face="superscript">5</style></DisplayText><record><rec-number>1271</rec-number><foreign-keys><key
app="EN" db-id="p0ff5w2tb9xr94evx2z55ffwfwp9wp0swstp">1271</key></foreign-keys><ref-type
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Inoltre, i sintomi di ischemia cardiaca acuta sono spesso
atipici nell’anziano e possono favorire ritardi nella diagnosi e
nella terapia. Nel registro NRMI solo il 57% dei pazienti
ricoverati con diagnosi di STEMI lamentava dolore toracico.
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
1
L’obiettivo principale della terapia dello STEMI è il tempestivo
ripristino del flusso ematico a livello del vaso responsabile,
che nella maggior parte dei casi è occluso. Quando disponibile,
l’angioplastica primaria (primary percutaneous coronary
intervention, pPCI) rappresenta la strategia riperfusiva più
efficace
ADDIN EN.CITE <EndNote><Cite><Author>Keeley</Author><Year>2003</Year><RecNum>1277</RecNum><DisplayText><style
face="superscript">6</style></DisplayText><record><rec-number>1277</rec-number><foreign-keys><key
app="EN" db-id="p0ff5w2tb9xr94evx2z55ffwfwp9wp0swstp">1277</key></foreign-keys><ref-type
name="Journal Article">17</ref-type><contributors><authors><author>Keeley,
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0140-6736
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[pii]
10.1016/S0140-6736(03)12113-7</electronic-resource-num><language>eng</language></record></Cite></EndNote>6
e le linee guida non pongono limiti di età né controindicazioni
per quanto riguarda il trattamento dei pazienti con STEMI
mediante pPCI.
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
7
Tuttavia, la maggior parte dei grandi trial che hanno valutato
la terapia riperfusiva nello STEMI e la superiorità della pPCI
rispetto alla fibrinolisi, hanno sistematicamente escluso o
sotto-rappresentato i pazienti anziani. ADDIN EN.CITE ADDIN
EN.CITE.DATA
8,9
Uno dei motivi di questa esclusione è che chi conduce i trial
tende a reclutare pazienti con minor rischio di potenziali
eventi avversi e minore prevalenza di co-morbidità, le quali
possono confondere o alterare gli effetti delle terapie
studiate.
E’ interessante notare che per motivi simili anche nella pratica
clinica quotidiana i pazienti anziani sono “discriminati” per
quanto riguarda l’accesso alla terapia riperfusiva nello STEMI.
È noto che l’utilizzo della pPCI diminuisce con l’aumentare
dell’età e la proporzione dei pazienti ottuagenari trattati con
terapia conservativa è tutt’altro che trascurabile. Questo
accade anche in Paesi con sistemi sanitari all’avanguardia come
il nostro, dove l’accesso alla riperfusione invasiva ha poche
limitazioni.
Tale fenomeno è definito paradosso rischio-trattamento e si
verifica quando i pazienti più a rischio di una determinata
patologia sono meno propensi a ricevere la terapia appropriata
rispetto ai pazienti meno a rischio. Si tratta di un paradosso
per il fatto che i maggiori vantaggi di una terapia efficace si
ottengono proprio nei pazienti con rischio maggiore.
Figura 1:
Strategie di riperfusione nei pazienti con età maggiore di 80
anni (n=5339) del registro GWTG-CAD, p per il tren < 0.0001.
Da Medina HM et a. Reperfusion strategies and quality of care in
5339 patients age 80 years or older presenting with ST-elevation
myocardial infarction: analysis from get with the
guidelines-coronary artery disease.
Clin Cardiol.
Oct 2012;35(10):632-640.
Spesso la scelta di una terapia conservativa è basata sulla
percezione del cardiologo che i rischi di una terapia aggressiva
(sia farmacologica che invasiva) possano essere superiori ai
benefici. La malattia coronarica più estesa e complessa rende
più difficoltosa la rivascolarizzazione mediante angioplastica
con risultati a volte non ottimali, con eventi avversi più
frequenti e ospedalizzazione più prolungate. Spesso anche la
percezione di minore aspettativa di vita del paziente fa
propendere per l’astensione dall’utilizzo di terapie
all’avanguardia.
Dati del registro BLITZ di circa 10 anni fa dimostravano che
l’età avanzata è una delle principali cause di non utilizzo di
terapia riperfusiva tant’è che solo il 43% dei pazienti con età
> 75 anni veniva sottoposto a riperfusione (pPCI o trombolisi) e
solo il 9% con pPCI. Anche in zone con reti sviluppate per la
gestione preferenziale dello STEMI con pPCI (registro
FLORENCE-AMI) solo il 43% dei pazienti con età tra 75 e 85 anni
e il 31 % dei pazienti con età > 85 anni veniva trattato con
pPCI.
Dati più recenti del registro ACTION-GWTG dimostrano in
incremento dell’utilizzo della pPCI nei pazienti anziani
rispetto agli anni precedenti: 76% dei pazienti con età tra i
75 gli 84 anni e 69% nei pazienti con età superiore agli 85
anni.
ADDIN EN.CITE
<EndNote><Cite><Author>Forman</Author><Year>2010</Year><RecNum>805</RecNum><DisplayText><style
face="superscript">10</style></DisplayText><record><rec-number>805</rec-number><foreign-keys><key
app="EN"
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name="Journal
Article">17</ref-type><contributors><authors><author>Forman, D.
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Reperfusion</keyword><keyword>Registries</keyword><keyword>Treatment
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[pii]
10.1016/j.amjcard.2010.07.008</electronic-resource-num><language>eng</language></record></Cite></EndNote>10
E la percentuale di pazienti ottuagenari sottoposti ad
angioplastica primaria è raddoppiata in meno di una decade.
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
11
(Fig. 1)
Questo trend è probabilmente destinato a proseguire grazie ai
progressi della cardiologia invasiva (miglioramento dei
dispositivi, diffusione dell’approccio radiale) e alla maggiore
esperienza dei cardiologi interventisti nell’eseguire procedure
nei pazienti più complessi. Nella U.O. di Cardiologia di Cremona
dal 2008 al 2012 la percentuale dei pazienti con età maggiore
di 80 anni trattata con pPCI ha raggiunto l’81.3% (Fig .2).

Figura 2: Prevalenza e
trattamento dei pazienti ultraottuagenari con STEMI ricoverati
presso l’U.O. di Cardiologia di Cremona.
Nonostante questi dati incoraggianti nella pratica clinica la
mortalità del grande anziano con STEMI rimane elevata anche
quando trattato con pPCI. Dati osservazionali del mondo reale
riportano mortalità a 30 giorni tra il 15 e il 25% nei pazienti
ottuagenari. ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
4,12-14
In letteratura vi è ancora una sostanziale carenza di
informazioni per quanto riguarda la gestione delo STEMI nel
grande anziano. Sebbene dati da registri e analisi post-hoc
siano concordi nel riportare una riduzione di mortalità con
l’utilizzo della riperfusione rispetto alla terapia conservativa
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
11,15-17,
pochi dati sono disponibili riguardo a quale sia la terapia
riperfusiva migliore nei pazienti anziani. Studi osservazionali
anche recenti suggeriscono una superiorità della pPCI rispetto
alla trombolisi.
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
16
Vi sono solo tre studi randomizzati che hanno valutato la pPCI
rispetto alla trombolisi nei pazienti anziani e hanno avuto
risultati contrastanti. In un piccolo studio di 87 pazienti con
età > 75 anni, de Boer et. al hanno dimostrato una
riduzione di mortalità con pPCI rispetto alla trombolisi a 30
giorni (7% vs. 22%).
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
18
Il trial più grande SENIOR-PAMI, mai pubblicato, non ha
documentato differenze tra pPCI e trombolisi e una analisi
post-hoc ha riscontrato un incremento della mortalità a 30
giorni nei pazienti trattati con pPCI nei pazienti con età > 80
anni (19% vs. 16%). ADDIN EN.CITE <EndNote><Cite><RecNum>1354</RecNum><DisplayText><style
face="superscript">19,20</style></DisplayText><record><rec-number>1354</rec-number><foreign-keys><key
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name="Journal Article">17</ref-type><contributors></contributors><titles><title>Senior
PAMI. Primary angioplasty versus thrombolytic therapy for acute
myocardial infarction in the elderly.
http://www.clinicaltrial.gov/ct2/show/NCT00136929. (14 May
2010).</title></titles><dates></dates><urls></urls></record></Cite><Cite><RecNum>1353</RecNum><record><rec-number>1353</rec-number><foreign-keys><key
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name="Journal Article">17</ref-type><contributors></contributors><titles><title>Senior
PAMI. Primary PCI not better than lytic therapy in elderly
patients. http:// www.theheart.org/article/581549.do. (14 May
2010).</title></titles><dates></dates><urls></urls></record></Cite></EndNote>19,20
Il recente trial TRIANA, che ha randomizzato a trattamento con
pPCI o trombolisi pazienti con età > di 75 anni, è stato
interrotto prematuramente per difficoltà di reclutamento e non
ha documentato differenze tra pPCI e trombolisi.
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
14
Tuttavia une recente meta-analisi effettuata su 22 trial ha
dimostrato che il beneficio della pPCI rispetto alla trombolisi
non è influenzata dall’età e che il beneficio assoluto era
particolarmente evidente nei pazienti con età > 80 anni con un
NNT (number needed to treat, numero di pazienti necessari
da trattare con pPCI per prevenire un decesso rispetto a
trombolisi) pari a 20.
ADDIN EN.CITE ADDIN EN.CITE.DATA
21
. A causa del fallimento degli ultimi studi e della crescente
convinzione della superiorità della pPCI, è improbabile che nel
prossimo futuro arriveranno trial prospettici in grado di fare
piena chiarezza su quale sia la strategia riperfusiva ottimale
nell’anziano.
In conclusione, nonostante i grandi anziani rappresentino ormai
un terzo del totale dei pazienti con STEMI, le informazioni
disponibili sul trattamento di questi pazienti sono ancora
carenti. I dati attualmente disponibili suggeriscono tuttavia
che la pPCI nel grande anziano sia da considerare la strategia
di prima scelta e che sia in grado di ridurre mortalità e
morbidità.
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