La valvulopatia aortica
nell’Anziano e nel grande Anziano:
problematiche cardiochirurgiche
Antonio Panza, Paolo Masiello, Generoso Mastrogiovanni,
Antonio Longobardi, Antonella Villano, Giuseppe Di Benedetto
S.C. di Cardiochirurgia, A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi
d’Aragona, Salerno
Chirurgia
valvolare aortica
La chirurgia
valvolare aortica isolata, oggi, è gravata da un rischio
operatorio estremamente ridotto. Secondo il registro
dell’American Society of ThoracicSurgeons (STS), la chirurgia
valvolare aortica isolata ha una mortalità ospedaliera del 3-4%
(che si riduceva a meno dell’1-2% nei centri con maggiore
esperienza), ed un rischio di danno neurologico permanente
dell’1.5-1.8%.
La corretta
selezione del “candidato a chirurgia”, tuttavia, continua ad
essere il momento critico sul qualecardiologi e cardiochirurghi
sono chiamati quotidianamente a confrontarsi, ed è quello da cui
dipende il raggiungimento del difficile equilibrio tra la scelta
terapeutica più adatta per il singolo paziente e l’attento,
razionale utilizzo delle risorse disponibili.
La stenosi
valvolare aortica è definita severa con i seguenti parametri
ecocardiografici:
Grado |
Gradientemedio, mm Hg |
Area valvolareaortica, cm2 |
Lieve |
<25 |
>1.5 |
Moderata |
25-40 |
1.0-1.5 |
Severa |
>40 |
<1.0
(0,6 cm2/m2) |
Critica |
>80 |
<0.7 |
In tutti i pazienti con stenosi valvolare aortica
sintomatici, l’indicazione chirurgica è certa.
Pz sottoposti a intervento chirurgico di bypass
coronarico |
Classe IC |
Pz sottoposti a intervento chirurgico sull’Aorta o su
altre valvole cardiache |
Classe IC |
Pz con FE < 50% |
Classe IC |
Pz con sintomi al test ergometrico |
Classe IC |
Nei pazienti asintomatici l’indicazione è certa nei seguenti
casi:
Mentre è ragionevole nei seguenti casi:
Pz con caduta pressoria al test ergometrico |
Classe IIa C |
Pz con ipertrofia ventricolare eccessiva (> 15 mm) |
Classe IIb C |
Pz con tachiartitmie ventricolari al test ergometrico |
Classe IIb C |
La chirurgia della valvola aortica nell’anziano
Nel corso degli ultimi decenni l’aspettativa di vita della
popolazione anziana è andata progressivamente aumentando in
misura significativa sia negli uomini che nelle donne. Le
proiezioni Istat prevedono che le persone di età > 65 anni
passeranno dal 40% al 55% dal 1990 al 2050, e dal 2% al 5% nella
fascia di età > 85 anni, rispettivamente.

Tuttavia, l’aspettativa di vita di coloro che hanno raggiunto la
cosiddetta “terza età” continua ad essere gravata da numerose
patologie tipiche dell’età geriatrica.
La valvulopatia aortica è una delle patologie di più comune
riscontro in età avanzata e costituisce una causa frequente di
mortalità e morbilità.
La sua prevalenza negli ultrasettantenni è di entità moderata
nel 5% della popolazione e severa nel 2.2%.

La drammaticità della storia naturale della patologia aortica
sintomatica, associata ai progressi compiuti nel trattamento
chirurgico della stessa, giustificano il numero crescente di
pazienti ultrasettantenni che viene oggi riferito per eventuale
intervento di sostituzione valvolare aortica.
Numerosi studi riportano una mortalità per interventi di
sostituzione valvolare aortica nella terza età compresa tra il 2
ed il 10%, una sopravvivenza attuariale a 5 anni del 70-80% ed
un importante miglioramento sintomatologico e della qualità di
vita in oltre il 90% dei pazienti sopravvissuti all’intervento.
Indubbiamente, il rischio chirurgico risulta essere, entro certi
limiti, proporzionale all’età del paziente. Secondo quanto
riportato dall’STS Database, la mortalità ospedaliera dopo
sostituzione valvolare aortica isolata è pari al 3.2% per età >
69 anni, al 5.3% tra i 70 e 79 anni ed all’8.5% tra gli 80 ed 89
anni. Nel porre indicazione all’intervento di sostituzione
valvolare aortica nella terza età, il rapporto rischio-beneficio
deve essere valutato con estrema accuratezza.
Le condizioni generali del paziente, la presenza e severità di
eventuali co-patologie ed il grado di “riserva d’organo residua”
dovrebbero essere oggetto di particolare attenzione nel corso
del delicato processo di “decision-making”. A tal proposito, dal
momento che la riserva d’organo negli anziani è spesso prossima
ai suoi limiti funzionali, ogni atto chirurgico che non sia
strettamente necessario e che potrebbe soltanto aumentare il
rischio di complicanze postoperatorie, dovrebbe essere
consapevolmente omesso. Infatti un ottuagenario con un basso
rischio operatorio secondo la determinazione dello STS score ha
una sopravvivenza a 30 giorni del 96,7% ed ad un anno del 90,5%,
mentre passa al 83,9% e 62,9% se con rischio elevato,
rispettivamente.

Quindi, è cruciale identificare il rischio chirurgico,
soprattutto nel paziente anziano.
Tuttavia, i diversi sistemi di calcolo del rischio chirurgico
non sono così sensibili nel paziente valvolare anziano. In
particolare, l’EuroScore logistico creato per la stratificazione
del paziente coronarico sopravvaluta di almeno di 2.5 volte il
reale rischio chirurgico del paziente da sottoporre a chirurgia
valvolare aortica. Ma anche il STS score americano, anche se più
performante, tuttavia sovrastima il rischio chirurgico.

Quel che sembra influenzare il rischio chirurgico, oltre ai
canonici parametri presi in considerazione dalle tabelle di
calcolo usuali (EroScore e STS score), ovvero la presenza di
comorbidità (IRC, FE, deficit neurologici, etc.) è la
valutazione della fragilità dell’ammalato.
Con tale termine si cerca di definire non solo una ridotta
riserva funzionale a carico dei vari organi, ma anche un loro
più o meno evidente declino, che di fatto aumenti il rischio
chirurgico, piuttosto che la presenza di documentate patologie
d’organo.
L’indice di Katz è uno dei test che identifica la fragilità
dell’anziano. Si basa sulla valutazione dell’espletamento
autonomo delle attività di vita quotidianaquali: alimentarsi,
lavarsi, vestirsi, controllo degli sfinteri, camminare, etc. (ADL:
Activities of Daily Living).
L’età di per sé, pur essendo un fattore che aumenta rischio
chirurgico, non lo rende mai di per sé proibitivo. Non esiste un
limite di età che identifichi i pazienti come inoperabili.
Pertanto, le diverse opzioni terapeutiche sostitutive, ovvero la
chirurgica valvolare tradizionale e la TAVI vanno considerate
alla luce della nostra capacità predittiva del rischio
chirurgico globale, nel quale la valutazione della fragilità
dell’ammalato deve associarsi a quella delle comorbidità
presenti.