IL CUORE POLMONARE CRONICO
NELL’ANZIANO E NEL GRANDE ANZIANO
Domenico Miceli
Cardiologia Riabilitativa Intermedia AO dei Colli – PO CTO,
Napoli
Premesso che
si ritiene che debba essere definito “anziano” un individuo che
abbia superato i 65 anni di età e “grande anziano” un soggetto
che abbia varcato la soglia degli 85 anni, il concetto di cuore
polmonare cronico è stato introdotto in medicina oltre 200 anni
fa, ma ancor oggi esistono dubbi sulla sua stessa definizione ed
applicabilità ai singoli casi clinici: la OMS definisce questa
patologia come ipertrofia-dilatazione del ventricolo destro
secondaria ad ipertensione polmonare causata da alterazioni
anatomiche e/o funzionali dell'apparato respiratorio o del
sistema vascolare polmonare. La definizione non può quindi
essere applicata ai casi in cui l'aumento della pressione
arteriosa polmonare è secondaria a cardiopatie congenite o ad
affezioni che interessano primitivamente i settori cardiaci di
sinistra. L'epidemiologia del cuore polmonare cronico è
difficile da valutare, sia perché non tutti i casi di
pneumopatia lo sviluppano, sia perché i comuni esami strumentali
sono poco sensibili nell'individuarlo. Si valuta che esso
rappresenti il 5-10% di tutte le cardiopatie organiche, e che
sia presente nel 20-30% di tutti i pazienti ricoverati per
scompenso cardiaco. Compare soprattutto in soggetti di sesso
maschile, fumatori, tra i 50 e i 60 anni di età, e quest’ultimo
fattore aggrava la patologia sia per la presenza, in età
avanzata, di patologie multi organo che ne limitano l’approccio
soprattutto farmacologico, sia per la maggiore gravità di per sé
della malattia che sussiste da più lungo periodo. L'eziologia
del cuore polmonare cronico è molteplice: le broncopneumopatie
croniche ostruttive sono di gran lunga la causa più frequente,
ma tutte le forme morbose che interessano sia direttamente sia
indirettamente la meccanica ventilatoria, gli scambi gassosi, il
letto vascolare polmonare, possono dare origine ad ipertensione
polmonare e cuore polmonare cronico. La pneumopatia di base deve
però essere sufficientemente estesa ed avanzata per causare
innalzamento della pressione arteriosa polmonare: fortunatamente
la maggior parte dei disordini polmonari è circoscritta, o non
si ripercuote in modo massiccio sugli scambi gassosi da dare
innesco alla sequela di eventi che culmina nella ipertrofia del
ventricolo destro e successivo scompenso cardiaco. Le arteriole
muscolari e quelle parzialmente-muscolari rappresentano il
sistema dei vasi di resistenza e corrono lungo il bronchiolo
respiratorio e i dotti alveolari. Poiché scambi respiratori
avvengono anche a questi livelli, gli effetti di alterazioni
gassose presenti nei bronchioli respiratori e dotti alveolari
possono ripercuotersi in via retrograda più a monte, lungo il
sincizio muscolare, interessando tutto il sistema delle
arteriole di resistenza.Il circolo polmonare rappresenta
nell'adulto un sistema vascolare ad altissima capacitanza e
basse resistenze. Tutti i distretti dell'albero polmonare hanno
infatti sezione maggiore dei corrispondenti distretti sistemici;
mancano arteriole muscolari di alta resistenza nelle
ramificazioni periferiche; i capillari polmonari sono
estremamente numerosi, di calibro relativamente maggiore,
ampiamente anastomizzati. Per queste caratteristiche anatomiche
tutta la portata circolatoria passa attraverso il circolo
polmonare sotto un bassissimo gradiente pressorio, spinta da una
pompa, quale è il ventricolo destro, capace di generare solo
basse pressioni. In condizioni di sforzo fisico il letto
polmonare riceve portate circolatorie maggiori, anche di 5
volte, senza o con lievissimi aumenti pressori. Il meccanismo
per accogliere questo aumento di portata è duplice: a)un
meccanismo che agisce in misura meno vistosa è rappresentato
dalla distensione ed aumento di calibro vasale, più marcato
nelle regioni basali; b)il fenomeno principale consiste nel
reclutamento di distretti vasali ipo-perfusi, soprattutto nelle
regioni apicali: l'enorme disponibilità di questi distretti
vasali rende ragione dell'alta "capacità di riserva" del circolo
polmonare. I valori tensivi medi normali sono di 25 mmHg per la
pressione sistolica, di 15 mmHg per la pressione media, e 10
mmHg per la pressione nei capillari polmonari: un gradiente
pressorio di soli 5-10 mmHg determina quindi la direzione del
flusso polmonare, a differenza di un gradiente di 90 mmHg per il
circolo sistemico, in cui le resistenze al flusso sono di 10-20
volte maggiori. I vasi polmonari di calibro minore sono
sottoposti anche a forze esterne di compressione o distensione,
rappresentate dalle modificazioni della pressione
intraparenchimale che in maniera dinamica durante gli atti
respiratori influenza il calibro dei più piccoli vasi e regola
la distribuzione del flusso polmonare. In condizioni patologiche
un aumento della pressione alveolare può giocare un ruolo
dominante nell'aumentare le resistenze al flusso nei piccoli
vasi. Gli elementi fibro-elastici e muscolari della parete
vasale certamente contribuiscono alla regolazione del tono
vasale, risentendo di vari stimoli, meccanici e chimici, a cui
sono sottoposti. La dimostrazione di una innervazione dei vasi
polmonari è stata difficile: terminazioni nervose sia
adrenergiche che colinergiche sembrano presenti, ma molto rare,
e con distribuzione solo ai grossi rami peri-ilari. E'
verosimile che altri mediatori chimici prodotti localmente o
circolanti possano regolare il tono parietale: neuropeptidi
non-adrenergici non-colinergici (angiotensina II, fattore
natriuretico atriale, peptide vasoattivo intestinale), gli
autacoidi (istamina, serotonina, bradichina).L'ipossia alveolare
è lo stimolo più potente per indurre vasocostrizione arteriolare
polmonare: si tratta verosimilmente solo di un normale
meccanismo di regolazione del circolo polmonare, con la funzione
di ridurre il flusso ematico da alveoli o gruppi di alveoli
ventilati verso quelli normalmente ventilati, e ridurre così
squilibri del rapporto ventilazione/perfusione. Questa
vasocostrizione distrettuale non aumenta le resistenze vascolari
polmonari e non induce ipertensione: ipertensione polmonare, ma
si sviluppa quando la vasocostrizione è diffusa, come risposta
ad una ipossia alveolare che interessa estese zone o tutto il
parenchima polmonare La vasocostrizione inizia nelle arteriole
parzialmente-muscolari di calibro <200 micron, e si estende in
via retrograda a quelle muscolari, coinvolgendo così tutto il
sistema dei vasi di resistenza. Il meccanismo non è ancora noto,
e sono ipotizzate due possibilità: a)meccanismo diretto:
riduzione della fosforilazione ossidativa a livello delle
fibrocellule muscolari lisce parietali, riduzione del rapporto
ATP/ADP-P, depolarizzazione di membrana, aumentato ingresso di
Ca ioni, contrazione; b)meccanismo indiretto: intervento di
cellule o effettori forse parenchimali, rilascio di mediatori
chimici, interazione con speciali recettori-trasmettitori
cellulari, contrazione muscolare. Anche l'acidosi produce
vasocostrizione polmonare, ed agisce in maniera sinergica con
l'ipossia alveolare, aumentandone gli effetti. A valori di
normale ossigenazione alveolare l'acidosi (concentrazione di H+
ioni > 40 mEq/l) non è in grado di produrre aumento delle
resistenze vascolari, mentre il suo effetto compare ed aumenta
progressivamente col ridursi della pO2 alveolare. Questa
interazione fra ipossia ed acidosi è clinicamente importante,
perché le due condizioni frequentemente coesistono nelle
pneumopatie, e l'interazione è particolarmente vistosa per i
gradi maggiori di desaturazione. La vasocostrizione ipossica da
sola non è probabilmente in grado di produrre acutamente un
significativo aumento della pressione polmonare, visto lo scarso
sviluppo della componente muscolare parietale. Una
vasocostrizione prolungata si accompagna però in poco tempo ad
alterazioni strutturali: la parete arteriolare va incontro ad
aumento di spessore della media, comparsa di elementi muscolari
a livelli più periferici, rigonfiamento ed ipertrofia
dell'intima. In breve termine si ha riduzione dell'area di
sezione globale del letto vasale, rigidità dei vasi, aumento
fisso delle resistenze arteriolari, aumento della pressione
arteriosa polmonare. Perché ipertensione polmonare si sviluppi e
divenga permanente, è necessaria una importante riduzione della
"riserva vascolare". La genesi dell'ipertensione nella maggior
parte dei casi è dovuta ad una somma di diversi meccanismi, con
diversa prevalenza di uno o dell'altro a seconda del tipo di
danno polmonare. La costrizione arteriolare diffusa, con
riduzione dell'area di sezione vasale, sembra essere il
meccanismo più importante: inizialmente fenomeno dinamico di
vasocostrizione secondario all'ipossia alveolare e all'acidosi,
diviene poi fisso per le alterazioni anatomiche parietali, con
vasi rigidi e lume ridotto dall'ispessimento intimale ed
ipertrofia della media. La perdita anatomica di vasi con
restrizione del letto vasale, in passato considerata come
meccanismo prevalente, verosimilmente non è di primaria
importanza, e non è in grado di giocare da solo un ruolo
determinante, a meno che tale perdita sia estrema (ipertensione
polmonare e cuore polmonare cronico sono in genere solo
terminali nell'enfisema polmonare centro-acinoso, in cui piccoli
vasi sono ampiamente distrutti). L'aumento della viscosità
ematica può aumentare le resistenze al flusso nei piccoli vasi.
Nelle pneumopatie croniche il deficit di saturazione del sangue
circolante stimola la produzione di cellule dagli organi
emopoietici attraverso il rilascio di eritropoietina: tale
meccanismo di adattamento tenderebbe a ripristinare l'apporto di
ossigeno ai tessuti periferici. Per alti livelli di ematocrito
però (minore o uguale 55%) l'aumentata viscosità ematica
ostacola il flusso capillare, imponendo una maggiore pressione
di spinta. L'aumentato flusso polmonare è secondario alla
vasodilatazione periferica sistemica dovuta all'ipercapnia del
sangue arterioso, all'apertura di shunt bronco-polmonari e
all'aumentato tono adrenergico: l'aumento di portata cardiaca
che si verifica durante esercizio fisico può aumentare la
pressione in un letto vascolare polmonare ristretto e/o
costretto. Questi diversi meccanismi sono intercorrelati: la
componente restrittiva del letto vasale per perdita di vasi e
quella costrittiva con successive alterazioni anatomiche
parietali si associano nel provocare una importante riduzione
dell'area totale di sezione vasale. Nei primi stadi la pressione
polmonare a riposo può essere ancora normale ma viene persa la
"riserva vasale", e cioè la capacità di vasodilatazione e di
reclutamento in parallelo di distretti ipoperfusi: in questo
stadio l'ipossia, anche accessionale, può giocare un ruolo
determinante; lo sforzo fisico e altre condizioni che provocano
aumento di portata cardiaca possono indurre drammatici aumenti
della pressione. In fasi successive, con la progressione della
patologia bronco-polmonare sottostante e delle alterazioni
vascolari, la pressione polmonare resta elevata anche a riposo,
e minimi incrementi di portata determinano importante
ipertensione. L'aumento della viscosità, del flusso da
collaterali, l'ipossia e l'acidemia, peggiorano la situazione in
maniera acuta o cronica, aumentando ulteriormente la pressione.
Il ventricolo destro nell'adulto normale ha parete sottile
(circa 3 mm); la massa muscolare della sua parete libera è
paragonata a quella del ventricolo sinistro con un rapporto in
peso fra 2,3/1 e 3,3/1 (65 g vs 200 g). La sua cavità ha sezione
semilunare, ed è infatti paragonato ad un mantice che lavora in
serie con un sistema a bassa resistenza. Il ventricolo destro
funziona come una pompa di volume, di grande compliance, in
grado di maneggiare grandi volumi di sangue a basse pressioni e
con basso consumo energetico. Ciò in contrasto con le
caratteristiche anatomo-funzionali del ventricolo sinistro, che
ha maggior spessore parietale e contrazione centripeta, idonea a
generare alte pressioni.In risposta ad un sovraccarico cronico
di pressione e di aumentate resistenze all'efflusso si
sviluppano nel ventricolo destro cambiamenti di forma, di massa
e di funzione. L'ipertrofia parietale, per la quale il
ventricolo destro assume una contrazione centripeta che lo
trasforma in pompa di pressione, riduce la compliance della
cavità, con difficoltoso riempimento diastolico, aumento della
pressione telediastolica, aumento della pressione atriale destra
e venosa centrale, in circolo vizioso, da cui risulta
intolleranza allo sforzo fisico. La dilatazione ed insufficienza
ventricolare destra, conseguenti all'aumentata tensione ed allo
stress di parete, si esprimono con una ridotta frazione di
eiezione ventricolare destra (FE VD), ridotta portata sistemica
anche a riposo, e nei gradi più avanzati di dilatazione con
insufficienza valvolare tricuspidale e scompenso congestizio. I
livelli di pressione polmonare a cui queste alterazioni iniziano
è sconosciuto nell'uomo, ma per pressioni sistoliche di 60-80
mmHg sono quasi sempre presenti dilatazione ed insufficienza
ventricolare destra, ridotta FE VD, ipotensione ed ipoperfusione
sistemiche.
Il quadro
clinico, l'evoluzione, la prognosi e la diversa risposta alla
terapia del cuore polmonare cronico sono fortemente influenzati
dalla malattia di base che causa l'ipertensione polmonare. Per
l'elevata incidenza le broncopneumopatie croniche ostruttive
(BPCO) sono di gran lunga la causa più frequente di cuore
polmonare cronico (50-60% dei casi). Le sindromi da ostruzione
bronchiale cronica sono rappresentate da bronchite cronica,
enfisema polmonare, asma bronchiale; tuttavia l'asma bronchiale
non causa cuore polmonare cronico se non quando entra a far
parte del quadro della bronchite cronica. Schematicamente è
possibile considerare le BPCO come uno spettro continuo di
patologie, con la bronchite cronica ad un estremo e l'enfisema
primitivo all'altro:
a) nelle
forme prevalentemente bronchitiche ("blue bloatter") la diffusa
e disomogenea ostruzione delle vie aeree provoca alterazioni
regionali del rapporto V/Q, con ipossia ed ipercapnia.
L'ipoventilazione alveolare determina costrizione del letto
arteriolare ed ipertensione polmonare (vasculopatia
costrittiva). In questi soggetti si hanno in genere ripetuti
episodi di scompenso destro, che nelle fasi iniziali rispondono
abbastanza bene al trattamento medico, farmacologico e con O2.
b) nelle
forme prevalentemente enfisematose ("pink puffer") la diffusa
distruzione dei setti alveolari determina riduzione della
superficie di scambio respiratorio. La patologia vasale è
prevalentemente restrittiva; la pressione arteriosa polmonare è
normale o solo leggermente aumentata a riposo. La pressione dei
gas nel sangue può restare a lungo normale per aumentata
ventilazione: l'ipossia è quindi solo lieve, ed in genere c'è
ipocapnia. L'insorgenza del cuore polmonare cronico è tardiva,
lo scompenso destro non risente del trattamento medico e
rappresenta in genere un evento terminale.
Nella grande
maggioranza di pazienti sono tuttavia presenti in misura
variabile aspetti di entrambe le condizioni, ed il quadro
clinico e la sua evoluzione dipendono prevalentemente dalla
gravità della insufficienza respiratoria. L'evoluzione del cuore
polmonare è prolungata nel tempo, verificandosi in genere nel
corso di molti anni:
1) soggetti
con BPCO di media entità, senza ipossia marcata, hanno in genere
pressione polmonare e resistenze vascolari solo lievemente
aumentate a riposo; normale pressione di riempimento
ventricolare ed atriale destra; portata cardiaca normale o solo
lievemente ridotta; la FE VD è normale. Sotto sforzo la
pressione polmonare aumenta significativamente e la FE VD
diminuisce. In questi stadi iniziali sono generalmente assenti
segni clinici ed elettrocardiografici di ingrandimento
ventricolare destro, ma tale ingrandimento può essere rivelato
dall'ecocardiogramma. Infezioni bronco-polmonari acute possono
provocare con rapido aumento della pressione polmonare e
scompenso acuto;
2)in soggetti
con BPCO severa e importante compromissione degli scambi
respiratori si ha ipossia cronica marcata, associata ad
ipercapnia: la pressione arteriosa polmonare è mediamente
aumentata a riposo, ed aumenta ulteriormente sotto sforzo,
arrivando a livelli sistolici di 80 mmHg, con aumento della
pressione di riempimento ventricolare e della pressione atriale
destra. Il volume ematico, plasmatico e corpuscolare, è
aumentato, e così il contenuto idrico del polmone. Sono quasi
sempre presenti segni clinico-radiologici di ingrandimento
cardiaco; l'eco-Doppler conferma l'ingrandimento delle sezioni
di destra, e la presenza di insufficienza tricuspidale anche
lieve permette di misurare la pressione nei settori di destra.
Il bilancio
clinico-strumentale dei soggetti affetti da patologie
possibilmente responsabili di ipertensione polmonare non deve
prescindere dalla valutazione del possibile interessamento
cardiaco, dal momento che l'insorgenza dell'ipertensione e del
cuore polmonare cronico può segnare una svolta decisiva in
quella che è la storia naturale dell'affezione respiratoria di
base. L'elettrocardiogramma mostra alterazioni che suggeriscono
il sovraccarico di pressione e l'aumento di volume del
ventricolo destro: asse QRS verticale, o deviato a destra, o
diretto posteriormente ed in alto; ritardo di attivazione destra
con quadri di blocco di branca più o meno avanzati; prevalenza
del vettore R nelle precordiali destre, appiattimento-inversione
dell'onda T in queste derivazioni; aspetto S1-Q3 S1-S2-S3; la
cosiddetta "P polmonare" di ampiezza aumentata in II, III, aVF,
espressione in genere di importante aumento della pressione
polmonare. Tutti questi segni sono però tardivi, e cioè poco
sensibili, oltre che scarsamente specifici, in particolare in
presenza di BPCO, e vanno sempre interpretati in relazione al
quadro clinico. Le aritmie più frequenti sono quelle di tipo
ipercinetico sia sopraventricolare (battiti ectopici, ritmo
atriale caotico, fibrillazione atriale parossistica o cronica
nelle forme più avanzate), sia ventricolare (battiti ectopici,
coppie, tachicardie ventricolari). Tali aritmie possono
riflettere anomalie emogasanalitiche, disionie, azione
pro-aritmica di molti farmaci usati per il trattamento della
cardiopatia (digitale, beta-mimetici, teofillina, diuretici).La
radiografia del torace mostra prevalentemente i segni della
bronco-pneumopatia di fondo, che può spesso mascherare quelli
dell'ipertensione polmonare e del cuore polmonare cronico.
L'impegno cardiaco è rivelato da una cardiomegalia medio-severa
con prevalere delle sezioni di destra, addensamento degli ili
polmonari per dilatazione del tronco e dei rami polmonari
principali. L'ecocardiografia 2-D permette di riconoscere le
modificazioni indotte dal sovraccarico pressorio sull'arteria
polmonare principale e sulle camere cardiache, che risultano
sempre dilatate: le dimensioni del ventricolo ed atrio destro
sono spesso ottenibili con notevoli difficoltà tecniche per lo
stato di insufflazione polmonare, e sono correlate alla
momentanea condizione funzionale del ventricolo destro, oltre
che alla pressione sistolica e di riempimento. Il ventricolo
sinistro è invece di dimensioni ridotte o normali, con
spostamento del setto interventricolare che in diastole appare
stirato verso sinistra ed assume movimento paradosso verso
destra in sistole. L'ecocardiografia Doppler consente la
misurazione della velocità di flusso del getto di insufficienza
tricuspidale, che può essere utilizzata per determinare il
gradiente pressorio ventricolo-atrio destro.Questo gradiente,
sommato alla pressione atriale destra stimata clinicamente o
misurata, permette la stima della pressione sistolica in
ventricolo destro La buona correlazione con i valori ottenuti al
cateterismo cardiaco e la elevata incidenza di rigurgiti
tricuspidali rendono questo metodo il più utilizzato nella stima
della pressione polmonare. In caso di insufficienza della
valvola polmonare la misurazione della velocità di flusso può
essere utilizzata per determinare il gradiente pressorio
diastolico fra arteria polmonare e ventricolo destro, e quindi
la pressione polmonare diastolica. L'angio-scintigrafia
radionuclidica con emazie marcate con Tecnezio 99-m permette
mediante l'uso di un calcolatore di valutare la funzione
contrattile globale del ventricolo destro, espressa come
frazione di eiezione (FE VD). La FE VD si è dimostrata correlata
ad altri indici emodinamici di impegno delle sezioni di destra:
in particolare da valori medi di normalità di 55 più o meno 7%,
è risultata abbassata a 35 più o meno 8% in presenza di
aumentata pressione media in arteria polmonare, ed ulteriormente
ridotta a 25 più o meno 8% in presenza di un aumento della
pressione diastolica in ventricolo destro. L'esame diagnostico
invasivo mediante cateterismo cardiaco ed angiocardiografia
trova oggi minore giustificazione, poiché gli esami non invasivi
permettono di ottenere informazioni adeguate per uso clinico, e
la diagnostica angiografica dei settori di destra ha in questo
tipo di patologia chiari limiti metodologici. Al cateterismo
cardiaco si ricorre in genere per valutare l'effetto di farmaci
o di miscele di gas respiratori, o per misurare con esattezza la
pressione polmonare in diverse condizioni fisiopatologiche.
Terapia
Obiettivo
principale della terapia è la pneumopatia di base, per
correggere l'insufficienza respiratoria, allo scopo di ridurre
il carico di lavoro del ventricolo destro e, se non è ancora
comparso scompenso ventricolare, prevenirne lo sviluppo. Quando
lo scompenso destro si è già instaurato i risultati del
trattamento, che va comunque istituito, sono spesso deludenti, a
meno che non si riesca a ridurre in misura significativa il
lavoro cardiaco controllando l'ipertensione polmonare. La
terapia dell’insufficienza respiratoria sta in primo piano, in
quanto la riduzione dell'ipossia è la misura più importante per
ridurre l'ipertensione polmonare, e ciò vale sia nell'ambito
della prevenzione sia in quello del trattamento del cuore
polmonare cronico e insufficienza ventricolare destra. Si
articola in terapia della pneumopatia di base:
-Broncopneamopatie croniche ostruttive: terapia dell'ostruzione
bronchiale (broncodilatatori betastimolanti o anticolinergici,
derivati xantinici, cortisonici ed ACTH, secretolitici,
antibiotici, misure ambientali).
-Patologia
cronica di tipo suppurativo: antibiotici, fisioterapia,
drenaggio posturale.
-Pneumopatie
restrittive: terapia specifica nelle forme interstiziali
diffuse, ventilazione assistita nelle altre.
-Malattie
extrapolmonari con ipoventilazione: analettici respiratori,
correzione deformità toraciche, correzione obesità, ventilazione
assistita, stimolazione diaframmatica.
-Ipertensione
polmonare primitiva: vasodilatatori (ossigeno, idralazina o
derivati, calcio-antagonisti, ACE inibitori, nitroderivati),
anticoagulanti, trapianto cuore-polmoni.
-Embolia
polmonare multipla: anticoagulanti, filtri cavali.
Ossigenoterapia
È indicata
in tutti i pazienti con ipossia alveolare, in quanto una
ossigenazione sufficiente si è dimostrata in grado di prevenire
la comparsa dello scompenso cardiaco sia a breve che lungo
termine.
L'ossigeno va
somministrato in misura sufficiente a riportare la pressione
parziale alveolare a valori stabilmente superiori a 55-60 mmHg,
e deve essere protratta per almeno 10-15 ore al giorno per
migliorare il quadro clinico e la prognosi a distanza.
Particolare
cautela va posta nel somministrare ossigeno a pazienti
ipercapnici, per il rischio di un peggioramento della
ipoventilazione.
TERAPIA
DELL'INSUFFICIENZA CARDIACA
-Digitale:
nello scompenso destro gli effetti benefici della digitale non
sono evidenti come in altre cardiopatie. Il farmaco inoltre deve
essere usato con molta cautela perché l'ipossia, l'acidosi, i
trattamenti concomitanti facilitano la comparsa di aritmie
indotte dalla digitale.
-Diuretici:
sono molto efficaci, in particolare quelli dell'ansa, nel
ricompensare e mantenere in compenso i soggetti con cuore
polmonare cronico conclamato: possono tuttavia aggravare
l'ipertensione polmonare per aumento della viscosità ematica e
delle secrezioni bronchiali.
-Vasodilatatori: questi farmaci, sia di tipo prevalentemente
venoso che misto, sono meno efficaci che nello scompenso
sinistro, ma in molti pazienti possono consentire un discreto
risultato clinico.
-Salasso:
consigliabile ed efficace solo nei pazienti con ematocrito
superiore a 55-60%.
-Anticoagulanti: l'eparina calcica viene somministrata sottocute
per la profilassi della flebotrombosi profonda nei pazienti in
scompenso o degenti a letto. Le frequenti patologie
gastroduodenali dei pazienti con cuore polmonare cronico
aumentano il rischio della terapia anticoagulante piena, che va
quindi riservata solo ai casi di malattie del letto vascolare
polmonare e a quelli con precedenti complicanze tromboemboliche.
La prognosi
dipende dalla pneumopatia di base, anche se non necessariamente
la sua evoluzione clinica e quella del cuore polmonare cronico
vanno di pari passo.
Nelle BPCO
l'insorgenza dell'ipertensione polmonare condiziona la prognosi,
contribuendo in maniera significativa alla mortalità: la
sopravvivenza globale delle BPCO infatti si correla ai livelli
di pressione arteriosa polmonare più che ad ogni altra variabile
clinica o strumentale, con tassi di mortalità aumentati di circa
4 volte rispetto a soggetti con pari grado di pneumopatia ma
senza segni di cuore polmonare cronico. Una terapia adeguata
consente in genere una sopravvivenza prolungata, anche dopo
ripetuti episodi di scompenso destro che, specie in fase
iniziale, rispondono abbastanza rapidamente ai farmaci. Nei
pazienti con pneunopatie restrittive con ipoventilazione cronica
e in quelli con malattia del letto vascolare polmonare
l'evoluzione naturale comporta quasi sempre un peggioramento
progressivo ed irreversibile: alla fine lo scompenso cardiaco
destro si associa in genere a prognosi infausta. In ogni caso
tuttavia una diagnosi precoce e una corretta terapia sia della
patologia di base che dell'ipossia possono consentire nella
maggioranza dei pazienti un significativo miglioramento dello
stato clinico e della sopravvivenza.
