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CARDIOCHIRURGIA, CHIRURGIA VASCOLARE, CARDIOLOGIA
INTERVENTISTICA
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L’Anziano e il Grande Anziano in Cardiochirurgia
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L’Anziano e il Grande Anziano in Chirurgia Vascolare
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La cardiologia Interventistica Coronarica
nell’ Anziano e nel Grande Anziano
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Cardiologia Interventistica, mezzo di contrasto e rene
nell’ Anziano e Grande Anziano
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L’Anziano e il Grande Anziano dopo Angioplastica Coronarica
L’Anziano e il Grande Anziano in Cardiochirurgia
Antonio Panza, Generoso Mastrogiovanni, Paolo Masiello,
Antonio Longobardi, Antonella Villano, Giuseppe Di Benedetto
S.C.
di Cardiochirurgia, A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi
d’Aragona, Salerno
L’epidemiologia moderna osserva un progressivo allungamento
dell’aspettativa di vita ed è evidente un importante aumento
della proporzione di ottuagenari nella composizione della
popolazione. Il tasso di invecchiamento della popolazione in
Italia è il più intenso e veloce come confermato dall’OMS: il
costante incremento della vita media ha portato nel 2001
l’aspettativa di vita alla nascita a 76.7 anni per gli uomini ed
a 82.9 anni per le donne. Ad ottanta anni l’aspettativa di vita
è in media di 6 anni, a ottantacinque anni l’aspettativa di vita
è in media di 4.3 anni. Tuttavia, tale incremento si rifletterà
nel maggior numero di anziani che necessiteranno di cure mediche
ed assistenza sociale, come riportato nei dati ISTAT presenti
nel grafico seguente.

Da ciò, la naturale conseguenza dell’aumento di patologie e di
necessità di cure mediche e chirurgiche in questa fascia di
popolazione, ove un numero sempre maggiore di soggetti presenta
patologie cardiache potenzialmente trattabili chirurgicamente.
Infatti, i pazienti operati in cardiochirurgia in Europa sono
più vecchi e l’età media è passata dai 62/65 a 65/68 anni
nelle diverse nazioni, come rappresentato dal grafico seguente.
Questi pazienti, tuttavia si presentano al cardiochirurgo con
una serie di copatologie che possono aumentare
significativamente il rischio di complicanze e di mortalità
peri-o post-operatoria, nonostante un trattamento chirurgico e
farmacologico tempestivo ed ottimale.

Nella chirurgia cardiaca l’età è notoriamente un fattore di
rischio indipendente di mortalità e complicanze. Nel calcolo
dell’EuroScore il rischio aumenta di 1 punto ogni cinque anni di
età a partire da 61 anni: ad 80 anni l’età incide con 4 punti,
ad 85 anni con 5 punti.
Nel database della Società Europea di cardiochirurgia l’età
aumenta la mortalità operatoria in ogni procedura
cardochirurgica. Nei coronarici passa dall’ 1% per pazienti
cinquantenni al 7% circa negli ottuagenari, come riportato nella
tabella seguente.

Come ad
esempio anche per la sostituzione valvolare aortica isolata
(vedi grafico seguente).

Questo
radicato concetto può indurre ad escludere aprioristicamente la
chirurgia a cuore aperto dalla lista delle possibili cure.
Tuttavia, eccellenti risultati sono possibili anche in questa
sottopopolazione di pazienti. Appare pertanto di particolare
interesse focalizzare l’attenzione sull’individuazione degli
elementi che possano predire con la massima attendibilità
l’esito di un intervento cardiochirurgico in età avanzata.
La presenza
di una malattia cardiaca riduce sensibilmente l’ aspettativa di
vita; un intervento cardiochirurgico, qualora vi sia indicazione
e si possa tecnicamente eseguire, aumenta l’aspettativa di vita.
È quindi corretto che nell’ultraottantenne la possibilità di un
intervento cardiochirurgico venga valutata attentamente.
L’opportunità’ di un intervento cardiochirurgico nell’età’
avanzata è legata alla valutazione dei seguenti punti:
1) Condizioni cardiache che consentono l’intervento
2) L’intervento incide sulla aspettativa di vita?
3) L’intervento migliora la qualità di vita?
4) Condizioni generali che consentono l’intervento
5) Il paziente ha una aspettativa di vita ragionevole?
6) Il paziente ha motivazioni adeguate?
7) Il paziente ha coscienza del rischio operatorio e
dell’impegno post-operatorio?
Mentre per i primi 3 punti il parere del cardiologo e del
cardiochirurgo sono sufficienti, per il 4° ed il 5° punto è
opportuna una valutazione attenta da parte del Gerontologo e
dello Specialista delle co-patologie presenti. Quindi
l’approccio al trattamento cardiochirurgico del paziente anziano
prevede un coinvolgimento multidisciplinare indispensabile.
Quindi, è
cruciale identificare il rischio chirurgico, soprattutto nel
paziente anziano.
Tuttavia, i
diversi sistemi di calcolo del rischio chirurgico non sono così
sensibili nel paziente valvolare anziano. In particolare,
l’EuroScore logistico creato per la stratificazione del paziente
coronarico sopravvaluta di almeno di 2.5 volte il reale rischio
chirurgico del paziente da sottoporre a chirurgia valvolare
aortica. Ma anche il STS score americano, anche se più
preformante, tuttavia sovrastima il rischio chirurgico.
Quel che
sembra influenzare il rischio chirurgico, oltre ai canonici
parametri presi in considerazione dalle tabelle di calcolo
usuali (EroScore e STS score), ovvero la presenza di comorbidità
(IRC, FE, deficit neurologici, etc.) è la valutazione della
fragilità dell’ammalato.
Con tale
termine si cerca di definire non solo una ridotta riserva
funzionale a carico dei vari organi, ma anche un loro più o meno
evidente declino, che di fatto aumenti il rischio chirurgico,
piuttosto che la presenza di documentate patologie d’organo.
Nell’anziano
andrebbe valutata la sua autonomia nello svolgere le attività di
vita quotidiana quali: alimentarsi, lavarsi, vestirsi, controllo
degli sfinteri, camminare, etc. (ADL: Activities of Daily
Living). Inoltre la sua capacità di espletare le funzioni comuni
, quali: cucinare, pulizie domestiche, l’uso di mezzi pubblici,
etc. La depressione e’ un aspetto di cruciale importanza, che
influenza negativamente il recupero funzionale postchirurgico.
Infine il livello cognitivo (memoria, orientarsi, linguaggio,
etc.) e l’agilità’ fisica (camminare, alzasi dalla sedia, etc.)
sono parametri che rientrano nella valutazione globale che
definisce la “fragilità” del paziente anziano, oltre
l’aspettativa circa il miglioramento della qualità di vita dopo
l’intervento.
Nella tabella
seguente sono elencati i parametri da valutare ed i test
correlati da eseguire.

Ritornando alla qualità di vita,
bisogna tenere conto che nel mondo occidentale tale
parametro viene sempre più considerato. Il concetto di QALY (acronimo
di QualityAdjusted Life Years) è un'unità
di misura impiegata nell'analisi
costi utilità che combina insieme la durata della
vita con la qualità della stessa. Un QALY pari ad 1 corrisponde
all'aspettativa di vita di un anno in condizioni di buona
salute; il valore 0 corrisponde alla morte. Viene utilizzato
come indice di ponderazione nella valutazione degli incrementi
nell'aspettativa di vita connessi agli interventi sanitari.
Così, ad esempio, il guadagno di
vita per un intervento di sostituzione valvolare aortica a
cinquanta anni è presumibilmente 30 anni; ad ottanta anni è
presumibilmente 5 anni. Come detto, il valore della qualità di
vita oscilla da 1, che è definito come lo stato di salute
migliore possibile, a 0, che si ha quando l’individuo muore, o
ad un valore al di sotto di 0, che si quando vi è il peggiore
stato di salute possibile. Se per il cinquantenne il valore
della qualità della vita è 1, il qaly sarà 30 (30 x 1), se per
l’ottantenne il valore della qualità della vita sarà 0.5, il
qaly sarà 2.5 (5 x 0.5).
L’aspettativa di vita e’
influenzata da:
1.
Condizione medica cronica
2.
Disabilita’
3.
Fragilita’
4.
Demenza
L’aspettativa di vita varia nel
seguente modo:

Per finire, utilizzando le
tabelle del rischio chirurgico (che valutano la mortalità e
morbilità dopo cardiochirurgia), i vari test di Fragilità e
Disabilita’ (che valutano la mortalità e morbilità a breve e
medio tempo negli anziani dopo cardiochirurgia) ed infine
la tabella NCMS (che valuta l’ aspettativa di vita negli
anziani) avremo quattro possibili scenari:
1.
Basso rischio chirurgico + buona aspettativa di vita:
Chirurgia
2.
Basso rischio chirurgico + scarsa aspettativa di vita: ?
3.
Alto rischio chirurgico + buona aspettativa di vita:
interventi alternativi (TAVI, PCI etc.)
4.
Alto rischio chirurgico + scarsa aspettativa di vita: nessun
trattamento invasivo
In futuro chi gestisce la politica sanitaria ci potràchiedere
che un intervento di cardiochirurgia cidebba garantire un minimo
di qaly?Se cosi fosse ci sarebbe una discriminazione
neiconfronti degli anziani e questo non sarebbe correttotenendo
conto che talvolta l’età biologica noncoincide con quello
anagrafica.
In conclusione la cardiochirurgia nell’ultraottantenneè un
problema sentito ed affrontato negli ospedaliprivati
accreditati: il numero degli interventi èin progressivo aumento
ed i risultati sono confortanti;l’attenzione a questo problema
clinico è altaed in linea con quanto espresso dall’AmericanGeriatrics
Society che nell’articolo: “Agingpopulation:a world challange”
evidenzia, tra gli obbiettividi chi lavora in Sanità, la
necessità di migliorarela qualità di vita degli Anziani, di
ridurre le disparitàdi trattamento tra le persone anziane e la
popolazionegenerale
