La valvulopatia aortica nell’Anziano e nel Grande Anziano:
epidemiologia e clinica
Rodolfo Citro, Costantina Prota, Angelo Silverio, Giovanni
Vitale, Marco Di Maio, Armando Cavallo.
Dipartimento “Cuore” – A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi
d’Aragona, Salerno
Le dimensioni del problema
Con il
progressivo invecchiamento della popolazioneche si è registrato
negli ultimi decenni nelle società occidentali, le valvulopatie
cardiache sono diventate un importanteproblema di salute
pubblica,contribuendo all’incremento di morbilità e mortalità
per cause cardiovascolari nei pazienti anziani1.Diversi
studi epidemiologici hanno riscontrato che più di una persona su
otto oltre i 75 anni d’età soffre di una malattia valvolare
cardiaca di grado moderato o severo,e tale dato potrebbe
addirittura essere ancora sottostimato2.
In
particolare, la stenosi aortica (SA) è diventata lavalvulopatia
più frequente in Europa e nel Nord America1,3. La
causa più comune è rappresentata dalla forma degenerativa
calcifica (denominata anche stenosi aortica senile o
sclerocalcifica); la seconda causa più frequente, soprattutto
nei soggetti più giovani, è rappresentata dalla stenosi aortica
congenita; infine vi è l’eziologia reumatica, ormai divenuta
rara nei paesi occidentali ma ancora ben rappresentata nei paesi
in via di sviluppo4.
La metodica
di scelta per la diagnosi ed il successivo follow up della SA è
rappresentata dall’ecocardiografia, che fornisce informazioni
dettagliate circa l’anatomia della valvola, l’eziologia e la
severità della stenosi ed infine l’impatto della valvulopatia
sulla funzionalità del ventricolo sinistro. Combinando i dati
dell’area valvolare aortica e del gradiente di pressione
transvalvolareè possibile classificare la SA in lieve, moderata
o severa. La SA è considerata severa quando presenta un’area
valvolare aortica < 1cm2 e un gradiente di pressione
transvalvolare medio > 40 mmHg5.Bisogna considerare
però anche forme particolari di SA:
- la SA
severa a basso flusso/basso gradiente (in cui la ridotta area
valvolare è associata ad un gradiente medio transvalvolare< 40
mmHg a causa della ridotta frazione di eiezione);
- la SA
pseudo-severa ( in cui l’area orifiziale è ridotta solo
funzionalmente e non morfologicamente a causa della bassa
portata cardiaca);
-
la SA paradossa (in cui la frazione d’eiezione è conservata ma
il volume ventricolare è notevolmente ridotto per l’ipertrofia
concentrica, con conseguente riduzione anche del gradiente medio
transvalvolare)6.
Poiché non
esiste un trattamento farmacologico in grado di rallentare o
invertire il decorso della SA, l’intervento cardiochirurgico di
sostituzione valvolare aortica con protesi meccaniche o
biologiche costituisce lo standard terapeutico della SA severa6.
Molti
dei
pazienti con stenosi aortica severa (circa il 40% dei pazienti
ultraottantenni) non possono essere sottoposti all’intervento
chirurgico a causa di varie comorbidità7;
una nuova opzione per tali pazienti definiti“ad alto rischio
chirurgico” consiste nell’impianto della valvola aortica
transcatetere (TAVI).In questa procedura la bioprotesiaortica
viene impiantata per via transfemorale o transapicale o più
raramente sottoclavicolare con accesso aortico diretto, evitando
in tal modo il classico intervento chirurgico “a cuore aperto”6.
Una recente
metanalisi ha valutato non solo la prevalenza della stenosi
aortica nell’anziano ma anche il numero di pazienti attualmente
candidabili a procedura TAVI, analizzando sette studi inerenti
l’epidemiologia di tale condizione nella popolazione anziana
dell’Europa e del Nord America; è risultato quindi che la
prevalenza di SA nei soggetti con età ≥75 anni è del 12.4 %, di
cui il 3.4 % è affetto da SA di grado severo. E stato inoltre
calcolato che circa 290000 pazienti con SA severa ad alto
rischio chirurgico possono essere potenzialmente trattati con la
TAVI, e che ogni anno vi sono circa 27000 nuovi
pazienticandidabili a tale procedura8.
Quando
intervenire?
La stenosi
valvolare aortica è una condizione patologica a decorso
progressivo e potenzialmente letale. Essa infatti comporta, a
causa dell’ aumentata resistenza all’eiezione del sangue, un
sovraccarico pressorio del ventricolo sinistro che sviluppa
inizialmente un’ipertrofia concentrica compensatoria, mantenendo
per anni una normale funzione di pompa, fino all’insufficienza
funzionale9.
Dopo
l’insorgenza dei sintomi (dispnea, angina, sincope), la prognosi
per i pazienti non trattati è estremamente severa: peggioramento
continuofino alla morte. Nello
specifico, la durata media di vita in assenza di
sostituzione valvolare è di 3-5 anni dopo insorgenza di angina
pectoris, 2-3 anni dopo la prima sincope e 2 anni dopo il primo
episodio di scompenso cardiaco10 .
Inoltre la
percentuale media di sopravvivenza, dopo l’insorgenza dei
sintomi, è del 50% a due anni e del 20% a cinque anni11.
In base a
questi dati l’European Society of Cardiology e l’
EuropeanAssociation for Cardio-ThoracicSurgery (ESC/EACTS) hanno
raccomandato l’intervento di sostituzione valvolare nei pazienti
con SA severa sintomatici per angina, sincope o scompenso
cardiaco (Classe di Raccomandazione I, livello di evidenza B).
Ulteriore indicazione è stata posta nei pazienti con SA severa
che devono essere sottoposti a by-pass coronarico o ad altri
interventi cardiochirurgici sull’aorta ascendente o su altre
valvole cardiache (Classe IC). Il trattamento dei pazienti con
SA severa ma asintomatici nelle loro attività quotidiane resta
tuttora controverso: recenti studi infatti non raccomandano
l’intervento chirurgico in tutti i pazienti in questa
condizioneperchè i rischi globali dell’intervento di
sostituzione valvolare sono significativamente superiori al
beneficio atteso in termini di prevenzione della morte
improvvisa. La decisione deve scaturire caso per caso da
un’attenta analisi del rapporto rischio/beneficio. Comunque le
linee guida ESC/EACTS pongono in classe IC l’indicazione
all’intervento di sostituzione valvolare per i pazienti con SA
severa asintomatica con severa disfunzione del ventricolo
sinistro (FE<50%) e i pazienti asintomatici con ECGda sforzo
positivo6.
Come
intervenire: sostituzione chirurgica della valvola aortica o
TAVI ?
La
sostituzione chirurgica della valvola aortica ha prodotto
risultati eccellenti negli ultimi anni, con una mortalità molto
bassa, prolungando la vita dei pazienti e migliorandone la
qualità6.
L’età non è
da considerare di per sè una controindicazione alla chirurgia,
anzi persino nei pazienti ultraottantenni gli esiti funzionali
si sono rivelati eccellenti a seguito dell’intervento di
sostituzione valvolare12. Paragonata alla terapia
medica, la sostituzione valvolare chirurgica presenta
percentuali di sopravvivenza maggiori anche nei pazienti
ultraottantenni (87, 78 e 68% rispettivamente a 1,2 e 5 anni nei
pazienti sottoposti a chirurgia vs 52, 40 e 22% rispettivamente
a 1,2 e 5 anni nei pazienti non sottoposti ad intervento)13.
Tuttavia, i
pazienti anziani sono spesso affetti da una serie di altre
comorbidità(diabete, insufficienza renale cronica,
broncopneumopatia cronica ed altre malattie concomitanti) che
incrementano il rischio di complicanze durante e dopo
l’intervento chirurgico14.
I principali
fattori di rischio associati ad incremento della mortalità a
breve e lungo termine in seguito all’intervento chirurgico sono
risultati: età avanzata, sesso femminile, Classe NYHA alta,
disfunzione sistolica ventricolare, ipertensione polmonare,
coronaropatia, pregresso intervento cardiochirurgico, aritmie
ventricolari6.Al fine di quantificare il rischio
cardiochirurgico individuale, diversi predittori indipendenti di
mortalità precoce dopo intervento di sostituzione valvolare
aorticasono stati inseriti in vari sistemi di calcolo per
ottenere un punteggio circa il rischio effettivo, il piu
importante dei quali è l’EuroSCORE(European
System for Cardiac Operative Risk Evaluation)15.Controindicazioni
principali all’intervento sono le condizioni cliniche generali
scadenti, un’aspettativa di vita inferiore a un anno,
insufficienza renale o epatica, eventi cerebrovascolari,ridotta
riserva cardiocircolatoria per coronaropatia o
broncopneumopatiacronica ostruttiva, sepsi, endocardite,
fibrillazione atriale, tromboembolie, diatesi emorragica,
aneurismaaortico, condizioni che rendono impossibile la
circolazione extracorporea o l’approccio chirurgico sternaleper
interventi pregressi6.
La TAVI,
introdotta nel 2002, è diventata dunque un’allettante
alternativa terapeutica soprattutto nei pazienti anziani grazie
alla sua minore invasività rispetto all’intervento
cardiochirurgico.Oggi sono gia’ disponibili due diverse protesi
impiantabili per via transcatetere: la Corevalve della
Medtronic, autoespandibile, e la Sapien della Edwards,
balloon-expandable. Il primo e più importante studio condotto
nel mondo delle valvole cardiache transcatetere è stato il
PARTNER trial (TranscatheterAortic-Valve Implantation for
AorticStenosis in PatientsWhoCannotUndergoSurgery). Il PARTNER
trial coinvolge due gruppidi pazienti studiate separatamente: la
coorte A comprende 699 persone in cui la TAVI viene paragonata
alla sostituzione chirurgica della valvola aortica; la coorte B
comprende 358 pazienti in cui la TAVI viene invece paragonata
alla terapia medica standard, compresa la valvuloplastica nel 40
% dei pazienti.Paragonata alla terapia medica, la TAVI ha
mostrato un grande vantaggio in termini sia di mortalita’
(30.7% vs 50.7% ) che di mortalita’ e riospedalizzazioni
(71.6% vs 42.5%). La TAVI e l’intervento chirurgico di
sostituzione valvolare aortica hanno mostrato gli stessi tassi
di mortalità da tutte le cause ad un anno (24.2 % vs 26.8%
rispettivamente), affermando la non inferiorità della procedura
percutanea rispetto all’intervento standard. La procedura
percutanea non è però esente da possibili complicanze: le più
frequenti sono risultate lo stroke, il blocco atrio-ventricolare
richiedente l’impianto di pacemaker, le perforazioni cardiache
e/o vascolari e i leakperiprotesici.Complicanze
neurologiche ( stroke e attacco ischemico transitorio)si sono
verificate più frequentemente nel gruppo TAVI rispetto al gruppo
chirurgia tradizionale sia a 30 giorni (5.5% vs 2.4%) che ad 1
anno (8.3% vs 4.3%); così comecomplicanze vascolari maggiori
sono risultate più frequenti nel gruppo TAVI (11.3% vs 3.5% ad 1
anno). Per quanto riguarda invece episodi di sanguinamento
maggiore (14.7% vs 25.7% ad 1 anno) e insorgenza di
fibrillazione atriale (12.1% vs 17.1% ad 1 anno), queste sono
stati più frequenti nel gruppo chirurgia tradizionale rispetto
al gruppo TAVI.
Ai successivi follow up
ecocardiografici è emerso chepiù spesso nei pazienti sottoposti
a TAVI era presente un rigurgito aortico paraprotesico di grado
moderato-severo rispetto ai pazienti sottoposti a sostituzione
chirurgica della valvola (rispettivamente 12.2% vs 0.9% a 30
giorni; 6.8% vs 1.9% ad 1 anno)16,17.

Due
recenti articoli hanno valutato e confrontato le possibili
strategie terapeutiche nei pazienti anziani con stenosi aortica
severa, comparando in particolare la sicurezza e l’efficaciadell’intervento
cardiochirurgico di sostituzione della valvola aortica rispetto
all’impianto percutaneo di bioprotesi.
La metanalisi
di Tsukui et al.18 ha analizzato una serie di
precedenti studi sulla stenosi aortica severa nei pazienti con
età ≥ 80 anni e riportato anche una casistica personale di 1051
pazienti sottoposti ad intervento cardiochirurgico di
sostituzione valvolare. L’ intervento chirurgico è asscoiato a
una mortalità parial 2.4- 6.8 % a seconda dello studio
considerato; inoltre la percentuale di sopravvivenza tra
pazienti “anziani” e pazienti con età inferiore sottoposti ad
interventocardiochirurgico sono risultati molto simili in tutti
gli studi analizzati, nonostante la maggiore incidenza di
complicanze post-chirurgiche (in particolare stroke, TIA,
insufficienza renale, fibrillazione atriale) nel gruppo di
pazienti più anziani. Si conferma dunque che l’intervento
chirurgico di sostituzione valvolare rappresenta la scelta
ottimale per la SA severa anche nei pazienti anziani. Per quanto
riguarda la TAVI, anche da questo studio si evince la non
inferiorità di tale metodica rispetto alla chirurgia nei
pazienti anziani; tuttavia si rileva la maggiore frequenza di
complicanze vascolari ( dissezione, ematoma nel sito di accesso,
perforazione, emorragie) e di leakperiprotesici nei pazienti
sottoposti a TAVI rispetto ai pazienti sottoposti ad intervento
chirurgico standard.
Lo studio
effettuato da Im et al.19 ha comparato gli outcomes
precoci di un un gruppo di pazienti coreani con età ≥80 anni
suddivisi in tre sottogruppi: 10 pz sottoposti a TAVI, 14 a
chirurgia, 42 a terapia medica ottimale. Il risultato principale
di tale studio è stato che gli eventi avversi maggiori
cardiovascolari e cerebrovascolari durante il follow-up a tre
mesi sono risultati molto meno frequenti nel gruppo di pz
sottoposti a TAVI rispetto al gruppo sottoposto a chirurgia e
quello sottoposto a terapia medica ottimale ( 0% vs 50% vs
42.9%). E stata quindi confermata l’efficacia e la sicurezza
della procedura percutanea, tanto che lo studio conclude che la
TAVI dovrebbe essere consideratala tecnica di prima scelta nel
trattamento di pazienti ultraottantenni con SA sintomatica
severa.
Conclusioni
Nel
trattamento della stenosi aortica severa sintomatica nei
pazienti anziani
è necessario
un approccio multidisciplinare da parte del cosiddetto “heart
team” per indirizzare ogni
paziente
verso la migliore opzione terapeutica20.
La TAVI,nonostante
gli ottimi risultati, rappresenta
ancora una alternativa allaclassica chirurgia di sostituzione
valvolare, che resta ancora la terapia di elezione.
La FIC e la SICCH hanno elaborato un
documento di consenso che prevede l’impianto in soggetti di eta’>75
anni e Euroscore>20% oppure >85 anni e Euroscore>10%21.
Tuttavia sono ancora numerosi gli aspetti da chiarire:
-
la corretta
selezione dei pazienti candidabili all’impianto percutaneo:
-
la
prevenzionee gestione delle complicanze peri-procedurali;
-
l’assenza di
dati di follow up prolungati, data l’introduzione recente della
metodica.
È possibile
che in un futuro non lontano sempre più pazienti possano essere
sottoposti a TAVI. Occorreranno, tuttavia, studi di confronto a
lungo terminetra TAVI e chirurgia nei pazienti anzianiper avere
le evidenze necessarie a definire con maggiore precisione le
indicazioni di queste due procedure.
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