LA TERAPIA FIBRINOLITICA
NELL’ANZIANO E NEL GRANDE ANZIANO
Gennaro Bellizzi
U.O.C. Cardiologia-UTIC Ariano Irpino
– ASL Av
L’aumento della
vita media nei paesi occidentali si è associata con l’incremento
dell’incidenza della malattia coronarica.
Le statistiche in
questo senso sono molto eloquenti:
- lo studio
BLITZ 3 identifica nel 33 % la quota di pazienti
ultrasettantacinquenni, colpiti da STEMI , ricoverati nelle
nostre UTIC. Si tratta di una cifra molto più alta rispetto a
quella indicata in trials randomizzati e combacia, peraltro, con
quanto segnalato in altri registri italiani (BLITZ 1 , BLITZ 2
, IN-ACS)

-
una
statistica del 2005 dell’AHA riferisce come nell’ anno
precedente su un milione e centomila eventi catalogati come
“attacco di cuore”, il 75 % aveva colpito uomini e donne oltre i
65 anni e addirittura l’85 % dei m orti per malattia coronarica
aveva superati i 65 anni;

Alla luce di
quanto sopra appare evidente che il trattamento riperfusivo
risulta assolutamente da praticare:
TROMBOLISI
FARMACOLOGICA
L’analisi dei
cinque maggiori studi sulla trombolisi nella SCA STEMI
effettuati negli ultimi anni dimostra che la riduzione della
mortalità nei soggetti con oltre 65 anni è inferiore a quella
dei più giovani (16,9 % contro 25,7%) . La metanalisi FTT indica
un ulteriore riduzione di questo vantaggio ( 16 %) nei soggetti
particolarmente anziani (oltre 80 anni), che peraltro appare
ancora ben evidente. La trombolisi nella SCA STEMI dell’anziano
merita uno spazio particolare:
- quando
non sia facilmente e in tempi brevi reperibile un cath-lab;
- quando
sia praticabile una trombolisi preospedaliera.
Il rischio
emorragico nell’anziano appare particolarmente significativo e
talora potrebbe ricondursi ad una sottovalutazione delle
problematiche di insufficienza renale che alterano il
metabolismo dei farmaci (non solo del trombolitico ma anche
degli altri farmaci associati, come l’eparina o gli inibitori
IIB-IIIA); tale rischio può essere prevenuto:
- utilizzando
il TNK che ha mostrato meno rischio di sanguinamento rispetto
all’rtPA;
- associando
dosi ridotte di eparina ed evitando il bolo iniziale.
Proprio
recentemente (marzo 2013 = sono stati pubblicati i risultati
dello studio STREAM, che ha valutato le modalità di trattamento
precoce dei soggetti con infarto miocardico acuto. Questo studio
ha dimostrato come i rischi di grave emorragia intracranica
erano molto alti in caso di trattamento trombolitico a dose
piena, ma si azzeravano in caso di dimezzamento della dose,
anche se non è stata valutata l’efficacia clinica di un siffatto
trattamento

CONCLUSIONI
La SCA
nell’anziano è un evento sempre più frequente e sempre molto
temibile in quanto gravato da elevata mortalità. I trattamenti
ancora oggi sono praticati in maniera soltanto parziale o talora
non praticati affatto, soprattutto per quanto concerne la
riperfusione miocardia ( trombolisi e PTCA e stentino), pur
avendo dimostrato in numerosi studi, un ‘efficacia notevole in
termine di sopravvivenza sia a breve che a lungo termine.
Attualmente la
PTCA e lo stenting risultano i trattamenti di gran lunga più
validi, anche se ancora restano, soprattutto in talune aree, dei
problemi di natura organizzativa. Per questa ragione la
trombolisi presenta ancora una sua validità, soprattutto qualora
il trattamento meccanico non potesse essere eseguito in tempi
ragionevoli. I suoi temuti effetti collaterali possono essere
fronteggiati attraverso una corretta valutazione delle eventuali
comorbidità del paziente e un dosaggio adattato alla condizione
del singolo soggetto.
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