L’anziano e il grande anziano
con urgenze cardiologiche
in pronto soccorso
Antonio Apolito
S.C. Medicina di Urgenza e PP.SS. Ospedale San Luca
Vallo della Lucania ASL SALERNO
“…Si può dire
che i nove decimi della nostra felicità dipendano esclusivamente
dalla salute. Quando la si possiede, tutto diventa una fonte di
godimento;per contro senza di essa non può essere goduto nessun
bene esterno, di qualunque natura esso sia, e persino gli altri
beni soggettivi, le qualità dello spirito, dell’animo e del
temperamento sono diminuiti e pregiudicati dalla salute
malferma….”
Arthur
Schopenhauer, “Aforismi sulla saggezza della vita”
L’invecchiamento della popolazione è uno dei fenomeni che sta
maggiormente influenzando la società contemporanea dal punto di
vista sociale, economico e sanitario; l'invecchiamento e
l'aumento dell'aspettativa di vita non implicano necessariamente
un miglioramento della qualità della stessa. Il processo di
invecchiamento della popolazione avanza: 1 italiano su 5 è
ultrasessantacinquenne e i grandi vecchi (età>80) sono il 5,3%
della popolazione con l’aumento prevalente degli
ultraottantenni (oldestold); l’indice di vecchiaia
(numero di ultra-sessantaquattrenni ogni 100 persone di età
inferiore ai 15 anni) ha raggiunto nel 2010, in Italia, il
146,55%(ISTAT). Nell’età avanzata la poli-patologia si
complica drammaticamente determinando un carico assistenziale
ancora maggiore: nella cosi detta "medicina del caos"vi è
concomitanza di patologie con sintomi più sfumati e atipici, con
reazioni di farmaci spesso avverse. In questo gruppo di soggetti
è estremamente frequente la cosiddetta “sindrome clinica da
fragilità”; essa esprime una condizione di estrema
instabilità omeostatica che mette l’anziano a rischio di gravi
complicanze, perdita dell’autosufficienza, istituzionalizzazione
e morte anche per eventi di per sé di modesta entità.
In uno studio
longitudinale condotto negli USA su un campione di circa 5000
ultrasessantacinquenni viventi a domicilio, (CardiovascularHealthStudy
1989), è risultato "fragile “ il 7%, con una
incidenza a tre anni del 7%. Questi pazienti presentavano un
rischio di mortalità, cadute, ospedalizzazione e disabilità
significativamente maggiore rispetto ai "non fragili “
(Fig. 3).
Dallo stesso
studio è emerso che la prevalenza aumentava in modo esponenziale
con l’avanzare dell’età, interessando il 3% dei soggetti tra 65
e 70 anni ma ben il 26% tra 85 e gli 89, essendo maggiore
nel sesso femminile rispetto a quello maschile (7% versus 5%);
secondo l’Associazione Medica Americana circa il 40% degli
ultraottantenni è portatore di fragilità.


Fig. 1 Un
caso "estremo" di anziano fragile:
"…
paziente storicamente ignorato dalla medicina tradizionale, in
quanto numericamente irrilevante, non gratificante sul piano
professionale, perché inguaribile, "scomodo" da gestire da
parte delle strutture sanitarie ed assistenziali, anche
perché spesso disturbante …" (Senin U., 1999).

Fig. 2
Rischio di eventi avversi nell’anziano fragile rispetto al non
fragile al termine di 3 anni di osservazione longitudinale (Fried
LP. 2001).
Di quanto
l’organizzazione assistenziale sia profondamente inadeguata
esistono numerose evidenze: il fatto che circa l’ 80%
dell’assistenza grava sulla famiglia; il fenomeno del cosiddetto
"badantato", che vede oramai un incredibile numero di
anziani non autosufficienti assistiti a domicilio da persone ("badanti")
(Fig. 7). A sottolineare
ulteriormente la totale inadeguatezza dell’attuale sistema sono
le cosiddette "dimissioni difficili" o fenomeno dei
"letti bloccati". Si tratta di un problema in continua e
rapida crescita, espressione della impossibilità da parte degli
ospedali al ricovero appropriato e alla dimissione tempestiva
di questi i pazienti per carenza di idonei servizi territoriali.

Fig. 3La
crescita esponenziale del fenomeno delle badanti nel nostro
paese (da “Repubblica”, 2010)
Con l’età
aumentano progressivamente l’incidenza e la prevalenza delle
malattie cardiovascolari.
Una discreta percentuale della popolazione ultrasettantenne ha
un’anamnesi positiva per pregressi episodi cardiovascolari più
spesso acuti che cronici.Sono 12 milioni circa gli italiani
ricoverati negli ospedali italiani ogni anno; una percentuale
molto elevata è valutata dal Pronto Soccorso (PS); solo il 20%
circa dei soggetti che accedono all’emergenza-urgenza è poi
ricoverato; la percentuale sale nel caso delle persone anziane
che rappresentano più del 45% dei degenti.
A tutt’oggi è
il DEA a dover far fronte anche alle urgenze geriatriche
cardiologiche, che costituiscono oltre il 20% del totale dei
pazienti afferenti al Pronto Soccorso. Oggi, più che mai, con
l’istituzione della Scuola di Specializzazione di Medicina
d’Urgenza nel febbraio del 2009, un ruolo fondamentale assume il
medico d’urgenza nella complicata gestione dell’ approccio
diagnostico-terapeutico delle urgenze cardiologiche negli
anziani in pronto soccorso.
Il
panorama del Sistema d’Emergenza –Urgenza, di cui è parte
integrante la rete cardiologica, attualmente è
composto da:
con la partecipazione attiva del :

LE EMERGENZE
URGENZECARDIOLOGICHE DELL’ANZIANO NEL DEA SONO:
DOLORE TORACICO
SINDROMI CORONARICHE ACUTE
ARITMIE
SCOMPENSO CARDIACO ACUTO
SINDROME AORTICA ACUTA
ARRESTO
CARDIACO EXTRAOSP.
Esistono tra
il medico d’urgenza e il cardiologo in emergenza:
Ø
DIFFERENZE
“CONCETTUALI” :
Il cardiologo
vuol capire cosa ha il paziente
Il medico di
PS deve soprattutto capire cosa non ha il paziente (“rule-out”)
Il cardiologo
è il medico del paziente con emergenza urgenza
cardiologica
(competenze diversificate, continuità assistenziale)
Il Medico EU
è il medico dell’evento cardiaco emergente-urgente
(il paziente
va stabilizzato e trasferito per competenza o dimesso)
Ø
TEMPI DIVERSI
:
I tempi del
cardiologo sono quelli adeguati al capire
I tempi del
medico EU debbono essere brevi, adeguati alla
decisione di
dimettere o ricoverare il paziente
Ø
BACINI DI
UTENZA DIVERSI:
Per il Medico
EU si identifica con il DEA
Per il
Cardiologo è il Dipartimento Cardiovascolare
(non sempre
coincide con una rete assistenziale cardiologica efficiente)
DIFFERENTE
APPROCCIO nelle urgenze cardiologiche
MEDICO
EU CARDIOLOGO

NEL DEA le urgenze cardiologiche, molto più frequenti negli
anziani, sono codificate nell’area triage, in base alla gravità
Codici
assegnati dal Triage
CODICE ROSSO
- EMERGENZA
Imminente
pericolo di vita, il pronto soccorso si ferma
e riceve
immediatamente l’utente.
CODICE GIALLO
- URGENZA
Non c’è
imminente pericolo di vita ma la situazione è grave;
tempo di
attesa di norma non superiore a 10 minuti.
CODICE VERDE
- URGENZA MINORE
Urgente,
tempo di attesa stimato entro le due ore.
CODICE BIANCO
- NESSUNA URGENZA
Nessuna
urgenza, tempo di attesa indefinito.
Dolore
toracico
Il dolore
toracico, principale sintomo della cardiopatia ischemica, rimane
una delle cause di accesso principale al Pronto Soccorso.
Tuttavia, l’esordio della SCA nell’anziano spesso è accompagnato
da una sintomatologia atipica
tale da
fuorviare il medico di pronto soccorso nella netta distinzione
del quadro.

Modello del percorso di valutazione del dolore toracico
1) identificare l’intero spettro SCA (STEMI e NSTEMI),
§
obiettivi: riperfusionenegli STEMI ed iniziare percorsoadeguato
per NSTEMI
2) identificare le emergenze cardiovascolari non coronariche
(EP o dissezione aortica)
3) valutare la probabilità di SCA NSTEMI in pazienti con ECG non
diagnostico o normale
Requisiti minimi indispensabili richiesti
1)Triage
2)Valutazione clinico
‐anamnestica
3)Elettrocardiogramma 12 derivazioni
4)Bio-marcatori
TRIAGE
PERSONALE
ADDESTRATO AD IDENTIFICARE RAPIDAMENTE
I PAZIENTI
CON SOSPETTA SCA
CODICE
ROSSO
DISPNEA-
CIANOSI – IPOTENSIONE O SHOCK – BRADI-TACHIARITMIA
CODICE
GIALLO
DOLORE
TIPICO > 6 ore - FR,TVP -SINCOPE RECENTE – AGITAZIONE ANGOSCIA –
USO DI COCAINA
CODICE
VERDE
DOLORE
TORACICO ATIPICO -
CODICE
BIANCO
-
Accesso
immediato in UTIC
- Presidi
di emergenza - accesso,prelievo venoso
- O2- terapia
- monitor
- ECG, EGA
Cause
più frequenti di DT con ipotensione, shock e dispnea
Ø
IMA
Ø
EMBOLIA
POLMONARE MASSIVA
Ø
DISSEZIONE
AORTICA
Ø
PNX IPERTESO
Ø
PERFORAZIONE
ESOFAGEA

Sindrome
coronarica acuta
La sindrome
coronarica acuta (SCA) include l’angina instabile
(AI), l’infarto miocardicosenza sopraslivellamento del
tratto ST (NSTEMI)e l’infarto miocardico con
sopraslivellamentodel tratto ST (STEMI). Mentre nell’AI
non vi ènecrosi significativa di miocardio ventricolare,nelle
due varietà infartuali porzioni miocardichepiù o meno
significative vanno incontro a necrosi.Nell’anziano, la varietà
di NSTEMI è largamentepiù frequente dello STEMI (rapporto di
circa 4 a1). Mentre appare oramai corretto equiparare la
gestione “acuta” di una SCA in un settantenne a quella
standardizzata di un individuo adulto, l’approccio clinico nel
grande anziano dovrebbe inevitabilmente essere più
individualizzato, soprattutto per quanto riguarda
l’atteggiamento terapeutico più o meno invasivo da adottare nei
confronti delle molteplici manifestazioni cliniche della SCA. In
questa fascia di età infatti, a fronte di innegabili cospicui
potenziali benefici clinici, sono soprattutto temute le
potenziali complicanze peri-procedurali (embolie) e quelle
legate all’impiego protratto di schemi antiaggreganti aggressivi
nel medio-lungo termine. Da un punto di vista meramente
cardiologico,l’atteggiamento invasivo aggressivo sarà tanto più
vantaggioso ed indicato quanto maggioreè la severità del quadro
clinico (NSTEMI o STEMI), mentre la disponibilità della
procedura non dovrebbe implicare automaticamente e
sistematicamente un ricorso ad essa, soprattutto nelle forme di
SCA più lievi, quali il minor-NSTEMI o un’AI a basso rischio.
Infine, come per la maggior parte delle problematiche cliniche
nell’anziano, la valutazione a priori della spettanza di vita,
delle comorbilità e delle potenziali interazioni
farmacologiche,dovrebbero esser parte ineludibile nell’approccio
terapeutico individualizzato alla SCA del grande vecchio.
Le linee guida
dell’American HeartAssociatione dell’American College of
Cardiology hanno modificato l’indicazione alla terapia
trombolitica estendendola ai pazienti di età maggiore di 75 anni
(raccomandazione di classe II a)
La terapia
trombolitica trova indicazione nei pazienti con sintomi
suggestivi per ischemia miocardica presenti da più di 30 minuti
ma esorditi da 6-12 ore e che presentano all’ECG un
sopralivellamento del tratto ST maggiore o uguale a 1 mm in
almeno due derivazioni consecutive o un blocco di branca
sinistro di nuova insorgenza
•
Negli anziani il farmaco da preferire è la streptokinase (1.5 U
ev in più di un’ora) rispetto all’rt-PA
LE SCA –DAL
DOLORE TORACICO ALLO STEMI
MEDICO EU
VUOLE/DEVE
SAPERE COSA IL PAZIENTE NON HA (RULE-OUT)
CARDIOLOGO
VUOLE/DEVE
SAPERECOSA IL PAZIENTEHA (PERCORSO ADEGUATO)
LE URGENZE
ARITMICHE
“Ogni
paziente “aritmico” deve avere un percorso appropriatovolto alla
individuazione della eventuale cardiopatia sottostante, al
perfezionamento diagnostico, alla accuratezza della
stratificazione prognostica ed al miglior trattamento,
farmacologico e non, del quadro aritmico,indipendentemente dalla
sua situazione logistica”.
“In linea di
principio qualsiasi PS, avvalendosi o menodi adeguate consulenze
specialistiche, deve esserein grado di
interrompere/stabilizzarele aritmie con gravi ripercussioni
emodinamicheo minacciose per la vita”
Negli anziani
l’aritmia di più frequente riscontro nel DEA è la
FIBRILLAZIONE ATRIALE
•
Il rischio di fibrillazione atriale (FA) aumenta con l’età
e con la presenza di cardiopatia
•
La prevalenza della FA passa da 0.5 % nella decade di età
compresa tra 50 e 59 anni al 9% nella decade tra 80 e 89 anni
•
Gli uomini hanno (a parità di età) un rischio 1.5 volte maggiore
di sviluppare FA rispetto alle donne
Paradossalmente, nonostante l’aumentata prevalenza di questo
problema nell’anziano, le evidenze derivate dalla letteratura
sul paziente geriatrico sono estremamente limitate!
FIBRILLAZIONE
ATRIALE ACUTA (insorgenza <48 ore)






FIBRILLAZIONE
ATRIALE di datazione incerta








Una recente metaanalisi ha mostrato che nei pazienti con FA la
profilassi anticoagulante riduce il rischio di stroke del 62%
contro il 22% della profilassi antiaggregante con aspirina.
In questa meta-analisi i pazienti con età superiore a 75 anni
sono scarsamente rappresentatiLo studio BAFTA ha fornito
risultati originali confrontando il warfarin con l’aspirina nei
pazienti di età superiore a 75 anni :èopportuno
somministrare anticoagulante solo nei pazienti ad alto rischio;
per i pazienti con età superiore a 75 anni si consiglia di
mantenere il valore di INR intorno a 2: questo target di INR
sembra essere un ragionevole compromesso tra il rischio di
sanguinamento e l’efficacia della trombo profilassi.
Scompenso
cardiaco acuto
Lo scompenso
cardiaco rappresenta la causa più frequente di invalidità in
pazienti di età superiore ai 65 anni ed è uno dei principali
motivi di ospedalizzazione; colpisce l’1-2% del totale della
popolazione nel mondo occidentale. L’instabilità a cui vanno
incontro questi pazienti rendono necessari frequenti reingressi
in ospedale. La percentuale di pazienti ri-ospedalizzati entro
3-6 mesi dalla dimissione risulta molto elevata e oscilla dal 10
al 50% a seconda delle casistiche. In una recente analisi basata
sui dati delle schede infermieristiche si è evidenziato che il
38,5% delle urgenze ed emergenze (codici gialli e rossi al
triage) sono da imputare a pazienti con patologia cardiologica.
In uno studio effettuato in Lombardia nel 1997 il 70% dei
pazienti ricoverati per scompenso cardiaco aveva più di 70 anni
;
nel 78% dei casi i pazienti con scompenso cardiaco vengono
ricoverati nei reparti internistici, il rimanente 22% viene
ricoverato in ambiente cardiologico (Studio OSCUR)
Negli anziani
prevalgono l’eziologia ischemica ed ipertensiva; una eziologia
multipla è presente nel 22.8% rispetto al 10.2% dei soggetti con
età <70 anni. Lo scompenso cardiaco nell’anziano è
caratterizzato spesso dall’associazione con la fibrillazione
atriale, la tachicardia ventricolare e la disfunzione renale.
Al crescere dell’età aumenta in modo statisticamente
significativo la percentuale di pazienti di sesso femminile e di
pazienti in classe funzionale NYHA avanzata. Negli
anziani,inoltre, è più frequente l’episodio acuto su uno
scompenso cronico.
LO
SCOMPENSO CARDIACO ACUTO
MEDICO
EUCARDIOLOGO
TRATTAMENTO TRATTAMENTO
E
STABILIZZAZIONE DIAGNOSI
-DELLA
CARDIOPATIA
IL PERCORSO
SUCCESSIVO
-VALUTAZIONE
ANCHE INVASIVA
-TERAPIA NON
FARMACOLOGICA
ARRESTO
CARDIACO
“Una efficace
e moderna strategia di lotta alla morte improvvisa (ineluttabile
conseguenza di un arresto cardiaco non prontamentetrattato) deve
provvedere la implementazionedi progetti di Public Access
Defibrillation (PAD)incentrati sul Dipartimento di
EmergenzaUrgenza (DEU) e sul sistema 118 al fine
diaccorciare i tempi di intervento che vedononella
defibrillazione precoce l’atto più importante dell’intera catena
della sopravvivenza”
MEDICO
EUCARDIOLOGO

-
Aneurismi dell'aorta
Sono piuttosto comuni negli anziani e aumentano in frequenza e
dimensioni con l'avanzare dell'età; gli aneurismi addominalisi
accrescono molto più rapidamente rispetto agli aneurismi
dell'aorta toracica; circa il 98% degli aneurismi dell'aorta
addominale hanno origine nel tratto di aorta al di sotto dei
reni, ma in ogni caso sono quasi sempre silenti finché non
raggiungono o quasi il punto di rottura.La rottura di un
aneurisma a questo livello inizia solitamente con una
piccola perforazione, che per ore o giorni viene contenuta
grazie alla formazione di un tappo di sangue nello spazio
retroperitoneale, dove decorre l'aorta nell'addome. Se
diagnosticata tempestivamente, l'intervento chirurgico può
salvare la vita. L'aneurisma dell'aorta addominale si
manifesta alla rottura col dolore alla schiena, sintomo
molto frequente e di varia origine nell'anziano, fatto che può
portare a misconoscere la presenza dell'aneurisma. Per tale
ragione la valutazione del mal di schiena in un anziano deve
sempre includere la palpazione dell'addome proprio alla
ricerca di un eventuale aneurisma dell'aorta. La comparsa
improvvisa di dolore deve far sospettare la rottura di un
aneurisma anche in assenza di una pulsazione apprezzabile
palpando l'addome in caso di persone obese. I pazienti con
piccoli aneurismi vanno seguiti clinicamente e con ecografia
ogni 6-12 mesi; quando l'aneurisma diventa maggiore di 4 cm i
controlli vanno ripetuti ogni 3-4 mesi.
Emergenza-urgenza ipertensiva
I dati del
2007 dell’American HeartAssociation stimano che i pazienti
ipertesi siano il 29% della popolazione generale degli Stati
Uniti. Generalmente, l’incidenza e la prevalenza di ipertensione
arteriosa aumentano con l’età. In soggetti con età >80 anni, un
aumento della pressione sistolica di 60 mmHg si associa ad un
aumento di 4 volte della probabilità di morte per ictus o
cardiopatia. L’ipertensione arteriosa nel paziente anziano
rappresenta una entità clinica per molti aspetti specifica, con
caratteristiche fisiopatologiche differenti da quelle
osservabili in soggetti di età adulta-matura.
Le
emergenze ipertensive sono quelle situazioni nelle quali,
per segni di danno d'organo e per grave rischio di vita, è
indispensabile una riduzione della pressione arteriosa entro 1
ora; le urgenze ipertensive sono delle condizioni cliniche nelle
quali all'ipertensione non si associano manifestazioni di
alterazioni acute d'organo, ma che richiedono, comunque, un
decremento della pressione arteriosa in breve tempo e comunque
non oltre le 24 ore; in esse il trattamento deve essere iniziato
il più rapidamente possibile con l'obiettivo non di ottenere
l'immediato ripristino di livelli pressori normali, ma di
arrivare a limiti di "sicurezza" senza indurre, nello stesso
tempo, complicanze cerebrali, coronariche o renali da
ipotensione troppo rapida. In un iperteso cronico, specie se
anziano,ilresetting verso l'alto dell'intervallo di
autoregolazionedel flusso cerebrale, se da un lato consente di
tollerare meglio valori pressori elevati, dall'altra espone
questi soggetti ad un elevato rischio di ipoperfusione cerebrale
se viene indotta unariduzione pressoria brusca a valori
tollerati invece da soggetti con normale intervallo
diautoregolazione.
In questo
gruppo di pazienti, pertanto, non è consigliabile ottenere
rapidamente livelli pressoriinferiori a 100-110 mmHg per la
diastolica, 160-170 mmHg per la sistolica.
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