DOCUMENTAZIONE SANITARIA E RISCHIO CLINICO
Quinto
Tozzi
Roma
In questi ultimi anni si sente sempre più parlare di errori,
malasanità, risk management, responsabilità, colpa e tanti altri
concetti a questi legati. La sensazione è che si
tratti un po’ di una moda; una moda come lo era stata in
passato la qualità, la valutazione, l’aziendalizzazione, il
management ed il governo clinico. Caratteristica
peculiare delle mode è che, nell’informazione trasmessa al
grande pubblico di cittadini, pazienti ed operatori sanitari è
sono spesso distorti alcuni concetti basilari o, forse peggio
ancora, non viene fornito tutto il quadro di insieme. La
moda non è però solo un evento negativo ma ha il grande merito
di far conoscere al grande pubblico di cittadini, pazienti ed
operatori sanitari temi che oggettivamente hanno una rilevante
importanza.
Tutto ciò potrebbe facilmente sembrare un dettaglio od una
curiosità speculativa ma in realtà è fondamentale per la
costruzione delle nostre idee, delle nostre opinioni e,
conseguentemente, dei nostri comportamenti (oltre che della
nostra libertà di pensiero). E’ evidente infatti che
informazioni distorte ed incomplete sono la causa delle molte
idee inconsapevolmente non esatte che non raramente tutti noi in
varia misura abbiamo su questi temi, apparentemente marginali,
ma che incidono sul nostro lavoro e quindi anche sulla nostra
vita molto più di quanto immaginiamo.
Anche il rischio clinico è affetto da questa
patologia informativa. Moltissime sono infatti le idee ed i
comportamenti sbagliati di cittadini e professionisti che
aggravano i problemi ad accentuano le distanze; tutto ciò
influisce in modo determinante sul clima che si respira negli
ospedali e nel vissuto dell’errore da parte di tutti.
Il modo di fare informazione che a volte hanno
alcuni media (strillata, frettolosa, incompleta e soggettiva) è
una delle cause profonde di questa situazione; ci si limita
sovente a fermarsi sull’ultimo anello della catena dell’errore
ignorando le cause profonde che ne sono la causa per poi
dimenticare tutto a distanza di pochissimi giorni.
I media tornano in ballo anche nella formazione di
quell’idea inconsciamente diffusa nella gente che la medicina, a
seguito delle grandi notizie di scoperte scientifiche che tutti
i giorni inondano i media, sia di fatto ormai onnipotente o
quasi. Da qui al pensare, quando si è coinvolti
emotivamente, che la morte sia sempre un evento dilazionabile e
che se qualche cosa va storto debba essere colpa di qualcuno, il
passo è molto breve.
Cambiare questo stato di cose è molto difficile ma l’unica
possibilità concreta di farlo è in mano agli operatori sanitari
perché sono loro che stando a contatto quotidiano con i pazienti
ed avendo mediamente un buon rapporto di fiducia possono mettere
in atto una sorta di controinformazione e far capire esattamente
la realtà delle cose.
Anche molto medici ed infermieri hanno però delle
idee sbagliate sul problema degli errori ed è quindi
indispensabile per prima cosa chiarire alcuni concetti.
Tantissimi credono che l’errore in medicina sia
qualche cosa da nascondere ed esorcizzare nella speranza che non
ci capiti e, se proprio deve capitare, che tocchi a qualcun
altro oppure che la responsabilità sia sempre di qualcun altro.
L’etiologia lontana e profonda di questo modo di
vedere e vivere (male) alcune cose importanti del mondo che ci
circonda sono multifattoriali e, in qualche modo ci riguardano
tutte:
-
La medicina non è una scienza esatta ma probabilistica:
di questo doppiamo ricordarci sempre e ricordarlo anche e
soprattutto ai nostri pazienti. La certezza assoluta
quindi, per definizione, non esiste e se esistesse non
servirebbero più medici ed infermieri ma solo dei “tecnici”
che applicano pedissequamente e senza ragionare procedure e
protocolli. Questo concetto deve essere sempre
correttamente trasmesso ai pazienti; dovremmo essere noi
stessi a correggere quei colleghi che per vari motivi danno
certezze che non ci possono essere ed alimentano il mito di
una medicina infallibile ed onnipotente causa a volte prima
di aspettative non realizzate e conseguenti reazioni
negative. L’errore è una delle conseguenze
dell’incertezza della medicina. L’errore non si
può eliminare perché è insito in tutte le attività umane.
L’errore si può solo ridurre agendo sull’organizzazione e
sui singoli operatori sanitari. Nella gestione
degli eventi dopo un errore ha ben altro significato (morale
e medico legale) se è accaduto in una struttura che può
dimostrare di aver messo in atto delle iniziative concrete
per prevenirlo da un’altra struttura che non lo ha fatto
affidandosi solo alla buona sorte. La medicina e le
organizzazioni sanitarie sono oggi è talmente complesse che
il problema non è “se” l’errore accadrà ma
“quando” accadrà. La documentazione sanitaria
è una delle attività che sempre viene chiamata in causa in
caso di errore e dovrebbe essere quindi la prima su cui
intervenire (anche perché sono interventi ad elevata
fattibilità ed a costi praticamente nulli; bisogna solo
volerlo veramente). Un altro concetto importante, e
pericolosamente distorto dalla medicina difensiva che non
difende in realtà nessuno, è che la nostra sicurezza di
operatori sanitari passa solo ed esclusivamente attraverso e
dopo la sicurezza dei nostri pazienti.
-
Il mondo intorno a noi cambia inesorabilmente anche
se non vorremmo e non ci fa piacere perché abbatte
dolorosamente le nostre sicurezze e le nostre certezze.
Non accettare i cambiamenti (in ambito sanitario come nella
vita) è forse il più grave, irrazionale ed inutile degli
errori perché significa stare fermi quando tutto intorno a
noi si muove. L’unico modo di convivere e
sopravvivere decentemente non è rifiutare a priori i
cambiamenti perché non ci piacciono o perché non li capiamo
(qualità, aziendalizzazione, management, rischio clinico,
ecc.) ma conoscerli oggettivamente ed imparare gli strumenti
per gestirli e, se serve, contrastarli se male
applicati. Non è più possibile che i sanitari
accettino solo i cambiamenti tecnologici della medicina che
ci fanno essere più bravi a curare le malattie ma non
accettare tutto quello che oggi serve a gestire il sistema
complesso che ne è alla base e lo rende possibile.
-
Il cambiamento che però ha colto quasi tutti impreparati è
stato il cambiamento dei pazienti o meglio del rapporto
medico paziente (ma anche infermiere paziente). La
maggior parte di noi è stato formato quando era pienamente
in atto il vecchio rapporto di tipo paternalistico in cui il
paziente aveva un ruolo assolutamente passivo ed il medico
era al centro di ogni decisione. Il passaggio ad un
rapporto di tipo paritario ha rotto un equilibrio millenario
e, a volte, messo in crisi molti di noi perché spesso
vissuto nel modo sbagliato come una sorta di limitazione
alla autonomia e della figura professionale. Oggi vige
il concetto sacrosanto che nessuno, salvo casi eccezionali,
può decidere per qualcun altro. Di questo bisogna
prendere atto e comportarsi di conseguenza.
Bisognerebbe ribaltare i termini del ragionamento: in
precedenza decideva sempre il medico perché il paziente non
era sufficientemente informato e di fatto non aveva diritti
legali per cui delegava implicitamente ogni decisione al
medico senza però avere un reale diritto di rivalsa se
qualche cosa non andava bene. Oggi il paziente ha
diritto all’ultima parola ed il medico lo deve supportare in
ogni modo in questa decisione. Non accettare questo
stato di cose non serve a nulla ed è molto pericoloso ed
indifendibile dal punto di vista medico legale. Il
concetto nuovo è invece la condivisione delle scelte:
il medico informa correttamente e consiglia ma chi decide è
il paziente. Tutto questo processo decisionale deve
risultare chiaramente nella documentazione sanitaria
altrimenti, in caso di contenzioso, anche se è stato
correttamente fatto non esiste ai fini di prova. Il
medico quindi non è più solo di fronte alle scelte ma
le condivide con il paziente. Rifiutare una
terapia, una procedura diagnostico terapeutica o il ricovero
è un diritto ma deve essere accuratamente documentato in
cartella.
IL rischio clinico è la possibilità
che un paziente subisca un danno involontario conseguente alle
attività sanitarie e che provochi un peggioramento delle
condizioni di salute, la morte o un prolungamento della degenza.
Per essere in qualche modo controllato questo
rischio deve essere gestito; questo è compito del risk
management.
Circa la metà degli errori commessi in ambito
sanitario derivano in modo più o meno diretto, da un problema di
comunicazione.
La documentazione sanitaria è lo strumento più
utilizzato per comunicare in modo ufficiale in ambito sanitario,
è l’interfaccia con il mondo esterno ed è l’unico strumento che
abbiamo per documentare cosa abbiamo fatto e come lo abbiamo
fatto (cioè la qualità delle nostre attività professionali) .
Essa è quindi un frequente mezzo con cui vengono commessi
alcuni errori ma è, per questo motivo, anche un efficace
strumento per prevenirli. Una corretta documentazione
sanitaria è quindi un validissimo strumento per la gestione del
rischio clinico.
Per documentazione sanitaria si intende comunemente la
cosiddetta cartella clinica e, anche se ancora in alcuni ambiti
non diffusissima, la cartella infermieristica e le schede di
varia natura e funzione che sono utilizzate in ambito extra
ospedaliero.
In realtà non ci dovrebbe essere la distinzione tra cartella
medica ed infermieristica ma si dovrebbe parlare di “cartella
integrata” cioè un contenitore dove ogni professionista
(anche fisioterapisti, biologi, farmacisti, tecnici di varie
branche, ecc.) documenta ciò che è di sua competenza; la
cartella infatti non è ne del medico ne dell’infermiere ma del
paziente che delega implicitamente il personale sanitario a
compilarla per suo conto. Da ciò consegue che se un
paziente durante il ricovero chiede di vedere tutta o parte
della sua cartella, o un referto che lo riguarda e che andrà in
cartella, è un suo pieno diritto che non può essere
assolutamente negato. Ovviamente è buona norma che in
questi casi assista anche un sanitario onde poter spiegare gli
aspetti che non comprende.
Caratteristica mediamente comune della
documentazione sanitaria è la sua frequente cattiva compilazione
sia come completezza dei dati sia come possibilità di corretta
interpretazione. La causa principale è che i medici,
mediamente, ritengono o pongono poca attenzione alla sua
corretta compilazione; sempre mediamente gli infermieri sono
molto più scrupolosi nel descrivere le loro attività e ciò che
accade al paziente; questa discrepanza può creare, in alcune
condizioni, anche dei seri problemi; già questa cosa dovrebbe
essere un forte incentivo per i medici a scrivere sempre cosa si
fa e perché si fa.
Un aspetto quasi mai preso in considerazione in
questi casi è che la documentazione sanitaria è l’unico elemento
che ha valore legale per dimostrare che qualche atto clinico
assistenziale è stato fatto o non è stato fatto. Ai fini
legali conta solo ed esclusivamente ciò che è stato scritto e
null’altro; cioè ciò che è stato fatto ma non è scritto
semplicemente non esiste. Andrebbero quindi
riportate tutte le attività svolte e quello programmate, le
informazioni raccolte, le ipotesi diagnostico terapeutiche se
particolarmente dubbie e la valutazione delle attività che sono
state svolte (se cioè sono state efficaci oppure no). Un
elemento particolarmente importante ai fini del corretto
passaggio delle informazioni e medico legale è far capire
chiaramente a chi legge il ragionamento che è stato fatto per
giungere alle decisioni ed alle azioni che sono state messe in
atto ed eventualmente, in alcuni casi, anche i dubbi e le
ipotesi alternative prese in considerazione (dimostrare cioè che
è stato fatto un ragionamento e che in base a delle ipotesi e
dei dati oggettivi sono state tratte delle conclusioni spesso in
un ambito di probabilità e non di certezza assoluta).
Essere estremamente “sintetici” ed essenziali da
quasi sempre la sensazione di superficialità, frettolosità ed a
volte anche incompetenza; non scrivere potrebbe anche essere
interpretato come non voler far sapere qualche cosa di
negativo.
La documentazione sanitaria di un ricovero in
ospedale o in strutture sanitarie accreditate ha valore legale
ed è un atto pubblico (i reati commessi per una sua non corretta
compilazione sono descritti nella Figura N.: 1).
La responsabilità generale della compilazione è del primario; la
responsabilità specifica di chi materialmente la compila.
La responsabilità della conservazione è della capo sala finché è
in reparto e della Direzione sanitaria quando è in
archivio. In caso di smarrimento, distruzione o
danneggiamento della cartella clinica è responsabile civilmente
l’amministrazione sanitaria e penalmente chi è materialmente
responsabile del fatto.
Scopi principali della documentazione sanitaria
sono:
• identificare il paziente
• facilitare la cura dei pazienti
• documentare le attività cliniche ed assistenziali
• valutazione delle attività sanitarie
• trasmissione di informazioni tra gli operatori sanitari
• attività statistica
• attività amministrativa
• attività scientifica
• formazione
• attività medico legale
• favorire la continuità assistenziale
Una delle funzioni principali della cartella clinica
è registrare con precisione e rendere facilmente reperibili
ed comprensibili le informazioni. Particolarmente
importanti questi due concetti; la reperibilità delle
informazioni cliniche principali è molto importante nel caso
delle urgenze / emergenze quando chi non conosce bene il
paziente (ad esempio un medico di guardia o di un altro reparto)
deva sapersi immediatamente orientare; le informazioni inoltre
debbono essere chiare e, possibilmente, non lasciare spazio ad
interpretazioni personali. Le interpretazioni (che possono
essere molteplici e diverse) sono infatti un frequente elemento
che conduce a considerazioni sbagliate e quindi ad errori
perché, soprattutto in ambito sanitario, ognuno interpreta
un’informazione in base alla sua conoscenza, competenza,
esperienza. La rapidità di acceso alle
informazioni e la chiarezza sono due rilevanti elementi di
sicurezza e di qualòità.

Figura 1: tipi di reati che possono essere commessi nella
cattiva compilazione della documentazione sanitaria.
Criteri di qualità della documentazione sanitaria:
·
Chiarezza
·
Completezza
·
Tracciabilità
·
Tempestività
·
Accuratezza
·
Permanenza
·
Confidenzialità
·
Concisione
·
Veridicità
·
Ordinamento cronologico
·
Pertinenza
Vengono di seguito riportati alcuni tra i molti suggerimenti che
potrebbero essere utili nella stesura della documentazione
sanitaria.
-
Scrivere sempre in ogni pagina della cartella nome e cognome
del paziente (lo scambio di fogli è molto più facile e
pericoloso di quanto si possa credere)
-
Usare inchiostro possibilmente nero e mai la matita o
l’evidenziatore (non si vede alle fotocopie)
-
Descrivere
appena possibile e con precisione il problema che ha portato
al ricovero o intercorso nella degenza identificato e le
azioni che sono state compiute e, se il caso, anche il
ragionamento che le ha supportate. Evitare di tralasciare
informazioni per aggiungerle successivamente (aggiungere
informazioni o quant’altro successivamente senza specificare
che è postumo è un reato). La descrizione dei fatti deve
essere fatta appena possibile compatibilmente con l’urgenza
dell’assistenza.
-
Scrivere
tutto ciò che viene fatto al paziente e le sue reazioni;
ricordare sempre che ciò che non è scritto in cartella ai
fini legali non esiste; riportare sempre le reazioni
positive o negative ad un trattamento cioè la sua
efficacia. Il concetto è che se non è scritto nulla non è
accaduto nulla (una terapia ad esempio non è stata
efficace).
-
In caso di errore di scrittura o se si vuole cambiare cosa
che è stato già scritto si devono correggere gli
errori tracciando una riga sopra l’errore e controfirmare;
la cancellazione e la copertura con l’inchiostro o con il
“bianchetto” non è accettabile (vale il concetto che si deve
poter leggere ciò che si vuole cancellare). E’ molto
meno grave ammettere di aver fatto un errore di scrittura
che cercare di nasconderlo.
-
Ogni volta che si scrive qualche cosa deve essere sempre
riportata data e ora (ciò è particolarmente importante ai
fini medico legali ma è spesso ampiamente sottovalutato);
ciò vale anche per le consulenze nel nostro reparto od in
altri reparti.
-
Usare con accortezza abbreviazioni e simboli perché possono
essere facile fonte di errate interpretazioni; utilizzare
solo simboli ed abbreviazioni concordate con tutti i membri
dell’équipe e conosciuti al’esterno (uno specialista di
altra branca potrebbe non conoscere alcune sigle tipiche
della cardiologia).
-
Scrivere in modo leggibile (chi non riesce a farlo deve
almeno scrivere in stampatello o al computer). La
cattiva scrittura è una delle maggiori cause di errori di
terapia o di interpretazione di un referto o di una
consulenza.
-
Scrivere solo quello che è stato fatto ed osservato
personalmente e non scrivere mai per un'altra
persona (pericolosissimo dal punto di vista medico legale e
della responsabilità). La responsabilità è soggettiva e
scrivendo per altri si condivide anche la responsabilità di
tutto.
-
Non aggiungere
informazioni dimenticate utilizzando spazi ristretti (nel
caso fosse necessario aggiungere qualche cosa mettere data e
ora e scrivere “integrazione successiva” ed eventualmente il
motivo del ritardo).
-
Il rifiuto da parte del paziente di medicinali o farmaci è
legittimo ma va riportato mettendone in evidenza i motivi
(se necessario anche virgolettare ciò che riferisce il
paziente; in alcuni casi è utile avere anche un testimone).
-
Ogni atto è sottoscritto dal medico e dall’infermiere
(è un gesto fondamentale di assunzione di responsabilità che
altrimenti sarebbe cumulata su tutto il personale presente);
può essere sufficiente anche la sigla. Questo aspetto
incontra all’inizio spesso delle resistenze ma il problema
cade quando gli operatori sanitari capiscono che la firma
non serve a incolpare qualcuno ma a tutelare tutti).
-
La documentazione riferisce i fatti e non la loro
interpretazione che deve essere chiaramente
identificabile come tale; se il paziente riferisce i sintomi
e sensazioni, questi vanno riportati fra virgolette per
significare che si tratta di parole del paziente. E’
possibile anche scrivere l’interpretazione ma deve essere
distinto e comprensibile. Interpretare un sintomo
significa molto spesso fare diagnosi con tutto ciò che
questo comporta.
-
Chi legge la documentazione clinica non deve cercare di
interpretare il ragionamento degli altri. Molti errori
derivano dalla cattiva interpretazione di informazioni e da
informazioni parziali. Tipico e sbagliato il credere
che gli altri facciano il nostro stesso ragionamento.
-
Le informazioni vanno sempre aggiornate; (non aggiornare
un’informazione significa che le condizioni del paziente non
sono cambiate o che non è stato visto). Si torna sempre
al concetto che ai fini della documentazione esiste solo ciò
che è scritto.
Un concetto da mettere chiaramente in evidenza e
ricordare è che agire sulla documentazione sanitaria è una delle
azioni più efficaci di prevenzione degli errori; è anche una
delle più facili da attuare perché, dopo una immancabile
resistenza iniziale, gli operatori sanitari capiscono che è una
iniziativa che porta anche a loro grandi vantaggi.
Il costo è inoltre praticamente nullo.
In genere è solo una questione di volerlo veramente fare.
Continuare ad utilizzare una documentazione sanitaria di altri
tempi è un rischio elevatissimo ed oggi del tutto inutile.
Viene di seguito riportata una “Griglia di
valutazione e di autovalutazione della documentazione sanitaria”
che può essere applicata ad una qualsiasi cartella clinica od a
quella del nostro reparto.
La griglia è strutturata con requisiti di qualità
tratti ed elaborati dalla letteratura e sostanzialmente
descrive come dovrebbe essere una buona documentazione sanitaria
(è quindi implicitamente anche una guida alla corretta
progettazione di una nuova cartella clinica).
Il concetto è che ognuno è liberissimo di farsi la cartella come
meglio crede (anche se ci sono già dei modelli molto chiari e
semplici) ma è necessario che contengano alcuni e ben precisi
requisiti di qualità e sicurezza.
La compilazione della griglia consente anche di mettere in
evidenza gli aspetti in cui sono necessari degli interventi di
miglioramento. Ripetendo l’autovalutazione nel tempo è
inoltre possibile monitorare e quantizzare i propri progressi.
L’inserimento di uno score numerico del livello di
adesione ai singoli requisiti consente di avere una valutazione
di tipo semiquantitativo. Alcuni requisiti sono stati
classificati per la loro importanza come indispensabili.
Essendo la rappresentazione grafica del reparto diversa da
quella dell’UTIC è opportuno fare due valutazioni distinte.
GRIGLIA di (auto) VALUTAZIONE
della QUALITA’ e SICUREZZA della DOCUMENTAZIONE
SANITARIA
in CARDIOLOGIA
(versione N°: 5)
Cartella Clinica
UTIC : 0 CARDIOLOGIA: 0 |
OSPEDALE:
Unità Operativa:
Suggerimenti per la valutazione:
·
La valutazione va effettuata su un campione rappresentativo e
casuale di cartelle già chiuse (Es.: tutte le cartelle dei
pazienti dimessi della prima e terza settimana dei tre mesi
precedenti).
·
Una volta individuati i punti di maggiore criticità questi vanno
discussi (in modo costruttivo e non ispettivo / accusatorio per
individuarne le cause) con tutto il personale sanitario.
·
Lo spirito e l’obiettivo non deve essere quello di individuare i
“colpevoli” ma individuare i punti critici dove è possibile che
avvenga con maggior facilità un errore che potrebbe coinvolgere
alcuni componenti della UO.
·
In base ai risultati dell’autovalutazione andrebbero quindi
individuati e condivisi i punti più critici (individuando, nella
fase iniziale, quelli con la maggiore fattibilità e probabilità
di riuscita) su cui mettere in atto delle azioni programmate di
miglioramento.
·
E’ necessario scrivere e rendere pubblico il progetto di
miglioramento che deve contenere almeno i seguenti punti
essenziali: il gruppo di lavoro, il coordinatore, gli obiettivi
che ci si propone, le fasi del progetto, i tempi di attuazione
delle varie fasi, chi fa cosa, gli indicatori e le modalità di
valutazione e verifica di quello che si dovrà fare e dei
risultati.
·
Cambiare il modello di documentazione sanitaria è in genere a
costo molto basso o quasi nullo (nella fase iniziale
sperimentale solo fotocopie).
·
In genere è necessario coinvolgere anche la Direzione Sanitaria.
·
Utile anche il coinvolgimento eventuale della UO Qualità o, se
presente, del Risk Manager. Se il Progetto è ufficialmente
aziendale ha maggiori probabilità di riuscita.
·
La condivisione deve essere la maggiore possibile cercando di
coinvolgere anche i più resistenti al cambiamento.
·
Fondamentale la volontà esplicita ed il supporto reale del
primario ce dei responsabili delle strutture e dei coordinatori
infermieristici che dovranno vigilare sull’attuazione del nuovo
modello.
·
Resistenze ed obiezioni sono, come in tutti i cambiamenti,
all’inizio fisiologici (in particolare apporre la firma o sigla
ad ogni atto riportato in cartella); tali resistenze in genere
cadono quando si diffonde la cultura della sicurezza e che il
tutto è in funzione di proteggere e non di accusare qualcuno.
·
Per la loro importanza 38 requisiti sono considerati
indispensabili per la qualità e la sicurezza e dovrebbero essere
quindi i primi che in caso di assenza dovrebbero essere
raggiunti.
·
Punteggio / Score: anche se i vari criteri non sono al momento
stati pesati è possibile, per avere comunque anche delle
indicazioni semiquantitative, attribuendo il punteggio di 1 al
SI (requisito raggiunto almeno al 90%), 0,5 al presenza parziale
del criterio (requisito raggiunto tra il 90 ed 20%) e 0 al NO
(requisito raggiunto meno del 20%). Ovviamente la presenza
completa e parziale dei criteri deve essere oggettivamente
documentata.
·
Si attribuisce un peso pari al punteggio (1 – 0,5 – 0) per i
requisiti non obbligatori ed un peso doppio (X 2) ai requisiti
obbligatori. Il peso minimo, sommando tutti i pesi dei
requisiti indispensabili è 52 x 2 = 104 .
N° |
REQUISITI di qualità e sicurezza |
presente |
|
NOTE |
SI
>90% |
In parte
89 -19% |
NO
<20% |
INDISPENSABILI |
1 |
0,5 |
0 |
1 |
L’ora ed il motivo del ricovero sono indicati ?
(eventualmente anche come diagnosi provvisoria) |
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2 |
E’ presente l’Anamnesi Patologica Remota (APR) ? |
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3 |
E’ facilmente leggibile l’APR ? |
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4 |
E’ datata e siglata o firmata l’APR ? |
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La sigla deve poter ricondurre all’operatore sanitario |
5 |
L’APR è compilata al momento del ricovero ? |
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6 |
Sono esplicitamente segnalate le eventuali allergie
all’ingresso ed in ogni pagina del foglio di terapia ? |
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7 |
E’ facilmente leggibile l’AP Prossima (APP) ? |
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8 |
E’ datata e siglata o firmata l’APP ? |
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9 |
L’APP è compilata al momento del ricovero ? |
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10 |
E’ presente l’Esame Obiettivo (EO) ? |
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11 |
E’ facilmente leggibile l’EO ? |
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12 |
L’EO comprende tutti gli organi con particolare riguardo
all’apparato cardiovascolare ? |
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13 |
E’ datato e siglato o firmato l’EO ? |
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14 |
L’EO è compilato al momento del ricovero ? |
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15 |
Il Diario Medico (DM) è presente ? |
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16 |
Il DM ha annotazioni tutti i giorni ? |
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17 |
Se NO: N° giorni con annotazioni / N° di tutti i giorni
di ricovero ? |
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E’ un indicatore che serve a quantizzare lo scarto dallo
standard che dovrebbe essere: 1 cioè tutti i giorni |
18 |
Il DM le annotazioni sono datate e siglate o firmate
dal medico ? |
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19 |
Il DM è facilmente leggibile ? |
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20 |
Nel DM è riportata la terapia di base ? |
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21 |
La Grafica (G) è giornaliera ? |
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Consigliata per UTIC |
22 |
La G è bigiornaliera ? |
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La G è plurigiornaliera ? |
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23 |
La G è solo medica ? |
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24 |
La G è integrata (medica ed infermieristica) ? |
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Preferibile |
25 |
La G è facilmente leggibile ? |
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26 |
Nella G sono riportati i parametri vitali almeno tre
volte al giorno per l’UTIC ? |
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27 |
Nella G sono riportati i parametri vitali almeno una
volte al giorno per il reparto ? |
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28 |
Nella G sono riportati le principali alterazioni degli
esami di laboratorio ? |
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29 |
Nella G sono riportate le velocità di infusione dei
farmaci ? |
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30 |
E’ presente la Scheda Unica di Terapia (SUT) ? |
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31 |
La Terapia (T) di base è scritta solo in Grafica o solo
in DM ? |
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Equivalente a SUT |
32 |
La T di base è trascritta anche nella documentazione
infermieristica ? |
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Da evitare e optare per la SUT o meglio ancora deve
essere scritta solo in G o in DM |
33 |
La T di base è siglata o firmata dal medico ? |
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34 |
La T estemporanea è riportata in G o DM o SUT con data e
ora e motivo della somministrazione e siglata o firmata
dal medico ? |
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35 |
La T estemporanea è riportata in G o DM e siglata o
firmata dal medico ? |
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36 |
La T di base ed estemporanea è facilmente leggibile ? |
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37 |
L’ora e le variazioni della velocità di infusione dei
farmaci sono sempre riportate in G e/o DM o nella SUT
? |
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38 |
La richiesta di esami diagnostici e consulenze è
riportata i G / DM con data e ora con sigla o firma del
medico che la richiede ? |
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39 |
L’esecuzione degli esami diagnostici e consulenze è
riportata in G / DM con data e ora ? |
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40 |
La data della disponibilità del referto è riportata in G
/ DM o in altra documentazione sanitaria ? |
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41 |
Vi è documentazione che gli esami di laboratorio e
diagnostici sono rapidamente visionati (entro 30 min. In
UTIC ed entro due ore in reparto) dal medico ? |
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Sigla, firma del medico.
Copiatura o visto degli esami più rilevanti in G, DM o
altra documentazione |
42 |
Il Consenso Informato (CI) è sempre presente in tutti i
casi in cui necessità ? |
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Anche per le trasfusioni ed esami HIV |
43 |
Il CI è firmato oltre che dal paziente anche dal medico
? |
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44 |
Il CI riporta la data e ora di compilazione ? |
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45 |
Nel Referto Operatorio (RO) o della procedura è
identificabile il primo operatore ? |
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46 |
Nel RO o della procedura è identificabile il secondo
operatore e l’infermiere che assiste ? |
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47 |
Nel Referto Operatorio (RO) o della procedura è presente
la data e l’ora di inizio e termine dell’intervento /
procedura ? |
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48 |
E’ presente la Lettera di Dimissione (LD) ? |
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49 |
Nella LD è presente la data di compilazione ? |
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50 |
Nella LD è identificabile il nome del medico compilatore
? |
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51 |
Nella LD è presente una descrizione sintetica ma
esaustiva del decorso clinico, degli esami eseguiti e
delle indicazioni comportamentali e terapeutiche ? |
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52 |
Nella LD è presente il primo appuntamento per il
controllo post dimissione ? |
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53 |
E’ presente la LD infermieristica ? |
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54 |
Le correzioni eseguite sulla Cartella Clinica (CC) sono
firmate da chi corregge ? |
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55 |
Le correzioni della CC consentono di interpretare ciò
che è stato corretto ? |
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56 |
E’ presente la Cartella Infermieristica (CInf) ? |
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57 |
E’ presente la Scheda Infermieristica (SI) ? |
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La SI è una parte della CInf |
58 |
Se presente la CInf è ancora in uso il libro / quaderno
della consegna infermieristica ? |
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Dovrebbe essere eliminato |
59 |
L’infermiere firma o sigla la somministrazione della
Terapia (T) nella G o DM o SUT ? |
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60 |
L’infermiere firma o sigla la somministrazione della T
nella documentazione infermieristica (CI, SI od altro)? |
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Equivalente al requisito precedente |
61 |
La T in G, DM o SUT è sempre scritta a penna ? |
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62 |
La Scheda di T è scritta a matita ? |
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Da non fare mai |
63 |
E’ possibile risalire sempre alla T somministrata nei
giorni precedenti ? |
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64 |
E’ possibile risalire sempre a chi ha somministrato la T
nei giorni precedenti ? |
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65 |
E’ possibile risalire sempre a chi ha prescritto la T
nei giorni precedenti ? |
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66 |
Nella CInf / SI sono riportate annotazioni in tutte le
giornate di degenza ? |
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67 |
Nella CInf / SI le annotazioni sono firmate o siglate ? |
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68 |
Alcune terapie sono gestite autonomamente dagli
infermieri utilizzando specifici protocolli e schemi
terapeutici ? |
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69 |
La SDO è stata compilata al momento della dimissione ? |
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70 |
La SDO è stata compilata entro una settimana dalla
dimissione ? |
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71 |
La SDO è stata compilata entro un mese dalla dimissione
? |
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