NURSING E SCOMPENSO CARDIACO
LA PERCEZIONE DEL RUOLO INFERMIERISTICO E DELLA QUALITÀ DI
VITA NEI
PAZIENTE CON INSUFFICIENZA CARDIACA AVANZATA
Elisabetta Simonetti, Lucia
Luciani*, Gian Piero Perna **,
Domenico Gabrielli
***
Università Politecnica delle
Marche
* I U.O. di Medicina Casa di
Cura Privata Villa dei Pini Civitanova Marche (Mc)
** Direttore Struttura
Complessa Cardiologia AOU Ospedali Riuniti Ancona
*** Direttore Struttura
Complessa Cardiologia Ospedale Murri ZT11 Fermo
INTRODUZIONE
L’insufficienza cardiaca (I.C.)
è una sindrome che, dal punto di vista epidemiologico, colpisce
più frequentemente pazienti ultrasettantenni, con patologie
multiple, spesso non autosufficienti.
L’andamento dei ricoveri per
I.C. è in continua crescita nei più anziani e, attualmente,
l‘I.C. è il motivo più frequente di ricovero nell’anziano e la
patologia cardiovascolare più dispendiosa sul piano economico.1
L’insufficienza cardiaca non è
solo causa di un’elevata mortalità ma anche di un’importante
compromissione della qualità di vita. Rispetto a tutte le più
importanti malattie croniche è quella associata alla maggiore
compromissione della qualità di vita.
E’ noto infatti, che
l’insufficienza cardiaca ha un impatto marcato sulla salute
fisica ma anche sull’equilibrio psico-emotivo del paziente;
pertanto un trattamento efficace per l’I.C. dovrebbe tendere a
migliorare lo stato di salute in generale e di conseguenza la
qualità di vita.2
All’interno dell’équipe
multidisciplinare l’infermiere, con competenze specifiche per
l’I.C., riveste un ruolo di estrema importanza nella cura del
paziente, sia a livello ospedaliero che territoriale; l’attività
assistenziale si proietta verso ambiti educativi-relazionali e
gestionali-organizzativi, che concorrono al soddisfacimento dei
bisogni di questi pazienti con conseguente migliorarnento della
qualità della vita.
In questa relazione vengono
riportate le risultanzea di una indagine realizzata presso il
Presidio Ospedaliero G.M. Lancisi dell’Azienda Ospedali Riuniti
di Ancona, finalizzata a testare, in pazienti con insufficienza
cardiaca avanzata, la percezione della qualità di vita e il loro
gradimento nei confronti della figura infermieristica.
Si è ritenuto, infatti, che
l’opinione di questi pazienti avrebbe potuto sicuramente offrire
ai professionisti sanitari una opportunità per meglio
comprendere le reali esigenze nonchè orientare e/o implementare
nuovi programmi gestionali-organizzativi.
INSUFFICIENZA CARDIACA E
QUALITA’ DELLA VITA
L’insufficienza cardiaca si
presenta con uno spettro particolarmente ampio di gravità, sia
per quanto riguarda la prognosi che per la qualità di vita.
Nei pazienti in classe
funzionale NYHA I-II la qualità di vita non è particolarmente
compromessa ed è, quindi, soprattutto importante la prognosi. La
terapia sarà finalizzata a rallentare o, possibilmente,
arrestare la progressione della malattia ed a prevenire la morte
improvvisa.
Viceversa, nei pazienti in
classe funzionale più avanzata (classe NYHA III e, soprattutto,
IV) è presente una grave limitazione funzionale con insorgenza
di sintomi a riposo o per minimi sforzi ed impossibilità a
svolgere le più comuni attività quotidiane. In questa fase il
decorso clinico è, inoltre, gravato da sempre più frequenti ed
imprevedibili peggioramenti, tali da causare la frequente
ospedalizzazione del paziente.
La qualità di vita diventa, quindi, sempre più importante, fino
al punto di doverla privilegiare rispetto alla prognosi nelle
fasi avanzate della sindrome La qualità della vita dipende da
una complessa interrelazione legata alla risposta
cardiovascolare allo sforzo ed alle caratteristiche della
muscolatura scheletrica, oltre che a fattori psichici. Questi
restano certamente tra i più importanti determinanti della
qualità di vita anche nei pazienti con IC.
Un intervento completo,
finalizzato a migliorare il benessere del paziente, non
dovrebbe, quindi poter prescindere da un miglioramento anche
degli aspetti psichici della malattia.4
Si può affermare quindi, che la
persona nella fase terminale della malattia ha bisogni sempre
meno cardiologici e sempre più assistenziali, sociali,
psicologici e spirituali.5
Diviene quindi comprensibile il
recente aumento di interesse in questi anni relativo alla
rilevazione della qualità di vita. Essa può essere definita come
la capacità di sopperire ai propri bisogni in modo autonomo e
indipendente. Il bisogno è il desiderio che spinge un uomo a
procurarsi quanto ritiene
adatto a eliminare uno stato di
insoddisfazione.
E’ pertanto importante avere una
visione olistica della persona con insufficienza cardiaca in
fase avanzata considerando non solo le problematiche fisiche, ma
anche gli aspetti psicologici e socioculturali, quindi la
persona nella sua interezza avendo come obiettivo l’equilibrio
tra corpo, mente e spirito.6
La qualità di vita risulta
composta da più variabili, interdipendenti tra loro,
riconducibili a cinque domini:7
_
stato fisico
_
stato emotivo
_
rapporti sociali
_
stato economico
_
percezione dello stato di
salute
MATERIALI E METODI
Scopo dell’indagine
L’indagine si è proposta
l’obiettivo di valutare, in pazienti con insufficienza cardiaca
avanzata:
- la percezione della qualità di
vita,
- il gradimento relativo ad un
intervento informativo/educativo da parte dell’infermiere.
Metodi
E’ stata condotta una
approfondita ricerca della letteratura in merito all’argomento.
Sono state consultate riviste nazionali e internazionali e prese
in esame le Linee Guida Europee sullo Scompenso cardiaco acuto e
cronico del 2008.
L’indagine è stata condotta su
un campione complessivo di 40 pazienti con insufficienza
cardiaca avanzata scelti all’interno dell’Unità Operativa di
Cardiologia Heart Failure Unit (Unità Scompenso) e presso
l’Ambulatorio per lo scompenso del Presidio Ospedaliero G.M.
Lancisi di Ancona.
Lo studio ha incluso pazienti in
Classe Funzionale NYHA III e IV, maschi e femmine e in buono
stato cognitivo.
Dei 40 pazienti presi in esame,
22 erano in classe NYHA III (14 maschi e 8 femmine) e 18 in
classe NYHA IV (10 maschi e 8 femmine).
Il consenso all’indagine è stato
ottenuto mediante specifico modulo di consenso informato.
Strumenti per la rilevazione
dei dati
Per la realizzazione
dell’indagine è stato scelto uno studio di tipo qualitativo,
effettuato mediante la somministrazione di due questionari: uno
sul gradimento della figura infermieristica e uno sulla qualità
di vita.
Il gradimento del ruolo
infermieristico è stato valutato con apposito questionario
composto da 10 item, che ha misurato l’apprezzamento di
interventi informativi/educativi sulle attività assistenziali,
sulla gestione della malattia e analizzato il ruolo
infermieristico nell’area relazionale, comunicativa e nell’area
delle problematiche psicologiche. I pazienti hanno espresso un
giudizio per ogni item su 11 punti della scala Likert, da
“fortemente in disaccordo” (0) a “fortemente d’accordo” (10).
Il grado di compromissione
della qualità di vita dei pazienti è stato valutato
utilizzando il questionario Minnesota Living with Heart Failure
(MLHF), uno strumento composto da 21 item, volti ad individuare
gli effetti dello scompenso cardiaco sulle attività quotidiane
del paziente, sia dal punto di vista fisico, sia per quanto
concerne l’aspetto socio-emotivo ed economico. Ai pazienti è
stato richiesto di indicare, su una scala Likert a 6 livelli (da
0 a 5), l’intensità o la frequenza con la quale hanno
sperimentato le sensazioni, le difficoltà o i disturbi descritti
dai singoli item.
RISULTATI
Gradimento della figura
infermieristica
Per esaminare l’intero
questionario di gradimento della figura infermieristica, ogni
item è stato valutato attraverso la media delle risposte
formulate dai pazienti.
Inoltre, i vari item sono stati
raggruppati nelle seguenti aree:
_
area degli interventi
informativi/educativi, che indaga il gradimento di un intervento
informativo/educativo da parte dell’infermiere in merito a
terapia farmacologica, parametri vitali, autogestione del
diuretico e autoanalisi di diuresi e peso corporeo, attività
fisica, dieta e segni di aggravamento della malattia.
_
area della relazione, dove
vengono considerati gli aspetti relativi all’importanza per il
paziente di essere seguito da un infermiere presso un centro
dedicato e del rapporto con un infermiere nella terapia dello
scompenso.
_
area della comunicazione, che
indaga il ruolo giocato dagli infermieri dal punto di vista
comunicativo e l’importanza di avere come interlocutore un solo
operatore sanitario piuttosto che una équipe.
_
area delle problematiche
psicologiche, dove si cerca di comprendere quale figura sia più
gradita al paziente per conoscere le problematiche psicologiche
come l’ansia, la depressione e la paura, che spesso accompagnano
il paziente con insufficienza cardiaca. Possibili risposte
erano, lo psicologo, il cardiologo, l’infermiere, il medico di
medicina generale o nessuna delle figure precedenti.
I risultati relativi all’area
degli interventi informativi/educativi hanno mostrato che
ricevere da un infermiere informazioni e chiarimenti sulla
terapia farmacologica, sugli orari di somministrazione e sulle
modalità di controllo dei parametri vitali, risulta maggiormente
importante per i pazienti in classe NYHA IV, con un livello
medio di gradimento pari a 8,1 rispetto alla classe NYHA III
(punteggio di gradimento pari a 7,8). Nelle femmine di ambedue
le classi funzionali si è riscontrato un punteggio maggiore
rispetto ai maschi.
Ricevere da un infermiere
informazioni e chiarimenti sulle modalità di autogestione del
diuretico, di autoanalisi di diuresi e peso corporeo,
sull’attività fisica, sulla dieta e sul riconoscimento dei segni
di aggravamento della malattia, rappresenta attività con indici
di gradimento inferiori rispetto agli item descritti al punto
precedente. I pazienti in classe NYHA IV hanno ottenuto un
livello medio di
gradimento pari a 6,9 (classe
NYHA III pari a 6,6). Le femmine in classe NYHA IV hanno dato le
risposte più positive, collocandosi ad un livello di punteggio
pari a 7,5.
In generale, la media
complessiva di gradimento ha mostrato che gli interventi
informativi/educativi da parte di un infermiere risultano
maggiormente graditi in pazienti in classe NYHA IV, in
particolare le femmine.
Il gradimento della figura
infermieristica relativo agli aspetti legati all’area della
relazione è risultato maggiore nei pazienti in classe NYHA IV
rispetto a quelli in classe NYHA III, con punteggi
rispettivamente di 8,2 e 7,9. Ancora le femmine in classe NYHA
IV hanno espresso un gradimento maggiore rispetto ai maschi, con
livelli superiori ad 8.
La comunicazione tra infermiere
e paziente è risultata fondamentale per tutti i pazienti, in
particolare per quelli in classe NYHA III che hanno ottenuto un
punteggio pari a 8,8 rispetto a quelli in classe NYHA IV con un
punteggio pari a 8,5. I pazienti in classe NYHA III hanno
preferito avere come interlocutore un solo operatore sanitario,
mentre quelli in classe NYHA IV, in particolare le femmine,
hanno preferito un’équipe dedicata e formata per la continuità
assistenziale.
Per le problematiche
psicologiche i risultati hanno evidenziato che il 72% dei
pazienti in classe NYHA III preferiscono il cardiologo, mentre
la percentuale si è ridotta fino al 50% nei pazienti in classe
NYHA IV. Il 28% dei pazienti in classe NYHA IV sceglie lo
psicologo, il doppio dei pazienti rispetto alla classe NYHA III.
Il medico di medicina generale ottiene quasi la stessa
percentuale in ambedue le classi NYHA (5,5%). Tuttavia nessuno
dei pazienti in classe NYHA III sceglie l’infermiere, mentre nei
pazienti in classe NYHA IV l’infermiere raggiunge il 5%, ed in
particolare si attesta un 12,5% per le femmine.
Percezione della qualità di
vita
Per analizzare il questionario
sulla qualità di vita è stato preso a riferimento lo Studio
SCOOP II. (Studio SCOOP II - Scompenso nell’Ospedalizzazione
Pubblica) Azienda Ospedaliera S.Maria della Misericordia di
Udine -)
Il punteggio complessivo
relativo alla qualità di vita è stato ottenuto sommando tutte le
risposte ed è compreso in un range tra 0 e 105: più elevato è il
punteggio, maggiore è la compromissione della qualità di vita.
Lo strumento ha permesso di
analizzare, in particolare, due dimensioni della qualità di vita
del paziente: la dimensione fisica (composta dagli item 2, 3, 4,
5, 6, 7, 12 e 13) con un range da 0 a 40 e quella psico-emotiva
(composta dagli item 17, 18, 19, 20 e 21) con un range da 0 a
25.
Sia per il punteggio complessivo
che per le due dimensioni considerate è stata fatta la media dei
punteggi distinguendo per classe NYHA e sesso.
La qualità di vita complessiva è
risultata più compromessa nei pazienti in classe NYHA IV
rispetto a quelli in classe NYHA III, rispettivamente con una
media complessiva dei punteggi di 56,5 e 47,6.
Tuttavia non vi è stata
sostanziale differenza tra maschi e femmine.
La dimensione fisica ha indagato
l’impatto sui pazienti dei più frequenti sintomi fisici
dell’insufficienza cardiaca, quali: la mancanza di respiro, la
stanchezza, la debolezza e l’affaticamento; sono stati inoltre
considerati gli aspetti relativi al modo in cui la situazione
fisica dei pazienti si riflette sulle attività quotidiane e sui
rapporti con gli amici e familiari. I risultati hanno mostrato
come la dimensione fisica incida più sulla qualità di vita dei
pazienti in classe NYHA IV rispetto alla classe NYHA III, con
punteggi rispettivamente di 25,33 e di 18,79. Una lieve
differenza si è riscontrata tra maschi e femmine in classe NYHA
IV, con risultati pari a 26,3 e 24,37.
Gli aspetti che caratterizzano
lo stato psicologico ed emotivo, invece, sono stati la
preoccupazione, la difficoltà nel concentrarsi e ricordare le
cose, la depressione, la sensazione di essere un peso per i
propri familiari o amici e la sensazione di avere perso il
controllo della propria vita. Dai risultati è emerso che la
dimensione psico-emotiva influenza più la qualità di vita delle
femmine di ambedue le classi NYHA rispetto ai maschi.
DISCUSSIONE
Per la valutazione del
gradimento della figura infermieristica, l’appartenenza ad una
classe funzionale e al genere hanno differenziato le risposte: i
pazienti in classe NYHA IV, in particolare le femmine, hanno
riferito un maggior gradimento della figura infermieristica, sia
dal punto di vista informativo/educativo che relazionale. Dal
punto di vista comunicativo, l’infermiere è risultato molto
gradito sia ai pazienti in classe NYHA IV che III; in modo
particolare, i pazienti in classe NYHA III, hanno preferito
avere come interlocutore un solo operatore sanitario, mentre
quelli in classe NYHA IV, in particolare le femmine, un’équipe
dedicata e formata per la continuità dell’assistenza.
Per le problematiche
psicologiche, il cardiologo, rispetto al medico di medicina
generale, si è confermato essere la figura di riferimento in
ambedue le classi NYHA. Lo psicologo inoltre ha ottenuto più
punteggi rispetto al medico di medicina generale, mentre solo le
femmine in classe NYHA IV scelgono l’infermiere.
I dati sulla qualità di vita
descrivono in generale un quadro di percezione peggiore nella
classe NYHA IV. Perciò il grado di severità della patologia ha
un impatto sulla qualità di vita dei pazienti.
La differenza tra maschi e
femmine la si può apprezzare solo in relazione alle singole
dimensioni.
La classe NYHA IV influisce
negativamente sulla percezione della dimensione fisica: i maschi
in questa classe hanno riferito una maggior modificazione della
funzionalità fisica.
La dimensione psico-emotiva ha
inciso maggiormente sulla qualità di vita delle femmine di
ambedue le classi NYHA.
CONCLUSIONI
L’Insufficienza cardiaca
avanzata è un problema socio-economico rilevante e gli aspetti
legati alla gestione di tale paziente rappresentano un
esplodente problema assistenziale.
I risultati emersi dall’indagine
effettuata lasciano spazio a diverse considerazioni. Nella
classe NYHA IV si riscontra un maggior gradimento della figura
infermieristica ed una peggiore
percezione della qualità di
vita. Sembra esserci così una correlazione tra qualità di vita e
gradimento del ruolo infermieristico; più il paziente sta male e
più l’infermiere diventa una figura di riferimento. Le femmine
in classe NYHA IV sono maggiormente legate alla figura
infermieristica e mostrano anche uno stato psico-emotivo più
alterato dalla malattia rispetto ai maschi.
Probabilmente questi due aspetti
sono legati; instaurando un rapporto di fiducia con
l’infermiere, considerandolo quasi un amico a cui poter
confidare preoccupazioni e problemi, le femmine in classe NYHA
IV trovano un sostegno emotivo per affrontare la malattia.
I pazienti più compromessi
preferiscono essere curati in ospedale piuttosto che a
domicilio, si sentono più al sicuro; infatti il medico di
medicina generale, contrariamente a quello che dovrebbe essere,
non è il “care giver” preferito dai pazienti con scompenso, al
contrario del cardiologo; lo psicologo appare infine essere una
figura emergente nell’assistenza del paziente con insufficienza
cardiaca.
In conclusione va comunque
evidenziato che i limiti dello studio sono dati dal fatto che,
stante l’esiguità del campione preso in esame, non si è ritenuto
di procedere ad indagine statistica, dando solo una
interpretazione di tipo qualitativa che ovviamente presenta
evidenti limiti; i dati di questa indagine potranno comunque
essere utilizzati per ulteriori approfondimenti successivi,
vista l’importanza dell’argomento.
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