Epidemiologia e
clinica dello Scompenso Cardiaco
Angela Beatrice Scardovi
UOC Cardiologia Ospedale S. Spirito – Roma
Le ultime linee guida della
Societa’ Europea di Cardiologia definiscono
lo scompenso cardiaco ( SC ) come una sindrome clinica complessa
nella quale i pazienti presentano sintomi d’insufficienza
cardiaca associati a segni tipici di scompenso e a evidenza
obiettiva di anomalie strutturali o funzionali del cuore a
riposo . La semplice risposta clinica positiva al trattamento
per l’insufficienza cardiaca da sola non e’ sufficiente per la
diagnosi ma e’ un elemento utile quando la diagnosi non e’
chiara dopo aver effettuato approfondimenti clinici adeguati .
Le anomalie strutturali o funzionali del cuore asintomatiche
sono considerate dei precursori dello scompenso cardiaco e sono
caratterizzate da una elevata mortalita’: per questo motivo il
trattamento specifico deve essere iniziato il prima possibile
per migliorare la prognosi e prevenire il manifestarsi dello
scompenso cardiaco conclamato.
Di fondamentale importanza e’ la
diagnosi eziologica dello SC in base alla quale puo’ essere
orientata la terapia ed effettuata la stratificazione
prognostica.
L’eziologia della SC puo’ essere
di tipo ischemico o non ischemico. La causa ischemica e’ la
piu’ comune ( 70 % dei casi ) .Tra le forme ad eziologia non
ischemica un grande rilevo hanno le forme secondarie a
ipertensione arteriosa (spesso associate a ipertrofia
ventricolare sinistra e a frazione di eiezione conservata
).Seguono le cardiomiopatie ( familiari /genetiche ,
non-familiari/non-genetiche, acquisite come ad esempio le
miocarditi ) che rappresentano all’incirca il 10%. Per
cardiomiopatie s’intendono quelle forme nelle quali il miocardio
e’ strutturalmente e funzionalmente anormale in assenza di
malattia coronarica, ipertensione arteriosa , malattie valvolari
o cardiopatie congenite. Possono essere ipertrofiche, dilatative
o restrittive. Fa parte di questa categoria anche la displasia
aritmogena del ventricolo destro.
Altre forme ad eziologia non
ischemica sono quelle legate all’uso di alcuni farmaci o
all’assunzione di agenti tossici ( alcocol, droghe ,
chemioterapici, ecc ) , le forme secondarie a patologie
endocrine ( diabete mellito, distiroidismo, sindrome di Cushing
, feocromocitoma ecc. ) , da disturbi nutrizionali (deficit di
tiamina, selenio, carnitina, obesita’, cachessia ), le forme
infiltrative ( sarcoidosi, amiloidosi, emocromatosi ),
secondarie ad aritmie o a patologie del connectivo e le
cardiomiopatie peripartum . Altre forme si possono manifestare
in corso di patologie come il morbo di Chagas’, l’infezione da
HIV o l’insufficienza renale allo stadio terminale.
EPIDEMIOLOGIA
Lo SC è una
patologia ad elevata prevalenza, che colpisce 1,5-2%
della popolazione nel mondo
occidentale. Prevalenza e incidenza aumentano in maniera
esponenziale con l’età e la maggiore determinante
dell’assorbimento di risorse per la sua gestione sono i costi
dell’assistenza ospedaliera.
Studi condotti negli Stati
Uniti e in Europa hanno riscontrato che sotto i 65 anni
l’incidenza è 1/1.000 uomini e 0,4/1.000 donne per anno; dopo i
65 anni l’incidenza è 11/1.000 uomini e 5/1.000 donne per anno.
Sotto i 65 anni, la prevalenza è 1/1.000 soggetti; dopo i 65
anni, la prevalenza è 40/1.000 uomini e 30/1.000 donne. La
prevalenza di disfunzione sistolica del ventricolo sinistro
asintomatica nella popolazione generale è del 3%.L'età media dei
soggetti con disfunzione sistolica del ventricolo sinistro
asintomatica è più bassa di quella dei soggetti con disfunzione
sistolica del ventricolo sinistro sintomatica. Sia lo SC che la
disfunzione sistolica del ventricolo sinistro asintomatica sono
più frequenti negli uomini. La prevalenza dello SC diastolico
nella popolazione varia nei diversi studi dal 14 al 32 % (
Olmested study ). Tra i soggetti ospedalizzati per scompenso
cardiaco clinico la prevalenza di scompenso con funzione
sistolica preservata va dal 13 al 74%. Meno del 15% dei soggetti
con scompenso cardiaco al di sotto dei 65 anni ha una funzione
sistolica preservata, mentre tra quelli di età superiore ai 65
anni la prevalenza è del 40% circa.
In assenza di studi di
popolazione specifici per la realtà italiana, un’indicatore
utilizzabile per una stima dell’epidemiologia dello SC è fornito
dall’analisi dei ricoveri ospedalieri. L’analisi dei ricoveri
ospedalieri nazionali mostra che il DRG 127 (insufficienza
cardiaca e shock) è divenuto in
Italia nel 2003 la prima causa di ricovero ospedaliero dopo il
parto naturale e che lo SC rappresenta la patologia con i più
alti costi per assistenza ospedaliera.
Lo SC si conferma una malattia
dell’età avanzata , con un’età media dei ricoverati di 77 anni.
Nel 2003 sono stati 186.945 i ricoveri classificati con codice
ICD9 428, con un incremento del 2,4% rispetto al 2002 e del 7,3%
rispetto al 2001. La degenza per SC ha inoltre una durata media
elevata, che si è ridotta di poco dal 2001 al 2003 . I ricoveri
ripetuti per SC nell’arco di un anno hanno mostrato una netta
tendenza all’incremento dal 2001 al 2003, un dato che indica
come un’azione di prevenzione secondaria indirizzata a ridurne
il numero potrebbe da sola consentire un risparmio di grande
rilievo nell’utilizzo delle risorse assorbite dal ricovero
ospedaliero. Il numero maggiore di ricoveri, così come il
maggior numero di ricoveri ripetuti in un anno, in Italia, si
concentra nella fascia fra 75 e 85 anni di età. Tuttavia le
percentuali di ricoveri ripetuti e di pazienti con ricovero
ripetuto si attestano rispettivamente intorno al 25% e al 21%
con scarse variazioni in base all’età indicando che la gravità
della malattia incide maggiormente sul ricorso all’ospedale
rispetto all’età anagrafica .
CLINICA
Classificazione
Sono stati utilizzati vari termini per definire le
caratteristiche dei pazienti con SC a seconda delle modalita’ di
presentazione. Una prima distinzione viene fatta tra scompenso
acuto, e cronico.
Alcuni clinici definiscono “ scompenso acuto “ una situazione
di emergenza ad alto rischio di mortalita’ come l’edema
polmonare mentre altri utilizzano il termine per indicare l’
instabilizzazione delle condizioni di compenso, l’ avanzamento
della classe NYHA, oppure lo SC di recente insorgenza ( da
altri definito “ de novo “ ). Tutto questo puo’ generare
confusione e i termini “ scompenso acuto “ e “ instabilizzazione
“ non possono essere considerati intercambiabili.
Le ultime linee guida propongono una classificazione utile
basata sulla natura della presentazione clinica nella quale
vengono separati lo scompenso di recente insorgenza, lo
scompenso transitorio e lo scompenso cronico.
Lo “ scompenso di recente insorgenza “ si riferisce al momento
della comparsa dei sintomi ; per “ scompenso transitorio “
s’intende un periodo di sintomaticita’ limitato nel tempo (
nonostante la terapia debba essere proseguita a lungo termine )
. Esempi ne sono i casi di miocardite non grave nei quali il
recupero e’ praticamente completo, quelli d’infarto acuto del
miocardio che richiedono la somministrazione di diuretico
solamente durante il periodo di ricovero in unita’ coronarica
oppure dallo scompenso transitorio legato ad una causa ischemica
corretta dalla rivascolarizzazione miocardica .
Lo SC in fase d’ instabilizzazione all’interno di una situazione
di scompenso cronico e’ senza dubbio la forma piu’ comune di
scompenso che richiede l’ospedalizzazione ( circa l’80% dei casi
) e il trattamento varia a seconda del tipo di presentazione
clinica ( edema polmonare, infarto del miocardio, emergenza
ipertensiva ).
Un’altra
fondamentale distinzione , spesso arbitraria, viene fatta tra
scompenso sistolico e diastolico . I pazienti con SC
diastolico ( “ scompenso con frazione di eiezione normale “ )
sono coloro che presentano sintomi e/o segni di SC in
presenza di una funzione sistolica del ventricolo sinistro
conservata o solo lievemente depressa ( frazione di eiezione
del ventricolo sinistro 40- 50% ) nonostante non ci sia ancora
accordo sul cut- off da utilizzare per definire la frazione di
eiezione conservata. La maggioranza dei pazienti con SC
presenta comunque una disfunzione combinata, sistolica e
diastolica, del ventricolo sinistro a riposo o durante
esercizio per questo motivo lo SC sistolico e diastolico non
possono essere considerate rigidamente come due entita’
completamente separate .
Una
classificazione molto utile per i risvolti clinici, terapeutici
e prognostici che comporta e’ quella proposta dell’ Am Coll
Card che si basa sia sull’entita’ del danno strutturale del
miocardio, sulla storia clinica del paziente e sulla limitazione
della capacita’ funzionale ( definita dalla classe NYHA ).
Questa
classificazione suddivide la patologia in 4 stadi a cui
corrispondono curve di sopravvivenza e indicazioni terapeutiche
nettamente diverse :
1) Stadio A:
fattori di rischio per evoluzione in scompenso cardiaco in
assenza di danni strutturali del miocardio e di segni o sintomi.
Pazienti in I classe NYHA quindi senza limitazioni quali
affaticamento, dispnea, palpitazioni nello svolgimento dell’
attivita’ fisica ordinaria.
2 ) Stadio B :
rilievo di anomalie strutturali del miocardio strettamente
collegate con l’evoluzione in scompenso cardiaco conclamato ma
senza segni e/o sintomi. Pazienti in II classe NYHA quindi con
lieve limitazione dell’attivita’ fisica ( benessere a riposo ma
affaticamento, palpitazioni o dispnea durante la quotidiana
attivita’ fisica ) .
3) Stadio C :
scompenso cardiaco sintomatico associato ad anomalie cardiache
strutturali . Classe funzionale III con marcata limitazione
dell’attivita’ fisica ( asintomaticita’ a riposo ma comparsa di
affaticamento, palpitazioni o dispnea durante sforzi di entita’
minima legati alle normali attivita’ quotidiane ) .
4)Stadio D :
anomalie strutturali cardiache marcate con gravi sintomi
presenti anche a riposo non ostante la terapia medica massimale
( classe NYHA IV ).
Diagnosi
La diagnosi di SC e’ basata
sulla storia clinica, l’esame fisico e su appropriate indagini
strumentali.
Per formulare il sospetto
di SC e’ indispensabile il riscontro di uno o piu’ dei
seguenti sintomi e dei seguenti segni clinici:
1. Sintomi (di
congestione, di bassa portata e d’iperattività simpatica ):
dispnea da sforzo e/o a riposo,
ortopnea, dispnea parossistica notturna, edemi declivi,
nicturia, oliguria, stanchezza e facile affaticabilita’,
palpitazioni);
2. Segni clinici (di
congestione, di bassa portata e d’iperattività
Simpatica ): pressione venosa
giugulare aumentata, rumori da stasi
polmonare, edemi declivi,
epatomegalia, versamenti pleurici e/o ascite,
pallore, cianosi fredda della
cute e mucose, sudorazione, tachicardia)
Tuttavia, la sensibilita’ di
ciascuno di questi sintomi/segni nell’identificare i veri casi
di scompenso cardiaco e’ bassa, pertanto, qualora siano presenti
uno o piu dei sintomi o segni esposti sopra, si raccomanda di
applicare i criteri di Boston al fine di migliorare
l’affidabilita’ e riproducibilita’ della diagnosi di scompenso
cardiaco e delle successive decisioni cliniche.
Tali criteri diagnostici
richiedono soltanto l’esecuzione di una breve anamnesi con esame
obiettivo e di una radiografia standard del torace.

Per confermare o
escludere la diagnosi di SC vengono utilizzate metodiche
diagnostiche strumentali e di laboratorio che aumentano la
sensibilita’ dell’esame clinico .
L’elettrocardiogramma deve essere effettuato in tutti i
pazienti con sospetto SC non ostante abbia un basso valore
predittivo. D’altra parte il rilievo di un elettrocardiogramma
perfettamente normale e’ alquanto improbabile nello SC da
disfunzione sistolica del ventricolo sinistro ( < 10%).
La radiografia del
torace rappresenta un elemento di fondamentale importanza nel “
work-up “ diagnostico dello SC evidenziando la congestione
polmonare, il versamento pleurico, la cardiomegalia ma anche
l’eventuale presenza di una patologia polmonare o di una
infezione che puo’ essere causa o concausa della dispnea.
Nel sospetto di SC
devono essere effettuati test di laboratorio completi (
emocromo, funzionalita’ renale ed epatica, elettrolitemia ) e
possibilmente il
osaggio dei
peptidi natruretici ( BNP o NT- BNP ) che hanno un ruolo ormai
dimostrato nella diagnosi di SC.
Un valore normale in un paziente non in trattamento per lo SC ha
un elevato valore predittivo negativo e rende improbabile la
diagnosi di SC. Il dosaggio di Troponina I oT deve essere
effettuato quando si sospetta che lo SC sia dovuto a una
sindrome coronarica acuta . Un aumento delle troponine cardiache
indica necrosi miocitaria e puo’ essere rilevato anche in corso
di miocardite acuta.
L’ecocardiogramma
doppler e’ il mezzo piu’ utile,sicuro, non invasivo,
facilmente disponibile e completo per valutare la funzione
sistolica e diastolica e l’anatomia del cuore ( volumi,
geometria, massa, cinetica globale e distrettuale, funzione
valvolare, studio del pericardio e dell’endocardio ). La
conferma ecocardiografica della presenza di anomalie strutturali
cardiache deve essere effettuata subito dopo che si sia avuto il
sospetto di SC.L’esame fornisce, inoltre, importanti
informazioni sull’eziologia dello SC.


Una delle principali
misurazioni che si effettua nei casi s di sospetto SC e’ quello
della frazione di eiezione del ventricolo sinistro ( FE ) , a
seconda dei vari studi considerata normale tra 45 e 50%.Questo
cut- off e’ in un certo senso arbitrario. D’altra parte la FE
e’ strettamente dipendente dai volumi, dal pre e dal post –
carico, dalla frequenza cardiaca e dalla funzionalita’ delle
valvole.La valutazione della funzione diastolica avviene
tramite lo studio doppler delle modalita’ di riempimento del
ventricolo sinistro.Anomlie di riempimento identificano la
disfunzione diastolica e rappresentano la terza componente
necessaria per la diagnosi di SC. In particolare nei casi di SC
sintomatico con funzione sistolica conservata. Una consensus
della Heart Failure Association recentemente pubblicata ha
focalizzato l’attenzione sullo studio della funzione diastolica
nello SC con funzione sistolica conservata.
Ci sono tre tipi di anomalie
del riempimento del ventricolo sinistro evidenziabili
ecocardiograficamente nei pazienti in ritmo sinusale :
1.
Il pattern da “ alterato
rilasciamento del miocardio ” e’ caratterizzato dalla velocita’
di picco dell’onda E ridotta a quella dell’onda A atriale con
conseguente riduzione del rapporto E / A ed e’ tipico delle
prime fasi della disfunzione diastolica. E’ spesso rilevabile
negli ipertesi e nei soggetti sani anziani e riflette in genere
pressioni di riempimento del ventricolo sinistro normali o solo
lievemente aumentate.
2. Nei pazienti con elevate
pressioni atriuali sinistre (ridotta compliance del ventricolo
sinistro,sovraccarico di volume,insufficienza mitralica
mitralica) puo’ essere rilevato un “ pattern di tipo restrittivo
con un’elevata velocita’ di picco dell’onda E, e un tempo di
decelerazione molto breve con un netto aumento del rapporto E /
A
3. Nei pazienti con un pattern
di tipo intermedio tra i due precedenti il rapporto E/A e il
tempo di decelerazione possono essere normali e il pattern di
riempimento viene definito ‘pseudo-normale “
Questo pattern si differenzia da
quello normale analizzando altre variabili al doppler come il
flusso nelle vene polmonari o il TDI del movimento del piano
valvolare mitralico.
L’ecocardiogramma doppler
permette anche di valutare, in modo indiretto, la pressione
sistolica dell’arteria polmonare, lo stroke volume e la gittata
cardiaca .
Questa metodica ricopre un ruolo
di primo piano nel confermare la diagnosi di SC diastolico . La
diagnosi infatti richiede che siano soddisfatte tre condizioni:
1. Presenza di segni e/o sintomi
di SC cronico.
2. Presenza di funzione
sistolica del ventricolo sinistro normale o solo lievemente
ridotta (FE _45–50%).
3. Evidenza di disfunzione
diastolica all’ecocardiogramma .
L’ecocardiogramma per via trans
esofagea e l’ecocardiogramma da stress vengono utilizzati solo
in situazioni particolari ( il primo in caso di “ finestra
acustica” toracica inadeguata o per lo studio accurato delle
valvole,per la diagnosi di endocardite e per lo studio delle
cardiopatie congenite; il secondo in caso di SC ad eziologia
ischemica per la ricerca del miocardio vitale ).
Altre metodiche sono
rappresentate dalla risonanza magnetica, dalla ventricolografia
con radionuclidi, dal test cardiopolmonare, dalla registrazione
Holter. La coronarografia rappresenta il “ gold standard “ per
l’individuazione dell’eziologia ischemica dello SC.
Il cateterismo destro e la
biopsia endomiocardica non sono effettuati di routine.










Prognosi
La definizione della prognosi
nello SC e’ molto complessa
poiche’ deve tener
conto delle diverse eziologie , dell’eta’, delle comorbilita’,
delle variazioni individuali nella progressione della malattia e
delle modalita’ di presentazione. L’impatto della terapia sulla
prognosi del singolo paziente e’ spesso difficile da prevedere.

.

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