CUORE E CILENTO
RIFLESSIONI SU SOCIETA’, SANITA’ E CARDIOLOGIA NEL SUD DELLA
CAMPANIA
Giovanni Gregorio
U.O. Utic-Cardiologia
Ospedale San Luca Vallo della Lucania
Dipartimento Cardiovascolare
ex ASL SA 3 ASL Salerno
L’aspetto dei paesi del Cilento è veramente curioso.
Di rado si trova la popolazione accentrata in un sol gruppo di
case;
il più spesso un comune si compone di più villaggi
e questi a loro volta di altre borgate più piccole…
COSIMO DE GIORGI , 1881
Il Cilento si presenta come una vasta area a sud della provincia
di Salerno con assetto territoriale disomogeneo, alla quale si
adatta ancora molto bene la descrizione fattane dal medico
viaggiatore Cosimo De Giorgi sul finire dell’800.
Si tratta di un’area rurale
nella quale per la assenza un centro urbano a grande
concentrazione di popolazione, il tessuto geodemografico è
costituito da una serie di piccoli centri abitati, spesso
distanti tra di loro e con un sistema sociale condizionato da
tempo da tale situazione. All’alba del XX secolo,
questo quadro si inserisce in un paese con un sistema sanitario
in via di organizzazione caratterizzato dalla povertà dei
presidi e dalla limitata capacità di offerta sanitaria:
l’assistenza era di solito affidata al medico generico con
scarso ricorso alla medicina specialistica ed ospedaliera. In
questa terra, in uno dei luoghi simboli, il santuario del Monte
Gelbison, nel 1910 un prete, il canonico Don Luca Petraglia
incomincia a pensare per la prima volta di costruire un
ospedale per i poveri della area sud della provincia di
Salerno. Per diffondere l’idea nel 1911 Don Luca fonda un
giornale, Charitas, che reca sulla copertina un disegno
di Salvatore De Mattia raffigurante, il
samaritano che medica il pellegrino, ferito e lasciato morente
dai predoni. Nella testata del giornale è testualmente
riportato: ”periodico inteso a promuovere la fondazione di un
ospedale. Il giornale viene spedito gratis. Si accetta, però,
con viva riconoscenza qualsiasi offerta, sia per le spese di
stampa, sia per l’ospedale erigendo”.
Nell’editoriale di presentazione
don Luca scrive: “Un’ardimentosa idea da anni mi riscalda il
cuore e la mente. L’ho sempre vagheggiata come un sogno lontano,
non ignaro punto degli ostacoli e delle amare delusioni che
incontrerò sul cammino... Quest’idea è la fondazione di un
ospedale in queste terre lucane in beneficio degli infermi
poveri, per alleviarne in qualche modo le amarezze della vita.
L’impresa, lo so, è ardua, ma non del tutto irrealizzabile,
poiché per le largizioni di alcune persone generose, fin da ora
dispongo di una somma considerevole. E poi fo fidanza anche sul
vostro aiuto, lettori carissimi. Da voi spero che non solo
vogliate interessarvi di accogliere delle offerte, siano anche
minime, per l’erezione dell’ospedale, ma farvene propagatori con
gli amici, coi conoscenti e colle persone che in un modo
qualunque potessero avvantaggiare l’opera”.
Tutto questo avveniva agli
inizi di un secolo pronto a cogliere i frutti delle grandi
scoperte della scienza e a rappresentare un autentica
discontinuità rispetto alle epoche precedenti. Tutto questo
avveniva con la spinta delle popolazioni del Cilento che grazie
ad una poderosa raccolta di fondi, nonostante la povertà
dilagante, consentono di iniziare i lavori per la costruzione
dell’Ospedale.
Il primo conflitto mondiale
condiziona un rallentamento dei lavori. Ma il battagliero Don
Luca non demorde e nel 1919 riafferma l’idea della necessità
dell’importanza dell’opera: “L’ospedale ci vuole: lo reclama
la civiltà, la giustizia, il cuore. Io lo sento e il cuore è
profeta.” Gli ostacoli non sono finiti. Come sempre accade
nelle cose umane la politica non favorisce l’opera e dopo un
aspra battaglia con i responsabili del Fascio di Vallo,
contrari all’ iniziativa, forse a tutela di interessi privati,
si dà corso ai lavori e sul finire degli anni 30 viene
completato il primo edificio che don Luca chiama “Il
Samaritano”.
Per dare nuovo impulso
all’iniziativa, nel 1939 don Luca fonda un nuovo giornale, Il
Samaritano, che prende il posto del Charitas. Ma il
destino impedisce al suo fondatore di vedere l’opera compiuta.
Solo nel 1950, a tre anni dalla morte di Don Luca, l’Ospedale
per i poveri San Luca di Vallo della Lucania viene eretto in
Ente Morale con Decreto del 13 marzo 1950, n. 707, firmato dal
presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il patrimonio viene
valutato in venti milioni di lire. Con il medesimo atto viene
approvato lo statuto, composto di 25 articoli, dove si legge che
”l’ospedale debba venire in aiuto degli ammalati poveri del
Circondario di Vallo della Lucania, ossia dei Comuni
appartenenti ai mandamenti di Vallo, Gioi, Laurino, Laurito,
Torre Orsaia, Vibonati, Camerota, Pollica, Torchiara e
Castellabate”.
Con decreto dell’ 1 gennaio del 1957 il prefetto di Salerno,
l’Ente Ospedale Civile San Luca di Vallo della Lucania
viene classificato infermeria per ammalati acuti con una
capacità ricettiva di 50 posti letto. Il 9 giugno del 1962 il
medico provinciale di Salerno accoglie la richiesta e, con
proprio decreto, classifica il San Luca Ospedale di 3°
categoria.
Un doppio passo in avanti si registra nel 1968 quando il San
Luca viene prima classificato Ospedale Generale di Zona dal
Medico Provinciale di Salerno e, successivamente, con decreto
del presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, il 15
novembre, in virtù della Legge Mariotti, viene dichiarato Ente
Ospedaliero. Con Legge Regionale n. 2 del 1994 l’ospedale San
Luca è stato individuato quale Dipartimento di Emergenza e
Accettazione di secondo livello e nel Piano di Riordino
Ospedaliero della Regione Campania è classificato come Centro di
Emergenza di III livello.
La crescita e lo
sviluppo del S.Luca si sono variamente intrecciati con i grandi
mutamenti che trasformeranno radicalmente il mondo e la società
italiana a partire dia primi anni del novecento. La
industrializzazione, la comparsa dei primi elettrodomestici, il
boom edilizio e delle nascite, trasformeranno radicalmente la
realtà. Il secondo dopoguerra ha rappresentato, socialmente,
culturalmente e scientificamnete una svolta epocale nello
sviluppo. La transizione
epidemiologica da un panorama dominato dalle malattie infettive
ad uno, caratterizzato dalla patologia
Ospedale
S.Luca di Vallo della Lucania
Ricoveri
|
Figura 1.
Ricoveri (anni 1957 -2010) Ospedale San Luca Vallo della Lucania
degenerativa, cardiovascolare e
neoplastica si accompagna alla transizione sociale, da una
realtà contadina ad una industriale, e ad una transizione
culturale, da una medicina con conoscenze limitate ad una
dominata dalla tecnologia e dalla esplosione delle conoscenze.
La emigrazione, il contatto con altri paesi, l’alfabetizzazione
della popolazione, la industriliazzazione del paese danno il
senso di questi mutamenti. La società italiana degli anni ’50
emerge fedelmente dalla ricerca compiuta nel 1954 da un gruppo
di ricercatori del Ministero della Sanità a Rofrano, centro
rurale della dorsale appenninica del Cilento dove Cresta e
coll., sottoposero la popolazione ad una indagine sanitaria ed
epidemiologica nell’intento di verificare di come le condizioni
di vita, abitative, alimentari e lavorative potessero
influenzare lo stato di salute di una popolazione. Il quadro che
emerge da questa ricerca è quello di una popolazione
caratterizzata per lo più da basso reddito, con grandi strati
di essa non coperta da protezione sanitaria, da malati in
giovane età con affezioni ad etiologia per lo più infettiva, da
una tendenza a
risolvere l’episodio di malattia in uno spazio ristretto con
raro ricorso al medico in un mondo sanitario fatto da pochi
medici, con limitate conoscenze, con scarso spazio per le
specializzazioni, con una realtà ospedaliera povera e con un
patrimonio culturale dominato dalla concezione deerministica
della malattia in base al quale l’evento morboso è sempre
riconducibile ad una causa – generalmente infettiva –
identificabile e direttamente responsabile del danno per cui
la eliminazione dell’agente patogeno determina la vittoria
sulla malattia.
In tale contesto la malattia era
vissuta in termini fatalistici tra povertà della popolazione e
lo scarso sviluppo dei servizi sanitari.
Cosi M. Cresta riporta il
racconto fatto dal padre della morte di un bambino ai principi
del 900 a Rofrano “Mio figlio si ammalò e mori a sei anni
perché gli uscirono i vermi perfino dal naso; noi non sapevamo
cosa fare. Allora non c’erano medici. Lui diceva che gli faceva
male la pancia e cosi gli davamo la camomilla”. Tutto ciò
accadeva mentre incominciava a delinearsi la grande stagione
della epidemiologia e della prevenzionecardiovascolare.
E’ questa l’epoca in cui
l’Italia povera e contadina guarda all’America come ad un
modello da imitare e l’immaginario collettivo si identifica in
Nando Mericoni, il mitico personaggio frutto della
intuizione cinematografica di Vanzina e magistralmente
interpretato da Alberto Sordi: l’americano a Roma sogna
l’America, i suoi simboli, le sue abitudini di vita, il suo
stile alimentare, i suoi modelli comportamentali.
Quasi contemporaneamente un
gruppo di americani, medici ed epidemiologi, stava dando vita
al Seven Countries Study, la prima grande ricerca di
prevenzione cardiovascolare. eseguita appunto in sette
paesi (Stati Uniti, Finlandia, Paesi Bassi, Giappone, Serbia e
Croazia e Italia). Dal Seven Countries Study, emerge
che più fattori di rischio (colesterolo, fumo, alta pressione
e alimentazione etc.) concorrono a determinare la malattia
cardiovascolare .
Per certi versi comportandosi
come un Nando Mericoni alla rovescia, questi ricercatori restano
affascinati dalle abitudini di vita ed alimentari italiane, a
tal punto da trasferirsi in Italia, in un paesino del Cilento,
Pioppi, nella pace di Minneelea, in un luogo a mezza strada tra
Salerno, dove fiorì la Scuola Medica Salernitana, ed Elea , dove
ebbe sede la Scuola Medica Eleatica. Jeremiah Stamler così
ricorda il suo incontro con l’Italia e il Cilento : “Venni in
Italia per la prima volta nel 1960 per partecipare a Milano ad
un Congresso su Droga ed Ipercolesterolemia organizzato da
Garattini e Paoletti. Nel Cilento venni qualche anno e fui
catturato dalle Sirene di questi posti: mare, natura, amici,
serenità. Il 6 giugno del 1966 fui invitato da Ancel Keys
nella sua casa di Pioppi per celebrare gli 80 anni di Paul
White , un grande della medicina. Mi innamorai di questa terra
….. Ho il ricordo di un paese
che uscito dalla II guerra mondiale faceva passi da gigante per
entrare a far parte dei grandi paesi del mondo. Quell’Italia
era un paese nel quale le abitudini di lavoro, di vita e
alimentari incominciavano a cambiare, avvicinandosi a quelle
degli altri paesi occidentali. L’Italia degli anni 50 e 60 era
un paese di gente che svolgeva lavori con notevole attività
fisica, di gente che aveva ancora una dieta mediterranea e che
presentava bassi livelli di rischio cardiovascolare.”
Per quelle coincidenze che
hanno talora segnato la storia degli uomini in quegli anni in
un’ area remota d’ Italia, il Cilento, avveniva qualcosa di
importante.
Dagli anni 50
un’autentica rivoluzione investe, la società, la medicina e la
cardiologia.
Il grande sviluppo della
tecnologia consegna alla fine del secolo una cardiologia nella
quale la risposta alla patologia cardiovascolare da pochi e
rudimentali strumenti si avvale di mezzi sempre più complessi e
sofisticata. L’Unità Coronaria da luogo del monitoraggio
elettrocardiografico diventa il pilastro della terapia di
riperfusione e della terapia di ricanalizzazione. I traguardi
raggiunti dalla cardiochirurgia, dalla cardiologia
interventistica e della aritmologia interventistica permettono
la diffuisone capillare di trattamenti che consentono a sempre
un maggior numero di pazienti di essere trattati e recuperati
alla vita attiva. Si fa sempre più starda il concetto della
tempestività dell’intervento che va di apri passo con la
educazione sanitaria della popolazione. “Il tempo è muscolo”
diventa la sintesi della importanza che assume il trattamento
precoce del paziente colpito da infarto miocardio acuto. E che
tale traguardo non sia facilmente raggiungible è dimostrato
dalla quota di pazienti cha alle soglie del terzo millennio
continua ad arrivare in ritardo in Unità Cronarica. Si apre così
il conflitto tra clinica e tecnologia.
Come sottolinea Kary Mulin “E qui
c’è dietro una storia importante. La storia di come dopo le
guerre mondiali la nostra cultura , in tutto il mondo, abbia
cominciato ad accettare il concetto che la realtà non è quella
che vediamo con i nostri occhi, ma qualcosa che può essere
percepito solo dagli specialisti con macchinari speciali e lenti
potenti.”
Di pari passo va la presa di coscienza della importanza che la
diffusione della patologia cardiovascolare ha nella società
modena.
Un quadro abbastanza preciso dei mutamenti intervenuti
nell’ultimo scorcio di secolo nelle condizioni di salute della
popolazione e nella diffusione del rischio e della patologia
cardiovascolare emerge dai risultati della prima ricerca
compiuta a Rofrano negli anni 50 e delle ricerche Un Cuore,
Un Campanile e Loncile , realizzate nel Cilento tra gli anni 90
e 2000.
Lo studio
Un Cuore, Un Campanile svolto a Stio Cilento, ha definito la
prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolare in una area
rurale del
Cilento,
mentre il progetto LONCILE, ha definito la prevalenza dei
fattori di rischio cardiovascolare in una popolazione di longevi
del Cilento. Tali ricerche Cilento hanno consentito una prima
parziale e incompleta definizione del quadro epidemiologico
cardiovascolare di questa area. R Lo studio LONCILE, in
particolare, ha messo in evidenza come una parte importante
della popolazione di longevi studiata soffra di malattie
cardiovascolari e come rilevante sia il numero di soggetti in
trattamento con farmaci attivi sull’ apparato cardiovascolare.
Ciò
nonostante gran parte della popolazione anziana partecipante
alla ricerca ha una buona qualità di vita, continua ad avere un
ruolo attivo e vive più a lungo di quanto non accada in altre
aree. Il Cilento in effetti è la rappresentazione precisa del
nuovo quadro demografico ed epidemiologico delle società
occidentali nelle quali il progressivo invecchiamento della
popolazione, i progressi della medicina, la transizione
epidemiologica verso le patologie degenerative pone in primo
piano
le esigenze
di nuovi soggetti, più anziani e più bisognevoli di attenzione
da parte dei sistemi Sanitari, soggetti che sopravvissuti alle
malattie rappresentano e rappresenteranno una parte cospicua
della società .
Tabella I
U.O. Utic-Cardiologia Ospedale San Luca Vallo della Lucania
1998 (2 GIUGNO): Nasce la U.O. Utic-Cardiologia
dell’Ospedale San Luca ( 6 PL UTIC E 6 DI POS-UTIC)
1999 INIZIA LA ATTIVITA’ DI EMODINAMICA
DIAGNOSTICA
1999 INAUGURAZIONE LABORATORIO DI EMODINAMICA ED
ELETTROFISIOLOGIA
2000 INIZIA L’ATTIVITA’ DEL LABORATORIO DI CARDIOLOGIA E
ARITMOLOGIA INTERVENTISTICA
2004 (1 DICEMBRE) LA U.O. SI TRASFERISCE NELLA SEDE
ATTUALE (8 P.L. UTIC – 12 P.L. POST-UTIC – 1 P.L.DH –
AMBULATORI)
2001 Un Cuore,
un Campanile STIO CILENTO
2001 LONCILE
2000
dipartimento cardiologia oSPEDALE SAN LUCA
2002 DIPARTIMENTO CARDIOVASCOLARE ASL SA 3
2004 PROGRAMMA IMPLEMENTAZIONE RETE INTEGRATA DI
ASSISTENZA CARDIOLOGICA
2007 – 2009 R.O.S.A.
|
Figura 2:
Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Ricoveri totali
effettuati dalla U.O. Utic-Cardiologia anni 1998 -2010
Figura 3:
Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Attività di Cardiologia
ed Aritmologia Interventistica 1998 -2010
Figura 4:
Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Attività di Cardiologia
Interventistica 1998 -2010
Figura 5:
Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Attività di Angiografia
ed Interventistica Periferica 1998 -2010
Figura 6:
Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Attività di Aritmologia
Interventistica 1998 -2010
Figura 7:
Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Attività di
Elettrostimolazione 1998 -2010
Il Cilento
presenta un quadro epidemiologico tutto sommato sovrapponibile a
quello di una moderna società occidentale ma in questa area le
malattie degenerative, in modo particolare le malattie
cardiovascolari, non influenzano la durata della vita ma
sembrano accompagnarla. Certamente le spiegazioni a tale
fenomeno sono molteplici e vanno in generale ricercate nelle
interazioni con l’ambiente alle quali delle resto la moderna
visione evoluzionistica della medicina fa risalire le
spiegazioni delle origini e della variabilità delle malattie.
L’affermazione di Paul White che “le malattie di cuore prima
degli ottanta anni sono la conseguenza di un nostro errore, non
il volere di Dio o della natura “ e la precisazione di
Burchel secondo cui “ da un punto di vista strettamente
biologico il limite di età suddetto (ottantenni) è troppo basso
)” andrebbe riscritta nel senso di porsi la risposta
all’interrogativo di come , quando e perché le malattie di
cuore influiscono sulla durata della vita.Come argutamente ha
scritto David T Kelly “Per la maggior parte di questo secolo
il primo obiettivo della medicina è stato la riduzione della
mortalità. Forse, mano a mano che ci avviamo al prossimo
millennio dovremo concentrarci sulla prevenzione della
invalidità e sul miglioramento della qualità di vita della
nostra popolazione, senpre più anziana.”
E ciò assume
particolare rilievo se si tiene conto delle condizioni
geodemografiche del Cilento.
Dalla sua
inaugurazione, attraverso un lento, partecipato e faticoso
percorso l’Ospedale San Luca si è andato sempre più affermando
come il riferimento sanitario del Sud della Provincia di
Salerno. Nel 1957 l’Ospedale S. Luca di Vallo della Lucania
effettuava 504 ricoveri Iniziava così l’attività di un presidio
che avrebbe significato negli anni a venire un sicuro
riferimento assistenziale per il Sud della provincia Salerno.
Sono questi gli anni che danno inizio ai grandi mutamenti che
trasformeranno radicalmente il mondo e la società italiana.
All’interno di tale percorso la Cardiolgia ha avuto e continua
ad avere un ruolo di primo piano. Quest’anno ricorrono i dieci
anni di attività di cardiologia ed aritmologia interventistica
della U.O. Utic-Cardiologia dell’Ospedale San Luca diVallo della
Lucania, il cui percorso è riassunto nella Tabella I e le cui
attività sono riassunte nelle Figure 2, 3, 4, 5, 6, 7. Dal 1998
ad oggi la U.O. di Utic-Cardiologia dell’Ospedale San Luca ha
compiuto un percorso in salita ed irto di difficoltà riuscendo
in questi anni a sviluppare una offerta completa di
prestazioni cardiologiche, nonostante la drastica e colpevole
carenza di personale medico registratasi negli ultimi tempi
(Figura 8), rispondendo in piendo al criterio della propria
mission consistente nella
diagnosi e la cura del paziente cardiopatico acuto,
privilegiando quale momento fondamentale della sua attività
l’appropriatezza clinica nonché la diffusione della educazione
alla salute dei cittadini.
Parimenti si
è andato sviluppando la presa di coscienza di interventi di tipo
organizzativo che partendo dalla ottimizzazione degli assetti
della U.O., consolidati nel conseguimento della certificazione
ISO 9001 e nel coinvolgimentoculturale delle altre U.O. di
Utic e Cardiologia presenti nell’ambito della ASL SA 3.

|
Figura 8:
Ospedale San Luca Vallo della Lucania. Dotazione di Personale
Medico della U.O. Utic-Cardiologia anni 1998 -2010
Tabella II
Principali atività del Dipartimento Cardiovascolare della ASL SA
3
-
Attivazità Istituzionale (Comitato ed Assemblea)
-
Attività di indirizzo e coordinamneto
-
Attività Assistenziale (Linee Guida e percorsi
Assistenziali)
-
Attività Formativa (Eventi e PFA) ed Educazionale
-
Attività di Verifica e Valutazione
-
Attività Scientifica
-
Attività di Ricerca
-
Attività di Programmazione
-
Attività di Denuncia
|
A tale
riguardo un passo fondamentale è stato fatto con la istituzione
del Dipartimento di Cardiologia dell’Ospedale San Luca prima e
dal Dipartimento Cardiovascolare della ASL SA 3 poi (Tabella II).
Il Dipartimento Cardiovascolare ha rappresentato un momento di
fondamentale importanza nella vita delle cardiologie e delle
UTIC della ASL SA 3 consentendo la implementazione di percorsi
assistenziali condivisi.
Sin dal 2004
il Dipartimento Cardiovascolare proponeva un programma per la
implementazione della Rete Integrata di Assistenza Cardiologica,
delibera rimasta purtoppo nei cassetti della burocrazia
sanitaria. Dal 2007 al 2009 tutte le U.O. di Utic-Cardiologia
del Dipartimento Cardiovascolare hanno partecipato al Registro
R.O.S.A. , registro osservazionale nel quale sono stati
arruolati tutti i pazienti ricoverati per S.C.A. . evidenziando
chiaramente quale sia il
peso delle carenze organizzative nell’approccio alla patologia
cadiovasclare acuta.
Il Sistema
Sanitario Italiano, in generale, e quello Campano, in
particolare, hanno attraversato, nell’ultimo scorcio del secolo
scorso, una autentica rivoluzione culturale, dovuta alla
transizione da una condizione centrata sui bisogni sanitari ad
una situazione dominata dalla esasperata proliferazione
legislativa, dalla contestuale e costante non osservanza delle
leggi, dalla introduzione di strutture di tipo aziendalistico in
sanità governate con una logica di colonizzazione clientelare,
dalla comparsa di manager della sanità nella maggior parte dei
casi improvvisati, da una strategica marginalizzazzione dei
medici e delle altre professionalità sanitarie, dal
reclutamento della Dirigenza fondata più sulle tessere di
partito che sulle competenze, dalla sistematica e colpevole
ignoranza degli obbiettivi di salute della popolazione. La
mancanza di una seria programmazione ha di fatto determinato il
progressivo invecchiamento della classe medica impedendo di
fatto un ricambio generazionale.
Come argutamente
notava, sin dal 1993 Di Michele, “ La politica ha prestato
alla sanità i suoi uomini, il simbolismo della sua parola –
nella versione più fatua, quella caratterizzata da logorrea e
vacuità – e, purtroppo ,il più importante dei suoi vizi:il
clientelismo.” Di fatto si è realizzata, nella stragrande
maggioranza dei casi, una situazione nella quale gli aspetti
politici ed economici prevalgono nettamente su quelli
professionali e sanitari. La stessa malattia, approssimazione e
dilettantismo, ha finito per contagiare Sanità e Politica .
La cronaca recente
e passata ha mostrato come di fronte a fatti di grande
gravità a pagare è sempre il terminale più debole, di solito
medici ed operatori sanitari, mentre proconsoli (Direttori
generali), consoli (Assessori Regionali), governatori
(Presidenti di Regione), Vicerè (Ministri) e monarca (Premier)
continuano a rimanere al loro posto. Il risultato di tale
situazione è sotto gli occhi di tutti: è il costante, cinico e
teorizzato saccheggio della cosa pubblica. Come acutamente ha
sottolineato Francesco Greco: “Nella prima repubblica c’erano
i pirati, nella seconda ci sono i corsari. Qual è la differenza?
I Corsari hanno la patente di corsa: se tu fai un servizio per
la regina il Bottino te lo puoi tenere. Insomma quello che
oggi conta è lo scambio politico…Il Manager fa un favore ai
partiti, ma ha la facoltà di tenere il bottino, salvo piccole
royalty.” E la Sanità è stato il campo senz’altro, salvo
poche eccezioni, più ampiamente solcato.
Questo contesto
rende conto della progressiva disassuefazione e della
pericolosa perdita di entusiasmo e di attaccamento al lavoro da
parte di medici e di operatori sanitari sempre più ignorati
nelle scelte di governo della sanità. In molti ospedali il
clima che si respira è simile a quello tipico dei paesi
dell’Est, prima della caduta del muro di Berlino, sintetizzata
in questa testimonianza di un operaio di Berlino, riportata da
Charles Handy “Per noi il lavoro era un luogo dove andare,
non qualcosa da fare. Non sempre eravamo nella condizione di
lavorare al meglio, perché capitava che mancassero i pezzi o gli
attrezzi necessari. In ogni caso, i clienti erano abituati ad
aspettare e noi eravamo pagati comunque, che lavorassimo o no”.
In quanti ospedali
la carenza di personale, le deficienze strutturali, la
obsolescenza delle attrezzature, la incapacità dei manager, la
assenza di programmazione e di visione strategica fa si che le
risposte ai bisogni del paziente siano approssimate ed
inappropriate, affidate come sono alla buona volontà ed alla
passione di medici ed infermieri. La presenza di professionisti
ed operatori motivati è la chiave di qualsiasi progresso in
Sanità perché come è stato giustamente sottolineato
“Potete comprare il tempo di un uomo; potete comprare la sua
presenza in un determinato luogo; potete persino comperare un
certo numero di prestazioni lavorative, da svolgere ad un ritmo
prestabilito. Non potete però comperare l’entusiasmo. Non
potete comperare l’iniziativa né la fedeltà, e neppure la
devozione del cuore, della mente e dell’anima dell’uomo. Perché
sono cose che vi dovete guadagnare.” E raramente i
responsabili del governo della Sanità si mettono in tale
condizione e quando ciò accade acquista il valore di un
autentico miracolo. Le vicende della cronaca recente hanno
evidenziato che anche in presenza di grandi disastri sanitari
la responsabilità non è mai di chi ha guidato il sistema ma di
chi in quel sistema è stato costretto ad operare la cui colpa
più grande è stata, nella maggioranza dei casi, quella di aver
con passione ed entusiasmo cercato di dare una risposta ai
problemi del paziente, tenendo presente che – come afferma di
J.W.Goethe -
nel momento
in cui ci si impegna, anche la provvidenza si mette in moto.
Del resto la buona sanità nasce dalla formula:
S = R x I x G x P x C
Dove S sta per Salute o Buona Sanità, R per rappresentanza
politica, I per istituzioni, G per governo, P per
professionisti, C per cittadini. Trattandosi di un prodotto
basta che uno dei fattori abbia segno negativo perché il
risultato della formula sia dello stesso segno.
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Charles L’epoca
del paradosso dare un senso al futuro Editore Olivares 1994
KELLY D.T. 1997 - Our future Society. Circulation, 95:2459-2463.
Mulin Kary
Ballando nudi nel campo della Mente Baldini e Castoldi ed. 2000
WHITE P.D. 1973 - Sviluppo delle nostre cognizioni riguardanti
il cuore e le sue malattie. In: Hurst J.W., Logue R.B, Il Cuore.
Trattato di patologia clinica
cardiovascolare.
Vallardi Editore.
