PROCESSO ALLA
resincronizzazione CARDIaca
i fatti.
Pietro Belli
U.O. Utic-Cardiologia
Ospedale S.Giovanni Bosco Napoli
PREMESSA:
Lo scompenso cardiaco
(SC) ha un impatto altamente sfavorevole sulla sopravvivenza,
sulla gestione clinica dei pazienti e sui costi per i servizi
nazionali. Esso resta uno dei problemi di salute pubblica di
maggiore rilevanza epidemiologica a causa di 3 fattori:
1°) l’invecchiamento
crescente della popolazione;
2°) la riduzione della
mortalità per cardiopatia ischemica causa eziologica principale
della sindrome;
3°) il miglioramento
della terapia della sindrome stessa.
Per queste ragioni un
numero sempre maggiore di anziani e sempre più compromessi
(cardiaci e generali), sviluppa e cronicizza un quadro clinico
di scompenso.
EPIDEMIOLOGIA:
Lo SC è tra le prime
cause di morte nei paesi occidentali e ha un’alta incidenza
epidemiologica. La prevalenza è di 3-20 casi per 1000 soggetti,
superando i 100 casi per 1000 dopo i 65 anni. L’incidenza
annuale è di 1-5 nuovi casi per 1000, approssimativamente
raddoppia per ogni decade dopo i 45 anni. Questi dati spiegano
come lo SC è responsabile del 5-10% di tutte le ospedalizzazioni
ed è la causa più frequente di ricovero oltre i 65 anni. In
Italia sono stimati circa 65 000 ricoveri per anno. Il 30% circa
dei pazienti scompensati è in classe NYHA III-IV presentando una
compromissione funzionale di grado moderato-severo ed ha una
prognosi infausta a breve termine: 24.8% mortalità x anno per i
soggetti in classe NYHA III e del 36.7% per quelli in classe
NYHA IV. In classe NYHA II la morte è prevalentemente (50-80%)
di tipo improvviso ed è secondaria ad aritmie fatali. La classe
NYHA IV risulterebbe correlata alla progressione della
disfunzione ventricolare (70-95%) mentre la classe NYHA III
risulta di tipo intermedio. Da ciò risulta che sono proprio i
soggetti in classe NYHA III e IV che possono ricavare il massimo
giovamento da un intervento terapeutico in grado di contrastare
la disfunzione ventricolare sinistra e la sua evoluzione.
L’ introduzione
progressiva di farmaci con effetti modulatori di tipo
neurormonale ( ACE-inibitori, betabloccanti, sartani e
spironolattone) non ha annullata e nemmeno rallentata
l’evoluzione della malattia e tanto meno ha aumentato la
sopravvivenza restando la maggior parte dei pazienti scompensati
fortemente sintomatica e con prognosi deludente. A parte la
possibilità della perdita di efficacia della terapia dopo alcuni
anni, l’effetto farmacologico dipende anche dalla capacità di
tollerarne l’assunzione e di restare complianti alle
prescrizioni nel lungo periodo.
Il continuo interesse
scientifico sui fattori clinici e strumentali capaci di
influenzare il corso naturale dell’insufficienza cardiaca e lo
sforzo nel trovare soluzioni alternative al trapianto d’organo
hanno portato, negli ultimi 15 anni, all’individuazione degli
effetti negativi della meccanica cardiaca secondaria ai ritardi
di conduzione, indirizzando così la ricerca su mezzi e modalità
tecniche capaci di intervenire e correggere tali anomalie.
FISIOPATOLOGIA:
La terapia di
resincronizzazione cardiaca (Cardiac Resynchronization Terapy,
CRT) viene proposta negli anni 90 volendo migliorare la
meccanica cardiaca e conseguentemente ridurre la sintomatologia
nei pazienti affetti da SC avanzato. Nel paziente con scompenso
sistolico (bassa FE), la meccanica del ventricolo sinistro è
depressa e scoordinata con aree di contrazione ritardate.
L’aumento della durata di attivazione (dissincronia elettrica)
è documentata dalla maggiore durata del QRS (abitualmente con
immagine tipo BBS). Il razionale teorico della CRT sta nella
possibilità che l’anticipazione dell’attivazione elettrica e
quindi meccanica del ventricolo sinistro possa realizzare una
contrazione più coordinata e più fisiologica e pertanto più
efficiente. Questi presupposti, nel tempo, non si sono
dimostrati sempre veri ma hanno comunque ottenuto risultati
favorevoli suscitando grande interesse nella comunità
scientifica e hanno spinto le aziende specializzate ad un
impegno tecnologico sempre più avanzato tanto nella costruzione
dei device e degli elettrocateteri del ventricolo sinistro
quanto alla stessa diffusione della metodica. La dissincronia
elettrica è la conseguenza di un danno miocardico (globale o
distrettuale) che realizzerà una fibrosi interstiziale che
gradualmente sostituirà il miocardio sano mentre la
propagazione eterogenea dell’impulso elettrico determinerà
conseguenze finali disastrose sulla contrattilità e un
progressivo deterioramento del substrato. La CRT, più che la
stimolazione anticipata della zona ritardata, deve, realizzare
un’attivazione ventricolare più omogenea e coordinata tra le
camere atriali e ventricolari (ritardo A-V), tra i due
ventricoli (ritardo interventricolare) e nello stesso ventricolo
sinistro (ritardo intraventricolare) .
Tutti i grandi trial
hanno dimostrato l’efficace nel ridurre la mortalità,
l’ospedalizzazione per scompenso e la mortalità totale della CRT
da sola e in associazione all’ICD (CRT-D). La CRT si è
dimostrata efficace ed è applicabile nella maggioranza dei
pazienti con successo all’impianto maggiore del 90% e con
percentuale variabile dei responder tra il 70-80% dei pazienti
impiantati e con incidenza di complicanze accettabili.
CANDIDATI a CRT
Classe di
raccomandazione I
Pazienti con
Scompenso cardiaco
cronico sintomatici (NYH A III o IV), nonostante una terapia
medica ottimale
LVEF
£
35%, ritmo sinusale, dissincronia ventricolare (definita dalla
durata del QRS ?120 ms)
Classe di
raccomandazione II
Pazienti con
Fibrillazione
atriale, LVEF
£
35%, sintomatici (NYHA III o IV) nonostante una terapia medica
ottimale,
dissincronia
ventricolare (definita dalla durata del QRS >120 ms)
Classe di
raccomandazione II
Pazienti con
Durata
QRS ? 120 ms,
LVEF £
35%, sintomatici (NYHA III o IV) nonostante una terapia medica
ottimale
dissincronia
ventricolare (accertata con metodica ECO)
Classe di
raccomandazione II
Pazienti con
Indicazioni alla
stimolazione ventricolare e/o ad ICD
profilattico,
LVEF £
35%, ritmo sinusale,
sintomatici (NYHA II),
dissincronia ventricolare (definita dalla durata del QRS >120
ms)
Classe di
raccomandazione II
Pazienti con
Stimolazione ventricolare destra,
LVEF
£
35%, sintomatici (NYHA III-IV) nonostante una terapia medica
ottimale, importante desincronizzazione ventricolare (upgrade)
L’utilizzo dell’ICD,
in aggiunta alla CRT (dispositivo CRT/D), deve basarsi sulle
raccomandazioni alla terapia con ICD in termini di prevenzione
primaria o secondaria della morte improvvisa
PROBLEMATICHE ANCORA
NON RISOLTE E DIBATTUTE:
1Adeguamento alle
attuali indicazioni alla CRT allo stato dell’arte.
Importanza della
dissincronia
La finalità della CRT è
di eliminare la dissincronia elettromeccanica e
conseguentemente, come è stato confermato dai numerosi studi
clinici, la riduzione della classe NYHA, dello SC e il
miglioramento delle capacità funzionali. Nella maggioranza dei
casi, si ha un contemporaneo miglioramento dei parametri
ecocardiografici (reverse remodeling del ventricolo sinistro).
Pertanto, è ovvio dedurre che la CRT sia efficace nei soli
pazienti che presentano una significativa dissincronia
elettromeccanica.
Come identificare la
dissincronia?
a) la dissincronia
meccanica non è strettamente correlata alla durata del QRS (che
ha bassa predittività nell’identificazione dei responders);
b) è dimostrato che la
presenza di dissincronia presente prima dell’intervento e la sua
scomparsa dopo l’impianto (CRT) è predittore positivo tanto
dell’esito clinico quanto del reverse remodeling.
Le linee guida
identificano nella durata del QRS >= 120 msec il marcatore di
dissincronia elettromeccanica ma diversi studi hanno
identificato come migliore predittore il grado di dissincronia
intraventricolare con metodo ecocardiografico. Il QRS identifica
una prevalente dissincronia interventricolare mentre la
intraventricolare non è correlabile alla durata del QRS. Il
30-40% dei pazienti scompensati con QRS > 120 msec non ha
dissincronia intraventricolare (dato che coincide con la mancata
risposta alla CRT) mentre la dissincronia intraventricolare
sinistra (ecografica) è presente nel 27% dei pazienti
scompensati ma con QRS stretto (< 120 msec) e quindi candidabili
alla CRT.
Da tutto questo si
potrebbe affermare che è la dissincronia intraventricolare il
vero selezionatore (Tissue Doppler imaging e Tissue
Synchronization imaging). Ad oggi, non si ha ancora un ampio
consenso delle metodiche ecografiche di identificazione della
dissincronia e si è alla ricerca di altre determinanti che
potrebbero influenzare positivamente la risposta alla CRT:
fattori clinici, parametri strumentali e laboratoristici, sito e
modalità di pacing.
Considerazioni sui
determinanti della risposta alla CRT
Parametri clinici
sono la classe NYHA, la qualità di vita e il test cammino. Il
limite (dati Miracle) è dato da un importante effetto placebo
che tende a superare l’entità della risposta.
Indicatori più utili
alla identificazione di una prognosi migliore dal trattamento
CRT, è la registrazione di
eventi
cardiovascolari come la mortalità e la frequenza delle
ospedalizzazioni per cause cardiache: SC, necessità di trapianto
cuore e assistenza meccanica al ventricolo sinistro.
Utile predittore
prognostico è la variazione a breve-medio termine del volume
telesistolico (VTS): > 10% che identifica un Reverse
Remodeling (variazione biologica dovuta alla terapia e
surrogato degli end point legati agli eventi cardiovascolari).
L’uso combinato degli eventi clinici e del reverse remodeling
superano l’effetto placebo degli indicatori basati solo sui
sintomi.
Durata follow-up:
la valutazione postimpianto almeno per 6-12 mesi. La risposta
positiva registrata in acuto può essere perduta nel cronico.
Età e sesso:
il Companion e il Care-HF hanno dimostrato gli stessi benefici
tanto nei giovani quanto negli anziani mentre risultati
controversi si registrano tra maschi e donne. In definitiva,
l’età non pregiudica la risposta alla CRT ma non è chiaro al
momento il ruolo del sesso nel condizionare la risposta.
Terapia medica e
Gravità dello SC:Analizzando
i dati della letteratura si registrano differenze sul ruolo
della gravità clinica dello SC nel condizionare la risposta
alla CRT.
Riserva contrattile
ventricolare globale.
Determinante favorevole è
una adeguata riserva contrattile globale del ventricolo
sinistro. La CRT non è una terapia inotropa positiva (aumenta la
forza di contrazione) ma la sua applicazione presuppone che il
ventricolo sinistro possa rispondere positivamente con aumento
della forza di contrazione solo se si riattiva il processo di
resincronizzazione. Ciò viene ricercato attraverso eco-stress:
Eco-dobutamina a basse
dosi:
Se l’aumento della FE è
> 7,5% si ipotizza una risposta positiva alla CRT. Questo è
particolarmente utile in un soggetto con FE preimpianto molto
bassa. A ciò può essere aggiunta la ricerca della riserva
contrattile regionale nella sede di maggior ritardo
elettromeccanico.
Eziologia dello
scompenso
I soggetti con SC
secondario ad ischemia sono meno responder alla CRT di quelli ad
eziologia non ischemica e la perdita del rimodellamento
osservato nel lungo periodo sia, almeno in parte, causata da
episodi ripetuti di ischemia regionale che comporta una perdita
progressiva di miocardio vitale. Così nei CMD postischemici
prima dell’impianto dovrebbero essere identificati se possibili
responders attraverso la valutazione della presenza di ischemia
miocardica residua, delle cicatrici postinfartuali e della
vitalità. Tale valutazione dovrebbe utilizzare o l’ecostress e/o
le metodiche nucleari mentre il test da sforzo è poco utile
poiché non è eseguibile nei soggetti con alterazioni della
conduzione (BBS). Se un test è positivo per ischemia residua
bisognerebbe valutare la possibilità della rivascolarizzazione
(PTCA o Bypass) prima di dell’impianto del pacemaker e nel caso
di una rivascolarizzazione impossibile la realizzazione della
CRT non è sostenuta da evidenze.
Cicatrici infartuali
Il risultato finale della
lesione ischemica è la formazione del tessuto cicatriziale
(subendocardico o transmurale) che condiziona non solo
l’evoluzione della cardiopatia ma anche la risposta alla CRT. Il
danno miocardico residuo viene valutato da:
1°) ECG pre- impianto,
dove la necrosi anteriore comporta un outcome sfavorevole;
2°) Risonanza magnetica
(RMN).
Un ampia cicatrice che
residua da un infarto transmurale predice l’insuccesso della CRT
anche in presenza di disincronia ventricolare e ciò
indipendentemente dalla sede (settale o postero-laterale).
3°) Miocardioscintigrafia
SPECT con Tl
E’ utilizzato un
punteggio globale di perfusione (SPS) con risultati
contrastanti.
4°) Ecocardiografia
Non vi sono studi sulla
capacità della ecocardiografia di predire il risultato dei
pazienti sottoposti a CRT quantificando il tessuto cicatriziale.
La valutazione del tessuto cicatriziale andrebbe fatta con
l’ecocardiografia ogni qual volta il paziente non può essere
studiato con RMN o con metodiche nucleari prima dell’impianto.
Le aree cicatriziali transmurali sono riconoscibili per la
contemporanea presenza di asinergia (acinesia o discinesia), di
assottigliamento diastolico (spessore parietale <= 5mm) e di
iperrifrangenza parietale con incapacità di distinguere il
miocardio dall’endocardio e dall’epicardio.
5°) Vitalità miocardica
Informazioni
complementari a quelle morfologiche possono essere ottenuti
dagli studi di vitalità con
l’ecocontrastografia
miocardica: se sono presenti 11/17 segmenti vitali del V.Sx è
probabile il successo della CRT a 6 mesi dall’impianto del
pacemaker.
Considerazioni sulla
eziologia ischemica:
La CMPD postischemica
riconosce, ai fini del trattamento con CRT, una identità
particolare e pertanto i pazienti che ne sono affetti devono
essere sottoposti ad una valutazione strumentale finalizzata
alla identificazione di sottogruppi con maggior probabilità di
risposta favorevole. Bisogna, quindi, escludere la presenza di
ischemia miocardica residua e nello stesso tempo caratterizzare
l’estensione del tessuto cicatriziale transmurale e/o di quello
vitale. La persistenza della ischemia residua con ampie
cicatrici infartuali e la scarsa vitalità miocardica
pregiudicano la risposta alla CRT anche in presenza di
dissincronia ventricolare in quanto facilitano l’evoluzione
della malattia verso un rimodellamento negativo con
peggioramento della disfunzione ventricolare ed il verificarsi
di nuovi eventi cardiovascolari.
2) Possibile
espansione delle attuali indicazioni alla CRT.
a)
Paziente in classe NYHA II
Vi sono evidenze che
suggeriscono come la CRT possa prevenire o rallentare la
progressione dello scompenso in pazienti lievemente sintomatici,
b) Scompensat i in
fibrillazione atriale cronica
1/3 dei pazienti
scompensati è in fibrillazione atriale permanente.
Problemi specifici sono:
1°) mancata
sincronizzazione A-V;
2°) risposta ventricolare
media elevata;
3°) uno studio
randomizzato ha dimostrato che i pazienti con fibrillazione
atriale permanente e in alta classe NYHA sottoposti ad ablazione
del nodo A-V la CRT realizzava una migliore risposta emodinamica
rispetto alla stimolazione convenzionale. Così nei pazienti con
fibrillazione atriale, blocco A-V completo e ridotta EF% la CRT
sarebbe preferibile al pacing del ventricolo destro.
c) CRT e
stimolazione del ventricolo destro
iLa stimolazione apicale
destra determina, come è stato dimostrato, un effetto negativo
sulla meccanica cardiaca con dissincronia (almeno elettrica) ed
è ovvio che i pazienti con SC portatori di pacemaker sono
potenziali candidati alla CRT.
iiLa stimolazione
biventricolare è da proporre in alternativa a quella apicale
destra in pazienti con indicazione alla stimolazione
ventricolare antibradicardica almeno in presenza di
compromissione significativa della EF% all’impianto.
iiiPazienti in terapia
medica non ottimale
ivNei pazienti in III-IV
classe NYHA che non tollerano gli alti dosaggi della terapia
dello scompenso per bradicardia e/o ipotensione
3CRT sempre con ICD?
Risultati della CRT con o
senza D sulla sopravvivenza.
aStudi
multicentrici:
Il Companion e il Care-Hf hanno dimostrato la riduzione della
mortalità totale.
bStudi
di metanalisi:
I°) Rivero-Ayezza:
La CRT riduce
significativamente la mortalità totale rispetto alla terapia
medica e nei pazienti trattati con CRT la MCI rappresenta ancora
1/3 di tutte le morti.
II°) McAlister e
al:
La CRT riduce la M.C.
Totale rispetto alla terapia medica a seguito prevalentemente
della riduzione della morte per S.C. mentre la CRT-D non
determina una significativa maggiore riduzione della mortalità
rispetto alla CRT nonostante la frequenza della MCI nei pazienti
trattati con CRT-D sia più bassa rispetto a quella nei trattati
con sola CRT la sopravvivenza non cambia.
a Studi osservazionali:
Registro Milos: i
sottogruppi sottoposti a CRT e CRT-D sono gravati da un tasso di
eventi (morte, trapianto cardiaco, assistenza ventricolare) non
differenti significativamente e anche se il sottogruppo CRT-D
presenta un incidenza di MCI più basso rispetto a quello con
sola CRT la sopravvivenza rimane sostanzialmente sovrapponibile.
Considerazioni:
I risultati degli studi
citati dimostrano che la CRT-D riduce maggiormente la MCI
rispetto alla CRT e che i due tipi di terapia (CRT/CRT-D) si
equivalgono nella popolazione generale con SC grave e che la
CRT-D (potenziale maggiore efficacia) viene annullata nel medio
periodo a causa di un aumento della M.C. per scompenso.
La CRT-D sembra più
favorevole (anche se in misura modesta e non significativa) nei
pazienti in classe NYHA III con riduzione della MCI: 2% x anno
anche nel periodo medio senza però annullarla completamente (MCI
ancora presente nel 2-3% per anno).
Effetti della terapia
di resincronizzazione cardiaca sui meccanismi eziopatogenetici
delle aritmie.
Diversi meccanismi tutti
collegabili al “rimodellamento inverso” possono essere alla base
dell’azione positiva della CRT sull’effetto elettrofisiologico:
1Correzione dei ritardi
della conduzione intraventricolare con riduzione dei micro e
macrorientri,
2La riduzione dello
stretch cellulare con riduzione dell’attività trigger;
3Riduzione
dell’attivazione adrenergica.
In passato si è
ipotizzato che i soggetti con maggior probabilità di trarre
vantaggio dalla CRT potessero essere quelli affetti da CMPD non
ischemica o quelli in cui si osservava la maggiore riduzione
della durata del QRS o quelli con maggior dissincronia
ventricolare: tutte queste ipotesi , però, non sono state
confermate.
Stratificazione
prognostica del rischio aritmico.
aFrazione
di eiezione:
E’ un potentissimo
predittore di MC e di Morte Totale ma non è un buono predittore
di eventi aritmici gravi o di MCI (poco sensibile e poco
specifico): la MCI colpisce il 19-30% dei pazienti con FEVS <
30%, il 22-25% dei pazienti con FEVS tra 30 e50% e circa il 50%
FEVS > 50%.
Il rapporto MCI/M SC è
circa 2:3 nei pazienti con FEVS tra 15 e 25% e tra 25 e 35%.
aAritmie ventricolari
spontanee e inducibili:
Una recente metanalisi ha
dimostrato che la presenza di TV non sostenuta (>= 3b
consecutivi) è correlata significativamente e indipendentemente
alla MCI con un valore predittivo negativo variabile tra l’89% e
il 97%. Nessun valore prognostico può essere attribuito alla TVS
inducibile sia nei pazienti con cardiopatia ischemica e FEVS <
30% che in quelli con CMPD non ischemica:
aAnomalie
elettrocardiografiche:
L’aumento della durata
del QRS o del QT con positività dei potenziali tardivi
ventricolari non risultano predittori indipendenti di aumentato
rischio di MCI mentre la presenza di T-wave alternans e di
anomalie della variabilità dell’intervallo R-R sembrano più
utili alla stratificazione del rischio. La T-wave alternans “non
negativa” identifica un sottogruppo ad alto rischio di MCI per
TV/FV (4 volte maggiore) mentre la “negatività” seleziona un
sottogruppo a basso rischio con un potere predittivo negativo
(95%-98%).
La variabilità
dell’intervallo R-R con positività del test specie associata a
BEV seleziona un sottogruppo a differente rischio di MCI.
L’assenza di anomalia dell’intervallo R-R si accompagna ad un
rischio variabile tra 1% e il 2,3% per anno mentre una sua
presenza lo colloca tra il 5% e 8%
aMarcatori bioumorali:
Valori elevati del BNP
(peptide natriuretico) tipo B, indipendentemente dalla causa
eziologica dello scompenso, identifica un sottogruppo a maggiore
rischio di MCI o TV/FV.
aIschemia:
Ha un ruolo di primaria
importanza nel determinismo della FV/TV sostenuta
indipendentemente dalla presenza o meno di cardiopatia ischemica
verosimilmente essa resta il primum movens della MCI in poco
meno della metà dei casi.
Considerazioni
Per quanto appena detto
il processo di stratificazione del rischio di MCI non deve
essere abbandonato ma deve essere utilizzato in casi
selezionati e deve avvenire in tempi sequenziali:
1°) ricerca di ischemia
inducibile e spontanea (es: C.I. ; alto rischio, CMPD basso
rischio);
2°) test specifici o
combinazioni di test che identificano sottogruppi a basso
rischio di MCI (< 2,5%-3% per anno, potere predittivo > 95%) o a
basso rischio di morte totale (< 3%-4% per anno).
Questi pazienti (a basso
rischio) potrebbero giovarsi della sola CRT per due ragioni:
aNei sottogruppi con
rischio di morte totale < 3%-4% anno è obiettivamente difficile
dimostrare una riduzione della frequenza della MCI che incide al
massimo per una metà delle morti totali;
bNei pazienti con rischio
di MCI < 2,5%-3% è altrettanto difficile dimostrare una
riduzione significativa di tale evento dal momento che la MCI si
manifesta ancora in una piccola % dei casi nonostante l’uso
della CRT-D.
1Critiche alle linee
guida
Due osservazioni: 1) la
mancata inclusione dei criteri di dissincronia meccanica nella
selezione dei candidati alla CRT e 2) la popolazione reale con
SC è molto differente da quella arruolata dai grandi Trials.
Il successo finale della
CRT dipende anche da altri fattori come il sito di stimolazione,
la distanza tra i punti di stimolazione ventricolo
destro-ventricolo sinistro, dalle comorbilità e altro.
Importanza del sito di
stimolazione
Il sito di stimolazione
sinistro deve identificare il segmento ventricolare di maggior
ritardo elettromeccanico con massima distanza possibile dal
punto di stimolazione destro, documentando la presenza di
riserva contrattile all’interno di tale segmento e sempre che
sia possibile la stimolazione di questo segmento per via
transvenosa.
Identificazione del
sito più ritardato
La sede di maggior
ritardo elettromeccanico deve essere ricercata in ogni singolo
paziente: nel 55-58% è la parete postero-laterale mentre
l’inferiore varia a seconda delle casistiche ecografiche dal 16
al 45%. Essa varia anche in base alla eziologia che ha
determinato lo scompenso: nello studio di Sogaard, nonostante
tutti i pazienti fossero portatori di blocco di branca sinistra,
il maggior ritardo era prevalentemente della regione
postero-laterale nelle forme idiopatiche mentre in quelle
postischemiche interessavano soprattutto la regione settale e
inferiore. Secondo Gasparini gli effetti della CRT sono
indipendenti dal sito di stimolazione così anche per Yeime ed
altri. Secondo alcuni ricercatori la concordanza fra sito di
stimolazione e quello con maggior ritardo elettromeccanico va
identificato con tecniche ultrasoniche e ciò comporta la
migliore risposta alla CRT: 1) variazione immediata, a medio e
lungo termine dei volumi e della FE, 2) inversione del
rimodellamento ventricolare dopo 6-10 mesi. Pertanto la
realizzazione di tale concordanza deve essere un obiettivo da
perseguire per un miglior risultato della CRT.
Riserva contrattile
regionale.
La ricerca della riserva contrattile, nella sede di pacing
sinistro nelle SC secondario ad ischemia e non, attraverso la
valutazione con eco-dobutamina a bassa dose (Lima ed al.) ha
fatto concludere che in sua assenza si determina una mancata
risposta alla CRT. L’acinesia, comunque, come evidenziato da
Arzola- Costaner non necessariamente identifica l’assenza
della riserva contrattile.
Valutazione del
sistema venoso
E’ noto che la posizione
dell’elettrocatetere del ventricolo sinistro è subordinato
all’anatomia del sistema venoso cardiaco ed il suo studio viene
fatto o mediante venografia durante impianto o con tomografia
computerizzata multistrato ad alta risoluzione (tecnica non
invasiva). Potrebbe essere utilizzata anche la RMN evitando così
l’esposizione a radiazioni ionizzanti. Se il ritardo
elettromeccanico è in una regione tributaria di una vena
considerata non adatta alla incannulazione bisognerebbe optare
per un posizionamento epicardico (chirurgico)
dell’elettrocatetere.
Comorbilità
E’ facile supporre che le
gravi comorbilità possono determinare risultati peggiori
indipendentemente dal grado di disincronia all’impianto:
I.R.:
risultato più sfavorevole; già peggiore nello SC con
insufficienza renale.
Diabete mellito:
non sono emerse differenze significative tra diabetici e non
sia in termini clinici quanto economici e di risultato.
Ipertensione polmonare:
una pressione sistolica arteriosa polmonare reimpianto >= 50
mmHg si associa ad un risultato peggiore della CRT.
BPCO:
non è risultato un fattore prognostico negativo.
Sindrome dell’apnea
notturna: la
presenza di pnea notturna (tipo Cheyne- Stones) associato allo
SC non controindica l’impianto ma anzi, è una condizione
patologica potenzialmente trattabile con CRT.
PROBLEMI ETICI
Dai dati della
letteratura si può concludere che: il vantaggio di una terapia
rispetto ad un'altra deve essere valutato sia in termini di
riduzione della mortalità e sia in un prolungamento della vita.
Il raffronto CRT-D > CRT ha un vantaggio molto piccolo
(allungamento della vita di 33 g nell’arco di 3 anni secondo i
dati previsionali e di solo 8 giorni secondo i dati della
pratica clinica). Bisogna, comunque, tener presente che a 2
anni la perdita del vantaggio della CRT-D sulla CRT è
sostanzialmente dovuto nei pazienti in classe NYHA IV. Se il NTT
(numero di pazienti da trattare per salvare una vita) è un punto
di riferimento anche questo ha un valore poco soddisfacente (a 2
anni: valore riferito alla popolazione globale 33 nel
sottogruppo NYHA III). Così deve far pensare ad una indicazione
allargata della CRT-D le problematiche aggiuntive: il numero
doppio dei decubiti di tasca, una frequenza alta di malfunzioni
dei circuiti e dei cateteri e gli shock inappropriati.
PROBLEMI ECONOMICI
Le analisi costo
efficacia non devono condizionare le decisioni terapeutiche ma
è anche vero che possono rappresentare un valido aiuto per
definire meglio i modi con cui “preservare il valore delle
risorse economiche investite e un mezzo per promuovere una
corretta allocazione delle risorse” (Neumann ed al)
CONCLUSIONI e PROBLEMI
ANCORA IRRISOLTI:
I°) La CRT è in grado di
allungare la sopravvivenza anche in seguito ad una importante
riduzione dell’incidenza di TV/FV
II°) Esistono sottogruppi
di pazienti che non ricevono un ragionevole vantaggio
dell’aggiunta della funzione del CD
III°) Esistono indicatori
clinici e strumentali utili per selezionare i pazienti a diverso
rischio di MCI
IV°) La CRT-D con
indicazione molto estesa è potenziale causa di un numero
rilevanti di problemi etici e sociali.
Pertanto, anche alla luce
dei dati del REVERSE e MADIT-CRT, si può concludere che
l’aggiunta del defibrillatore alla CRT dovrebbe essere
generalmente favorita escludendo quei pazienti che, dopo essere
stati adeguatamente informati , coscientemente rifiutano la
terapia con CRT-D.
Infine saranno gli studi
futuri che dovranno chiarire:
ACome identificare i non
responders tra quelli attualmente candidati alla CRT e
BChi, tra i pazienti con
SC, attualmente senza indicazioni confermate a CRT, potrà
giovarsi di tale approccio terapeutico.
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