IL COOUNSELING INFERMIERISTICO
Rosalia Apicella
U.O. Cardiologia Interventistica A.O. Rummo Benevento
Il
blitz
4 attraverso
uno studio
osservazionale
ci ha
permesso
di misurare
la
sopravvivenza
dei pazienti
affetti
da SCA
e di
verificare
il
livello
di adesione
alle
LG
dei percorsi
diagnostici
terapeutici
e riabilitativi.
L’American
Heart
Association
ha evidenziato
che le qualità
delle cure
si
misura
attraverso
4 indicatori
: sopravvivenza, qualità delle cure, costi, sdddisfazione
dei pazienti.
Inoltre
un recente
studio
sulla
prevenzione
secondaria,
della
durata di
10 anni,
presentato
nell’ambito
della
Conferenza Nazionale
di Prevenzione
Cardiovascolare
ha evidenziato
che,
il rischio
cardiovascolare
raddoppia
quando
il
livello
socio
economico
è più
basso…per
cui
se da una
parte
il
blitz4
ci dà
la
possibilità
di misurare
il
livello
di adesione
alle
LG,
l’American
Heart
Association
ci fornisce
gli
indicatori
per
misurare
la
qualità
delle
cure,
lo
studio
sulla
Prevenzione
Secondaria
ha
dimostrato
che vi
è una componente
socio-
culturale
a compromettere
il
risultato
che
si
propone
il
BLITZ
4 e
la
NHA
e, pertanto,
è necessario
individuare
un ulteriore
strategia
per realizzarel’obiettivo
concreto
incidendo
sul comportamento
delle
persone,
cercando di
incentivarle
ad acquisire
stili
di vita
idonei
attraverso
un percorso
che
li
aiuti
a riattivare
le
proprie
energie
cognitive
emotive
e strategiche.
Nello
specifico
il
nostro
ruolo
consiste
nell’aiutare
le
persone
a comprendere
la
situazione
attuale,
incoraggiarla
a gestire
il
suo
problema,
renderla
responsabile
del peso
di eventuali
scelte
da condividere,
quando è
possibile,
con
la
famiglia.
Per cui per
arrivare
alla
cultura
delle
persone
è necessario
uno strumento
che si
soffermi
sulla
comunicazione
relazionale
e quindi
il
counseling
inteso
come
un intervento
volontario
e consapevole
del personale
socio-
sanitario
nei percorsi
decisionali
del paziente
per
il raggiungimento
di un obiettivo
condiviso
di miglioramento
dello
stato
di salute
che va
ad evidenziare
il
ruolo
specifico
del nursing
cosi come
sottolineato
dalle raccomandazioni
della
National
Quality
Forum sulla
pratica
sicura
per
la qualità
delle
cure che
prevede
l’individuazione
di un
team
infermieristico,
la
gestione
del rischio
e la
definizione
di un badget ..L’utilizzo
di questo
strumento
ci permette
di supportare
le
persone
a reperire
informazioni
sulla
malattia,
incoraggiandola
a
modificare
il
proprio
stile
di vita,
condividendo
un programma
che
prevede un
ampio
supporto
nei
momenti
di crisi
al fine
di prevenire
o anticipare
la
riacutizzazione
della
malattia
contribuendo
anche alla
riduzione
della
spesa
sanitaria.…
Inoltre
per educare
il
paziente
alla
salute
è necessario
valutare
quanto
la
persona
si senta
pronta
a cambiare
e, quanto
sia
forte
la
sua
spinta
al cambiamento
tenendo
conto
che bisogna
coinvolgere
anche
il contesto
familiare.
L’interrogativo
che ci
poniamo
è: allo
stato
attuale
cosa
manca
nello
specifico
per raggiungere
l’obiettivo
concreto?
Evidentemente
accanto a
un percorso
diagnostico-terapeutico
consolidato
dalle
LG
si
deve aggiungere
un percorso
socio-culturale
e
istituzionale.
Le
risposte
a questo
interrogativo
le
possiamo
individuare
attraverso
dei
strumenti
di
lettura
che ci aiutano
ad analizzare
e comprendere
il
contesto
in
cui sono
stati
inseriti
i pazienti
nel
loro
percorso.
Attraverso
la
SWOT
ANALYSIS
che è
uno strumento
di pianificazione
strategica
aziendale,
abbiamo
provato
a capire
gli
elementi
di fattibilità
e gli
ostacoli
che ci
impediscono
la
realizzazione
dell’obiettivo
concreto.
Infatti
la
SA analizza
i fattori
interni,
evidenziati
nei punti
di forza e nei
punti
di debolezza,
e i fattori
esterni
individuati
nelle
opportunità
e
nelle
minacce
e
si
propone
attraverso
la
loro
analisi
di raggiungere
l’obiettivo
prefissato.
Nell’ambito
delle
competenze
interne
volendo
affrontare
l’analisi
della
mia
esperienza
lavorativa
abbiamo
individuato
diversi
punti
di forza:
possiamo
far leva
su
un ottimo
livello
di competenza,
sulla
capacità
professionale
di gestire
il
paziente
nel suo
iter
diagnostico
e terapeutico,
sul
grosso
livello
di attrazione
e occupazione
dei posti
letti,
la disponibilità
di
spazi
e
tecnologie,
la
collaborazione
con i
servizi
sociali
e, non
meno
importante
la
possibilità
per i pazienti
e familiari
di collegarsi
alla
rete
elettronica
e contattare
medici
e infermieri
della
nostra
U.O.
per chiedere
qualche
chiarimento
o sciogliere
dubbi.…
altrettanto
rilevante
è
l’analisi
dei punti
di debolezza
per individuare
le
criticità
che ci
impediscono
di attuare
il programma.
Certamente
esiste
una scarsa
conoscenza
degli
strumenti
tipici
del counseling
e forse
mi
sento
di dire
che forse
manca
il
substrato
culturale
per comprendere
che il counseling
è uno strumento
di prevenzione
secondaria…
la
carenza di risorse
umane
pregiudica
la
possibilità
di
individuare
personale
dedicato…
infine
il
tempo…
se
ne
dedica
poco
al
momento
della
dimissione
e poiché
il
tempo
della
degenza è
breve ed è
difficile
per gli
operatori
individuare
un caregiver
con cui
rapportarsi
in
modo
continuativo.
Nell’ambito
delle
opportunità
che abbiamo
rilevato
nell’analisi
delle
competenze
distintive
esterne
ci è piaciuto
menzionare
per primo
gli
opuscoli
informativi
scaturiti
dallo
studio
Blitz
4 che ci
sono
sembrati
molto
diretti,
semplici
e comprensibili
e ben accettati
dai
pazienti
ma,
non meno
rilevante
l’opportunità
di utilizzare
il
momento
della
prima
visita
di controllo
presso
il nostro
ambulatorio
per un
approccio
individuale
con
il paziente
e con un
familiare.
E,
se
infine,
lo
perdiamo
durante
il
percorso
possiamo
sempre
tentare
un altro
approccio
all’atto
del rinnovo
delle
prescrizioni
terapeutiche.
Un
altra
opportunità
che esiste
attualmente
sul nostro
territorio
è una rete
creata
dai MMG
che rappresenta
un
mezzo
di comunicazione
efficace
per condividere
e avviare
percorsi.
Di
pari passo,
laddove
esiste
una rete
di comunicazione
tra
i
MMG,
ci è
sembrato
di percepire
che
questi
presentano
delle
carenze
di
informazione
rilevanti
che determina
una frammentazione
dei percorsi
tra
i vari attori
sul
territorio
che portano
i pazienti
a disorientarsi.
Altro
rischio
è
l’enfatizzazione
l’autoreferenzialità
nella
gestione
del paziente
e,
la
scarsa
attenzione
ai percorsi
integrati
da parte
delle
ASL.
Per cui
l’obiettivo
concreto
per
la
mia
realtà
si
potrebbe
realizzare
provando a incentivare
la
consapevolezza
del paziente
a condividere
con i
vari attori
una
strategia
di gestione
delle
condizioni
conseguenti
all’evento
acuto,
di ridurre
il
rischio
di riacutizzazione
della
patologia
e
le
richieste
chiarimenti
da parte
del pazienti
e dei familiari
e,
infine,
implementare
un sistema
di rete
territoriale
nella
gestione
del paziente.
Per concretizzare
l’obiettivo
abbiamo
pensato
a tre
tipi
di
strategie:
- isorisorse,
- aziendali
- territoriali
Nell’ambito
di una
U.O.
gli
strumenti
che abbiamo
individuato
per realizzare
il
counseling
a
isorisorse
sono
un programma
di incontri
multi
professionali
e formalizzare
dei colloqui
informativi
con i
pazienti
e i
familiari
magari
con
il
supporto
di filmati
che aiutano
a rafforzare
la consapevolezza
della propria
condizione.
In ambito
aziendale
sarebbe auspicabile
iniziare
con dei
percorsi
formativi
strutturati
per
il
personale
infermieristico,
individuare
degli
ambienti
idonei
per gli
incontri,
redigere
un questionario
di prima
valutazione
del paziente,
confrontarsi
con
il
territorio
per creare
una rete
ambulatoriale
domiciliare
e implementare
una scheda
di dimissione
infermieristica,
che diventa
uno
strumento
efficace
sul
quale
improntare
il
percorso di
counseling,
ed
infine,inventarsi
un
sistema
incentivante
per
il
personale
infermieristico
dedicato.
Una
strategia
potrebbe
essere
la
pubblicazione
di
questi
dati
sull’impatto
delle
prestazioni
ospedaliere
e
sulle
quote
di
mercato
che, come
hanno dimostrato
gli
americani
rappresenta
un forte
induttore
sulla
qualità
delle
cure poiché
come
vediamo
da questi
grafici
c’è
incremento
della
satisfation
del personale
che aumenta
in
modo
considerevole
già dopo
nove mesi
dalla
pubblicazione
dei report
e, continua
ancora per
molto
tempo
rafforzando
l’immagine
pubblica
dell’ospedale,
cosi
come
riportato
nei grafici.
Infine
sul
territorio
l’utilizzo
di protocolli
condivisi
con gli
altri
ospedali
e ambulatori
dello
stesso
bacino
di utenza,
insieme
con il
telefono
e
la
telemedicina,
garantirebbe
una qualità
delle
cure a
tutti
i pazienti
senza costringerli
ad allontanarsi
dal proprio
contesto
di vita.
Cosi
come
si evince
anche dallo
slogan
della
AHA
“ SEGUI
LE
LINEE
GUIDA”
che attraverso
la
rete
territoriale
realizzerebbe
interventi
di
prevenzione
secondaria
per
garantire
la
gestione
appropriata
della
terapia
e i vantaggi
per i
pazienti,
evidenziato
anche nel
grafico
successivo
che riporta
i dati
sull’adesione
del paziente
alla
terapia
e la
correzione
degli
stili
di vita.
Quindi
possiamo
concludere
che per avviare
un
intervento
strutturato
di counseling
è necessario
acquisire
ulteriore
competenza
in ambito
professionale
attraverso
la conoscenza
specifica
nel campo
della prevenzione
cardiovascolare,
sviluppando
la
capacità
di
comunicazione,
l’
attitudine
ai
colloqui
con familiari
e pazienti
e
implementare
una rete
regionale
tra i
diversi
ambiti
cardiologici
impegnati
nella
realizzazione
del counseling.In
ambito
organizzativo
dobbiamo
crearne
la fattibilità,
preparando gli
strumenti
di
informazione,
strutturando
un calendario
di
incontri
periodici
e infine
individuando
gli
indicatori
specifici
per
un
a valutazione
dei risultati
in
termini
di
mortalità
e
morbilità
e
miglioramento
della
qualità
della
vita.
Mi è
sembrato
opportuno
chiudere con
questa
frase”
FARE
IL BENE
CI FA
STARE
BENE”
perché credo
che
il
messaggio
dobbiamo
trarre
dallo
studio
B4 è
che
se
ci
impegniamo
a
seguire
i nostri
pazienti
nel percorso
di prevenzione
secondaria,
forse avremo
la possibilità
di garantirgli
una qualità
di vita ottimale
anche dopo un
evento
cardiovascolare
acuto,
contribuendo
anche alla
riduzione
della
spesa
sanitaria.
