L’IMA nella prima ora:
trombolisi si, trombolisi no
G. Bellizzi, G. Bianchino, C. Dragonetti, P.Guarino, C. Lo
Conte,
G. Manganelli, V. Pellecchia, E.Ragno
U.O.C. UTIC e Cardiologia - Ospedale Ariano Irpino (Av)
ASL Avellino
La Sindrome Coronarica Acuta con
elevazione del tratto ST (SCA STEMI), è vissuta negli ultimi
anni sulla grande diatriba circa il miglior trattamento
possibile, fra trombolisi farmacologica e angioplastica primaria
(pPCI).
Molti studi hanno chiaramente
segnalato la maggiore efficacia in assoluto del trattamento
meccanico. Questa superiorità è apparsa soprattutto evidente
allorquando si agisca su pazienti oltre i 75 anni e quando il
paziente giunga tardivamente in Ospedale, oltre ad esprimersi
nella minore incidenza di eventi collaterali gravi (prima fra
tutte l’emorragia intracranica) .
In realtà, invece, tale
differenza appare decisamente meno marcata quando ci si trovi di
fronte alla fase iniziale della SCA.
Il registro francese delle UTIC
del 2000 (pubblicato nel 2004 su Circulation) ha dimostrato che
i pazienti trattati molto tempestivamente con trombolisi hanno
bassa mortalità sia in Ospedale, che ad un anno di distanza,
inferiore a quella di pazienti trattati con pPCI e con la stessa
trombo lisi ospedaliera
|
IN OSPEDALE |
A 1 ANNO |
Trombolisi Pre H |
3,3 |
3,6 |
P PCI |
6,7 |
11 |
Trombolisi in H |
8 |
11 |
No riperfusione |
12,2 |
21 |
Lo stesso studio CAPTIM del 2003
offre dati abbastanza simili, considerando però la mortalità a
trenta giorni
Trombolisi preH |
2,2 |
pPCI |
5,7 |
Molto interessante è anche la
metanalisi di Keeley del 2002 che ha valutato equivalenti i dati
di mortalità a un anno fra trombolisi e pPCI, quando la
differenza fra “door to balloon” e “door to needle”non superi i
62 minuti, mentre, qualora tale differenza fosse superiore, i
benefici sono maggiori con la trombolisi.
Più recentemente gli stessi
francesi hanno nuovamente esaminato lo stato delle proprie UTIC,
attraverso lo studio fast-MI del 2008 (dati 2007), e i dati, che
questa volta riguardano la mortalità a trenta giorni, non
divergono sostanzialmente da quelli pubblicati in precedenza
Trombolisi preH |
3,1 |
pPCI |
4,6 |
Trombolisi in H |
6,5 |
No riperfusione |
13,8 |
Anche quando andiamo a valutare i
dati relativi alle pPCI, scopriamo dallo studio del 2004 di De
Luca che, in ogni caso, per ogni trenta minuti di ritardo
nell’esecuzione della procedura di riperfusione meccanica, c’è
un incremento del 7,5 % della mortalità a distanza di un anno.
In sostanza tutti i dati
confermano con chiarezza estrema quanto affermato, con molta
enfasi, da Boersma nel 1996 : “Time is muscle”

E’ dunque soprattutto il fatto di
intraprendere assolutamente una procedura di riperfusione e di
effettuarla molto rapidamente , quella che fa la differenza
piuttosto che il tipo di procedura scelta.
In realtà abbiamo assistito
nell’ultimo decennio a un viraggio dalle procedure
farmacologiche a quelle meccaniche, senza che tuttavia si sia
incrementato il numero di soggetti riperfusi, per cui oggi,
circa due terzi dei soggetti con SCA non ricevono alcun
trattamento riperfusivo. E questo è molto grave perché come si
evidenzia nel recente Registro piemontese dell’IMA (2008) il
principale predittore indipendente di mortalità è rappresentato
proprio dall’assenza di trattamento riperfusivo.
Ma ritorniamo alle fasi precoci
dell’IMA. E non possiamo al riguardo non riferirci proprio alla
fase preospedaliera. Essa è sicuramente il tempo più delicata,
lungo il percorso della SCA.
La raccolta di varie osservazioni
in merito ha segnalato :
a)
che tra tutti pazienti deceduti prima di ottenere un
ricovero ospedaliero, ben il 60 % muore per cause
cardiovascolari;
b)
in Italia su 120.000 pz con SCA STEMI/anno, solo 90.000
giungono in vita in PS, mentre altri 30.000 muoiono prima di
ricevere un soccorso adeguato.
E se osserviamo, soprattutto
negli ultimi anni, una certa consapevolezza dei pazienti circa
la necessità di rivolgersi tempestivamente verso una struttura
di emergenza , non è cambiato significativamente il tempo fra
contatto del paziente col sanitario e inizio della procedura di
riperfusione

E a questo punto la domanda
diventa assolutamente scontata: nei tempi ottimali di 1, max 2
ore è più facile effettuare una trombolisi farmacologica o una
pPCI ?
La risposta ci viene da alcune
osservazioni italiane e internazionali: in Veneto solo il 30 %
dei pazienti trasferiti per SCA STEMI ha usufruito di una pPCI
nei tempi canonici di 90’ ( e resta il dubbio che si sia inteso
il tempo realmente speso come quello necessario ad arrivare
all’Emodinamica e non al gonfi aggio del pallone); in Piemonte
il dato è ancora più disarmante : nessun paziente.
Ecco allora spiegata la
riscoperta della trombolisi, soprattutto nel suo utilizzo
preospedaliero.
In Francia, sempre il fast-MI ha
evidenziato:
Trombolisi preH |
18 % |
Trombolisi in H |
10 % |
pPCI |
32% |
No rx |
40 % |
Anche in Italia la pratica di
eseguire trombolisi sul luogo dell’evento, assume una dimensione
crescente e i dati fin qui raccolti sono estremamente
significativi in merito.
Al riguardo un’esperienza
piuttosto ampia è quella di S.Severo pubblicata nel 2008

Anche nella nostra realtà dell’
ex ASL Av/1, un territorio enorme per superficie, da 4 anni
abbiamo iniziato, in collaborazione con il 118 l’esperienza del
trattamento trombolitico precoce preospedaliero, grazie alla
disponibilità di un sistema di tele cardiologia con trasmissione
dell’ECG alla nostra UTIC.
I dati raccolti negli anni
2007/2008 sono i seguenti:
ECG ricevuti |
220 |
SCA STEMI |
24 |
Thr eseguite |
21 |
Complicanze emorragiche |
0 |
Altre
complicanze 1 (FV)
|
|
Ma l’esecuzione della trombolisi
può limitare il successivo ricorso ad una PCI a breve scadenza ?
Lo studio TRANSFER – AMI ha
valutato proprio questo aspetto, separando i pazienti trombo
lisati in due gruppi , quello che esegue comunque una PCI entro
sei ore dalla trombolisi e quello che la esegue rapidamente solo
in caso di fallimento della trombolisi ovvero dopo 24 ore. I due
gruppi presentavano mortalità ospedaliera identica (3,6 contro
3,7 %) e solo per l’endpoint combinato (morte, reinfarto,
ischemia refrattaria, scompenso e shock) i risultati sono più
favorevoli per la pPCI immediata a prescindere ( 10,6 5 contro
16,6 %). In ogni caso non sono emersi particolari problemi che
controindichino il ricorso successivo alla PCI.
Siamo comunque in attesa di uno
studio, lo STREAM, su scala europea molto vasta, che risponderà
con maggiore chiarezza a tali interrogativi (i dati sono attesi
per il 2010)
Da qui comunque appaiono
certamente razionali le indicazioni delle linee guida ESC STEMI
che affermano come:
-
per i pazienti che arrivino entro tre ore dall’esordio
dei sintomi, all’osservazione, la pPCI è da preferire alla
trombolisi solo se la differenza fra “door to balloon “ e “door
to needle” è inferiore ai 60’.
-
Se tale differenza superi il mite di 60’ la pPCI va
preferita solo in caso di shock, grave scompenso
cardiocircolatorio o controindicazione alla trombolisi.
CONCLUSIONI
La risposta alla domanda iniziale
(IMA nella prima ora: trombolisi sì o no ?) riteniamo debba
essere positiva. Soprattutto la trombolisi sta acquisendo un
ruolo importante all’interno di un sistema integrato
ospedale-territorio, che coinvolga il 118 e faccia uso della
strumentazione di tele cardiologia, onde procedere nei casi
possibili alla riperfusione farmacologica direttamente sul luogo
dell’evento.
Il vantaggio, oltre a quello
della riduzione del “ritardo evitabile” è anche quello di essere
eseguibile da personale senza particolari esperienze e con costi
abbastanza contenuti.La trombolisi precoce altresì non esclude
la possibilità di un ricorso successivo alla PCI.
BIBLIOGRAFIA
Boersma E,
Maas ACP, Deckers JW, et al.
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treatment in acute myocardial infarction: reappraisal of the
golden hour.
Lancet
1996;348:771
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Nallamothu et al. “
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Bellizzi G. et al: Prehospital fibrinolysis: from the experience
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