ESPERIENZE DI COUNSELING
NELLO SCOMPENSO CARDIACO
Angela Beatrice Scardovi
UOC Cardiologia Ospedale S. Spirito- Roma
Lo scompenso cardiaco e’ una
patologia cronica che comporta una percentuale di
riospedalizzazioni dopo il ricovero per instabilizazione che
supera il 40% nei sei mesi dopo la dimissione. Questo fenomeno
provoca un importante assorbimento di risorse e un
deterioramento della qualita’ della vita del paziente e dei suoi
familiari.Oltre la meta’ dei ricoveri ripetuti sono dovuti a
mancata aderenza alla terapia e a scarso autocontrollo da parte
del paziente stesso di alcuni semplici parametri ( peso
corporeo, introito di liquidi, misure dietetiche ) . Una delle
ragioni principali e’ la mancata realizzazione , durante e dopo
la fase di ricovero , di un adeguato programma di educazione
sanitaria da parte del personale medico e paramedico.
Studi pubblicati negli ultimi
anni hanno suggerito che un percorso comprendente un approccio
multidisciplinare mirato anche a modificare lo stile di vita e
a migliorare l’aderenza alla terapia puo’ ridurre il tasso di
riospedalizzazioni di oltre il 50% . I dati relativi agli studi
pubblicati sull’argomento hanno dimostrato che un supporto
educazionale fornito al paziente e condotto da operatori esperti
riesce a migliorare la compliance alla terapia e in ultima
analisi a migliorare la prognosi.
Le linee guida per lo scompenso
cardiaco focalizzano la loro attenzione sul trattamento
farmacologico ma, benche’ sottolineino l’importanza
dell’autocontrollo da parte del paziente di certi aspetti della
malattia e del ruolo del supporto educazionale, non forniscono
indicazioni precise circa il tipo di counseling da adottare.
Vari studi hanno dimostrato i benefici ottenibili tramite
programmi di educazione sanitaria condotti da personale
specializzato iniziati gia’ durante la fase di ricovero e
proseguiti con modalita’ diverse durante la fase cronica del
follow- up ambulatoriale.
Esistono diversi approcci per
affrontare la prevenzione delle recidive. Spesso il medico, in
particolare in ambulatorio, adotta un comportamento sbagliato
spaventando il paziente sul rischio di ricadute (la “ spada di
Damocle “), colpevolizzandolo se non riesce a smettere di
fumare o a modificare lo stile di vita e sgridandolo se non
riesce modificare le abitudini alimentari.
Allora
cosa possiamo fare per
migliorare l’aderenza alla terapia e favorire e mantenere le
modifiche dello stile di vita dopo un episodio di scompenso
acuto?
E’ dimostrato che
quando la terapia
comportamentale o cognitivo-comportamentale viene associata a
programmi dietetici, insieme all’esercizio fisico, aiuta
ulteriormente a perdere peso e a mantenere nel tempo i risultati
. Altro aspetto di fondamentale importanza e’ il riconoscimento
sistematico di fattori di rischio psicosociali quali
depressione, ostilità e stress cronico, che si è rivelato
fondamentale in quanto tali fattori sono in grado di
condizionare il rischio di eventi in maniera indipendente
dall’effetto del trattamento.
Una possibile strategia
alternativa e’ rappresentata dal colloquio motivazionale
breve che e’ un metodo di lavoro centrato sulla persona,
orientato per accrescere le motivazioni personali al
cambiamento attraverso l’esplorazione e la risoluzione delle
ambivalenze comportamentali e deve essere condotto adattandosi
alla capacità/ possibilità della persona e al suo linguaggio .
Secondo l’impostazione di
Rollnick il colloquio di stile motivazionale in ambito
sanitario si svolge secondo tre fasi: 1) stabilire un buon
rapporto – individuare l’area problematica; 2) valutare la
motivazione al cambiamento in quell’area; 3 ) intervenire,
tenendo conto del profilo motivazionale del paziente.
Comunque , al di la’
dell’intervento da parte dello psicologo , il cardiologo e ,
soprattutto l’infermiere specializzato nell’assistenza al
paziente con scompenso cardiaco, hanno un ruolo decisivo nella
gestione del counseling i cui obiettivi sono d’ informare il
paziente sulla natura della malattia, sul rapporto tra terapia
farmacologia, stile di vita e andamento della patologia , sul
riconoscimento precoce dei segni e dei sintomi
d’instabilizzazione e sul come e dove ottenere adeguata
assistenza. Come dimostrato il counseling ha un impatto diverso
sulla prognosi se iniziato durante il periodo di ricovero quando
il paziente e’ piu’ fragile ma anche piu’ ricettivo nei riguardi
delle indicazioni che gli vengono fornite. In una recente
pubblicazione di Gheorghiade, riguardante lo scompenso cardiaco
acuto, viene sottolineata l’importanza, per mantenere la
stabilita’ clinica durante la fase cronica di malattia, di
coinvolgere nella gestione del problema non solo il paziente ma
anche i suoi familiari gia’ al momento della dimissione
fornendo istruzioni dettagliate e chiare riguardanti il
controllo del peso corporeo , la puntualita’ e la precisione
nell’assumere la terapia , i recapiti telefonici del centro di
riferimento e gli appuntamenti relativi alla fase di follow-up
ambulatoriale.
Queste indicazioni sono
scaturite dalle evidenze scientifiche relative a vari studi.
Krumholtz ha dimostrato ,
tramite un trial nel quale 88 pazienti con scompenso cardiaco
venivano randomizzati a seguire un tipo di follow – up
tradizionale oppure un percorso che comprendeva un supporto
educazionale intenso e ben strutturato, che il gruppo dei
soggetti che avevano ricevuto il programma educazionale
presentava un tasso di riospedalizzazione inferiore del 39% ad
un anno rispetto agli altri con significativa riduzione anche
della spesa sanitaria.
Koelling ha randomizzato 223
pazienti, in fase di dimissione dopo uno episodio di scompenso
cardiaco acuto, a ricevere un tipo di trattamento convenzionale
oppure a essere sottoposti a un colloquio individuale di
educazione sanitaria di un ‘ ora con un infermiere
specializzato. Quest’ultimo programma prevedeva poi un
contatto telefonico tra l’ infermiere e il paziente a 30, 90 e
180 giorni dalla dimissione finalizzato a rafforzare le
indicazioni gia’ date durante il ricovero. Anche questo tipo di
gestione pagava con una riduzione significativa del tasso di
riospedalizzazione e dei costi .
Sull’ onda dell’interesse
suscitato dagli studi citati, da
circa due anni presso la divisione di cardiologia dell’Ospedale
S. Spirito e’ iniziato un programma di counseling basato su una
strategia infermieristica che prevede l’inizio
dell’ educazione del paziente e dei familiari sul
problema
“ scompenso cardiaco “ gia’
durante la fase di ricovero. Il programma e’ composto da
tre fasi.
La fase 1 riguarda l’
addestramento del personale infermieristico da parte del medico
e
dell’infermiere dedicato tramite
lezioni e dispense.
La fase 2, operativa, e’
rappresentata dall’incontro tra l’ infermiere formato con il
paziente e , possibilmente con i suoi familiari, durante la
degenza quando la fase critica e’ stata superata
( generalmente durante il
periodo di ricovero in terapia sub- intensiva ). Durante
l’incontro l’infermiere distribuisce gli opuscoli informativi
relativamente allo scompenso cardiaco e alla correzione dei
comuni fattori di rischio spiegando cosa e’ lo scompenso
cardiaco, quali sono i sintomi, le complicanze e le modalita’
per prevenire le instabilizzazioni e rallentare la progressione
della malattia, educando il paziente relativamente al problema
dell’autogestione della terapia diuretica (concetto di “
flessibilita’ del diuretico “ ).
La terza fase prevede un
incontro con il paziente il pomeriggio prima o il giorno
stesso della dimissione nel corso del quale si legge insieme
la lettera di dimissione, si forniscono suggerimenti in grado
di migliorare la compliance alla terapia prescritta, e s’
illustra il calendario degli appuntamenti per il follow - up
ambulatoriale , comunicando i contatti telefonici del
personale di riferimento.
Per concludere possiamo
affermare che il counseling è un
processo relazionale che coinvolge un operatore e una persona
che sente il bisogno di essere aiutata a esplorare il proprio
problema di salute , a comprenderlo meglio e risolverlo in modo
efficace, a prendere una decisione o ad accettare una nuova
situazione. L'intervento si fonda sull'ascolto e il supporto ed
è caratterizzato dall'utilizzo, da parte dell'operatore, di
qualità personali, di conoscenze specifiche, nonchè di abilità e
strategie comunicative e relazionali finalizzate all'attivazione
e alla riorganizzazione delle risorse personali dell'individuo
al fine di rendere possibili scelte e cambiamenti in situazioni
percepite come difficili dalla persona stessa. Il counseling
nell’ ambito dello scompenso cardiaco trova numerose
applicazioni: nell'accoglienza dei pazienti, nell'ascolto
attivo dei loro bisogni e preoccupazioni, nella loro educazione
a comportamenti tesi a preservare la stabilita’ clinica,
nell'aiutare una persona ad accettare e mantenere uno stile di
vita sano, nel supporto durante il percorso di malattia per
convincere ad accettare la situazione e il trattamento
sanitario, nel sostegno ai familiari . Vari sono i
professionisti della salute che debbono contribuire a questo
programma: il medico di famiglia, il cardiologo , il
geriatra, lo psicologo, il fisioterapista, i
familiari ma soprattutto
l’infermiere che, se adeguatamente formato e coinvolto, puo’
ottenere ottimi risultati gia’ durante la fase di ricovero
poiche’ e’ lui che per primo si prende cura dell’assistenza
fisica del paziente, ne riceve le confidenze e i timori e appare
come una figura piu’ familiare rispetto al medico stesso.
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