Quando e perché
l’occlusione PERCUTANEA
dell’auricola
sinistra
Gennaro
Santoro
“Diagnostica ed interventistica CV” – Dipartimento del Cuore e
dei Vasi – AOU- CareggiFirenze
Lo stroke è la terza causa di
morte dopo le malattie cardiache ed il cancro, ed è la prima
causa di inabilità. Secondo l’organizzazione mondiale della
sanità nel 2001 circa 20 milioni di persone hanno avuto uno
stroke e per questo 5 milioni sono deceduti. Il 20% degli stroke
embolici sono di origine cardiaca e nel 50% dei casi ciò è
dovuto a fibrillazione atriale (FA) non valvolare.
Nei pazienti con FA la mortalità
per stroke è più elevata che nei pazienti in ritmo sinusale (33%
vs 20%) ed anche la morbilità intesa come disabilità è più
elevata e di grado maggiore.
Si definiscono pazienti ( in FA
non valvolare) ad alto rischio per stroke quelli con età > di 75
anni,quelli con precedente stroke o embolia sistemica, pazienti
con storia di ipertensione, pazienti con scompenso cardiaco o
disfunzione ventricolare sinistra, oppure pazienti in cui sono
presenti almeno due delle seguenti caratteristiche cliniche:
diabete, coronaropatia con FE conservata , età compresa fra i 65
e i 75 anni. Il rischio di stroke è simile fra i pazienti con FA
stabile e quelli con FA intermittente. Il trattamento di scelta
nei pazienti ad alto rischio è la terapia con anticoagulanti
orali (ACO). Ma nella pratica clinica solo il 45-55% dei
pazienti ad alto rischio fanno trattamento adeguato e
particolarmente nelle fasce di età superiore agli 80 anni. Ciò
sembra essere dovuto alla difficile gestione della terapia ACO,
alla ristretta finestra terapeutica di tale farmaco ed al
rifiuto del paziente ad eseguire tale trattamento. Inoltre circa
il 30% dei pazienti con più di 75 anni hanno controindicazione
al trattamento ACO. Lo stroke ischemico o emorragico nei
pazienti in terapia ACO è legato a valori di INR fuori range
terapeutico specialmente nei pazienti anziani. È inoltre noto
che il rischio emorragico correlato alla terapia ACO cresce con
l’età, il numero dei farmaci che il paziente assume e spesso
nell’ultraottante il rischio cardioembolico elevato si associa a
rischio emorragico elevato.
Sappiamo da studi
ecocardiografici, autoptici, e chirurgici che nei pazienti con
FA non valvolare la localizzazione della trombosi intracardiaca
è nel 90% dei casi a livello dell’auricola sinistra, ed inoltre
la chiusura completa o la rimozione dell’appendice auricolare
riduce la frequenza di stroke nei pazienti sottoposti a
sostituzione valvolare o MAZE.
Ciò premesso la chiusura
percutanea dell’auricola sinistra può essere proposta ai
pazienti con FA ed alto rischio di stroke : quando esista
controindicazione all’ACO, o il paziente abbia avuto
sanguinamenti maggiori correlati alla terapia ACO, o che sia
difficile o impossibile mantenere in range terapeutico il
paziente, o che quest’ultimo non sia compliante.
La chiusura percutanea
dell’auricola si esegue impiantando per via transettale a
livello dell’appendice auricolare un device occlusore dotato di
uncini di aggancio in modo da ottenere una completa
embolizzazione della camera cardiaca. Nel Registro PLAATO
l’occlusione dell’auricola sinistra nei pazienti con alto
rischio di sanguinamento o controindicazione alla terapia ACO e
con Chads score medio di 3 si ottenne una riduzione del rischio
calcolato del 72%. Recentemente sono stati resi noti i risultati
del trial randomizzato PROTECT-AF (pazienti in FA stabili
randomizzati a terapia ACO versus chiusura percutanea
dell’auricola sinistra) che ha mostrato non inferiorità del
device nel prevenire lo stroke ischemico e una minor incidenza
di stroke emorragico (end point of efficacy). Esistono
attualmente in commercio per uso clinico due tipi di devices (Watchman
e ACP) con caratteristiche molto differenti ed attualmente in
Italia viene commercializzato solo l’ACP. L’intervento si esegue
per via percutanea con cateterismo transattale e sotto guida
radiologica e ecocardiografica, richiede esperienza nel
trattamento delle cardiopatie strutturale e necessita di una
curva di apprendimento di almeno 25 impianti. Si può ipotizzare
che tale procedura si possa diffondere anche rapidamente vista
la numerosità dei pazienti che non vengono trattate con terapia
ACO per controindicazione o scarsa compliante alla terapia o
l’alto rischio di sanguinamenti correlato all’ACO.
Quali pazienti trattare?
-
Chronic
atrial fibrillation (persistent or paroxysmal > 3
months)
-
High risk
of stroke defined
as one or more risk factors in which anticoagulation
therapy is recommended by current ACC/AHA/ESC practice
guidelines.
-
Patients is
unable to take long-term anticoagulation therapy for the
following reason(s):
»
Cerebrovascular or other Hemorrhagic tendency,
»
Active ulceration,
»
Overt
bleeding of gastrointestinal, genitourinary or respiratory
tracts,
»
Severe hypertension,
»
Severe kidney or liver insufficiency,
»
Allergy to anticoagulation therapy,
»
Dementia, Alcoholism, Psychiatric disorders (e.g.
schizophrenia),
»
High risk of falling,
»
Poor compliance, Inability to achieve or maintain a
therapeutic INR,
»
Inability to continue with anticoagulation therapy due
to drug or food interaction
4. Non
valvular AF and DES
5.
Post
percutaneous Ablazion
6.
Post percutaneous mitral commissurotomy
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