LA EMBOLIA POLMONARE: COME PREVENIRLA, QUANDO SOSPETTARLA,
COME TRATTARLA
Sergio Severino, Luigi Nunziata*, Sara Hana Weisz*, Sergio
Padula, Ilaria Caso**, Roberta Ancona***, Salvatore Comenale
Pinto,
Raffaele Calabrò*, Pio Caso
U.O.S.D Diagnostica non invasiva Cardiovascolare –
U.O.C. Cardiologia – A.O. Monaldi (NA)
*Cattedra di Cardiologia Seconda Università degli Studi di
Napoli –
A.O. Monaldi (NA)
**U.O. Cardiologia - Ospedale S. Luca di Vallo della Lucania
(SA)
***U.O. Cardiologia - Ospedale di Lagonegro (PZ)
L’embolia polmonare acuta è
un’emergenza cardiovascolare abbastanza comune, che si manifesta
a seguito dell’improvvisa chiusura dell’arteria polmonare o di
uno dei suoi rami principali o secondari. L’estensione del letto
vascolare compromesso influenza l’entità della sintomatologia e
l’evoluzione clinica, che dipendono fondamentalmente dal grado
di interessamento emodinamico del ventricolo destro. L’embolia
polmonare rimane ancora una patologia ad elevata morbilità, in
quanto la sua diagnosi rimane misconosciuta e non si accompagna
ad una sintomatologia specifica. L’occlusione del lume vascolare
polmonare è nella maggior parte dei casi dovuto ad un
trombo-embolo, ma per completezza è necessario ricordare le più
rare embolie da aria e grasso (che non verranno trattate in
questo contesto).
FISIOPATOLOGIA
Nella maggior parte dei
pazienti, l’origine dell’embolo è un trombo presente a livello
del sistema venoso profondo degli art inferiori che si estende
fino alle vene poplitee, femorali o iliache, ma che parte
solitamente da distretti venosi più periferici.
L’ostruzione acuta del lume
vascolare polmonare determina un improvviso aumento della
pressione a monte, che si ripercuote molto rapidamente sul
ventricolo destro. Tale incremento pressorio non è spiegato
esclusivamente dalla grandezza dell’embolo, ma anche dalla
vasocostrizione che si determina in conseguenza alla risposta
infiammatoria locale 1. Quest’ultima è responsabile
di modifiche locali del surfactant, zone di atelettasia e shunt
artero-venosi che sono anche i responsabili dell’alterato
scambio gassoso, caratteristico dell’embolia polmonare. La
distensione improvvisa del ventricolo destro determina
l’attivazione del meccanismo di Frank Starling, che associato
all’effetto cronotropo ed inotropo positivo del sistema
simpatico, riesce in alcuni dei pazienti a mantenere una
discreta gittata cardiaca ed un buon flusso polmonare e
periferico. Questo è importante in quanto da essi dipende la
perfusione del circolo coronarico e di conseguenza anche la
capacità contrattile del ventricolo destro.
Se i meccanismi di
compenso riescono a garantire un’adeguata contrazione del
ventricolo destro nell’immediato, le successive 24-48 ore
dall’evento sono ancora delicate per il paziente. Infatti in
questa fase possono occorrere nuove embolie (soprattutto nel
paziente in cui l’embolia polmonare non è stata ancora
diagnosticata e quindi trattata) oppure vi può essere un
decadimento della funzione ventricolare destra per progressiva
discrepanza tra richiesta di ossigeno e flusso coronarico (per
la bassa pressione in aorta).
CLASSIFICAZIONE
L’embolia polmonare può essere
distinta in massima o submassiva:
1.
l’embolia polmonare è detta massiva quando
determina ipotensione (PAS < 90 mmHg) o caduta della pressione
arteriosa sistolica > 40 mmHg e deve essere sospettata ogni
qualvolta un paziente presenta ipotensione con aumento della
pressione venosa centrale e in assenza di altre cause che
possano spiegarlo 2 (tamponamento, pneumotorace
iperteso, infarto acuto del miocardio).
2.
l’embolia polmonare è, invece, submassiva tutte le
volte che non rientra nei criteri della forma massiva.
PROGNOSI
La prognosi dei pazienti con
embolia polmonare si giova moltissimo della terapia
anticoagulante, in quanto rispetto ai pazienti non trattati, in
cui la mortalità può ragguingere circa il 30%, nei pazienti
trattati con anticoagulanti la mortalità scende al 2-8%
3-4-5-6.
Il primo importante fattore
condizionante la prognosi è la funzione ventricolare destra. E’
stato visto infatti che nei pazienti con embolia polmonare, sia
ipotesi che normotesi, la disfunzione ventricolare destra è
associata ad aumento della mortalità 7. Inoltre, essa
è associata ad un maggior rischio di sviluppare un nuovo
episodio di embolia polmonare, di trombosi venosa profonda o una
morte per embolia polmonare, soprattutto se è presente anche
alla dimissione del paziente 8. Inoltre, anche la
presenza di un trombo nel ventricolo destro è stata associata ad
un peggiore outcome per il paziente 9.
Il peptide natriuretico BNP è
stato anch’esso studiato nell’embolia polmonare. L’aumento dei
suoi valori nel sangue permette di individuare pazienti con un
outcome peggiore, sia per l’aumento della mortalità che delle
complicanze cliniche durante il ricovero (necessità di
ventilazione meccanica, di trombolisi,…). Valori elevati,
inoltre, predicono la comparsa di disfunzione ventricolare
destra, che di per sé rappresenta un fattore prognostico
negativo 10. Anche l’aumento della troponina, marker
di morte miocardica, è indicativo di una peggiore prognosi per
il paziente perché associato ad aumento della mortalità 11
e la valutazione combinata di troponina e BNP si è dimostrata
anche superiore alla sola troponina nel predirla 12.
Le Linee Guida
dell’European Society of Cardiology del 2008 sull’embolia
polmonare propongono uno schema di stratificazione del rischio
del paziente che si basa sui marker prognostici di mortalità
precoce (in ospedale o entro i 30 giorni) suddividendoli in
markers clinici (shock o ipotensione), di disfunzione
ventricolare destra e di danno miocardico 13. Tale
approccio ha delle implicazioni sull’aggressività del management
del paziente, dalle indagini diagnostiche alla terapia (Tabella
I).
Tabella I
Stratificazione del paziente
con embolia polmonare acuta in base al rischio di mortalità
precoce.

Ripresa da Torbicki A, Perrier
A, Konstantinides S, et al.
Task Force for the
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Sep;29(18):2276-315.
CLINICA
Le manifestazioni
cliniche dell’embolia polmonare sono del tutto simili ai segni e
sintomi comunemente riscontrabili nel corso di altre patologie a
carico dell’apparato cardiovascolare. Per questo motivo, per
diagnosticare un’embolia polmonare è necessario sospettarne la
presenza e ricercare quei segni e sintomi che da soli non
riescono ad escludere o confermare la diagnosi, ma che
sicuramente ne aumentano la probabilità.
Nello Studio Prospective
Investigation of Pulmonary Embolism Diagnosis (PIOPED II), i
sintomi più frequentemente riscontrati nei pazienti con embolia
polmonare esenti da pregresse patologie cardiovascolari sono
stati la dispnea improvvisa (nel giro di pochi secondi o minuti)
a riposo o sotto sforzo, il dolore pleuritico, la tosse ed i
sibili respiratori. Tra i sintomi, invece, la tachicardia, la
tachipnea, i rantoli, la riduzione del murmure vescicolare e
l’accentuazione del II tono cardiaco. Comuni sono anche le
manifestazioni locali, a livello della coscia o del polpaccio,
legate alla trombosi venosa profonda: dolore, gonfiore, edema,
eritema o la palpazione di una corda tesa 14. Utile è
anche ricercare segni di DVT: trombosi venosa profonda.,
compromissione ventricolare destra, come il turgore
Tabella II
Prevalenza dei segni e
sintomi in pazienti con sospetto di embolia polmonare, in base
alla diagnosi finale.

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delle giugulari o nei casi più
gravi sincope, ipotensione o shock.
Nelle Linee Guida dell’European
Society del 2008, i segni ed i sintomi fondamentalmente
coincidono fondamentalmente con quelli precedentemente elencati
13 (Tabella II), ma vengono aggiunti anche
alcuni esami routinari dai quali si possono ottenere
informazioni in più. Una radiografia del torace può essere utile
per escludere altre cause di dispnea, un emogasanalisi può
evidenziare ipossiemia con alterato gradiente alveolo-arterioso,
un elettrocardiogramma può mostrare disturbi della conduzione e
sovraccarico nelle derivazioni destre. Anche questi ultimi dati
non sono esaustivi per porre la diagnosi, ma suggeriscono
anch’essi di effettuare ulteriori approfondimenti.
Tabella III
Lo Score di Wells e lo Score
di Geneva rivisitato.

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La valutazione clinica del
paziente con sospetto di embolia polmonare permette di porre il
paziente in una categoria di probabilità mediante il giudizio
clinico individuale del medico o mediante l’applicazione di
score ben precisi, come lo Score di Wells 15 o lo
Score di Geneva 13 (Tabella III).
DIAGNOSI
Le Linee Guida dell’European
Society of Cardiology del 2008 13 propongono 2 schemi
di indagini da eseguire, in base al quadro clinico di
presentazione:
- paziente ad alto rischio, con
ipotensione o shock;
- paziente non ad alto rischio,
cioè senza ipotensione o shock.
Nel paziente ad alto
rischio, l’indagine iniziale più utile, anche per escludere
eventuali altre diagnosi, è l’ecocardiografia. In realtà la
metodica di prima scelta consigliata è l’angioTC, ma in questi
pazienti essa è raramente effettuabile perché l’instabilità
emodinamica non lo permette (Tabella IV).
Nel paziente non ad
alto rischio, invece, la valutazione clinica riveste un ruolo
essenziale. Viene calcolato lo Score di probabilità di embolia
polmonare (es.
Tabella IV
Algoritmo diagnostico per i
pazienti con sospetta embolia polmonare ad alto rischio.

* La CT è considerara non
disponibile anche quando le condizioni del paziente non
permettono di effettuarla. # L’ecocardiografia transesofagea
permette di evidenziare trombi nei rami dell’arteria polmonare;
il CUS può evidenziare la trombosi venosa profonda.
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Score di Wells) e si distinguono
i pazienti in quelli con embolia polmonare “non probabile” e
“probabile”. Per quanto concerne il primo gruppo, se il D-dimero
risulterà negativo, si potranno escludere ulteriori
accertamenti, mentre se risulterà positivo, sarà necessario
procedere con l’angioTC. Per i pazienti con embolia polmonare
“probabile”, invece, è preferibile iniziare direttamente le
indagini con un’angioTC (Tabella V).
D-dimero
E’ il prodotto di degradazione
della fibrina. Il suo dosaggio è consigliato nei pazienti non ad
alto rischio, con bassa probabilità di embolia polmonare. Sono
considerati anormali valori > 500 ng/mL se si utilizzano assay
quantitativi 16. Il dosaggio del D-dimero è
caratterizzato da una buona sensibilità e un buon valore
predittivo negativo, mentre ha una bassa specificità e un basso
valore predittivo positivo. Il suo dosaggio nei pazienti con
alta probabilità clinica di embolia
Tabella V
Algoritmo diagnostico per i
pazienti con sospetta embolia polmonare non ad alto rischio.

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polmonare non è consigliato
perché in questi pazienti esso ha un basso valore predittivo
negativo 17.
Scintigrafia ventilatoria e
perfusiva
Tale
metodica è stata valutata nello Studio Prospective Investigation
of Pulmonary Embolism Diagnosis (PIOPED) 18. Esso ha
dimostrato l’elevata accuratezza diagnostica della scintigrafia
quando essa viene abbinata ad una valutazione clinica del
paziente. Una scintigrafia normale, inoltre, permette di
escludere con buona possibilità un’embolia polmonare. E’ da
dire, infine, che essa rappresenta una buona alternativa all’angioTC
nei pazienti che presentano controindicazioni a tale esame.
Computed Tomography
La
TC permette di evidenziare nella maggioranza dei pazienti
affetti la presenza di materiale embolico nel circolo polmonare
19. Uno dei suoi vantaggi consiste anche nella
possibilità di mettere in evidenza altre anomalie polmonari che
potrebbero spiegare il quadro clinico. L’accuratezza diagnostica
della metodica, però, dipende molto dall’esperienza
dell’operatore e varia da studio a studio, ma nonostante ciò si
può quasi sempre escludere l’embolia polmonare in un paziente
con TC negativa. Come per le altre metodiche, affinchè la TC
possa essere un migliore strumento diagnostico per confermare o
escludere l’embolia polmonare, è necessario associarla al
calcolo della probabilità pretest e nei seppur rari casi di
discordanza di risultati, è necessario procedere con ulteriori
approfondimenti strumentali (es. angiografia polmonare).
Angiografia polmonare
E’ il gold standard per
l’evidenziazione dell’ostruzione dei rami polmonari. Essa non
viene frequentemente eseguita perché essendo un esame invasivo,
viene riservato ai rari casi in cui vi è una discordanza di
risultati ai precedenti test non invasivi.
Ecocardiografia
L’ecocardiografia riveste
sicuramente un ruolo di primo piano nella valutazione del
paziente ad alto rischio con ipotensione o shock. In questo
contesto, infatti, l’assenza di segni di sovvraccarico e
disfunzione ventricolare destra permettono l’esclusione
dell’embolia polmonare.
La dilatazione del ventricolo
destro è presente in un quarto dei pazienti ed il suo riscontro
ha un peso anche prognostico. Il Segno 60-60 ed il Segno di
McConnell 20 sono indicativi di disfunzione
ventricolare destra e, a differenza dell’insufficienza
tricuspidale, sembrerebbero più rari nei pazienti con patologia
respiratoria cronica 21. Il Segno di McConnell
consiste nell’anomalia di contrazione della parete libera del
ventricolo destro, con conservata cinesi dell’apice. Esso va
inquadrato sempre nel contesto clinico, in quanto in un paziente
con pregresso infarto del ventricolo destro, esso non assume lo
stesso significato. Talvolta è possibile riscontrare un trombo
in atrio destro (Fig.1) o nel tronco e nei rami polmonari
prossimali (Fig.2).
Nei pazienti non ad alto
rischio, l’ecocardiografia non riveste un ruolo importante in
quanto vengono preferite altre metodiche diagnostiche.

Fig.1
Trombo visibile in atrio destro

Fig.2
Trombo in arteria polmonare
TERAPIA
Anche la gestione terapeutica
del paziente con sospetta embolia polmonare, risente della
distinzione tra paziente ad alto rischio e non ad alto rischio.
Bisogna comunque considerare che nei pazienti instabili, il
primo presidio consiste nel dargli il supporto respiratorio
(ossigeno, intubazione) ed emodinamico (fluidi, dopamina,
adrenalina, noradrenalina), nonché iniziare una pronta terapia
anticoagulante se il sospetto è forte. Essa non serve tanto a
lisare il trombo già formato, ma a prevenire le recidive che
nelle prime ore si associano ad alta mortalità. Nel paziente ad
alto rischio, gli studi effettuati a riguardo sembrerebbero
dimostrare la migliore prognosi nei pazienti che effettuano
trombolisi 22. Per quanto concerne la terapia
anticoagulante, invece, l’eparina non frazionata deve essere
preferita. Nei pazienti non ad alto rischio, la trombolisi non
dà nessun beneficio clinico 22 e, per quanto concerne
la terapia anticoagulante, sono da preferire l’eparina a basso
peso molecolare o il fondaparinux, somministrati in base
Tabella VI
Raccomandazioni per il
trattamento acuto dell’embolia polmonare acuta.

Ripresa da Torbicki A, Perrier
A, Konstantinides S, et al.
Task Force for the
Diagnosis and Management of Acute Pulmonary Embolism of the
European Society of Cardiology. Guidelines on the diagnosis and
management of acute pulmonary embolism: the Task Force for the
Diagnosis and Management of Acute Pulmonary Embolism of the
European Society of Cardiology. Eur Heart J. 2008
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al peso corporeo. Una metodica
alternativa alla trombolisi, utilizzata nei pazienti con
aumentato rischio emorragico, è l’embolectomia percutanea o
chirugica.
La terapia anticoagulante a
lungo termine è un problema non di poco conto per i pazienti con
pregressa embolia polmonare acuta. Quando un fattore
predisponente è evidenziabile o quando si tratta del primo
episodio sine causa identificabile, le Linee Guida dell’European
Society of cardiology raccomandano (Classe IA) di anticoagulare
il paziente con antagonisti della vitamina K per i primi tre
mesi (INR target 2-3). Se invece si tratta del secondo episodio
sine causa apparente, la raccomandazione è per una terapia
anticoagulante a vita (Classe IA) sempre con antagonisti della
vitamina K 13. Nel caso in cui l’embolia polmonare
avvenga in un paziente con patolgia tumorale, invece, è
raccomandata una terapia con eparina a basso peso molecolare nei
primi 3-6 mesi, quindi sarà possibile il passaggio agli
antagonisti della vitamina K o continuare a vita con l’eparina a
basso peso molecolare.
I filtri in vena cava sono dei
presidi che vengono posizionati qualora esiste una causa
permanente non rimuovibile (es. trombo flottante in vena
femorale).
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