L’I. M. A. IN
FASE INIZIALE:
LE COSE DA FARE
E QUELLE DA NON FARE
E.Murena
S.Tortorella
Unità Operativa
di Cardiologia- UTIC
Ospedale S.Maria
delle Grazie Pozzuoli ASL NA 2
Il fattore tempo, “time
is muscle” , da anni risulta il punto cruciale su cui
intervenire e spendere tutte le nostre risorse umane e
tecnologiche affinché la gestione nella fase acuta dell’infarto
del miocardio (IMA) possa arrecare benefici al paziente in
termini di prognosi a breve e lungo termine.
Le ultime linee guida
dell’European Society Cardiology (ESC) (1) e dell ACC/AHA (2)
pongono maggiore enfasi su tre punti fondamentali strettamente
collegati tra loro, che convergono tutti sulla tempestività di
un intervento rapido sul management dell’ IMA nelle fasi
precocissime (l’importanza della prima ora – la “golden hour”).
Le prime tre cose da
fare:
-
Precoce diagnosi
preospedaliera;
-
Efficace triage
medico-infermieristico;
-
Organizzazione di una
rete di trasporto.
Tutto ciò per ridurre
significativamente i tempi dal “first contact medical” (FMC) to
“Balloon” per la migliore terapia (PCI Primaria) (3) da
destinare al paziente.
L’ottimale trattamento
dei pazienti con IMA richiede l’utilizzo di un efficace sistema
di emergenza (118), fulcro centrale e fondamentale per gli snodi
decisionali da intraprendere immediatamente e collegato con una
rete di ospedali locali con protocolli
concordati-condivisi-deliberati. E’ necessario, difatti, che le
istituzioni ospedaliere si muniscano di “percorsi critici” per
codificare modelli gestionali adatti alla propria struttura (4).
La creazione di una rete
è vitale perché, durante la prima ora dell’ IMA, ove si registra
il più alto tasso di mortalità con alta incidenza di arresto
cardiaco extraospedaliero, non si agisca soltanto con la
preparazione, capacità professionale e le buone intenzioni degli
operatori sanitari con conseguente possibile dispersione di
risorse e tempi, ma che l’intervento sul campo sia
razionale-capillare-essenziale (5). In conclusione, la rete per
il cardiopatico acuto deve garantire.
Cose da fare:
-
Diagnosi nel più
breve tempo possibile;
-
Percorsi di cura
immediati e preordinati;
-
L’informazione al
paziente e ai suoi familiari;
-
Continuità
assistenziale dopo la fase acuta.
Cosa fare nei pazienti
con infarto miocardico acuto con ST sopraslivellato (STEMI):
- I cardini sui quali
applicare il trattamento riperfusivo sono rappresentati da:
a) Presentazione
clinica: (tempo di ischemia, estensione del miocardio a
rischio, comorbilità);
b) Risorse
disponibili: (efficacia sistema 118, trombolisi
preospedaliera (TBL), pronta disponibilità dei laboratori di
emodinamica);
c) Contesto
organizzativo: (modalità di accesso alle cure, diagnosi
preospedaliera, distanza)
Gli elementi di
ottimizzazione che permettono di migliorare la “terapia
organizzativa” sono rappresentati da:
-
Per pazienti che
chiamano il 118
Cose da fare:
-
E.C.G. sul territorio
e triage in base alla gravità clinica;
-
Riperfusione “FAST”
secondo protocolli condivisi
Pertanto l’ambulanza non
è più considerata solo mezzo di trasporto, ma luogo di diagnosi,
triage e selezione del paziente.
In sintesi: Cose da
fare:
-
< 10 min. per
trasmissione ECG;
-
< 5 min. per
teleconsulto;
-
< 30 min. dall’arrivo
dell’ambulanza alla TBL;
-
< 120 min.
dall’arrivo dell’ambulanza al primo gonfiaggio del pallone.
Cose da non fare:
“Sforare” questi tempi
vitali
-
Per pazienti che
giungono direttamente al PS
Cose da fare:
-
Immediata esecuzione
dell’E.C.G. entro 10 min.;
-
Ripefusione “FAST”
secondo protocolli condivisi;
-
Attivazione diretta
emodinamica dal PS (medico del PS e/o cardiologo-cardiologo
dell’UTIC) e trasferimento diretto in emodinamica.
d) TBL, se indicata,
secondo protocolli condivisi tra PS e cardiologia.
Cose da non fare:
“Sforare”
questi tempi vitali
Raccomandazioni dell’L.G.
– E.S.C. per i tempi di terapia riperfusiva.
INDICAZIONE GENERALE:
in tutti i pazienti con dolore toracico e sopra slivellamento ST
< 12 ore (1° A).
PCI PRIMARIA:
trattamento preferenziale se eseguito quanto prima possibile dal
F.M.C. da un’ equipe medica specializzata (1° A). L’intervallo
di tempo tra F.M.C. e il primo gonfiaggio del pallone deve
essere sempre < 2 ore e non deve superare i 90 minuti nei
pazienti giunti precocemente (entro le 2 ore) e che presentano
un infarto esteso con un basso rischio emorragico (1° B). La PCI
primaria è, inoltre, indicata in pazienti in shock ed in quelli
con controindicazioni alla TBL, indipendentemente dal tempo
trascorso (1° B).
TERAPIA FIBRINOLITICA:
in assenza di controindicazioni e quando la PCI primaria non
può essere eseguita entro i limiti di tempo raccomandati (1° A).
Cosa fare nei pazienti
con infarto acuto del miocardio non ST sopraslivellato (NSTEMI):
Ricovero in UTIC (ancora
molti pazienti vengono trasferiti in reparti non idonei).
“Rete
di trattamento”, tale da garantire un elevato standard di cura (
più “soft” rispetto alla rete dello STEMI).
Un trattamento aggressivo
immediato è richiesto (entro la 1° ora) solo in pazienti con
angor continuo, persistente alla prima osservazione, angina
refrattaria o ricorrente, segni di scompenso, ipotensione o
instabilità emodinamica - aritmie ventricolari maggiori.
Per gli altri pazienti a
medio-alto rischio, la coronarografia può essere posticipata a
24-72 ore.
Per pazienti a basso
rischio: strategia conservativa.
Purtroppo le
raccomandazioni basate sull’evidenza clinica sul rispetto dei
tempi di riperfusione, non hanno sempre un riscontro nel mondo
reale, ove vi è ancora difficoltà a trasferire i pazienti nei
tempi richiesti ad un centro di emodinamica e ad effettuare
entro le canoniche 2 ore la PCI primaria (6-7).
Vi è stato solo un lieve
miglioramento nei ritardi preospedalieri, ma in un arco di tempo
lunghissimo dal 1999 al 2006 (8).
In conclusione sono due
le modalità che possono concorrere all’accorciamento dei tempi
dall’inizio dei sintomi.
Cose da fare:
-
Portare il
trattamento al paziente (TBL e terapia antitrombotica
somministrata in ambulanza o in PS);
-
Portare il paziente
al trattamento (rapido trasferimento ad un centro HUB).
Sono, pertanto, poche ma
essenziali le cose da fare per un paziente che giunge alla
nostra osservazione entro 1 ora dall’IMA
E le cose da non fare!
Fondamentalmente una: non perdere tempo e assicurare al paziente
la terapia riperfusiva più idonea nel contesto temporale,
logistico ed organizzativo (TBL o PTCA purchè si faccia presto).
Ogni paziente con IMA merita la riperfusione sino a 12 ore
dall’inizio dei sintomi.
BIBLIOGRAFIA
1) Van
De Werf , Bax, Betriu The task force of the management of
st-segment elevation acute myocardial infarction of the esc
Eur
Heart J 2008; 29:2909-2945
2)
Antman, Hand : Guidelines ACC-AHA
Circulation 2007;
117:296-2329
3)
Keeley, Boura : Primary Angioplasty versus intravenours
thtrombolytic therapy
Lancet 2003; 361: 13-20
4) Documento di consenso:
la rete interospedaliera per l’emergenza coronarica.
Ital heart J 2005;
6:5S-26S
5) Struttura ed
organizzazione funzionale della cardiologia:
G.I.C. : 2009 vol. 10
suppl. 3
6) NRMI.
Hospital delays in reperfusion for ST-AMI
Circulation 2006; 114:
2019-2025
7) Vienna Stemi Registry
Circulation 2006; 113:
2398-2405
8) Grace Registry
Eur Heart J 2008;
29:609-617