Cuore e stile di vita
Vincenzo Capuano, Fabio Franculli, Sergio Torre, Giuseppe Di
Maso, Ernesto Capuano, Matteo Sonderegger , Liberata Ricciardi,
Giuseppe La sala, Teodora D’Arminio, Giuseppe Di Mauro, Giuseppe
Vecchio.
Unità Operativa di Cardiologia ed UTIC – Ospedale “G.Fucito”
–
Mercato San Severino (SA)
Il rapporto tra stile di vita e
malattie cardiovascolari è un argomento di grande attualità, con
risvolti pratici. È fondamentale, per il medico, tenere in
opportuna considerazione lo stile di vita del paziente sia nella
stratificazione del rischio che nella prescrizione terapeutica.
Il rapporto tra stile di vita ed
eventi cardiovascolari è un concetto consolidato ed i parametri
di tale rapporto sono semplici e facilmente condivisibili. Basti
considerare che i programmi di prevenzione primaria sono tutti
rivolti a favorire uno stile di vita idoneo e sull’utilità di
tale intervento esistono consensi unanimi e chiare evidenze
scientifiche.
Il problema diventa più
complesso nel momento in cui si vuole fare un’analisi attenta
delle singole componenti che concorrono allo stile di vita.
Basti pensare all’alimentazione ed al numero di alimenti che
contribuiscono a caratterizzarla e quante variabili concorrono
per ogni singolo alimento (quantità, conservazione, cottura, etc…)
a determinare la probabilità di malattia.
Inoltre gli studi hanno
metodologia, durata ed end point diversi per cui un’analisi
attenta dell’argomento è particolarmente difficile. In questo
articolo cerchiamo di sviluppare i punti, a nostro avviso
fondamentali, sforzandoci di evidenziare i “messaggi da portare
a casa”.
Considerando la vasta
letteratura sull’argomento abbiamo cercato di analizzare in
particolar modo gli studi più recenti.
Le variabili che concorrono allo
stile di vita
Quando si parla di stile di vita
corretto, soprattutto in ambito cardiologico, si sottolinea
l’importanza di:
·
un’alimentazione
corretta,
·
l’abitudine
all’attività fisica,
·
l’astensione dal
fumo di sigaretta, e a questi parametri faremo riferimento nel
presente lavoro, ma, sicuramente, le variabili che
contribuiscono allo stile di vita, o che lo condizionano, sono
decisamente più numerose (alcune sono proposte in tabella 1).
Basti pensare che è stato
recentemente sottolineato come arte, scienza e filosofia siano
importanti per la cura dei bambini (1)
Tabella 1.
Variabili che caratterizzano
lo stile di vita o lo condizionano
Dieta |
Inquinamento ambientale |
Attività fisica |
Ansia e/o Depressione |
Fumo di sigaretta |
Supporto sociale |
Consumo di Alcool |
Stato sociale |
Consumo di Droghe
|
Scolarità |
Stress |
Scolarità del partner |
Alimentazione
La letteratura è ricca di studi
che hanno analizzato l’influenza della dieta sulle malattie
cardiovascolari, ma tali studi hanno caratteristiche molto
eterogenee per cui, a volte, i risultati appaiono discordanti.
Nonostante ciò esistono alcune evidenze che non possono essere
messe in discussione; è inconfutabile, nel ridurre il rischio
cardiovascolare, l’utilità della dieta mediterranea ed in
particolare dell’abitudine a consumare più volte nella giornata
frutta e verdura. Più studi, recentemente pubblicati, hanno
sottolineato questo dato e fornito importanti informazioni.
Una recente review di trial
randomizzati e di studi di coorte (2) ha evidenziato
l’importante valore protettivo nei confronti della cardiopatia
ischemica (erano soddisfatti i criteri di forza, consistenza,
temporalità e coerenza) dei vegetali, delle noci, dei grassi
monoinsaturi e della dieta mediterranea in generale. Viceversa
l’assunzione degli acidi grassi trans e dei cibi con alto indice
o carico glicemico risultano determinanti nel favorire gli
eventi cardiovascolari. Un’evidenza moderata (3 criteri), nel
determinare la riduzione degli eventi, è attribuita all’apporto
di pesce, di acidi grassi omega-3, folati, cereali, vitamina E e
C, beta carotene alcol, frutta e fibre.
Una ulteriore conferma
dell’importanza della dieta mediterranea viene dallo studio di
Fung TT. e coll. (3) nell’ambito del NURSES’ HEALT Study. Gli
autori hanno seguito, per venti anni, 74.886 donne tra i 38 e 63
anni ed hanno evidenziato come una maggiore aderenza alla dieta
mediterranea sia associata ad un più basso rischio di malattia
coronarica e stroke.
Lo studio EPIC (4) ha
contribuito a studiare quali componenti della dieta Mediterranea
fossero più protettive. Secondo la ricerca, condotta in Grecia,
ogni componente della dieta mediterranea ha un suo specifico
valore (espresso in percentuale) nel contribuire all’effetto
positivo sulla longevità. In ordine si sono mostrati più
efficaci: un moderato consumo di vino ( con un contributo del
23,5%), un basso consumo di carne o derivati (16,6 %), un alto
consumo di vegetali (16,2 %), un elevato consumo di frutta
fresca e a guscio (11,2%), un alto consumo di olio di oliva e
basso di burro (10,6 %), un buon consumo di legumi (9,7%). Il
consumo di cereali, pesce, latte e derivati ha dato un valore
non significativo. Per quanto riguarda il pesce il dato va preso
con riserva in quanto c’è da sottolineare che la popolazione in
studio ne faceva un uso limitato.
Attività fisica
Anche per quanto riguarda gli
effetti positivi dell’attività fisica aerobica esistono
numerosissime dimostrazioni sia in prevenzione primaria che
secondaria. Una recente metanalisi (5) di studi in prevenzione
primaria ha dimostrato come anche il solo passeggiare
rappresenti un’efficace abitudine per ridurre il rischio
cardiovascolare e tale rischio decresce proporzionalmente
all’aumento del tempo della passeggiata. In particolare, gli
autori, analizzando 295.177 soggetti liberi da malattie
cardiovascolari hanno dimostrato come un incremento di circa 30
minuti di cammino a passo normale per 5 giorni la settimana
siano in grado di ridurre il rischio cardiovascolare del 19 %.
Uno studio sempre recente (6) ha evidenziato come in una
popolazione (Scottish Health Surveyes ) con pregressi eventi
cardiovascolari, già un minimo di 20 minuti di attività fisica o
di cammino, alla settimana, sia in grado di ridurre la mortalità
cardiovascolare e per tutte le cause. L’attività fisica si
associava a un minor numero di fattori di rischio, ad una minor
concentrazione dei marker infiammatori e a più alti livelli di
Colesterolo-HDL.
Fumo di sigaretta
Un recente studio (5), condotto
negli USA, ha stimato gli effetti sulla mortalità di dodici
fattori di rischio modificabili (relativi alla dieta ed allo
stile di vita). Gli autori hanno valutato il numero di morti
patologia-specifici attribuibili a livelli non ottimali di
ciascun fattore di rischio, per età e sesso. Il fumo è risultato
la prima causa di morte in tutta la popolazione e nella
popolazione maschile. Nelle donne è risultato la seconda causa
di morte dopo l’ipertensione arteriosa.
I dati specifici sono riportati
in tabella 2.
Tabella 2.
Correlazione tra mortalità e
fattori di rischio. Da Danei G. e coll. (6)
|
Decessi |
Fattore di rischio |
Tutti
N x 1000 |
Uomini
N x 1000 |
Donne
N x 1000 |
Fumo |
467 |
248 |
219 |
Ipertensione arteriosa |
395 |
164 |
231 |
Sovrappeso/Obesità |
216 |
114 |
102 |
Inattività fisica |
191 |
88 |
103 |
Iperglicemia |
190 |
102 |
89 |
Colesterolo LDL alto |
113 |
60 |
53 |
Elevato apporto di sale |
102 |
49 |
54 |
Basso apporto di omega-3 |
84 |
45 |
39 |
Elevato apporto di
grassi-trans |
82 |
46 |
35 |
Uso di alcool |
64 |
45 |
20 |
Bassa assunzione di
frutta/vegetali |
58 |
33 |
24 |
Basso apporto di Acidi
grassi polinsaturi |
15 |
9 |
6 |
In particolare per quanto
riguarda l’alcool c’è da sottolineare che sebbene l’uso di
alcool avesse evitato 26.000 decessi per ischemia cardiaca,
ictus ischemico e diabete, era però responsabile di 90.000
morti per altre malattie cardiovascolari, cancro, cirrosi
epatica, pancreatite, disturbi da consumo di alcolici, incidenti
stradali e violenza.
Il fumo di sigarette è, ancora,
la prima causa evitabile di morte al mondo per cui pare evidente
che si sviluppino, una volta per tutte, dei programmi seri per
ridurre questa deleteria abitudine.
Interventi sullo stile di
vita e Conclusioni
Nonostante le evidenze sopra
riportate e gli interventi sugli stili di vita abbiano
dimostrato un’alta efficacia non si fa molto per radicare nelle
popolazioni più giovani uno stile di vita più sano. Esistono
numerosi dati che testimoniano la mancanza di abitudine, da
parte del medico, a prescrivere consigli sullo stile di vita.
Recenti dati dell’EUROASPIRE III (8) riportano che nei mesi
successivi ad un evento coronarico il 17% dei pazienti fuma, il
35 % è obeso, il 53 % presenta obesità centrale, il 56 % ha una
pressione elevata, il 51% ha il colesterolo elevato, il 35 % ha
un’emoglobina glicata > 6.5 %.
I dati italiani del progetto ERA
(9) rilevano che le cause principali di morti evitabili
(contrastabili con la prevenzione primaria) sono i tumori
dell’apparato respiratorio, le malattie ishemiche di cuore, i
traumi e gli avvelenamenti che rispettivamente trovano nel
tabagismo nell’alimentazione e nell’alcool importanti fattori di
rischio. Per tutte queste componenti risultano rilevanti le
determinanti: informazione, educazione socio-sanitaria, e
adozione di corretti stili di vita. C’è inoltre da sottolineare
che la Campania è al primo posto per morti evitabili causate da
malattie ischemiche di cuore sia per il sesso maschile che per
quello femminile.
Ci si augura, dunque, che in
futuro il medico prenda sempre più coscienza di prescrivere,
come per i farmaci la proscrizione del fumo e chiari consigli
sull’alimentazione e sull’attività fisica da svolgere, così come
ci si augura che il medico impari a spostare la propria
attenzione non sul singolo paziente ma sulle popolazioni,
contribuendo in modo concreto a programmi di prevenzione
primaria nella popolazione del proprio territorio.
Bibliografia
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659-69
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Fung TT, Rexrode KM, Mantzoros CS, Manson JE, Willett WC,
Hu FB: Mediterranean diet and incidence of and mortality from
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4.
Trichopoulou A, Bamia C, Trichopoulos D: Anatpmy of
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Hamer M, Stamatakis E: Physical activity and mortality in
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Cardiovasc Prev Rehabil 2009; 16: 156-60
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Danaei G, Ding EL, Mozaffarian D, Taylor B, Rehm J,
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and metabolic risk factors. PLos Med 2009; 6: e1000058
8.
Kotseva K, Wood D, De Backer G, et a; Euroaspire Study
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16: 121-37
9.
Buzzi N, Cananzi
G, Panà A, Gruppo di Lavoro ERA: Stili di vita e mortalità
evitabile per USL: il ruolo della prevenzione primaria.
2007 ERA. Atlante
mortalità evitabile. www.atlantesanitario.it