Il ritardo
evitabile :
l’esperienza del Registro R.O.S.A.
Aloia Antonio, Maria Maddalena Materazzo, Igino
Oppo,
Filippo Gatto, Genny Rinaldi, Pasquale Sarnicola,
Dimitris Christodoulakis , Rosa Penna, Giovanni
Gregorio
Dipartimento Cardiovascolare exASL SA3 ASL
SALERNO
Le malattie cardiovascolari costituiscono la più
importante causa di morte nei Paesi industrializzati. Il
numero di persone colpite da infarto miocardico acuto in Italia
è attualmente stimato intorno a a 120.000/anno. Di questi
solo 90.000 raggiungono vivi l’ospedale, mentre 30.000
sono i decessi dovuti a mancanza di tempestività nel soccorso
oppure “morti improvvise”. Dei casi ospedalizzati, il 60%
circa vengono ricoverati in UTIC, mentre il 40% afferiscono in
altri reparti.
I progressi realizzati negli ultimi anni nella diagnosi e nel
trattamento delle Sindromi Coronariche Acute hanno determinato
una sensibile e progressiva e riduzione della mortalità
intraospedaliera.
Il periodo di tempo più critico nell’infarto miocardico acuto è
la sua fase precoce: come emerge dal registro MONICA di
Augsburg, esperienza rappresentativa della realtà europea, il
28% dei decessi dei pazienti colpiti da IMA si verifica nel
corso della prima ora, il 40% nelle prime 4 ore e il 51% nel
corso del primo giorno. Il 60% dei decessi in prima giornata
avviene fuori dell’ospedale, il 40% dopo il ricovero in
ospedale.
Negli ultimi anni presso la comunità cardiologica molto vivace è
il dibattito su quale sia la migliore strategia riperfusiva da
attuare nei pazienti colpiti da infarto miocardio acuto (IMA).
Indipendentemente dalla modalità di intervento praticata,
trombolisi farmacologica o angioplastica, vi è però pieno
accordo sulla necessità di ristabilire la ricanalizzazione
coronaria il più tempestivamente possibile. E’ infatti
ampiamente dimostrato che la prognosi dell’IMA è tanto
migliore quanto più rapidamente viene ristabilita la completa
pervietà dell’arteria responsabile dell’infarto e del suo
microcircolo, in quanto l’estensione del danno miocardio
dipende dal tempo totale di ischemia. I vantaggi più
significativi in termini di sopravvivenza e di salvataggio
miocardio si ottengono quando il trattamento riperfusivo viene
effettuato entro la prima ora dalla comparsa dei sintomi di IMA
(la cosiddetta “golden hour”) e i benefici rimangono ancora
importanti se la ricanalizzazione avviene entro la seconda ora,
ma poi si riducono in maniera lineare con il passare del tempo
(figura 1).

Figura 1
Dunque la riduzione del tempo che intercorre tra l’esordio dei
sintomi dell’infarto miocardio acuto e la ricanalizzazione
coronarica è di importanza determinante per contenere le
dimensioni dell’area miocardica esposta all’ischemia-necrosi e
quindi salvare il muscolo cardiaco, preservare la funzione
ventricolare sinistra e migliorare la prognosi del paziente in
termini di quantità e qualità di vita.
Il “Tempo è muscolo” che si perde, il “Tempo è
trombo” che avanza
Da tutti i grandi trials emerge come elemento sempre più
determinante della prognosi delle sindromi coronariche acute
la precocità del soccorso e dell’intervento medico; ne
consegue che, in aggiunta all’ottimizzazione della terapia, gli
ulteriori progressi nel salvare il miocardio ischemico possono
essere ottenuti principalmente riducendo il tempo intercorso
dall’inizio dei sintomi all’inizio della riperfusione
coronarica.
Finalmente negli ultimi tempi sta rapidamente crescendo in tutti
i paesi con sistema sanitario avanzato la sensibilità verso la
problematica del ritardo evitabile delle cure del paziente
colpito da infarto acuto, nei suoi differenti aspetti
(componente preospedaliera, inter ed intraospedaliera).
L’intervallo di tempo tra l’inizio dei sintomi e l’inizio delle
cure viene definito “ritardo evitabile”, nel
quale si identificano il ritardo decisionale, legato al
paziente, il ritardo organizzativo, legato
all’organizzazione del soccorso, e il ritardo ospedaliero
(figura 2). Allo scopo di misurare il ritardo intraospedaliero
alla ricanalizzazione coronarica negli ultimi anni si sono
affiancate altre due definizioni: “door to needle”
(il tempo tra l’arrivo in ospedale e la somministrazione del
farmaco trombolitico) o “door to ballon” (il
tempo tra arrivo e posizionamento del palloncino nell’arteria
coronaria).

Figura 2
Partendo da queste premesse,
nella consapevolezza di quanto evidenziato dagli Studi Gissi-1 e
2, Gissi Ritardo Evitabile, e BLITZ 1, 2, e 3, il Dipartimento
Cardiovascolare dell’ASL/SA3 ha istituito il R.O.S.A.
(Registro Osservazionale Sindromi
Coronariche Acute) nell’intento di definire in maniera
chiara le dimensioni del problema della S.C.A nel nostro
territorio, verificare i percorsi dei pazienti, e
conseguenzialmente ottimizzare le risposte organizzative ed il
trattamento.
Il Territorio
Il territorio coinvolto è quello
dell' ex ASL SA/3, che occupa una superficie di 3.080,4 Kmq. a
sud della provincia di Salerno e copre la stessa estensione
geografica del "Cilento" e del "Vallo di Diano". Si presenta
aspro con zone prevalentemente montuose e collinari.
Abbraccia 94 comuni della
Provincia e conta un'utenza complessiva di 273.670 abitanti. (censimento
dicembre 2005). Durante il periodo estivo tale il numero di
abitanti nel territorio dell’ASL/SA3 si triplica.

Le donne costituiscono il 51%
della popolazione, per un totale di 136.534. La maggior
percentuale di donne è tipica della società a più forte
invecchiamento, ed è dovuta alla maggiore longevità femminile
rispetto a quella degli uomini. Questi ultimi infatti, seppure
nascano in numero maggiore, sperimentano una mortalità più
elevata fin dall’età più giovane.
I soggetti di età superiore ai 64
anni, nel 1999, rappresentano il 21,6% della popolazione
risultando pari a 57.687 unità.
L’organizzazione sanitaria
dell’ex ASL SA/3 era garantita da: 5 Distretti Sanitari, 5
ospedali dove sono attive 5 U.O. UTIC, di cui una sola, quella
del P.O. di Vallo della Lucania con sala di emodinamica.
La distribuzione della
popolazione residente per ripartizione distrettuale assegna
al Distretto Sanitario di Capaccio-Roccadaspide 55.910 abitanti
(20,9%), al Distretto Sanitario di Agropoli 43.558 abitanti
(16,3%), al Distretto Sanitario di Vallo della Lucania 52.784
abitanti (19,8%), al Distretto Sanitario di Polla-Sala Consilina
68.919 abitanti (25,8 %) ed al Distretto Sanitario di
Sapri-Camerota 45.928 abitanti (17,2%). Tali percentuali
risultano pressoché invariate rispetto all’anno precedente.
La viabilità del
territorio è servita da due arterie principali: Variante
Statale 18, da Agropoli a Sapri, per il Cilento, e, di
ultima apertura, il collegamento con il Vallo di Diano, da Sapri
a Buonabitacolo; Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria,
tratto Petina - Lauria, che interessa il Vallo di Diano; mentre
quella interna si
snoda su di una fitta rete di Strade Provinciali e Comunali
tortuose che
collegano
i 94 paesi che compongono la nostra ASL.
Materiali e Metodi
I dati raccolti e a cui si farà
riferimento sono quelli ricavati dal 30 aprile 2007 al 1
maggio 2009 nelle UTIC dell’ex ASL/SA3: Vallo della
Lucania, Polla, Agropoli, Sapri e Roccadaspide. Di queste la
sola UTIC di Vallo della Lucania possiede un Laboratorio di
Emodinamica, purtroppo ancora non attivo in H 24.
I Centri coinvolti, grazie al
valido contributo dei colleghi delle singole U.O., stanno
compilando un registro contenente informazioni su: la tempistica
e la modalità di insorgenza dei sintomi, la modalità e i tempi
di ricovero, la gestione della fase pre-ospedaliera, il
trattamento terapeutico adottato durante il ricovero, il decorso
clinico e il follow a 30 giorni ed ad un anno.
Il ROSA vuole fotografare
nitidamente tutti i pazienti che sono entrati ed entreranno
nelle UTIC della nostra ASL per una S.C.A. senza limitazione
anagrafica o altri criteri di esclusione.
Nel registro sono stati arruolati
solo i pazienti con diagnosi confermata, secondo i criteri
proposti dalla Commissione congiunta American College of
Cardiology – Società Europea di Cardiologia.
S.C.A. - ST
“Elevation”
Nei 24
mesi del Registro R..O.S.A. le S.C.A. ST “Elevation”
sono state prese in considerazioni solo 340 pazienti
con S.C.A “ST elevato”.
L’identikit dei 304 pazienti
con ST “Elevation”, arruolati nel registro in questi
ventiquattro mesi, può essere così definito: età media di
66.8 anni (maschi 64.2, femmine 73.1), prevalenza del
sesso maschile (70.6%) rispetto al sesso femminile
(29.4%), modesto livello di scolarizzazione
(diploma scuola elementare per il 47% dei pazienti) (Fig. 2). I
pazienti in attività lavorativa sono circa un terzo,
per due terzi si tratta di pazienti pensionati.
Tempo
Precoronarico
Il tempo precoronarico
totale presenta un valore medio di 313,5 minuti
(d.s. 493,1). Tale parametro è maggiore nelle femmine
(325.9 minuti) rispetto ai maschi (309.3 minuti). Se
consideriamo la distribuzione in percentile abbiamo: 25° - 85
minuti, il 50° - 142 minuti, 75° - 300 minuti.
Il tempo
esordio sintomi-arrivo PS presenta un valore medio di
272,6 minuti (d.s. 484,3). Tale parametro è maggiore
nelle femmine (274.0 minuti) rispetto ai maschi (272.1
minuti). Se consideriamo la distribuzione in percentile
abbiamo: 25° - 60 minuti, il 50° - 115 minuti, 75°
- 238 minuti
Il tempo arrivo in
PS-arrivo in UTIC (ritardo intraospedaliero)
presenta un valore medio di 40,9 minuti (d.s. 70,5).
Tale parametro è maggiore nelle femmine (51.9 minuti)
rispetto ai maschi (37.2 minuti). Se consideriamo la
distribuzione in percentile abbiamo: 25° - 10 minuti, il
50° - 18.5 minuti, 75° - 40 minuti.
La media del tempo
porta-ago (door to needle)
50,2 minuti (d.s. 64.8). Tale parametro è
maggiore nelle femmine (58.5 minuti) rispetto ai maschi
(47.9 minuti).
La media del tempo
porta-pallone (door to ballon)
160.9 minuti (d.s. 215.2). Tale parametro è
maggiore nei maschi (174.7 minuti) rispetto alle femmine
(143.6 minuti).
La media del tempo di
ischemia è 212.5 minuti (d.s. 314.9). Tale
parametro è maggiore nelle femmine (217.9 minuti)
rispetto ai maschi (210.9 minuti). Se consideriamo la
distribuzione in percentile abbiamo: 25° - 80 minuti, il
50° - 135 minuti, 75° - 220 minuti.
Considerando le frazioni orarie
del ricovero per SCA con ST elevato, possiamo vedere che il
17.1% dei pazienti si è ricoverata alla prima ora,
il 28,2% alla seconda ora rispetto al 34% del
GISSI-1, al 49% del BLITZ 1 e il 25 % dell’indagine Campania.
Tra la seconda e la sesta ora si ricovera il 42,4%
dei pazienti rispetto al 29% del GISSI-1, al 28% del BLITZ 1 e
al 34 % dell’indagine Campania; pertanto nella nostra ASL il
77% dei pazienti affetti da S.C.A. ST “Elevation” si ricovera
entro la sesta ora, rispetto al 63% del GISSI-1, al 77%
del BLITZ 1 e il 59 % dell’indagine Campana. Tra la sesta e
dodicesima ora si ricovera 12,2% dei pazienti, rispetto al
14% del GISSI -1, al 10% del BLITZ 1 e il 14 % della Campania.
Oltre la dodicesima ora si ricovera il 11,4% dei pazienti
rispetto al 23% del GISSI-1, al 14% del BLITZ 1 e il 27 5 della
Campania.
Conclusioni
Lo scopo del Registro
R.O.S.A. è quello di acquisire informazioni sui
pazienti ricoverati per S.C.A. presso le U.T.I.C. della nostra
ASL SA/3, un vasto territorio a Sud della Provincia di Salerno,
con una bassa densità abitativa e con collegamenti spesso
fatiscenti, in maniera da definirne l’epidemiologia,
verificare i percorsi e l’outcome dei pazienti, conoscere
la terapia praticata, studiare il follow up
post-evento e conseguenzialmente ottimizzare le risposte
organizzative ed il trattamento.
I dati di questo primo anno di
vita del Registro R.O.S.A., documentano:
-
i tempi di
esordio sintomi-arrivo PS (tempo di
ricovero) dall’insorgenza dei sintomi all’accesso in
ospedale, e i tempi di arrivo in PS-arrivo in UTIC
(ritardo intraospedaliero), sono ancora elevati;
-
i tempi della riperfusione
farmacologica (door-to-needle) e quelli della
riperfusione meccanica (door-to-balloon);
-
manca nella popolazione la
“cultura dell’infarto”, per cui vi è un notevole ritardo
della chiamata di soccorso;
-
sul territorio nella
stragrande maggioranza dei casi non viene eseguita
nessuna registrazione ECG e manca del tutto la
possibilità di una teletrasmissione ecgrafica alle UTIC
(telemedicina);
-
una percentuale importante di
pazienti raggiunge l’ospedale con mezzi propri, senza
l’utilizzo del Sistema di Emergenza Sanitaria, con un reale
sottoutilizzo del 118;
-
mancanza di una rete
integrata di assistenza cardiologica che permetta di
coordinare le attività ospedaliere e territoriali, e
gestire, avendo creato le adeguate sinergie, l’emergenza
cardiologica territoriale. Questo stato di cose non consente
di creare un percorso “fast-track” finalizzato a trasportare
i paziente copliti da IMA direttamente dal territorio alle
UTIC o in Sala di Emodinamica;
-
del tutto inefficienti
sono i percorsi inter e intraospedalieri che consentano
una reale riduzione door-ECG, ECG-trombolisi,
ECG-angioplastica primaria. In tale contesto sarebbe
auspicabile un maggiore coinvolgimento dei medici delle
diverse unità operative coinvolte (Cardiologia, Medicina
d’Urgenza, 118) che vanno considerati in un complessivo
piano di intevento integrato sia a livello territoriale che
intraospedaliero secondo le specificità di ogni singola
U.O.;
-
sul territorio nella
maggioranza dei casi non viene eseguita alcuna terapia;
-
manca di fatto un progetto di
“trombolisi pre-ospedaliera”, che viste le
caratteristiche del nostro territorio, sarebbe la terapia
ideale e di più facile esecuzione per i pazienti affetti da
SCA-STEMI;
-
i pazienti affetti da SCA
STEMI non praticano la terapia riperfusiva più adeguata
e/o una quota di questi non pratica addirittura
alcuna terapia riperfusiva;
-
la terapia trombolitica,
in linea con quanto osservato in altre esperienze italiane,
si è mostrata in grado di ridurre drasticamente la
mortalità
-
i pazienti che hanno seguito
un “percorso invasivo” hanno fatto registrare una
mortalità molto più bassa rispetto a chi non ha seguito
un “percorso invasivo”
La sfida che la Cardiologia
del nostro territorio è chiamata a raccogliere in un prossimo
futuro consiste essenzialmente in una razionalizzazione dei
percorsi diagnostico-terapeutici del paziente affetto da S.C.A.
ottimizzando tempi e modalità di soccorso e intervento
medico, e ciò può avvenire soltanto attraverso una adeguata
riorganizzazione dei servizi di emergenza, sia territoriali
che ospedalieri, quale quella realizzabile con un’adeguata
rete integrata di assistenza cardiologia
(figura 3), sulla scorta di
quanto indicato nei documenti di consenso e di quello che si è
realizzato in diverse realtà italiane negli ultimi anni 5-10. “La
fase preospedaliera, comprendente il riconoscimento, la
diagnosi, il processo di precoce stratificazione del rischio e
l’inizio di una appropriata terapia che contempli anche
l’esecuzione di una trombolisi extraospedaliera, deve
rappresentare la sfida e l’obiettivo dei prossimi anni”
(Documento di Consenso ANMCO-SIC, 2002).
Questo nella certezza che la
sfida al trattamento delle S.C.A. in fase iniziale si combatte
innanzitutto in area extraospedaliera e l’abbattimento della
mortalità dovuto ai progressi compiuti dalla cardiologia moderna
trova un limite nella organizzazione dell’assistenza sanitaria e
nella impossibilità di assicurare a tutti i pazienti colpiti da
IMA una assistenza adeguata fin dall’esordio della malattia.

Figura 3
Ma indispensabile per poter
ottenere i migliori risultati nel trattamento dei pazienti
affetti da S.C.A. è quella di creare un sistematico collegamento
tra le varie UTIC della nostra ASL, ma soprattutto tra la
medicina del territorio e l’Ospedale, queste nostre realtà
dovranno crescere e camminare insieme, realizzando tra di loro
un “network operativo”, nella consapevolezza che nella concordia
le piccole cose crescono, nella discordia le grandi cose
finiscono.
“A mano a mano che
aumentano le nostre conoscenze….le cose diventano sempre più
misteriose”
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