L’Imaging
Cardiovascolare nell’ epoca
dell’ appropriatezza
Eugenio Picano,
Istituto di Fisiologia, Pisa
I costi sociali dell’inappropriatezza
Lo
spettacolare progresso delle tecnologie nel campo della
diagnostica per immagini ha messo a disposizione del clinico un
armamentario diagnostico sempre più diversificato ma ciò non è
stato accompagnato da una crescita di qualità e razionalità nel
suo utilizzo (1). L’utilizzazione impropria, senza adeguata
percezione di limiti e controindicazioni di ciascuna metodica,
ha portato a incrementi di spesa senza paralleli incrementi di
qualità della cura. L’impiego permissivo comporta benefici
sempre più marginali a fronte di costi sempre più esorbitanti, e
rappresenta un lusso che neanche le economie più floride
sembrano potersi permettere. Appare ormai molto ben chiaro che
se le nuove tecnologie vengono adoperate indiscriminatamente, l’
impatto può essere minimo per molti pazienti, deleterio per
altri, e inaccettabilmente costoso per la società . Le recenti
Direttive della Commissione Europea sull’Imaging Medico del 2001
(2) e le linee guida nazionali di riferimento dell’Agenzia per i
Servizi Sanitari Regionali e dell’Istituto Superiore di Sanità
pubblicate nel 2004 (3) hanno infatti come scopo primario la
riduzione degli esami di immagine inappropriatamente richiesti
ed eseguiti (oggi dal 30 al 50% di tutti gli esami). Questi
esami – scrive il Direttore dell’Agenzia per i Servizi Sanitari
Regionali, Laura Pellegrini, nella presentazione delle linee
guida nazionali – “comportano
spreco di risorse, allungamento dei tempi di attesa e, se
eseguiti con radiazioni ionizzanti, una indebita irradiazione
del paziente, con un aumento della dose collettiva della
popolazione”
e quindi dei rischi a lungo termine (3). Anche negli Stati
Uniti è stato recentemente divulgato (il Libro Bianco dell’
American College of Radiology, che mette in guardia sui rischi a
lungo termine e sui costi dell’ inappropriatezza radiologica, il
cui uso di oggi - pari ad irradiazione pro-capite di oltre 160
radiografie del torace per anno - è alla base del 5-10 % dei
cancri di domani, osservati anche decenni dopo l’ esame
diagnostico (4).
I costi economici della
diagnostica per immagini
Gli esami più costosi andrebbero
utilizzati solo quando l’informazione fornita da esami più
economici è insoddisfacente. Così, invece, non è, e la
penetrazione delle nuove tecnologie è dettata da forze di
mercato oltre che dalla necessità del paziente. L’ imaging
medico è la voce di spesa in più ripida ascesa negli ultimi
dieci anni negli Stati Uniti, e contribuisce in maniera
importante a quel decollo fuori controllo della spesa sanitaria
(il 16 % del prodotto Nazionale lordo degli Stati Uniti nel
2015) ormai collocata su una traiettoria che lo stesso
ex-Presidente della Federal Reserve Alan Greenspan ha definito
insostenibile (5). La pandemia di inappropriatezza e obesità
diagnostica colpisce tutti gli esami, anche quelli a più alta
specializzazione (6) e gravati dai maggiore carico radiologico,
in Europa come
Tab.1 . Dosi radiologiche di
riferimento di comuni esami in cardiologia
Procedura diagnostica |
Dose efficace (mSv) |
Equivalente a numero
di rx torace |
RADIOLOGIA CONVENZIONALE |
|
|
Torace (singola proiezione, posteroanteriore)
|
0.02 |
1 |
RADIOLOGIA INTERVENTISTICA |
|
|
Angiografia cardiaca |
3.1-10.6 |
150-500 |
PTCA
|
6.9-28.9 |
340-1445 |
Ablazione a radiofrequenza |
17-25 |
850-1250 |
Valvuloplastica |
29.3 |
1450 |
TC |
|
|
CT torace
|
8 |
400 |
CT-addome |
10 |
500 |
64-slice cardioTC |
14.5 |
740 |
64-slice cardioTC (no aorta e con modulazione ECG)
|
9 |
450 |
64-slice cardioTC (sì aorta e senza modulazione ECG)
|
29 |
1450 |
MEDICINA NUCLEARE |
|
|
Ventricolografia dinamica cardiaca (99mTc) |
6.0
|
300 |
Tc-99m
tetrafosmin rest-stress (10mCi+30mCi) |
10.6 |
500 |
Tc-99m
sestamibi 1-day rest-stress (10 mCi+30 mCi)
|
12 |
600 |
Tc-99m
sestamibi 2-day stress-rest (30 mCi+30mCi)
|
17.5 |
875 |
Tl-201
cardiac stress and reinjection (3.0 mCi+1.0 mCi)
|
25 |
1250 |
Doppio isotopo (3.0 mCi Tl-201+30 mCi Tc-99m)
|
27 |
1600 |
La dose di
riferimento per la radiografia del torace corrispondente a 0.02
mSv è proposta dalle linee guida di riferimento della
Commissione Europea e recepita dalle linee guida nazionali
negli Stati Uniti, e non sembra
facile porre rimedio a questa piaga di ovvio interesse generale
se non si pone mano ad un sistema che – anche nel pubblico –
paga e premia i volumi, non l’ appropriatezza .
I
costi biologici nel singolo paziente
Nella spesso convulsa pratica
medica quotidiana, i rischi a lungo termine non vengono sempre
pesati contro il beneficio diagnostico immediato. Il rischio
oncogeno è linearmente correlato alla dose, che per comuni esami
è riportata in Tabella 1, ed espressa anche in multipli
di radiografie del torace. I valori riportati in tabella sono
derivati dalle linee guida europee (2) e italiane (3) sull’imaging,
o dalla letteratura più recente per gli esami di ultima
generazione (7,8,9). Si vede che in molti casi – come la
scintigrafia, la TC o la radiologia interventistica –
l’esposizione per singolo esame è tutt’altro che trascurabile, e
nell’ordine di centinaia o migliaia di radiografie del torace.
L’esposizione radiologica di un’angio-TC coronarica è, ad
esempio, di 750 radiografie del torace. Quella di una
angioplastica con impianto di stent è di circa 1000 radiografie
del torace. Non sorprende che nei nostri pazienti la dose
radiologica media cumulativa raggiunga i 60 mSv (3000
radiografie del torace) , in gran parte derivanti dalle tre
sorelle più “pesanti” dal punto di vista radioprotezionistico:
CT, radiologia invasiva e medicina nucleare. Il risparmio di
dose è un atto concreto e importante, di prevenzione
oncologica. Esiste infatti una relazione lineare, senza
soglia, tra dose (in multipli di radiografie del torace) e danno
(in rischio di cancro, fatale e non-fatale). La “retta del
rischio” è poi in realtà una semplificazione idealizzata su un
paziente medio: per ogni data dose, il rischio varia molto in
funzione dell’età (minore nell’anziano rispetto all’adulto) e
del sesso (maggiore nella donna rispetto all’uomo, a tutte le
età della vita). I bambini sono a rischio molto più alto
rispetto agli adulti perché hanno cellule in divisione rapida e
hanno una maggiore aspettativa di vita al momento
dell’esposizione. Per una stessa esposizione radiologica, il
bambino di 1 anno ha una probabilità 3-4 volte maggiore rispetto
all’adulto di 50 anni di sviluppare un cancro. Queste stime di
rischio sono state di recente corroborate da studi di
citogenetica umana, che hanno mostrato un raddoppio del numero
di micronuclei (un indice di danno al DNA somatico, biomarcatore
intermedio di cancerogenesi e predittore di cancro a lungo
termine) nei linfociti circolanti di pazienti e di medici
esposti. Il rischio nel singolo esame può essere tutt’altro che
trascurabile, specialmente alla luce della natura cumulativa del
danno: esame si aggiunge ad esame, dose a dose, rischio a
rischio. Con una dose cumulativa di 5000 radiografie del torace,
si sviluppa 1 cancro su 100 esposti: di questi 100, 42 avranno
comunque il cancro indipendentemente dall’esposizione (10). La
totale e spensierata dipendenza dall’immagine dei nostri
percorsi diagnostici, anche incoraggiata da linee-guida
specialistiche che non hanno finora incorporato i rischi a lungo
termine nella valutazione di rischio-beneficio comparativo di
varie metodiche, può portare ad esempio a ripetere in maniera
seriata l’esame (TC o scintigrafia) in pazienti con una malattia
benigna, come una coronaropatia cronica stabile, con dosi
cumulative che arrivano fino a 5.000-15.000 radiografie del
torace, per singolo paziente, per singola patologia, e a volte
per singolo ricovero.
La
consapevolezza dell’esposizione alle radiazioni mediche
Ancora pochi medici conoscono
l’esposizione radiologica dell’esame che pure prescrivono – o
addirittura eseguono – al loro paziente (8). Non lo sanno i
medici di medicina generale che nel 20% dei casi ritengono che
la Risonanza Magnetica adoperi radiazioni ionizzanti; non lo
sanno i cardiologi, che nel 70% dei casi sottostimano da 300 a
1000 volte la dose di una scintigrafia cardiaca; e non sempre lo
sanno i radiologi, che nella stragrande maggioranza dei casi
sottostimano di 50-500 volte dosi e rischi di una comune TC. Una
ragione di questa sorprendente e sistematica sottostima è che
l’informazione radiologica essenziale sulle dosi è spesso
difficile da trovare e – una volta trovata – non facile da
capire, sommersa com’è in un infernale “velame
de li versi strani”
dove tutto si legge di misure largamente esoteriche (milliAmpere
e MegaBecquerel, millicurie e rad, dose-area product e
centigray), e niente si capisce in termini di dose e rischio.
Diventa assai difficile per i medici comprendere dosi e
trasferire correttamente l’informazione ai pazienti- che
infatti tutto ignorano di dosi e rischi. Eppure basterebbe
dover esprimere, sempre, la dose radiologica dei test in termini
di multipli di radiografie del torace, come suggerito dalla
Comunità Europea (3) e dalle linee guida nazionali di
riferimento (4), per costringere ogni medico ad essere più cauto
in ciò che prescrive, il paziente più consapevole di quello che
spesso egli stesso richiede e a volte pretende, ed entrambi più
informati di quello che fanno in una visione anche
culturalmente e anche legalmente più sostenibile del rapporto
medico-paziente.
Prescrizione dei test di
immagine: tempo di cambiare
Per ridurre i
rischi connessi alle esposizione in campo medico è necessario
valutare con attenzione la necessità di effettuare l’esame
diagnostico (principio di giustificazione, articolo 3 del
Decreto Legislativo 187 del 26 Maggio 2000) ed avviare
l’indagine in modo da assicurare che le informazioni prodotte
siano ottenute con la dose più bassa possibile compatibilmente
con le esigenze diagnostiche (principio di ottimizzazione,
articolo 4). Applicare le esistenti linee
guida europee (3) e italiane (4) sulla diagnostica per immagini,
e mettere in pratica le leggi vigenti vuol dire perseguire un
obiettivo in teoria semplice, ma in pratica ambiziosissimo: “una
riduzione del numero di esami inappropriatamente richiesti ed
eseguiti”. Gli esami sono ritenuti inappropriati “in
quanto non aggiungono valore al sospetto diagnostico del
clinico, né lo correggono; non sono utili a modificare la
gestione clinica del paziente. L’inappropriatezza di tali esami
conduce pertanto ad un’assenza di beneficio rispetto al danno
che l’esposizione a radiazioni potrebbe causare alla persona”
(3). Il modo più efficace per fare prevenzione oncologica
primaria nel laboratorio di diagnostica per immagini si
concretizza in tre semplici atti: evitare esami ionizzanti
inutili; sostituirli quando possibile con esami non-ionizzanti
ugualmente informativi; ottimizzare le dosi degli esami
realmente necessari. Nei soli Stati Uniti, gli oltre 60 milioni
di CT l’anno (di cui almeno 4 milioni nei bambini) producono
almeno il 2% di tutti i cancri nei decenni a venire. Le vecchie
abitudini di spensieratezza diagnostica erano alimentate da un
rassicurante presupposto: quello che si ignora è, per
definizione, poco importante, e quello che non si paga di tasca
propria non costa. La nostra generazione è forse l’ ultima che
ha potuto permettersi il lusso di prescrivere in assoluta
libertà, nell’ assenza totale di verifiche e controlli di
appropriatezza, senza conoscere le dosi, negando i rischi, e
trascurando i costi. Questo è un lusso, economico e
intellettuale, che probabilmente oggi non ci possiamo più
concedere.
Bibliografia
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BMJ 2004;
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8.
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Informed consent and communication of risk from radiological and
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