La
terapia antipiastrinica per via orale nelle sindromi coronariche
acute
Luigi Oltrona Visconti
U.O.
di Cardiologia - A.O.U.
S. Martino Genova
Il ruolo fondamentale della
terapia antiaggregante nella gestione del paziente con sindrome
coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI)
è stato definito da tempo, ma è negli ultimi anni che sono
emerse le più importanti novità sul piano terapeutico, con
l’introduzione nella pratica clinica di clopidogrel, moderno
antagonista del recettore piastrinico per l’ADP.
L’importanza di questa nuova
terapia è stata sancita nell’ultimo aggiornamento delle linee
guida della Società Europea di Cardiologia per la gestione del
paziente con sindrome coronarica acuta senza innalzamento del
tratto ST. In queste Linee Guida viene ribadito che il
Clopidogrel, dopo la somministrazione in fase acuta a tutti i
pazienti ancor prima di aver effettuato una valutazione del
grado di rischio, è raccomandato per il trattamento a lungo
termine per almeno 9-12 mesi in aggiunta ad ASA o in alternativa
a quest’ultimo nei pazienti che ne sono intolleranti.
Gli studi che hanno fatto
assumere a clopidogrel il ruolo chiave nella gestione delle
sindromi coronariche acute sono stati il CURE e il PCI-CURE.
Lo studio CURE (Clopidogrel in
Unstable Angina to Prevent Ischemic Events), condotto in oltre
12.000 pazienti con NSTEMI randomizzati a ricevere, in aggiunta
alla terapia tradizionale comprendente sempre ASA, clopidogrel
(dose di carico 300 mg all’entrata nello studio e
successivamente 75 mg al giorno per un follow-up massimo di 1
anno) o placebo, ha mostrato che l’aggiunta di clopidogrel alla
terapia standard era associato a una riduzione di morte per
cause cardiovascolari, infarto miocardico (IM) ed ictus del 20%,
altamente significativa (p=0.00009) rispetto alla sola terapia
tradizionale, con benefici indipendenti dal grado di rischio del
paziente o dalle altre terapie concomitanti
Lo studio PCI-CURE ha invece
considerato i pazienti arruolati nel CURE che hanno avuto
necessità di rivascolarizzazione coronarica. Questo gruppo di
pazienti è stato sottoposto a pretrattamento con clopidogrel o
placebo per una mediana di 6 giorni prima dell’intervento di
angioplastica (PCI) e, dopo 2-4 settimane di trattamento con una
tienopiridina in aggiunta ad ASA in aperto, hanno assunto ancora
per 3-12 mesi la terapia sperimentale assegnata in precedenza.
Al termine del follow-up si è avuta una riduzione significativa
del 31% della morte cardiovascolare e dell’infarto miocardico
(p=0.002), senza che si siano rilevate differenze significative,
rispetto al gruppo placebo, negli episodi di sanguinamento
maggiore (p=0.64).
La validità del trattamento a
lungo termine con clopidogrel in pazienti sottoposti a PCI è
stata confermata anche in un altro studio, il CREDO (Clopidogrel
for the Reduction of Events During Observation), studio
randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, che ha
coinvolto 2116 pazienti trattati o con dose di carico di 300 mg
di clopidogrel o con placebo dalle 3 alle 24 ore prima della
PCI. Dopo l’intervento tutti i pazienti hanno ricevuto, in
aggiunta ad ASA, clopidogrel alla dose di 75 mg/die fino al
ventottesimo giorno, quindi i pazienti che erano nel gruppo
clopidogrel hanno continuato ad assumere il farmaco alla dose di
75 mg/die o placebo per 1 anno. Al termine dello studio i
pazienti trattati con clopidogrel per 12 mesi hanno beneficiato
di una riduzione significativa del 27% (p=0.02) del rischio
relativo combinato di morte, infarto miocardico o ictus rispetto
al trattamento con clopidogrel di soli 28 giorni.
La solidità delle evidenze in
cui trovano fondamento le raccomandazioni delle linee guida non
si traduce in un vantaggio pratico per il paziente se queste non
sono applicate nella pratica clinica. Purtroppo, secondo quanto
emerge dagli studi osservazionali sulle modalità di gestione
della sindrome coronarica acuta sul nostro territorio, questo è
ciò che ancora succede troppo spesso nella realtà italiana.
L’ azione antitrombotica dell’
aspirina è uno dei caposaldi della terapia delle prime ore dell’
infarto miocardico acuto con ST sopraslivellato (STEMI). La
dimostrazione ormai storica dell’ efficacia dell’ aspirina nello
STEMI proviene dall’ ISIS-2, che ha anche evidenziato l’
efficacia additiva di trombolisi e aspirina. Le tienopiridine,
ticlopidina e clopidogrel, a differenza dell’ aspirina che
blocca la formazione di trombossano, inibiscono l’ attivazione e
l’ aggregazione piastrinica antagonizzando i recettori dell’ ADP.
La dimostrazione dell’ elevata incidenza di mancata
ricanalizzazione del vaso coronarico occluso dopo
somministrazione di trombolitico e l’ elevata incidenza di
riocclusione del vaso stesso è alla base del razionale che
giustifica l’ uso di questi farmaci.
Consistenti evidenze dell’
efficacia del clopidogrel in pazienti con pregresso infarto e
con sindrome coronarica acuta senza ST sopraslivellato
provengono dagli studi CAPRIE e CURE. Quest’ ultimo trial è la
dimostrazione di fatto dell’ effetto sinergico della doppia
inibizione piastrinica con aspirina e clopidogrel.
Negli ultimi mesi sono stati
pubblicati i risultati di due studi che hanno valutato l’
efficacia di clopidogrel nei pazienti con STEMI. Nel CLARITY (Clopidogrel
and Adjunctive Reperfusion Therapy)-TIMI 28 la terapia con
clopidogrel, che prevedeva la dose di carico di 300 mg,
associata ad aspirina, ha ottenuto, rispetto alla sola
somministrazione di aspirina, la riduzione relativa del 36%
dell’ end point composito di occlusione dell’ arteria colpevole
dell’ infarto all’ angiografia effettuata tra 2 e 8 giorni dopo
l’ evento acuto, morte o reinfarto. La popolazione era
costituita da 3491 pazienti con STEMI di età inferiore a 75 anni
sottoposti a trombolisi; il clopidogrel è stato somministrato
mediamente entro tre ore dall’ inizio dei sintomi. Lo studio
CLARITY-TIMI 28 non aveva la potenza per valutare gli effetti
della terapia sulla mortalità, ma i benefici ottenuti sulla
pervietà dei vasi coronarici, migliorata del 41% rispetto al
trattamento tradizionale, hanno un significato clinico di
notevole rilievo.
Una sottoanalisi del
CLARITY-TIMI 28 ha portato alla pubblicazione del PCI-CLARITY,
che ha valutato l’ utilità del pretrattamento con clopidogrel
nei 1863 pazienti che hanno effettuato la rivascolarizzazione
coronarica con angioplastica dopo la coronarografia programmata
2-8 giorni dopo l’ infarto acuto. Il pretrattamento con
clopidogrel associato ad aspirina effettuato all’ ingresso in
ospedale ha ottenuto, rispetto alla sola aspirina, la riduzione
del 46% del rischio relativo di morte cardiovascolare, infarto e
stroke a 30 giorni dall’ angioplastica. La combinazione di
infarto e stroke osservati prima dell’ esecuzione dell’
angioplastica era ugualmente ridotta significativamente (RRR
38%) dalla terapia con clopidogrel. L’ utilizzo della duplice
terapia antiaggregante piastrinica non si accompagnava ad un
eccesso di sanguinamenti. Questa serie di dati conferma l’
utilità del pretrattamento con clopidogrel anche nei pazienti
con STEMI che effettuano angioplastica nei giorni successivi
all’ evento acuto.
La principale evidenza in
termini di rilievo clinico dell’ efficacia del clopidogrel nei
pazienti con STEMI è costituito dal COMMIT-CCS-2 (Clopidogrel
and Metoprolol in Myocardial Infarction Trial) che ha valutato
45.852 pazienti ricoverati a una media di 10 ore dall’ inizio
dei sintomi, il 50% dei quali sottoposti a trattamento
riperfusivo che è stato in tutti di tipo farmacologico. In
questo studio, condotto, a differenza del CLARITY-TIMI 28,
esclusivamente in Cina, si è osservata nei pazienti randomizzati
a ricevere clopidogrel 75 mg al giorno per una media di 15
giorni, una riduzione del 9% di morte, reinfarto e stroke e del
7% di morte a un mese dall’ evento acuto, senza evidenza di un
eccesso di sanguinamenti.
I risultati di questi studi sono
convergenti nell’ indicare la prospettiva di un importante
cambiamento nella terapia antitrombotica dei pazienti con STEMI:
somministrare nelle prime ore dopo l’ insorgenza dei sintomi un
farmaco tienopiridinico, il clopidogrel, in associazione ad
aspirina, determina una riduzione della mortalità e della
riocclusione del vaso colpevole della necrosi. Questo effetto è
stato dimostrato nel CLARITY-TIMI 28 e nel COMMIT-CCS-2,
indistintamente in varie categorie di pazienti con diverse
caratteristiche che componevano le sottopopolazioni di questi
studi, senza un eccesso di sanguinamenti, neppure nei più
anziani. I risultati di questi studi dovranno essere a questo
punto valutati dagli estensori delle Linee Guida delle Società
Scientifiche Cardiologiche affinchè il clopidogrel sia
introdotto nella pratica clinica in quanto farmaco essenziale
nella riperfusione farmacologica dello STEMI.