L'UTILIZZO
APPROPRIATO DELLA DIAGNOSTICA DI LABORATORIO E STRUMENTALE
NEL PAZIENTE CON
DOLORE TORACICO
E. Murena S. Tortorella
Unità Operativa di Cardiologia- UTIC
Ospedale S. Maria delle Grazie Pozzuoli ASL NA 2
Per i medici di medicina
d'urgenza, per i cardiologi consulenti o direttamente impegnati
in PS, una della maggiori sfide quotidiane è rappresentata dalla
capacità di diagnosticare accuratamente e di ricoverare i
pazienti con dolore toracico (DT) secondario ad una sindrome
coronarica acuta (SCA) con l'obiettivo nel contempo: a) di non
dimettere i pazienti con SCA in corso ( sottogruppo minimo ma
gravato da elevata mortalità a breve termine- 2 - 4 %); b)di
evitare ricoveri osservazionali e precauzionali in pazienti con
DT non legato ad una causa coronarica.Mentre si osserva una
riduzione della prevalenza delle malattie cardiovascolari nei
paesi occidentali, si assiste ad un incremento del numero dei
cittadini che si rivolge ad un DEA per un episodio di DT; tutto
ciò probabilmente dovuto ad un timore sempre maggiore che il
semplice sintomo del dolore possa essere foriero di accidenti
coronarici anche fatali, per cui si abbassa sempre di più la
soglia di attenzione a cui si comincia ad invocare il supporto
del medico.La gestione clinica dei pazienti con DT è pertanto,
piuttosto complessa, con notevoli implicazioni organizzative,
medico legali ed economiche. La difficoltà della valutazione è
dovuta al fatto che più del 50% di coloro che afferiscono al PS
con DT di incerta origine e con sintomi tipici, non presenta una
SCA e , d'altro canto, circa il 50- 65% dei pazienti in cui sarà
diagnosticato un infarto ( IMA), non presenta alterazioni
diagnostiche all'ECG di base. I dati clinici ed ecgrafici
rilevabili all'ingresso hanno bassa sensibilità ( 18-65%) e
bassa specificità ( 69% ) per SCAE', peraltro, fondamentale e di
inmportanza vitale una diagnosi precoce con una associata ed
immediata stratificazione del rischio per assicurare un
trattamento più idoneo ( invasivo v/s conservativo)e la
destinazione del reparto di degenza più appropriato (
UTIC-Cardiologia- Medicina).
I MARCATORI DI DANNO MIOCARDICO
I marcatori biochimici vengono
misurati per rivelare o escludere la necrosi miocardica. Le
troponine Te I, la creatinchinasi (CK)- MB e la Mioglobina sono
quelli più usati.
I pazienti con IMA di norma
mostrano una elevazione delle Troponine entro 6 ore dall'inizio
dei sintomi. A sette ore, CK-MB e Troponina T hanno un valore
predittivo negativo più elevato rispetto alla Mioglobina.
Attualmente la Troponina e' il solo biomarcatore con un ruolo
ben stabilito per la diagnosi ed anche utilizzabile per una
indicazione prognostica.Sono proteine strutturali dell'apparato
contrattile della miocelulla e vengono rilasciate in seguito a
necrosi del miocita e cominciano ad elevarsi dopo due - quattro
ore dall'inizio dei sintomi ed il risultato proveniente da un
laboratorio centralizzato perviene entro 60/90 minuti, mentre i
metodi “POINT OF CARE” forniscono valori entro 15/20 minuti,
tuttavia con una sensibilità analitica inferiore e con il
rischio di non riconoscere pazienti con minima/ modesta
elevazione.E' importante sottolineare che, data l'estrema
variabilita del sintomo dolore con conseguente difficoltà a
datarne l'inizio, è fondamentale considerare l'ammissione del
paziente come “TEMPO ZERO”, da cui far partire la sequenza di
misurazione del biomarcatore.L'elevazione persiste per giorni (
la T fino a 14 gg) ma è comunque dipendente dall'entità del
danno miocardico. Tale danno non rappresenta sempre una necrosi
da IMA.Requisito fondamentale per il sospetto di una SCA è un
incremento della Troponina con caratteristiche “incrementali /
decrementali”o “incrementali” rispetto ad un valore basale gia
elevato. L' elevazione della troponina può essere dovuta ad
altre cause che sono rappresentate da: Embolia Polmonare,
Scompenso Cardiaco Acuto, Mio- Pericardite, Malattie
Infiltrative ecc.La Troponina rimane in assoluto il Marker di
riferimento ( I A ) per la diagnosi di IMA; gli altri due
Markers hanno un impatto sull'iter diagnostico decisamente
inferiore: CK-MB-MASSA è il riferimento nel caso in cui le
Troponine non siano disponibili (I A), altrimenti il loro
dosaggio non è necessario ( utile soltanto per la diagnosi di
Re- IMA precoce).
LA MIOGLOBINA consente la
diagnosi precoce di IMA ed è scarsamente miocardiospecifica.(
aumenta nei traumi muscolari e nell'insufficienza renale )
mantiene un elevato valore predittivo negativo per IMA in
pazienti che si presentino nelle prime tre ore con
caratteristiche di basso rischio e bassa prevalenza di
coronaropatia . Il suo utilizzo routinario non viene
raccomandato.CPK totale, CK-MB- attività, LDH, SGOT sono da
considerarsi obsoleti.
E.C.G.
In un paziente che afferisce al
PS con DT, un elettrocardiografo è il primo ed immediato
strumento che ci consente, attraverso una attenta lettura ed
interpretazione dell'ECG, un iniziale orientamento diagnostico
ed anche prognostico.
L'ECG, in un soggetto con
cardiopatia ischemica accertata, ci puo fornire indicazioni
mirate nell'immediato sul quale sia il miglior percorso
terapeutico e la più opportuna sede di ricovero del nostro
paziente.
Di fronte ad un ECG decisamente
patologico, non si deve ovviamente attendere i risultati dei
biomarcatori, intervenendo in tempi rapidi con la terapia
appropriata. All'altro estremo in un soggetto con anomalie
aspecifiche della ripolarizzazione e/o ECG non diagnostico, ma
con diagnosi dubbia di ischemia, si può attivare un piano
diagnostico – terapeutico ( PDT) con un iniziale osservazione
breve ( OBI) sino a 12 ore con ECG seriati o monitoraggio “in
continuo”.
Per poter cogliere le possibili
minime alterazioni l'ECG deve essere eseguito entro 10 minuti
dall'ammissione sé il dolore è in atto, ed il più precocemente
possibile sé cessato ( I A). Lungo è l'elenco di situazioni che
possono simulare l'ischemia acuta/ IMA : a) peri-miocardite, b)
ripolarizzazione precoce, c) BBS, d) embolia polmonare
e) pre- eccitazione ventricolare
,f) ipercaliemia, g) emorragia subaracnoidea, h) sindrome di
Brugada.
Un limite importante è legato
alla latenza della comparsa delle alterazioni specifiche per cui
diviene necessario eseguire ECG seriati ( I C ) o un
monitoraggio continuo (IIA Evidenza B), quando il primo
tracciato non è diagnostico.
Il mancato riconoscimento in PS
di caratteristiche “ ischemiche” ad alto richio in pazienti con
DT puo arrivare sino al 12% e comporta una mancata terapia
antiischemica e riperfusiva, contribuendo ad aumentare il tasso
di mortalità intraospedaliero ( 7.9%) vs (4.9%) in pazienti con
corretta valutazione dell'ECG.
Il sopraslivellamento del tratto
ST è il marker più sensibile e specifico (90%) di IMA, ma è
presente solo nel 30-40% dei casi .Il sottoslivellamento del
tratto ST indica ischemia miocardica, ma la sua capacità di
identificare un IMA è bassa (50%). l'inversione simmetrica
dell'onda T è un segno non specifico nei pazienti con DT. La
comparsa di una nuova onda Q all'ECG all'ingresso è diagnostica
per IMA nel 90%. Un ECG normale / non diagnostico orienta verso
una bassa percentuale ( 2-4%) in coloro che svilupperanno un
IMA.
TECNICHE DI IMAGING
XGRAFIA TORACE: ( I C)
In circa il 25% dei pazienti
sono presenti reperti significativi comprendenti: cardiomegalia,
polmonite, edema polmonare.
Il suo valore non è stato mai
valutato in pazienti definiti a basso rischio.
ECOCARDIOGRAMMA: (II A –
Evidenza B )
Fornisce importanti informazione
per la DD con altre patologie C. V. ( embolia polmonare,
dissezione aortica, tamponamento cardiaco).Utile in pazienti con
DT in atto, con ECG non diagnostico e in pazienti in stato di
shock . Alta sensibilità (93%) per IMA; bassa specificità dovuta
ad inclusione di pazienti con segni di pregresso IMA.
SCINTIGRAFIA: ( II A Evidenza B
)
Assume valore diagnostico in
pazienti con ECG e Marker non diagnostici: è stata largamente
studiata con la possibilità di acquisire già inizialmente un'
area a “rischio miocardico”, non modificabile anche in caso di
riperfusione.
Limiti della metodica sono
costituiti da : a) pochi centri dotati in loco ( < ¼ ) b)
necessità di iniettare il tracciante radioattivo nell'area del
DEA.
c.
limitazione per artefatti in alcune categorie di
pazienti.
TEST ERGOMETRICO: ( II A
Evidenza A )
Utile in pazienti con DT e
probabilità pre- test intermedia di malattia coronarica.
Duplice scopo: a) valutare la
presenza di ischemia inducibile b) stratificare la prognosi. In
assenza di controindicazioni cardiache ed exstra cardiache, un
TE diagnostico negativo per ischemia inducibile, con un carico
lavorativo di almeno 6 METS o 85% della F.C. Massimale per
l'età, appare in grado di evitare ricoveri inappropriati e
consente la dimissione del paziente in elevato grado di
sicurezza con un test eseguito a 12 – 18 ore.
TAC – MULTISLICE ( II B Evidenza
C )
In caso di pazienti con DT e
bassa prevalenza di malattia coronarica la metodica avrebbe una
buona capacità di escludere la malattia in presenza di un
risultato negativo, ma , in caso di positività, è alta la
probabilità di incorrere in un falso positivo, con ovvie
ricadute in termini di coronarografie inutili.
L'esperienza clinica ancora
iniziale unita alla considerevole radioesposizione rendono
ancora non proponibile l'applicazione estensiva della metodica
per escludere la coronaropatia severa in pazienti con DT a basso
rischio.
CONSIDERAZIONI FINALI
L'Utilizzo mirato ed appropriato
delle metodiche di laboratorio e strumentali non può prescindere
da una attenta valutazione clinica come parte integrante di un
piano diagnostico- terapeutico.
Al personale infermieristico,
attraverso il TRIAGE, viene affidata la valutazione iniziale del
paziente a) annotazione dei parametri vitali, b) incannulamento
vena periferica ,c) esecuzione entro 10 minuti di un ECG ed
immediata interpretazione da parte del medico di PS, d)
collegamento al monitor- defibrillatore ,e) eventuali prelievi
per marcatori. Questo primo step è propedeutico per un
orientamento diagnostico volto a definire la probabilità di una
SCA come causa determinante dei sintomi lamentati dal paziente,
rispetto alle possibilità di altre patologie CV o non CV.
E' auspicabile nonché opportuno
che tali strumenti diagnostici vengano inseriti in un percorso
di valutazione del DT nei singoli ospedali, che sia condiviso e
validato dalle figure professionali che si trovino a gestire il
paziente già dal territorio ( medici di base 118) nel DEA, (
medici di urgenza ) fino alla Medicina, Cardiologia- UTIC e
laboratori di emodinamica ed
ottenendo una formale istituzionalizzazione delle
Direzioni Sanitarie Locali.
Il fine ultimo è cercare di
ridurre gli errori e massimizzare l'efficacia con l'inserimento
di indicatori di verifica a distanza di 6 -12 mesi del
protocollo operativo con una prestabilita riduzione dei ricoveri
impropri e dimissioni inappropriate.
