IL DOLORE TORACICO:
DAL DOCUMENTO DI CONSENSO ALLA PRATICA CLINICA
Matteo Cassin
U.O. di Cardiologia
Azienda Ospedaliera “S. Maria degli Angeli”. Pordenone
La gestione dei pazienti con
dolore toracico acuto è un problema difficile da molti punti di
vista.
Negli USA più di 5 milioni di
persone/anno vengono visitate nei Dipartimenti di Emergenza (DE)
per dolore toracico acuto. Di questi pazienti più della metà non
ha una sindrome coronarica acuta (SCA) mentre il 10-15% dei
pazienti ha infarto miocardio acuto ed il 30-35% angina
instabile. Nel metà dei casi l’elettrocardiogramma non è
diagnostico.
Si stima che il 25-50% dei
pazienti con dolore toracico acuto subiscono un ricovero
inappropriato, mentre le dimissioni inappropriate raggiungono
il 2-8% dei casi.
L’erronea dimissione dei
pazienti con IMA rappresenta il 20% delle spese medico-legali
contro i medici dei DE degli USA.
Nella realtà italiana le
informazioni sono scarse. Secondo i dati del Ministero della
Sanità relativi, ad esempio, all’anno 1996, in quell’anno in
Italia sono state effettuate 37.444 dimissioni con diagnosi di
“dolore toracico” (DRG 143) che hanno necessitato di una degenza
media di 4.2 giorni (il 43.4% dei pazienti ha avuto una degenza
> 4 giorni) con una spesa stimata di Lit. 99.510.130.000. I dati
degli anni seguenti, disponibili sino al 2005 , ci confermano
questo andamento.
I pazienti ricoverati sono però
solo una parte della popolazione che viene valutata dal MMG o
arriva in DE con il sintomo dolore toracico.
Nella casistica relativa al 1997
del nostro ospedale è stata analizzata la prevalenza dei
pazienti che venivano valutati in DE per dolore toracico acuto.
In totale i Medici internisti del Pronto Soccorso avevano
eseguito nel 1997 19951 consulenze urgenti e per la gestione
clinica di questi pazienti sono state richieste 2407 consulenze
cardiologiche (12% delle consulenze internistiche). Il motivo
della richiesta di visita cardiologica era nel 48% dei casi il
dolore toracico. Nella nostra realtà il totale delle visite per
dolore toracico era il 4.8% di tutte le prestazioni
internistiche del DE, percentuale simile a quella riportata nei
registri americani.
Di fronte a questi problemi
epidemiologici, clinici, organizzativi e medico - legali esiste,
nella situazione italiana, una disomogeneità di approccio sia
tra i vari professionisti che tra le diverse strutture
sanitarie. Ne deriva, quindi, la necessità di modelli
gestionali da una parte più efficienti e dall’altra lo sviluppo
di linee guida per rendere più omogeneo il trattamento di questi
pazienti.
Per queste motivazioni ANMCO e
SIMEU hanno istituito una Commissione congiunta per la stesura
di un Position Paper “Percorso di valutazione del dolore
toracico” (PDT). L’obiettivo era quello di definire un percorso
diagnostico ed organizzativo condiviso e standardizzato tra
medici dell’Urgenza e Cardiologi.
Il percorso è stato lungo è si è
concluso con l’approvazione della versione finale del documento
da parte dei 2 consigli Direttivi nel Settembre 2007. Alcuni dei
punti controversi sono stati: la lettura dell ‘ECG, i marcatori
di necrosi, la consulenza cardiologia, la sede del ricovero
delle SCA, chi gestisce le SCA accertate, gli esami di secondo
livello, in particolare l’ecocardiogramma ed il test da sforzo.
Nella prima parte del documento
è stata riportata una revisione “evidente-based” della
letteratura (anamnesi, clinica, ECG, marcatori di necrosi, test
di induzione di ischemia, ecocardiogramma e altro imaging),
mentre nella seconda parte è stato definito il modello generale
del percorso con definizione dei requisiti minimi, che dovrà poi
adattarsi alle singole realtà. Le finalità sono:
-
Identificare rapidamente i
pazienti con SCA (STEMI e NSTE) per intraprendere
rapidamente la riperfusione negli STEMI ed iniziare il
percorso specialistico adeguato nei NSTEMI
-
Identificare le emergenze
cardiovascolari non coronariche (embolia polmonare o
patologia aortica acuta)
-
Valutare la probabilità di
SCA NSTE in pazienti senza causa evidente e con ECG non
diagnostico o normale alla valutazione iniziale
Sono stati delineati quindi i
requisiti minimi indispensabili per il PDT:
-
Triage infermieristico
standardizzato
-
Valutazione clinico
anamnestica standardizzata
-
Esecuzione ECG entro 10
minuti dall’arrivo (forte auspicio alla lettura
“congiunta”) e ripetuto nel tempo
-
Dosaggio dei marcatori
di necrosi ripetuto (minimo x 2)
-
Orientamento diagnostico
iniziale per definire la probabilità di SCA
-
Possibilità di
osservazione breve di 6-12 ore, con monitoraggio
continuo dei parametri vitali, nell’ambito del PS o
Medicina d’Urgenza
Per quanto riguarda i markers di
danno miocardio al momento attuale i più utilizzati sono il
CK-MB massa, la Mioglobina e le Troponine cardiache.
Il CK-MB massa è stato a lungo
considerato il marker di riferimento mondiale per la diagnosi di
infarto miocardico, è un indicatore discretamente sensibile di
danno miocardio, è relativamente precoce, non è utile per la
diagnosi tardiva ed è solo relativamente specifico.
La Mioglobina è un marker a
comparsa precoce (1-3 ore), con cinetica rapida, alta
sensibilità (alto valore predittivo negativo) ma scarsamente
specifico di danno miocardio. Il suo possibile campo di
applicazione è quello della presentazione precoce e va sempre
associato ad un marker cardiospecifico.
Le Troponine cardiache T e I
sono dotate di alta sensibilità e specificità per il danno
miocardico, anche se non sono indicatori specifici per il danno
ischemico. Sono indicatori relativamente precoci ma con
persistenza prolungata e sono in grado di documentare il
cosiddetto “danno miocardico minimo”. Nel documento congiunto
della Società Europea di Cardiogia e American College of
Cardiology le troponine sono state inserite tra i criteri
biochimici preferenziali di necrosi miocardica. In particolare
viene definito come valore anomalo di troponina quello che
eccede il 99° percentile dei valori del gruppo di controllo.
Nonostante gli indubbi vantaggi
derivanti dall’utilizzo delle Tn cardiache nella diagnostica dei
pazienti con dolore toracico acuto, l’interpretazione dei
risultati, nella routine clinica, non è sempre agevole, sia per
la documentazione di positività nei pazienti senza evidenza di
cardiopatia ischemica acuta che per la negatività in pazienti
che svilupperanno complicanze. Possibili spiegazioni sono:
-
Estrema sensibilità per un
danno miocardio generico (sindrome coronarica acuta,
patologia cardiaca non primitivamente ischemica, patologia
extracardiaca)
-
Problemi preanalitici ed
analitici
-
Livelli decisionali
-
Utilizzo di metodi
quantitativi (laboratorio centrale) o qualitativi (al letto
del paziente)
Nel Documento, in relazione ai
marcatori di necrosi, quello ritenuto di riferimento è la
troponina, mentre l’utilizzo della mioglobina è stato
considerato superfluo. Inoltre, in relazione alla frequente
difficoltà di datare l’insorgenza dei sintomi, è stato stabilito
che il prelievo basale deve rappresentare il “tempo 0”.
Se il periodo di osservazione è
“normale”, e il paziente è asintomatico, clinicamente stabile ed
in grado di compiere uno sforzo, può esserci l’indicazione ad
eseguire un test provocativo di ischemia, come il test da sforzo
tradizionale. Questo percorso dovrà però essere concordato
localmente e previa attivazione della consulenza cardiologia.
Il test da sforzo ha efficacia
ottimale nei pazienti a probabilità intermedia di coronaropatia.
E’ stato dimostrato che la procedura è sicura nei pazienti a
basso rischio, anche quando veniva eseguito immediatamente
all’ingresso del paziente , dopo 6-12 ore o dopo 48 ore. In
generale un test negativo comporta una prognosi eccellente a 6
mesi, mentre un test dubbio o positivo è indice di rischio
aumentato di complicanze.
Il valore incrementale
dell’ecocardiogramma nella diagnostica dei pazienti con dolore
toracico acuto ed ECG non diagnostico in PS è ancora incerto, e
non vi è indicazione al suo utilizzo routinario. Le possibili
indicazioni sono: sospetto di altra patologia cardiovascolare,
in presenza di dolore in atto o cessato da poco, in caso di
dolore prolungato. I risultati migliori sono stati ottenuti in
pazienti senza pregresse necrosi o con un ecocardiogramma di
confronto.
Nonostante numerosi studi
abbiano dimostrato un positivo valore diagnostico e prognostico
con un favorevole rapporto di costo/efficacia, l’utilizzo
routinario della scintigrafia miocardica nella diagnostica dei
pazienti con dolore toracico in PS non è facilmente praticabile.
Nel Documento vengono infine
riassunti il percorsi consigliati, tenedo presente la
valutazione clinica, ECG e bioumorale iniziale, la probabilità
di SCA, e gli esiti dell’osservazione breve.
Per poter passare però dalla
teoria alla pratica clinica routinaria sono necessari alcuni
importanti elementi:
-
La conoscenza dei dati
epidemiologici locali (per poter adattare le risorse)
-
Una struttura adeguata di
osservazione breve, nell’area del PS
-
Posti letto di osservazione
adeguati sia in senso numerico che quantitativo
-
Strumenti diagnostici
“minimi”
-
Conoscenza specifica delle
metodiche diagnostiche disponibili
-
Percorso formativo dedicato
-
Istituzionalizzazione del
percorso dolore toracico
-
Percorso di implementazione
-
Strumenti di verifica e di
“ritorno” degli esiti
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