La
GESTIONE DEL PAZIENTE
CON IPERTENSIONE Arteriosa:
Dalle Linee Guida alla Pratica Clinica
Paolo Verdecchia Fabio Angeli
Struttura Complessa di Cardiologia, Ospedale S. Maria della
Misericordia, Perugia.
Nel Giugno 2007,
a distanza di circa 4 anni dalla loro ultima edizione, sono
state presentate le nuove linee guida congiunte della Società
Europea dell’Ipertensione Arteriosa e della Società Europea di
Cardiologia sulla diagnosi e il trattamento dell’ipertensione
arteriosa1. Naturalmente, queste linee guida hanno
recepito i messaggi più innovativi provenienti dai principali
studi pubblicati negli ultimi anni in termini di diagnosi,
prognosi e terapia del paziente iperteso.
Per quanto
riguarda il trattamento del paziente con ipertensione arteriosa,
saranno qui discussi, in estrema sintesi, alcuni aspetti
fondamentali, anche con riferimento alla loro applicabilità
nella pratica clinica quotidiana.
Trattamento
non farmacologico.
Le linee-guida
ribadiscono che tutti i pazienti con ipertensione arteriosa,
includendo quelli con pressione arteriosa (PA) “normale-alta”,
(130-139/85-89 mmHg) debbono essere sottoposti a misure
igienico-dietetiche a lungo termine. Tra queste vanno
annoverate: (a) l’abolizione del fumo di sigaretta, (b) la
riduzione del sovrappeso corporeo, (c) la riduzione dell’apporto
di bevande alcoliche, (d) l’aumento dell’attività fisica, (e) la
riduzione del consumo di sale, (f) l’aumento del consumo di
frutta e vegetali, (g) la riduzione dell’apporto di grassi
totali e saturi.
In particolare,
è estremamente ben noto l’effetto antiipertensivo legato alla
riduzione del peso corporeo nei soggetti sovrappeso o obesi,
così come l’effetto legato alla cessazione del fumo di sigaretta
nei fumatori e legato alla dieta a basso contenuto di sale.
Da un
punto di vista pratico: è evidente che queste misure non
dovrebbero mai ritardare l’inizio di un trattamento
farmacologico nei soggetti più a rischio (vedi sotto), ma è
altrettanto evidente che l’inizio troppo frettoloso di un
trattamento farmacologico non dovrebbe distogliere l’attenzione
del medico e del paziente dalle misure igenico-dietetiche, come
purtroppo accade in molti casi.
Quando
iniziare il trattamento farmacologico.
La figura 1
mostra le indicazioni delle linee-guida su quando iniziare un
trattamento farmacologico sulla base dei valori di PA e dei
fattori di rischio concomitanti.
In generale, le
linee guida appaiono abbastanza caute sull’inizio della terapia
farmacologica nei pazienti con ipertensione di grado 2
(160-179/100-109 mmHg) in assenza di fattori di rischio o in
presenza di 1-2 fattori di rischio. In questi soggetti, infatti,
si consiglia la terapia farmacologica solo dopo ‘settimane’ di
osservazione.
Anche
l’indicazione alla terapia non farmacologica (seppure con
terapia farmacologica ‘da considerare’) in soggetti con
pressione normale-alta accompagnata da 3 o più fattori di
rischio, danno d’organo o sindrome metabolica potrebbe anche
apparire troppo cauta.
Al contrario,
l’indicazione al trattamento farmacologico in soggetti in stadio
I (140-159/90-99 mmHg) in presenza di sindrome metabolica senza
alcun altro fattore di rischio o danno d’organo potrebbe essere
giudicata eccessivamente aggressiva.
Da un
punto di vista pratico: Potrebbe apparire fin troppo
facile affermare che ‘ogni singolo caso va valutato
singolarmente’. Per essere chiari, in assenza di quadri
clinici perfettamente riconducibili agli schemi delle linee
guida, quanto maggiore è il rischio cardiovascolare individuale
calcolato, tanto maggiore è l’urgenza di iniziare un trattamento
farmacologico, ovviamente accompagnato da tutte le misure non
farmacologiche più adeguate nel singolo caso. E quanto maggiore
è il rischio cardiovascolare individuale, tanto più frequenti
dovranno essere le visite di follow-up e gli eventuali
aggiustamenti terapeutici.
I farmaci
anti-ipertensivi.
A differenza
dalle linee guida nord-Americane, che sottolineano il ruolo
centrale dei diuretici come farmaci da utilizzare nella maggior
parte dei pazienti2, le linee-guida Europee
persistono nella giusta collocazione ‘alla pari’ tra le
cinque classi principali dei farmaci antiipertensivi
(diuretici, beta-bloccanti, ACE-inibitori, calcio-antagonisti,
sartani).
Peraltro, le
linee guida Europee hanno preso le distanza dalle recenti linee
guida Britanniche3, che hanno raccomandato la
sostanziale ‘retrocessione’ dei beta-bloccanti a farmaci da
utilizzare solo in presenza di ipertensione resistente al
trattamento con diuretici, ACE-inibitori e calcio-antagonisti,
oltre che in casi selezionati3.
Viene
giustamente sottolineata l’importanza della cautela nell’uso dei
diuretici e dei beta-bloccanti in pazienti ad alto rischio di
sviluppare diabete mellito. La combinazione tra diuretici e
beta-bloccanti viene comunque

Figura 1
Quando iniziare un trattamento
farmacologico nel paziente iperteso sulla base dei valori
pressori e dei fattori di rischio concomitanti.
declassata da
‘linea continua’ (linee guida 2003) a ‘linea tratteggiata’
(figura 2).
Le linee guida
Europee sottolineano l’importanza delle combinazioni fisse
anche nel trattamento iniziale dell’ipertensione arteriosa.
Dobbiamo essere estremamente pragmatici e riconoscere che la PA
non è adeguatamente controllata in un elevato numero di soggetti
ipertesi trattati. Le combinazioni fisse, qualora
farmacologicamente razionali (es. ACE-inibitori + calcio
antagonisti, ACE-inibitori + diuretici, sartani + calcio
antagonisti, sartani + diuretici) possono contribuire al
raggiungimento dell’obbiettivo

Figura 2
Posizione delle
linee Guida Europee nella versione dell’anno 2003 e dell’anno
2007 relativamente ai farmaci anti-ipertensivi di prima scelta
(box) e alle combinazioni consigliate (linea continua). La
combinazione tra diuretici e beta-bloccanti non viene più
suggerita come di prima scelta.
pressorio.
Peraltro, un tale atteggiamento ‘pragmatico’ è totalmente
condiviso anche dalle linee guida Nord-Americane2.
Le condizioni
cliniche favorenti l’uso di specifici farmaci antiipertensivi
sono riportate in figura 3.
Da un
punto di vista pratico: Non dobbiamo mai dimenticare la
considerazione, apparentemente banale, che lo scopo fondamentale
dei farmaci anti-ipertensivi è quello di ridurre la pressione
arteriosa. L’obbiettivo del trattamento è quello di ridurre la
PA a valori inferiori di 140/90 mmHg nei pazienti ipertesi non
diabetici, ed inferiori a 130/80 mmHg nei pazienti ipertesi
diabetici. I pazienti ad elevato rischio
Figura 3.
Condizioni favorenti l’uso di specifici
farmaci antiipertensivi. Abbreviazioni: MAU=microalbuminuria; VS=ventricolo
sinistro.
cardiovascolare
potrebbero essere equiparati ai diabetici, sebbene siano
necessari ulteriori studi in questo campo. Tutti i farmaco
disponibili, e le loro combinazioni, sono da prendere in
considerazione, sempre con l’obbiettivo finale della
normalizzazione pressoria.
Bibliografia
1.
Mancia G, De Backer G, Dominiczak A, Cifkova R, Fagard R,
Germano G, Grassi G, Heagerty AM, Kjeldsen SE,
Laurent S, Narkiewicz K, Ruilope L, Rynkiewicz A, Schmieder RE,
Boudier HA, Zanchetti A. Guidelines for the Management of
Arterial Hypertension: The Task Force for the Management of
Arterial Hypertension of the European Society of Hypertension (ESH)
and of the European Society of Cardiology (ESC). J Hypertens.
2007;25:1105-1187.
2.
Chobanian
AV, Bakris GL, Black HR, Cushman WC, Green LA, Izzo JL Jr, Jones
DW, Materson BJ, Oparil S, Wright JT Jr, Roccella EJ; Joint
National Committee on Prevention, Detection, Evaluation, and
Treatment of High Blood Pressure. National Heart, Lung, and
Blood Institute; National High Blood Pressure Education Program
Coordinating Committee. Seventh report of the Joint National
Committee on Prevention, Detection, Evaluation, and Treatment of
High Blood Pressure. Hypertension. 2003;42:1206-1252.
3.
NICE/BHS. Clinical Guideline 34: Hypertension: management
of hypertension in adults in primary care: partial update:
http://nice.org.uk/CG034guidance (accessed June 28, 2006).
