Equità ed
appropriatezza dell’approccio alle SCA: requisiti strutturali
ed organizzativi della moderna UTIC
Marino Scherillo, Francesco Moscato, Fortunato Scotto di
Uccio, Francesco Vigorito, Ettore De Fortuna, Antonio Polcino
Cardiologia Interventistica ed UTIC, AO Rummo, Benevento
Nell’ultimo decennio sono
intervenuti almeno due rilevanti mutamenti in tema di sindromi
coronariche acute (SCA): da un lato, l’introduzione di nuove
strategie riperfusive e il perfezionamento della terapia
antiaggregante e anticoagulante associata hanno reso sempre più
invasiva la terapia dell’infarto miocardico acuto con
sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) e di quello senza
sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI); dall’altro,
l’incremento dell’età media dei pazienti affetti da cardiopatia
ischemica e le conseguenti comorbilità ad essa associate hanno
reso sempre più complesso il trattamento delle patologie
cardiache acute e la gestione di questa tipologia di pazienti.
Al centro di questo scenario
vi sono le Unità di Terapia Intensiva Coronarica, che oggi, per
tutti questi motivi, sono sempre più orientate ad essere Unità
di Terapia Intensiva Cardiologica (UTIC), secondo un modello
concettuale che le rende snodo centrale e univoco e interfaccia
per l’emergenza/urgenza cardiologica sia delle strutture
sanitarie territoriali (spoke) sia delle strutture di
UTIC dello stesso bacino di utenza per i casi ad alto rischio e
ad alta intensità di necessità di cure (hub).
L’UTIC di oggi, dunque, è
ritenuta struttura assistenziale di riferimento per i pazienti
cardiopatici acuti, ed è inserita, nel contesto
dell’emergenza/urgenza cardiologica, in una rete di strutture
che devono necessariamente essere interconnesse fra di loro: è
il concetto della plugged UTIC, allo scopo di garantire:
-
una gestione flessibile e non precaria dei bisogni
assistenziali high-tech dei pazienti
-
una strategia invasiva precoce delle SCA secondo le
raccomandazioni delle Linee Guida, con l’obiettivo di realizzare
un recupero precoce con breve assistenza intensiva, anche
attraverso una condivisione dei criteri clinici di alto rischio
per i pazienti ricoverati nelle strutture di UTIC dello stesso
bacino di utenza
-
una strategia multicompetenza protratta per i pazienti
con scompenso cardiaco acuto, con l’obiettivo di realizzare un
recupero tardivo con lunga assistenza intensiva.
Un’ analisi dei requisiti
strutturali e tecnologici necessari ad una UTIC, alla luce del
concetto di interconnessione di queste strutture, deve partire
dal presupposto che la dotazione strumentale e la competenza del
personale che vi opera deve essere il più possibile al massimo
livello in tutti i presidi, perché solo garantendo a tutti i
pazienti la stessa disponibilità di mezzi e lo stesso standard
di competenza è possibile realizzare il concetto di rete
integrata fra le strutture cardiologiche hub e spoke.
Diversamente, i pazienti ad alto rischio potrebbero essere
adeguatamente assistiti solo nelle strutture inserite in centri
hub, in quegli ospedali, cioè, dotati di Emodinamica
Interventistica che non potrebbero ritrasferire i pazienti alla
struttura di provenienza, qualora permanessero necessità
assistenziali di livello elevato.
Criteri clinici di ricovero in
UTIC
Si ritiene indicato ed
appropriato il ricovero in UTIC per (1):
-
pazienti con STEMI fino a 24 ore dall’insorgenza dei
sintomi
-
pazienti con STEMI o NSTEMI oltre le 24 ore
dall’insorgenza dei sintomi specie se instabili e ad alto
rischio
(fig.1), con necessità di terapia infusiva,
monitoraggio emodinamico, contropulsazione aortica, con aritmie
cardiache minacciose, alterazioni della conduzione
atrioventricolare, indicazione ad elettrostimolazione temporanea
-
pazienti in shock cardiogeno
-
pazienti emodinamicamente instabili dopo procedura di
angioplastica coronarica
-
pazienti con aritmie minacciose da cardiopatia ischemica,
cardiomiopatia, patologie valvolari, alterazioni elettrolitiche
-
pazienti con edema polmonare acuto non risolto in area di
emergenza
-
pazienti post trapianto cardiaco con problemi acuti come
infezioni, deterioramento emodinamico, squilibri elettrolitici o
sospetto di rigetto
-
pazienti affetti da embolia polmonare e in condizioni
emodinamiche instabili
Requisiti strutturali e
tecnologici delle UTIC
E’ opportuno che l’UTIC sia
possibilmente ubicata in prossimità del Pronto Soccorso o che
comunque siano previsti collegamenti preferenziali.
La zona strettamente
assistenziale deve avere una dotazione minima di ambienti
contenenti 1-2 letti con travi testa-letto attrezzate su cui
inserire monitor, prese per ossigeno, vuoto, aria compressa. Le
dimensioni dell’ambiente devono permettere al personale medico e
infermieristico di operare a 360 gradi intorno al letto, devono
consentire l’accesso da parte delle barelle e deve essere
prevista la possibilità di movimentazione delle apparecchiature.
Gli ambienti e gli spazi di
supporto sono costituiti da (2):
-
deposito attrezzature
-
deposito pulito
-
deposito sporco
-
deposito padelle con vuotatoio
-
area tecnica di lavoro con strumentazioni e attrezzature
-
area tecnica per procedure, quando non realizzabili al
letto del paziente
-
spogliatoio o zona filtro per il personale
-
wc personale
-
cucinetta
-
ambiente/spazio caposala
-
guardiola infermieri
-
stanza cardiologo di guardia
-
filtro visitatori
-
attesa familiari
-
locale per colloquio con i familiari
-
deposito salma
L’impianto elettrico deve
rispondere alle norme CEI e deve avere continuità con
un’alimentazione di sicurezza e un’alimentazione di emergenza.
L’impianto di climatizzazione
deve essere a norma e con assenza di ricircolo e condizioni
igrometriche adeguate a mantenere una temperatura
invernale/estiva compresa fra 20 e 24°C e un’umidità relativa
del 40-60%.
Sono inoltre necessari impianti
speciali di chiamata con segnalazione acustica, impianti di
allarme di segnalazione di esaurimento dei gas medicali,
impianto di rilevamento incendi e di rilevamento gas.
E’ indispensabile garantire
adeguati controlli, soprattutto periodici, degli impianti
elettrici e di erogazione dei gas medicali, sia per motivi di
tutela legale dovuti al rispetto delle norme di sicurezza
vigenti, sia per ragioni specificamente tecniche, eventualmente
ricorrendo a contratti di manutenzione e consulenza con ditte
specializzate.
Requisiti organizzativi generali
e dotazione del personale
In Italia sono presenti
attualmente 345 UTIC (3) e da dati nazionali e internazionali
risulta che i pazienti che necessitano di ricovero in UTIC siano
circa 3.500-4.000 all’anno per milione di abitanti.
Una stima del fabbisogno
nazionale delle UTIC secondo il Documento di consenso FIC-GISE
del 2005 (4) prevede pertanto :
-
1 UTIC spoke con 6-8 posti letto /120-150.000
abitanti
-
1 UTIC hub con Emodinamica Interventistica (EMO
PCI)/350.000 abitanti
La distanza massima dalla
periferia del bacino di utenza all’UTIC non dovrebbe comportare
tempi di percorrenza superiori a 30 minuti con trasporto
protetto.
Il Decreto del Ministero della
Salute del 13.9.1988 ritiene necessaria, per un’UTIC di 8 posti
letto, una dotazione di personale di 12 Medici e di 24
Infermieri. Questo dato, però, calcolato in previsione di
garantire la presenza di un solo Medico nelle ore pomeridiane e
notturne che presti servizio anche per i pazienti ricoverati in
degenza ordinaria, andrebbe necessariamente commisurato alla
quantità ma soprattutto alla qualità delle prestazioni erogate,
dovendo necessariamente distinguere in relazione alla
complessità della struttura e al numero di posti letto di
Degenza Ordinaria: nelle strutture di UTIC tipo hub, è
necessario adattare i carichi di lavoro al volume di attività e
alla complessità delle patologie, considerandone la ricaduta in
termini di impegno terapeutico e assistenziale e ipotizzando di
prevedere, oltre ad un team di Cardiologi dedicati
specificamente all’UTIC per garantire la continuità
assistenziale, la presenza di un secondo Medico almeno nelle ore
diurne. Analogamente, la dotazione di personale infermieristico
va anch’essa modulata in rapporto ai posti letto UTIC/Degenza
Ordinaria, dovendo prevedere almeno 2 Caposala e 32 Infermieri
nel caso di 8 posti UTIC e 24 di Degenza Ordinaria (6) (fig.2).
Particolare attenzione va
posta, inoltre, all’aspetto della formazione, per garantire una
elevata Clinical Competence il più possibile uniforme fra
tutti i Cardiologi del Dipartimento di Cardiologia a cui
afferisce l’UTIC. E’ opportuno inoltre definire anche un
programma di formazione di un team dei centri spoke
presso il centro hub, per assicurare una gestione
condivisa dei pazienti con SCA che necessitino dell’impiego di
strategie invasive precoci.
Dotazione strumentale
La strumentazione di base deve
comprendere un sistema di monitoraggio elettrocardiografico su
almeno due tracce, una curva di pressione arteriosa, una
saturazione di ossigeno e la possibilità di monitoraggio
invasivo delle pressioni arteriosa e venosa. La centrale di
monitoraggio deve avere la possibilità di sorvegliare almeno una
traccia elettrocardiografica per ogni paziente e di poter
richiamare tutti gli eventi in memoria.
Sono inoltre raccomandate le
seguenti ulteriori dotazioni strumentali (5) :
-
defibrillatore bifasico, uno ogni 3 posti-letto
-
pacemaker esterno, uno ogni 6 posti-letto
-
pacemaker temporaneo VVI / DDD, uno ogni 6-8 posti-letto
-
ecocardiografo, con sonda per transesofageo
-
coagulometro ( ACT )
-
emoglucotest
-
apparecchio per determinazione emogasanalisi
-
fluoroscopio
-
pompe di infusione
-
sistemi di ventilazione meccanica non invasiva, tipo CPAP/BiPAP,
uno ogni 2 posti-letto
-
sistema per ultrafiltrazione/emodialisi disponibile
-
sistema di contropulsazione aortica, almeno una unità
ogni 4 letti
-
ventilatori meccanici per ventilazione invasiva, almeno
una unità ogni 4 letti
Gestione dei dati clinici
Una raccolta continuativa e
permanente dei dati clinici attraverso un database
informatizzato rappresenta un presidio irrinunciabile per un
controllo della qualità dell’assistenza, una valutazione
dell’aderenza alle Linee Guida e un confronto con gli standard
italiani e internazionali: è auspicabile l’adesione allo
standard europeo definito dal progetto CARDS della Comunità
Europea(7).
Conclusioni
Molti trial clinici
controllati effettuati negli ultimi anni su strategie
terapeutiche note o di nuova acquisizione per il trattamento dei
pazienti con SCA hanno generato Linee Guida e indicazione di
Percorsi Diagnostico-Terapeutici che, per la loro realizzazione
pratica, necessitano di una imprescindibile organizzazione
sanitaria e appropriati criteri di competenza clinica degli
operatori tecnici (Medici e Infermieri), senza le quali non è
assolutamente possibile ottenere risultati di documentata
efficacia. La velocità della progressione dell’ischemia
miocardica dal momento in cui si è instaurata e gli effetti
irreversibili a cui si può giungere nel giro di poche ore
impongono la necessità di elaborare una serie di modelli
organizzativi e strutturali che tengano conto del contesto
temporale e ambientale in cui si può sviluppare l’attacco
ischemico, del modo più rapido per raggiungere il paziente,
delle modalità per precisarne la diagnosi, operare una
stratificazione prognostica e conseguentemente applicare nel più
breve tempo possibile gli interventi terapeutici necessari.
Queste evidenze scientifiche devono portare a ritenere che
un’appropriata organizzazione sanitaria è già di per se un
trattamento raccomandato per la gestione dei pazienti con STEMI/NSTEMI,
che deve essere omogeneamente disponibile ed accessibile su
tutto il territorio nazionale(8,9).
Il futuro è
dunque in una appropriata strategia di riperfusione nella
comunità, e il modello di UTIC così delineato sarà sempre
più al centro di un sistema integrato e interconnesso : uno
snodo critico delle emergenze cardiologiche che, attraverso gli
opportuni raccordi con il 118 e le strutture ospedaliere di
vario livello, possa consentire di indirizzare il paziente in
modi e tempi appropriati verso un trattamento riperfusivo in
strutture opportunamente collegate, ove sia possibile mettere in
pratica quanto suggerito dai risultati ottenuti per la terapia
delle SCA negli studi clinici randomizzati.
