LA MODERNA GESTIONE
DELLA TERAPIA ANTICOAGULANTE
ORALE
Sabino Scardi
Scuola di Specializzazione in
Cardiologia Università di Trieste
La tromboembolia arteriosa e
venosa sono un evento serio e molto frequente nei paesi
industrializzati ( 1 ).
Per la prevenzione primaria e
secondaria di questa patologia da circa 50 anni vengono
utilizzati gli anticoagulanti orali che hanno però rilevanti
limitazioni. Infatti, nonostante gli studi clinici controllati e
la loro metanalisi abbiano chiaramente dimostrato l’utilità
della terapia anticoagulante (TAO) nel ridurre il rischio in
molte di queste patologie (2), numerose difficoltà si
frappongono al trasferimento delle evidenze dei grandi trial
nella pratica clinica quotidiana (3).
Problematiche
Infatti, la
prescrizione e la gestione della TAO sono condizionate da
diversi fattori quali la compliance dei pazienti,
l'attendibilità del laboratorio, la gestione complessiva del
trattamento da parte di personale esperto, la collaborazione dei
medici e -più in generale- l'efficienza dei sistemi di cura
offerti alla popolazione. In altre parole l'interazione
paziente-laboratorio-medico-sistema di cura riveste un ruolo
essenziale nella decisione di prescrivere la TAO. Inoltre, nella
pratica clinica corrente, questa terapia è spesso disattesa,
perché ritenuta pericolosa o troppo complessa da gestire
cosicché ad esempio solo il 9.9-48.4% dei pazienti con
fibrillazione atriale non reumatica (FANR) seguono il
trattamento (4); e ciò, nonostante il suo più vasto utilizzo
dopo la pubblicazione dei risultati dei grandi trial. Varie sono
le motivazioni addotte per la scarsa utilizzazione della
profilassi anticoagulante (5), e tra queste, ad esempio, per la
fanr, l’età avanzata dei pazienti (4); proprio quegli utenti
che, essendo a più alto rischio, maggiormente si gioverebbero
della profilassi anticoagulante(6).
Inoltre numerosi altri problemi
(controindicazioni, sanguinamento, scarsa compliance facilità
alle cadute o scarsa mobilità o necessità di assistenza
domiciliare per i pazienti anziani) ostacolano una TAO corretta
e sicura (4).
Anche nei casi in cui è
correttamente prescritta e realizzata, la TAO ha rilevanti
limitazioni. Infatti, gli anticoagulanti orali richiedono molto
tempo per iniziare ad essere efficaci, il loro metabolismo
dipende anche da aspetti genetici, interagiscono con numerosi
farmaci ed alimenti, il loro dosaggio prescrittivo è molto
individuale e soprattutto richiedono il monitoraggio seriato del
tempo di protrombina (4). Pertanto nella pratica clinica e
persino nei trial la TAO è ancora inadeguata in particolare nei
pazienti con FANR perché ritenuta pericolosa o troppo complessa
da gestire (6, 10). Nello SPORTIF III ad esempio, un INR
compreso tra 2 e 3 è stato raggiunto solo nel 66% del tempo di
esposizione e un range di 1.8-3.2 solo nel 81% (7). Perciò
persino in un trial in cui i pazienti sono seguiti attentamente
e spesso centralmente il 19 - 34% dei trattati con warfarin sono
al di fuori del range terapeutico.
Indicazioni alla terapia anticoagulante
Protesi valvolari cardiache
Per i pazienti portatori di
protesi valvolari cardiache la TAO è di fondamentale importanza.
L’entità dell’anticoagulazione e il modello operativo variano in
rapporto alle caratteristiche delle singole protesi ( a gabbia,
a disco, monodisco oscillante, con emidischi, biologiche ), alla
sede ( mitralica, aortica ), al numero di protesi impiantate,
all’epoca dell’intervento, ma anche a quelle dei singoli
pazienti e alla presenza di altri fattori di rischio embolico
(pregressa embolia, fibrillazione atriale, disfunzione
ventricolare, diabete, ipertensione arteriosa ecc. ).
Fibrillazione atriale
La fibrillazione atriale
rappresenta la causa più frequente di embolia sistemica, perché
circa il 50% delle troemboembolie di origine cardiaca si
manifesta nei soggetti fibrillanti e circa il 5% dei pazienti
con FANR ha uno stroke con una frequenza da 2 a 6 volte
superiore a quella dei soggetti in ritmo sinusale, perché induce
uno stato di ipercoagulabilità in accordo con la triade di
Wirkow (5). Per questi motivi le linee guida hanno stabilito che
questi pazienti siano trattati con una profilassi antitrombotica
efficace in rapporto alla loro classe di rischio embolico ed
emorragico.(8).
Le metanalisi hanno dimostrato
chiaramente che la profilassi anticoagulante (TAO) è superiore a
quella con acidoacetilsalicilico, essa però, per essere
efficace, richiede un’attenta monitorizzazione dell’INR
(International Normalized Ratio) e frequenti aggiustamenti della
dose di anticoagulante (9). Ciò causa una scarsa aderenza alla
terapia da parte sia dei pazienti sia dei medici. La metanalisi
di Hart (2) ha dimostrato che l’uso del warfarin riduce il
rischio di stroke del 62% (IC 95%: 48-72%), mentre l’acido
acetilsalicilico lo riduce solo del 22% (IC 95%: 2-38%). Inoltre
la TAO é opportuna non solo nelle forme permanenti, incluse
quelle in cui si riesca a ripristinare il ritmo sinusale, ma
anche in quelle parossistiche, come dimostrato dallo studio
AFFIRM (10). Recentemente in un’analisi della letteratura
abbiamo rilevato che solo il 9.% - 48% dei pazienti con FANR
seguono una profilassi antitrombotica spesso non corretta (4).
Altre situazioni
Una lunga serie di altre
situazioni cliniche richiede una profilassi con TAO: pregressa
embolia, stenosi mitralica in particolare se complicata da FA,
stato post-infartuale con trombosi apicale, disfunzione
ventricolare sinistra idiopatica, sindrome antifosfolipidica,
Lupus anticoagulante, trombosi venosa profonda, embolia
polmonare ecc.
Monitoraggio adeguato
Un trattamento con TAO è
considerato adeguato quando i pazienti restano nel range
terapeutico stabilito per l’80% del loro tempo di osservazione
(4).
L’efficacia e la sicurezza della
TAO richiedono un laboratorio affidabile, la collaborazione dei
malati, la gestione da parte di personale esperto e la
rivalutazione periodica del rapporto rischio/beneficio della
prosecuzione della stessa.
Nella gestione “usuale”, una
paziente in TAO deve recarsi dal proprio medico per
l’impegnativa, andare nel laboratorio per il prelievo, ritirare
il referto (a volte dopo ore), tornare dal medico per le
eventuali modificazioni terapeutiche; se le fluttuazioni
dell’INR sono frequenti, deve affrontare questo “ cerimoniale “
una-due volte alla settimana, con incremento della spesa diretta
ed indiretta e spesso con insufficiente aderenza alla terapia.
Per favorire una più larga
diffusione di questo trattamento sono stati proposti, accanto a
quello tradizionale, altri modelli gestionali (l’unità
centralizzata, la gestione informatizzata e l'autogestione
favorita dalla possibilità dell’autodeterminazione dell’INR su
prelievo capillare) che tuttavia non hanno risolto tutti i
problemi. La recente possibilità della valutazione immediata
dell’INR con apparecchiature portatili su prelievo capillare, ha
promosso lo sviluppo di nuovi iter di gestione presso le unità
centralizzate, i centri cardiologici, i distretti territoriali,
gli ambulatori dei medici di medicina generale, inoltre ha
facilitato l’autogestione parziale o totale della TAO in alcuni
pazienti disponibili, dopo un adeguato periodo d’addestramento
(6).
Prelievo capillare
Una decisa evoluzione
per il monitoraggio dei pazienti in TAO è stata l’introduzione
in commercio di apparecchiature capaci di eseguire il tempo di
Quick dal sangue intero capillare, perché permettono di
praticare l’esame là dove il paziente riceve assistenza. Queste
apparecchiature sono piccole, di basso peso, accurate come
quelle classiche in dotazione nei laboratori (11). Inoltre il
metodo non è invasivo, evita la via venosa perciò permette il
prelievo anche ai pazienti con difficili accessi venosi, si
utilizza sempre la stessa tromboplastina, si favorisce
l’aderenza alla terapia, si facilita la gestione dei pazienti
con difficoltà motorie o in cura domiciliare. In definitiva si
favorisce una maggiore utilizzazione della TAO, migliorando
nello stesso tempo la qualità della vita di questi malati.
Da molti anni abbiamo
attivato a Trieste una gestione distrettuale della TAO che
utilizza la nostra Unità Centralizzata e cinque punti periferici
per il prelievo capillare nelle sedi dei quattro distretti.
Anche la profilassi domiciliare è gestita con il caogulometro
portatile.
Quando l’anticoagulato può
operarsi?
La necessità di sottoporre a
chirurgia non cardiaca i pazienti in TAO comporta numerosi
problemi,
e i pochi principi in base ai
quali sono gestiti questi pazienti sono stati derivati
empiricamente, in quanto gli
studi controllati su questa problematica sono decisamente scarsi
(12).
Poiché i pazienti anticoagulati
da avviare a chirurgia sono sospesi fra Scilla ( trombosi) e
Cariddi ( emorragia ), la scelta strategica sarà condizionata
dal rapporto rischio/beneficio nel singolo malato valutando:
-il potenziale rischio di eventi
tromboembolici in caso di sospensione o riduzione della TAO,
Tabella I
Pazienti a più alto rischio
tromboembolico
-recente
tromboembolia venosa ( <3 mesi )
-recente tromboembolia
arteriosa ( < 1 mese ).
-protesi meccanica in
posizione mitralica
-protesi meccanica con
precedente episodio embolico o con fibrillazione atriale
-fibrillazione
atriale+pregresso TE arterioso o valvulopatia mitralica
-FANR + severa disfunzione
ventricolare
-condizione di
ipercoagulabilità
|
-il rischio emorragico specifico
dell’intervento e le possibilità di controllo dell’eventuale
emorragia,
-il possibile stato di
ipercoaguabilità dopo sospensione ( specie se improvvisa ) della
TAO,
-la necessità di un adeguato
periodo di sospensione della TAO per ottenere la normalizzazione
dell’INR ( 3-4 giorni ),
-la necessità di un adeguato
periodo ( 2-3 giorni ) per ripristinare l’attività
anticoagulante,
-la necessità di ridurre
l’ospedalizzazione in particolare quella preoperatoria.
Il rischio tromboembolico
La possibilità di complicazioni
traomboemboliche o emorragiche nei pazienti anticoagulati
cronicamente dipende:
-dall’entità del prolungamento
dell’INR,
-dalla dose di anticoagulante
assunta,
-dal tipo di intervento,
-dalla necessità di sospendere o
no la TAO.
Sembra che i pazienti a più alto
rischio siano quelli con recente episodio di embolia arteriosa o
venosa. Tab I ). Il modello di gestione di questi pazienti é
riportato nella Tab II.
Sono invece a basso rischio i
pazienti senza storia di tromboembolismo o con ultimo episodio
di embolia venosa da oltre 3 mesi o di embolia arteriosa da
oltre 1 mese, con protesi meccanica senza eventi tromboembolici
e senza fattori di rischio specifici per il paziente ( cancro,
trombofilia, immobilizzazione ecc. ). La gestione di questi
pazienti è riportata nella Tab III.
Il rischio emorragico
Per quanto riguarda il rischio
emorragico legato agli interventi chirurgici (13), in alcuni
(chirurgia dermatologica, biopsie superficiali, carie ed
estrazioni dentarie semplici, cataratta) esso è decisamente
basso. Nelle situazioni a più alto rischio emorragico ( torace,
addome, chirurgia neurologica, anestesia spinale/epidurale,
puntura spinale, punture esplorative di cavità, biopsie a cielo
coperto o di mucose non accessibili ad una ispezione diretta ) é
necessario tener presente: la possibilità di raggiungere
facilmente la sede del sanguinamento, la facilità di controllo e
la sede dell’emorragia. In questi casi è prudente sospendere la
TAO (14).
Tabella II
Gestione dei pazienti ad alto
rischio
-stop graduale delle
coumarine 3-5 giorni prima dell’intervento
-se INR <2 iniziare
eparina e.v a dose terapeutica (fino a raggiungere un
PTT almeno doppio rispetto ai valori di riferimento )
fino a 4-6 ore prima dell’intervento
-in rapporto al rischio
emorragico dell’intervento 8-12 ore dopo riprendere
eparina e.v. embricandola (dopo 24-48 ore ) con TAO per
5 giorni, monitorizzando sia l’INR sia l’APTT
-in alternativa può essere
utilizzata eparina a basso peso molecolare ricordando
che ha un’emivita plasmatica lunga e limitate
possibilità di antagonizzare il suo effetto
anticoagulante Usualmente si utilizzano dosi in rapporto
al peso corporeo una o due volte al giorno secondo il
tipo di molecola, ultima dose almeno 12 ore prima
dell’intervento; 12 ore dopo l’intervento riprendere la
somministrazione di eparina embricandola dopo 24 ore con
TAO
|
Tabella III
Gestione dei pazienti a basso
rischio
-
- stop graduale
delle coumarine 3-5 giorni prima dell’intervento
- se INR <2
iniziare o eparina e.v. o eparina a basso peso
molecolare a dose terapeutica
- il tempo fra
ultima dose di eparina e l’intervento dipende dalla dose
e dal tipo di eparina
- dopo 12-24 ore
dall’intervento iniziare eparina e.v o eparina a basso
peso molecolare in dose
profilattica
fino al raggiungimento di un INR >2
- iniziare le coumarine
entro 24-48 ore dall’intervento
|
Chirurgia minore
Le procedure dentarie, quelle
oculistiche, le biopsie superficiali, gli interventi
dermamatologici rappresentano gli interventi più frequenti e
nella maggior parte dei casi possono essere praticati nel range
terapeutico abituale ( in assenza di disordini della
coagulazione), nei casi a più alto rischio di emorragie si può
utilizzare un INR<1.5. Per evitare le emorragie da estrazioni
dentarie si consigliano suture crociate e sciacqui di acido
tranexamico (15), mentre per i pazienti che richiedono anestesia
retrobulbare è opportuno sospendere la TAO, infine per le
procedure endoscopiche gastroenteriche non sono riportate serie
complicazioni tromboemboliche o emorragiche mentre è consigliata
la sospensione della TAO nella polipectomia (16). Anche per le
procedure di resezione transuretrale praticate in terapia con
warfarin non sono state riportate importanti complicazioni
emorragiche (17).
Chirurgia urgente o emergente
Per gli interventi chirurgici
urgenti o emergenti è necessario neutralizzare la TAO
somministrando vitamina K1 ( 10-20 mg ) e procedere
all’intervento quando si raggiunge un INR <1.5. Se si vuol
ottenere un immediato normale meccanismo emostatico si possono
infondere concentrati di complesso protrombinico.
Prospettive future
A somiglianza dei diabetici,
molti pazienti in TAO potranno autogestirsi con le
apparecchiature portatili facili da usare anche da parte di
personale poco esperto. Precedenti esperienze condotte negli
Stati Uniti, in Europa e a Trieste hanno dimostrato la
fattibilità dell’autogestione ( totale o parziale in
collaborazione con le Unità Centralizzate) previo adeguato
addestramento, con innegabili vantaggi rispetto alla gestione
tradizionale e perfino a quella delle Unità Centralizzate.
E’ possibile sostituire il warfarin
Dopo 50
anni dall’introduzione terapeutica della TAO, in questi ultimi
anni è stata presentata una nuova possibilità per
l’anticoagulazione: gli inibitori diretti della trombina
(17-19). Il primo preparato studiato è stato lo ximelagatran che
è risultato efficace ( simile al Warfarin) nella profilassi
della tromboembolia venosa e in quella dell’ictus in corso di
FA, con frequenza di emorragie uguale o inferiore a quella del
Warfarin (20). Un’importante epatossicità epatica ne ha
sconsigliato l’uso nella pratica clinica. Nuove molecole sono
attualmente in osservazione: il rivaroxaban e l’aixaban che
antagonizzano il sito attivo del fattore Xa e il dabigatran
etexilato che inibisce la trombina (21).
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