epidemiologia e
clinica
della FIBRILLAZIONE
ATRIALE
Michele Santoro Valentino Ducceschi
Dipartimento Cardiovascolare ASL SA 3 Vallo della Lucania
U.O. Utic Cardiologia Ospedale San Luca Vallo della Lucania
La Fibrillazione Atriale (FA)
è un’ aritmia sopraventricolare caratterizzata dall’ attività
non coordinata della contrazione atriale con conseguente
riduzione della funzione meccanica degli atri.
All’ ECG la FA è caratterizzata
dalla scomparsa delle onde P e dalla loro sostituzione da rapide
oscillazioni (onde di fibrillazione) che variano continuamente
in ampiezza, forma e frequenza, causando una irregolare
contrazione ventricolare che, se la conduzione
atrio-ventricolare (A-V) è intatta, è spesso molto rapida.
La FA è un’aritmia
relativamente frequente. La sua importanza deriva dalle
conseguenze cliniche per i soggetti che ne sono affetti: aumento
del rischio di mortalità, che nello studio Framingham Heart
Study era di 1,5 volte negli uomini ( IC 95%, 1,2 – 1,8 ) e 1,9
volte nelle donne ( IC 95%, 1,5 – 2,2 ); deterioramento dell’
emodinamica causata dall’ aumentata frequenza ventricolare;
perdita della sincronia A-V; progressiva disfunzione dell’ atrio
e del ventricolo sinistro, ictus ed altri eventi embolici da
trombi atriali. Infine può causare sintomi significativi e
compromettere sia lo stato funzionale che la qualità di vita.
L’impatto della FA sulla
morbilità e sulla mortalità è, quindi rilevante, come lo sono le
conseguenze socioeconomiche derivanti dall’aumento dei ricoveri
in ospedale, dal trattamento delle malattie croniche e dalle
disabilità associate alla FA.
Pertanto la comprensione
dell’epidemiologia e della storia naturale della FA sono
fondamentali per un corretto uso delle risorse e delle nuove
opzioni terapeutiche.
Epidemiologia della fibrillazione
atriale
La prevalenza della FA dipende
dalla popolazione studiata, poiché il rischio aumenta con
l’aumentare dell’età e la sottostante cardiopatia. I dati che
discuteremo sarebbero sicuramente più rilevanti dal punto di
vista numerico se si tenesse conto anche degli studi effettuati
con il monitoraggio ambulatoriale delle 24 ore (ECG Holter), che
permette di scoprire molti casi di FA parossistica (FAP), e non
solo dal semplice ECG registrato durante la normale visita.
E’ convinzione comune che, anche
per questi motivi, l’incidenza e la prevalenza della FA siano in
realtà sottostimate. Per esempio, il 30% dei pazienti arruolati
nello studio CHS e circa il 45% dei partecipanti allo studio
SPAF – III furono scoperti casualmente per aver eseguito un ECG
per motivi non correlati.
In pazienti con FAP sintomatica,
v’è un rapporto di 12:1 fra episodi asintomatici e sintomatici.
La FA non è comune nell’infanzia, se non in associazione ad
altre patologie cardiache. Anche nell’ adolescenza e nei giovani
adulti l’aritmia è poco comune. Per esempio, solo 5 su 122.000
dipendenti dell’ aeronautica statunitense avevano una FA all’
ECG di screening.
La prevalenza della FA aumenta
proporzionalmente con l’età (2 – 5,7). Questa correlazione con
l’età è stata dimostrata, per esempio dallo studio ATRIA,
condotto su quasi 1,9 milioni di soggetti negli USA. I
principali dati di questo studio sono:
-
la prevalenza globale era dell’ 1%: il 70% dei
partecipanti aveva almeno 65 anni ed il 45% aveva > 75 anni.
-
La prevalenza della FA variava dallo 0,1% fra gli adulti
con meno di 55 anni di età al 9% in quelli > 80 anni.
-
La prevalenza era superiore nell’uomo rispetto alle donne
(1,1 vs 0,8%), una differenza costante, una differenza costante
in tutte le fasce di età. Sopra i 50 anni, la FA era più
frequente nei bianchi rispetto ai negri (2,2 vs 1,5%).
Simili pattern furono osservati
in Europa in uno studio prospettico di 6808 soggetti di età > 55
anni.
La prevalenza della FA era 5,5%,
variando dallo 0,7% in quelli di età 55-59 anni e 17,8% in
quelli >85 anni. La prevalenza era più elevata negli uomini
rispetto alle donne (6 vs 5.1%).
La prevalenza della FA è in
continuo aumento nella popolazione. Per esempio, in uno studio
condotto in Inghilterra e Galles, la prevalenza standardizzata
per età aumenta rispettivamente del 22% e 14% negli uomini e
nelle donne, fra il 1994 e il 1998.
Nello studio ATRIA, fu stimato
che i 2,3 milioni di americani con FA attuali aumenteranno a 5,6
milioni entro il 2050, con più del 50% dei soggetti aventi più
di 80 anni.
I dati combinati degli studi
sulla FA permanente condotti negli USA ed in Europa,
suggeriscono quindi una prevalenza nella popolazione generale
fra 0,5% e 1%. La FA è l’aritmia più comune che richieda una
terapia. L’incidenza e la prevalenza aumentano progressivamente
con l’età, dal momento che questa aritmia si verifica in meno
dello 0,5% della popolazione al di sotto dei 50 anni e aumenta
al circa 2% nel settimo decennio di vita, al 4,6% nell’ottavo
decennio e all’ 8,8% nel nono decennio. La prevalenza corretta
per l’età della FA è maggiore negli uomini che nelle donne e nei
bianchi rispetto ai soggetti di razza nera. L’ incidenza della
FA nel Framingham Study fu pari allo 0,04% l’anno negli uomini
tra 30 e 39 anni e aumentava al 4,6% l’anno per gli uomini nel
nono decennio di vita. Il Cardiovascular Health Study ha
rilevato una prevalenza di FA del 5% al monitoraggio
ambulatoriale delle 24 ore (ECG Holter). La maggior parte dei
casi di FA si verificano in pazienti con patologia cardiaca
documentata, sebbene in più del 50% dei pazienti con FA
parossistica non sia possibile documentare una patologia
concomitante. Al contrario, più dell’80% dei pazienti con FA
permanente ha una causa sottostante identificabile. I fattori
cardiaci predittori di sviluppo di FA nel Framingham Study erano
l’ictus, lo scompenso cardiaco congestizio, la malattia
reumatica e l’ipertensione. La dilatazione dell’atrio sinistro,
l’ipertrofia ventricolare sinistra e la depressione della
frazione d’eiezione ventricolare sinistra identificano un
rischio aumentato. La dimensione dell’atrio sinistro è un
importante fattore predittivo per lo sviluppo di una FA non
valvolare. Inoltre, i criteri elettrocardiografici per
l’ipertrofia ventricolare sinistra e una lunga storia di diabete
mellito sono stati associati ad un aumentato rischio di FA. La
FA determina un aumentato rischio di mortalità che varia da 1,4
volte rispetto ai controlli nel Manitoba Study alle 2.3 volte
del Whitehall Study ( in media 1,7 volte i controlli) ed è
principalmente dovuta all’ictus. Il rischio di ictus nei
pazienti con FA non reumatica è pari circa al 5% l’anno, con un
rischio relativo medio di ictus approssimativamente 6 volte
maggiore rispetto ai controlli della stessa età. In assenza di
scoagulazione, il rischio relativo di ictus in pazienti con FA
reumatica è aumentato circa 17 volte. Il Framingham Study ha
dimostrato che il rischio di ictus nella FA è chiaramente
correlato all’età, con un rischio annuale di ictus dell’ 1,5% in
pazienti di età compresa tra 50 e i 59 anni che aumenta al 23,5%
in pazienti tra gli 80 e gli 89 anni. Si ritiene che il rischio
di ictus nelle FA non valvolare sia approssimativamente pari al
7% l’anno. Lo sviluppo di FA è un importante predittori di
aumentata mortalità in condizioni cardiache quali la
miocardiopatia ipertrofica o restrittiva.
Manifestazioni cliniche
Il pattern della FA può cambiare
in base al tempo, esso può essere di valore clinico per
caratterizzare l’aritmia in un dato momento.
-
FA parossistica (autolimitantesi): quando gli episodi di
FA durano meno di 7, solitamente meno di 24 ore, possono essere
ricorrenti
-
FA persistente: se l’aritmia non si risolve e dura più di
7 giorni, ma il ritmo sinusale può essere ripristinato con la
cardioversione. La FA persistente può essere parossistica se
recidiva dopo cardioversione. La FA è considerata ricorrente
quando il paziente ha avuto almeno due episodi.
-
FA permanente se dura più di un anno e la cardioversione
non è stata effettuata o ha fallito
-
FA “lone” (idiopatica) indica una FA (parossistica,
persistente o permanente) in soggetti senza malattia strutturali
cardiache. La frequenza di FA isolata o idiopatica varia fra il
12% e il 30% nei diversi studi.
Le manifestazioni cliniche della
FA variano dalla completa assenza di sintomi al profondo
deterioramento delle condizioni emodinamiche con shock
cardiogeno. Molti pazienti avvertono minimi sintomi o possono
presentarsi con un vago senso di astenia o intolleranza allo
sforzo. Per altri, il principale sintomo sono le palpitazioni,
che variano da un vago senso di fastidio al petto a un profondo
senso di morte imminente. Sebbene alcuni studi abbiano
dimostrato un’ importante riduzione della qualità della vita in
pazienti con FA non in trattamento farmacologico, questi studi
includevano soggetti altamente motivati a sottoporsi a
trattamento invasivo della loro aritmia. Il più esteso lo studio
AFFIRM, dimostrava che i pazienti randomizzati a controllo della
frequenza e a controllo del ritmo avevano una qualità della vita
ridotta rispetto ai controlli sani. Forse per l’ ampia varietà
delle manifestazioni cliniche di FA, non esiste un consenso
unanime su come dovrebbe essere trattato il paziente “medio”.
Ciononostante, la task force dell’ ACC/AHA/ESC sulle linee guida
pratiche ha raccomandato una valutazione di base per i pazienti
con FA.
Raccomandazioni della task
force ACC/AHA/ESC
Valutazioni di base
1.
Esame anamnestico ed obiettivo per definire:
● presenza e natura dei
sintomi associati alla FA
● tipo di FA (primo
episodio, parossistica, persistente o permanente)
● esordio del primo episodio
sintomatico o data del riscontro della FA
● frequenza, durata, fattori
precipitanti e termine della FA
● risposta ai farmaci
somministrati
● presenza di eventuali
patologie cardiache sottostanti o di altre condizioni
reversibili
(ipertiroidismo, consumo
di alcol)
2.
Elettrocardiogramma per identificare:
● ritmo(verificare
l’effettiva presenza di FA
● ipertrofia ventricolare
sinistra
● durata e morfologia delle
onde P o onde di fibrillazione
● preeccitazione
● blocco di branca
● pregresso infarto
miocardico
● altre aritmie atriali
● misurare e seguire periodo
RR, tratto QRS, e QT insieme alla terapia antiaritmica
4. Ecocardiogramma per
identificare:
● patologia valvolare
● dimensioni atriali destra
e sinistra
● dimensione e funzione del
ventricolo sinistro
● picco di pressione del
ventricolo destro (ipertensione polmonare)
● ipertrofia ventricolare
sinistra
● trombosi atriale sinistra
(bassa sensibilità)
● malattia pericardica
5. Test ematici per la
valutazione della funzione tiroidea:
● nel caso di un primo
episodio di FA, quando la risposta ventricolare è difficile da
Controllare o quando la
FA ricorre inaspettatamente dopo cardioversione
Test aggiuntivi
Uno o più esami possono essere
necessari
1.
Test dei 6 minuti di cammino
● per valutare se il
controllo della frequenza è adeguato
2.
Test da sforzo
● se si tratta di definire
il controllo della frequenza di risposta ventricolare (FA
permanente)
● riprodurre la FA indotta
dallo sforzo
● escludere l’ischemia prima
del trattamento di un numero selezionato di pazienti con
Farmaci antiaritmici di
tipo IC
3.
Monitoraggio secondo Holter o registratore di eventi
● se si discute la diagnosi
del tipo di aritmia
● come mezzo per valutare il
controllo della frequenza
4. Ecocardiografia transesofagea
● per identificare trombosi
atriale sinistra (in auricola sinistra)
● per guidare la
cardioversione
5. Studio elettrofisiologico
● per chiarire il meccanismo
della tachicardia a QRS largo
● per identificare
un’aritmia predisponente come un flutter atriale o la TPSV
● ricercare siti per
ablazione curativa o blocco/modificazione della conduzione AV
6. Radiografia del torace
per valutare:
● parenchima polmonare,
qualora i dati clinici ne suggeriscano un’anomalia
● vascolarizzazione
polmonare, quando i dati clinici ne suggeriscano un’anomalia
_______________________________________________________________
FA = fibrillazione atriale. TPSV =
tachicardia parossistica sopraventricolare. IC si riferisce ala
classificazione Vaughan Williams dei farmaci antiaritmici. AV =
atrioventricolare.
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