Ipertensione arteriosa : le dimensioni del problema.

 

Francesco Natale Genny Rinaldi

 

Ospedale Civile di Agropoli, UTIC-Cardiologia.

 

Nel 2000 si stimava il numero totale di ipertesi in circa 970 milioni con  proiezione al 2025  di 1 miliardo 560 milioni ( circa il 30%  della popolazione adulta).

Informazioni sulla prevalenza di ipertensione nella popolazione generale sono state ottenute in molti paesi del mondo. I dati più consistenti sono stati tuttavia ottenuti nella popolazione degli USA la quale è sottoposta a periodiche e sistematiche valutazioni dei  valori pressori da parte del National Health and Examination Survey  III Study.

È stato dimostrato che circa il 20% della popolazione adulta può  essere classificata come ipertesa con un aumento della prevalenza  negli anziani in cui l'ipertensione può essere  osservata in circa il 50% degli individui.

Nei soggetti più giovani la forma più comune di  ipertensione è rappresentata da un incremento dei valori di pressione  arteriosa diastolica, in soggetti di 60 anni predomina l'ipertensione  sistolica isolata che diventa la forma più comune al di sopra di 70  anni.

L'ipertensione rappresenta una condizione a elevata prevalenza  virtualmente in tutte le popolazioni comprendendo anche i paesi in  via di sviluppo.

Solamente piccoli gruppi che vivono in condizioni isolate in varie  aree geografiche sembrano essere immuni dall'ipertensione  arteriosa e dall'aumento dei valori pressori con il progredire dell'età.

Ciò è stato attribuito a vari fattori quali il ridotto introito di sodio, l'elevata attività fisica, situazioni sociali poco stressanti, tipo di dieta,  malattie intercorrenti. I fattori genetici non sembrano essere coinvolti in quanto la migrazione di questi soggetti in paesi ad elevata prevalenza di ipertensione fa perdere questa condizione di protezione dallo stato ipertensivo.

I dati sulla prevalenza dell'ipertensione comprendono i soggetti in  terapia antipertensiva che consente di determinare la percentuale  di pazienti ipertesi con un adeguato controllo pressorio, cioè con valori pressori <140/90 mmHg.

Dati raccolti in numerosi paesi del mondo indicano che una elevata  percentuale di soggetti ipertesi non è a conoscenza di questa  condizione, che numerosi soggetti non assumono terapia anti- ipertensiva e che solo un piccolo numero di soggetti in trattamento ottiene un adeguato controllo pressorio, riducendo pertanto la percentuale di popolazione che risulta adeguatamente trattata.

Differenti fattori risultano responsabili per questo fenomeno e  principalmente ciò è da attribuirsi alla ridotta compliance dei pazienti per i trattamenti cronici e alla difficoltà di ottenere una effettiva riduzione dei valori pressori soprattutto nelle persone anziane.

I soggetti ipertesi non adeguatamente trattati presentano un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e pertanto lo scarso controllo dei valori pressori dei soggetti ipertesi determina un incremento della spesa sanitaria non solo per lo stato ma anche per il singolo soggetto.

Le informazioni sull'incidenza di nuovi casi di ipertensione risulta limitata. Il Framingham Heart Study e l'Examination Surveys Study hanno calcolato che vi è un aumento di circa il 5% ogni 10 anni del numero di nuovi soggetti ipertesi. Questo dato si riferisce soprattutto ai soggetti in età avanzata, probabilmente a causa  del marcato incremento di ipertensione sistolica isolata nei soggetti >65 anni, mentre il dato rimane stabile nei soggetti compresi tra 25-34 anni e 55-64 anni.

Numerosi dati indicano che l'incidenza di ipertensione è doppia  nei soggetti di razza nera rispetto ai caucasici e ciò spiega in parte il maggior profilo di rischio cardiovascolare di questi soggetti.

La pressione arteriosa, escluse poche eccezioni, aumenta con l'età.

Nei neonati la pressione è circa di 70/50 mmHg e diventa 95/50 mmHg al primo anno di vita. Questo valore viene mantenuto per alcuni anni fino al passaggio dell'adolescenza, periodo in cui la pressione arteriosa sistolica aumenta di circa 2,0 mmHg e la diastolica di 0,5-1,0 mmHg ogni anno. La prevanza di ipertensione in età giovanile oscilla dal 4 al 10% secondo le casistiche.  La pressione arteriosa sistolica continua ad aumentare più della diastolica anche durante la vita adulta. La differenza inizia a diventare maggiore dopo i 60 anni quando l'aumento della pressione arteriosa sistolica si accompagna ad assenza di variazioni o a una riduzione della diastolica. Le variazioni pressorie dipendenti dall'età sono probabilmente simili negli uomini e nelle donne. Tuttavia in queste ultime l'incremento della sistolica dall'adolescenza al periodo della menopausa è meno evidente rispetto all'uomo.

Dopo i 60 anni si osserva, soprattutto nelle donne, un ulteriore incremento dei valori di pressione arteriosa sistolica. L'incremento della pressione arteriosa sistolica associata alla progressione dell'età è dovuto all'aumento delle resistenze vascolari sistemiche indotto da alterazioni strutturali vascolari e del tono vasocostrittore che determinano un incremento dell'ispessimento della parete vascolare a scapito del lume.

Il marcato aumento della pressione arteriosa sistolica osservato nei soggetti anziani è determinato:

 - da una riduzione della distensibilità delle grandi arterie a causa   della presenza di tessuto fibrotico (inestensibile)

- da fattori neuroumorali che inducono una costrizione delle cellule  muscolari site all'interno della parete

- dalla sovrapposizione a livello cardiaco delle onde pressorie   normali e riflesse come conseguenza di una aumentata rigidità   arteriosa.

Questo incremento, e la concomitante riduzione della pressione arteriosa diastolica, è responsabile del progressivo incremento della pressione pulsatoria osservata con la progressione dell'età. Numerose osservazioni indicano che nei soggetti anziani la pressione pulsatoria (PP) rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare indipendente e un indice di importanti alterazioni strutturali del sistema arterioso.

L'ipertensione è comune a tutte le popolazioni umane a eccezione di alcune migliaia di soggetti che vivono in condizioni di isolamento culturale.

Al contrario delle malattie coronariche, per cui sono note le  differenze di prevalenza geografica e le modificazioni delle caratteristiche geografiche nel tempo (dovute sostanzialmente alle variazioni dei regimi dietetici), le variazioni regionali della distribuzione dell'ipertensione sono definite in maniera meno chiara e i meccanismi sono poco noti.

Fattori quali il gradiente di temperatura sono stati presi in considerazione per spiegare la progressiva prevalenza di ipertensione passando dall'equatore verso i poli. Altri fattori a livello locale, quali fattori sociali, culturali e ambientali, sembrano essere coinvolti.

Variazioni temporali  nella prevalenza di ipertensione sono più difficili da evidenziare anche se uno studio recente su ampi campioni di differenti popolazioni ha evidenziato una maggiore prevalenza di ipertensione in alcuni paesi dell'Europa settentrionale e meridionale rispetto all'America del Nord  ma tali dati devono essere ulteriormente confermati. Il recente studio ICSHIB (International Collaborative Study on Hypertension In Blacks) ha evidenziato un'ampia variazione nella prevalenza di ipertensione nel corso della diaspora africana.

La difficoltà nello svolgere una osservazione di questo tipo con  metodologie appropriate e standardizzate rappresenta il problema principale. Risulta tuttavia chiaro che l'indice di massa corporea (BMI), il parametro maggiormente impiegato per valutare la  quantità di grasso corporeo, è strettamente correlato alla prevalenza di ipertensione in campioni di soggetti in tutte le parti del mondo.

Complessivamente il 31% della popolazione italiana è iperteso e il 17% è border-line. Negli uomini i valori sono più elevati nel Nord-Est (37%) e nel Nord-Ovest (32%), nelle donne al Sud (34%). In accordo con i dati riportati in letteratura, i valori aumentano con l’avanzare dell’età e nelle donne l’aumento legato all’età è particolarmente evidente dopo la menopausa.La proporzione degli ipertesi trattati è più elevata al Sud (63%) e più bassa al Nord-Ovest (49%) e al Nord-Est (51%). La proporzione degli uomini ipertesi trattati in modo adeguato varia dal 24% al Nord-Est e al Nord-Ovest, al 33% al Centro e al 29% al Sud; leggermente migliore la situazione fra le donne, 36% al Nord-Ovest, 40% al Nord-Est, 46% al Centro e 37% al Sud. Rimane elevata in tutte le aree la proporzione di uomini ipertesi non trattati: 56% al Nord-Ovest, 55% al Nord-Est, 47% al Centro e 45% al Sud; le corrispondenti proporzioni nelle donne sono 40%, 40%, 31% e 27%. È interessante notare che una proporzione elevata di ipertesi  (27%) non sa di esserlo (tale proporzione varia: 32% nel Nord-Est, 30% nel Nord-Ovest, 19% nel Centro e 24% nel Sud) e di questi la maggior parte non ha misurato la pressione nell’ultimo anno. L’elevata proporzione di ipertesi, sia fra gli uomini che fra le donne, le differenze nella prevalenza fra Nord, Centro e Sud, l’elevata proporzione di ipertesi non trattati in modo adeguato dovrebbero essere informazioni su cui riflettere. È interessante notare che le donne sono trattate proporzionalmente in modo migliore rispetto agli uomini, probabilmente perché hanno maggiore attenzione verso i problemi legati alla salute. Quello che stupisce è l’elevata proporzione di persone, sia uomini che donne, che non viene trattata affatto; gran parte di queste  persone ha dichiarato di non sapere di essere ipertesa e di  non aver misurato la pressione arteriosa nell’ultimo anno. La misurazione della pressione arteriosa è una procedura semplice, veloce e poco costosa che, se realizzata in modo standardizzato, può essere molto importante per valutare il rischio di malattia cardiovascolare.

 

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Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare Italiano Ital Heart J 2004; 5 (Suppl 3): 49S-92S