1° Censimento
Nazionale Infermieristico dell’U. T. I. C. :La situazione in
Campania
Ernesto Murena
Unità Operativa di Cardiologia – UTIC
Ospedale S. Maria delle Grazie, Pozzuoli
Nel maggio 2007 sono stati
raccolti i dati del primo censimento infermieristico di 349
Unità di Terapia Intensiva Cardiologica che costituiscono il
90,6% delle UTIC Ospedaliere Italiane, attraverso un
questionario elaborato dal Direttivo e dal Comitato di
Coordinamento dell’area Nursing ANMCO.
Tramite il questionario si
sollecitavano risposte, con il coinvolgimento dei coordinatori
infermieristici locali, su aspetti strutturali,
clinico–organizzativi e clinico–assistenziali delle nostre UTIC.
È emersa una fotografia precisa e chiara i cui risultati
potranno costituire una banca dati utilizzabile ai fini di una
programmazione e di una formazione più mirata, al passo con una
realtà assistenziale in continua evoluzione, e che richiede un
personale infermieristico sempre più disponibile e qualificato
ad affrontare le nuove sfide nel campo cardiologico: tutto ciò
alla luce della riqualificazione degli infermieri professionali
e dei nuovi assetti normativi e formativi.
Sono state 40 le Unità
Coronariche in Campania che hanno risposto al questionario
proposto e le domande in esso contenute erano incentrate sulla
complessità assistenziale, sugli aspetti clinico–assistenziali e
clinico–organizzativi.
Complessità assistenziale delle
UTIC:
Le UTIC possono essere distinte in complessità di grado elevato,
medio o standard a seconda se esiste la possibilità di assistere
pazienti critici con la contropulsazione aortica e la
ventilazione meccanica (elevata), con una delle due procedure
(media), con nessuna (standard).
Dai dati del censimento emerge
che nelle nostre UTIC campane, la possibilità di assistere tali
soggetti critici con procedure complesse è fattibile nel 10%
(elevata), mentre nel 60% non è utilizzata alcuna procedura
(standard). Nei centri con complessità assistenziale media, solo
nel 16% si effettua la procedura di ventilazione meccanica e nel
25% è presenta la cardiochirurgia.
I centri di riferimento sono,
ovviamente, quelli a maggiore complessità assistenziale (4/40)
con la possibilità di procedere all’ultrafiltrazione e alla
aritmologia interventistica nel 100% dei casi. Tre su quattro
effettuano emodinamica interventistica H 24, mentre nei centri a
complessità media solo nel 50% H 24.
Aspetti clinico–assistenziali:
Vi è un uniforme distribuzione di posti letto tra i vari centri
6-8 e <6, e nella maggior parte non vi è dislocazione di questi
posti in altre terapie intensive e in circa il 60% si fa ricorso
a letti in sovrannumero. Per il personale in servizio l’87,5% è
condiviso ed è in comune con altri settori della struttura
cardiologica, e questa condivisione è presente nel 96% delle
UTIC standard che per altro hanno una dotazione dell’organico
incompleta del 75% (UTIC standard sempre più penalizzate!!). Gli
OTA e gli OSS presenti rispettivamente nel 67,5% e nel 45%,
operano solo nel 12% delle UTIC, rispetto all’80% negli altri
settori della cardiologia e sono equamente distribuiti nelle
strutture a diversa complessità: il personale assente per oltre
un mese non viene sostituito in > 70% delle UTIC ed i turni di
servizio (M-P-N) sono condivisi in tutte le UTIC nell’80%.
Aspetti clinico–organizzativi:
Il ricorso allo straordinario è del 100% (occasionale 37,5%,
frequente 57,5%, continuo 5%). La pronta disponibilità è del
100% nelle strutture a complessità elevata, nel 50% in quelle
medie e del 30% nelle standard. Vi è un ottima condivisione di
protocolli e procedure tra infermieri e medici intorno al 95%.
La gestione dei farmaci è infermieristica nel 90% e la terapia
somministrata è firmata nel 65%. L’attività formativa in reparto
è carente sia per le riunioni di infermieri con cardiologi o tra
gli stessi infermieri o per revisione di casi clinici. Anche
l’attestato BLSD/ALS è inadeguato al contesto specialistico in
cui si opera (65%).
Conclusioni
La partecipazione delle nostre
UTIC alla risposta al questionario è stata superiore alle
aspettative, e ciò conferma che gli infermieri, a giusta
ragione, si sentano e vogliono continuare ad essere i
protagonisti in prima linea con i medici di un lavoro sempre più
qualificante e qualificato. Dalla loro risposta emerge una
situazione di malessere generale che deriva, in parte, da una
UTIC non adeguatamente strutturata rispetto alle esigenze di una
popolazione cardiopatica afferente, e che necessita, pertanto,
di una superiore assistenza tecnologica più idonea (sono solo 4
su 40 le UTIC con elevata complessità assistenziale). D’altra
parte persiste un malessere derivato dalla precarietà di un
personale che ruota troppo nei vari servizi delle strutture
cardiologiche, venendo meno gli incentivi per un lavoro più
gratificante ed esclusivamente dedicato; ciò è confermato anche
dalla scarsa partecipazione a seminari e riunioni interne di
aggiornamento.
Tuttavia, nel complesso, emerge
un quadro soddisfacente degli aspetti gestionali ed
organizzativi ed il disagio espresso dagli infermieri deve
trovare un adeguato punto di riferimento e delle risposte
dall’ANMCO che ha il compito di esserne portavoce e promotrice
di miglioramenti.
