L’ INFARTO MIOCARDICO PERIPROCEDURALE: COME RICONOCERLO, COME PREVENIRLO, COME TRATTARLO

 

Antongiulio Maione  Giovanni Gregorio

 

U.O. Utic-Cardiologia Ospedale San Luca Vallo della Lucania

Dipartimento Cardiovascolare ASL SA 3 Vallo della Lucania

 

Il danno miocardico durante angioplastica coronarica avviene nel 10-40% dei casi ed è spesso associato ad un modesto incremento dei markers di necrosi miocardica, in assenza di sintomi, modifiche ECGrafiche o compromissione della funzione cardiaca. Comunque anche piccoli incrementi dei livelli di CK-MB sono espressione di un vero e rilevabile infarto miocardico e possono essere associati con un tasso di mortalità a lungo termine più elevata.

La causa dell’aumento del CK-MB in caso di complicanze intra-procedurali è ovvia; tuttavia la maggior parte dei casi di piccoli aumenti del CK-MB avviene in pazienti con procedure non complicate e con risultati angiografici finali eccellenti. E’ stato suggerito che il principale meccanismo responsabile della necrosi miocardica durante procedure di angioplastica coronarica eseguite con successo, possa essere una microembolizzazione distale dei componenti della placca aterosclerotica sottoposta a dilatazione, un accentuato stato infiammatorio o l’eccessivo carico di placca instabile.

Sono stati proposti differenti trattamenti per prevenire il danno miocardico durante procedure di angioplastica coronarica comprendenti infusione di nitrati, somministrazione intracoronarica di farmaci beta-bloccanti, adenosina e farmaci inibitori della Gp IIb/IIIa, ma nessuno di questi ( a parte l’uso degli inibitori della Gp IIb/IIIa) è stato introdotto routinariamente nella pratica clinica.

Studi osservazionali precedenti hanno suggerito un possibile effetto favorevole del pre-trattamento con statine in questo gruppo di pazienti; il trial ARMYDA (Atorvastatin for Reduction of Myocardial Damage During Angioplasty)  è stato il primo studio prospettico randomizzato che ha valutato l’effetto di una terapia farmacologica per sette giorni con 40 mg/die di atorvastatina sul rilascio dei markers di danno miocardico in pazienti con angina stabile sottoposti ad angioplastica coronarica. In questo studio la terapia con atorvastatina era associata con una riduzione dell’80% del rischio di infarto miocardico peri-procedurale ed allo stesso modo ad una riduzione significativa dei livelli di picco post-procedurali di tutti i markers di danno miocardico.

I meccanismi repsonsabili dell’effetto favorevole della somministrazione di atorvastatina possono essere rappresentati da un’azione anti-infiammatoria che riduce la necrosi miocardica conseguente alla microembolizzazione distale, un miglioramento della funzione endoteliale e probabilmente una protezione miocardica diretta.