L’ Ecocardiografia Tridimensionale: CHE COSA E’, COME
SI ESEGUE, A CHE COSA SERVE
D. Galzerano S. De Castro R. Broglio G. Carbone G. Conforti
S. Caselli*
P. Capogrosso.
Laboratorio di Ecocardiografia Transesofagea e Tridimensionale ,
Divisione di Cardiologia , Ospedale San Gennaro, ASLNA1,
Napoli.
*Università La Sapienza , Roma.
I recenti progressi tecnologici hanno reso ancor più fattibile
l’utilizzazione, nella pratica clinica, dell’ecocardiografia
tridimensionale. Difatti, con l’introduzione di una nuova sonda
x-matrix, e’ possibile acquisire un esame tridimensionale in
tempo reale tramite approccio transtoracico ed inoltre
recentissimamente anche tramite approccio transesofageo per
alcune patologie. Simultanei sviluppi nella gestione delle
immagini, attraverso software dedicati, hanno consentito di
effettuare, off-line, la tanto attesa analisi quantitativa,
senza dover ricorrere alle ben conosciute assunzioni geometriche
utilizzate dall’esame bidimensionale.
Recenti lavori di comparazione tra il 3D e la Risonanza
magnetica cardiaca hanno definitivamente consacrato l’esame
tridimensionale come strumento idoneo per quantificare i volumi
cardiaci, la frazione di eiezione e la massa ventricolare
sinistra. Attraverso l’analisi della volumetria cardiaca, non
solo globale, ma anche regionale, sul modello dei 16 segmenti
ASE, e’ possibile ottenere delle curve volume-tempo o
prima-derivata-tempo, utili per la valutazione delle asinergie
ventricolari.
L’analisi morfologica delle alterazioni cardiache tramite
ecocardiografia tridimensionale trova una sua importante
applicazione clinica nello studio delle cardiopatie congenite,
nella pianificazione chirurgica della riparazione valvolare
mitralica, nella valutazione delle procedure invasive, tramite
device, del difetto interatriale e della stenosi mitralica con
palloncino. La possibilita’ di acquisire, in tempo reale, le
immagini in tre dimensioni, aprono prospettive interessanti
sulla sua utilizzazione in svariate condizioni sia cliniche che
cardiochirurgiche. Recenti applicazioni in sala operatoria,
tramite approccio epicardico, hanno dimostrato quanto questa
metodica sia in grado di visualizzare, in tempo reale, le
alterazioni anatomiche cardiache e di valutare le correzioni
effettuate dal cardiochirurgo.
Esistono, tuttavia, dei limiti della procedura. Prima fra tutte
il basso “frame rate” che non consente una definizione
dell’immagine paragonabile a quella ottenuta con una risonanza
magnetica. Altra limitazione e’ rappresentata dalla scarsa
rappresentazione dell’immagine ottenuta dai campi piu’ lontani
dalla posizione del trasduttore. Infine, migliorie tecniche
devono essere ancora apportate al fine di incrementare l’angolo
di elevazione dell’immagine in tempo reale.
Le asinergie o dissincronie ventricolari rappresentano
condizioni in cui i due ventricoli, destro e sinistro, o regioni
dello stesso ventricolo, non si contraggono piu’ in modo
armonico.
Numerose possono essere le cause determinanti le dissincronie
del ventricolo sinistro che vanno dai sovraccarichi pressori e
volumetrici, dai disturbi del ritmo cardiaco, dall’ischemia,
dall’ipovolemia sino alla presenza di un versamento pericardico.
Di tutte queste condizioni, la piu’ attuale e con un rilevante
impatto clinico nella gestione del paziente con insufficienza
ventricolare sinistra, e’ la resincronizzazione cardiaca in
corso di disturbi della conduzione intraventricolare come nel
blocco di branca sinistro.
Lo scompenso cardiaco rappresenta la causa maggiore di
mortalita’, morbilita’ e ospedalizzazione nei pazienti al di
sopra dei 60 anni di eta’. Una stima approssimativa rivela che
sono circa 10 milioni i pazienti, nel mondo, affetti da tale
sindrome. Cio’ rappresenta, solo negli USA, circa il 2% della
spesa sanitaria globale. Ne deriva che, una efficace terapia
dello scompenso cardiaco, e’ estremamente necessaria. Difatti,
oltre alla terapia medica, quando i segni e sintomi dello
scompenso avanzano, e’ necessario effettuare una terapia di
resincronizzazione cardiaca attraverso l’utilizzazione della
stimolazione biventricolare. Dalle linee guida 2002 dell’ACC,
AHA e NASPE sono emerse le stimmate del paziente con scompenso
cardiaco che puo’ beneficiare di tale trattamento. I criteri
clinici includono lo scompenso cardiaco sintomatico, la III e la
IV classe NYHA, la presenza di un QRS > 120 msec ed il
riscontro ecocardiografico di un diametro telediastolico del
ventricolo sinistro > 55mm con una frazione di eiezione
inferiore al 35%.
I risultati dei vari studi effettuati hanno dimostrato che la
terapia di resincronizzazione cardiaca migliora i sintomi
(MUSTIC, MIRACLE), la tolleranza all’esercizio (MUSTIC,
MIRACLE), la qualita’ della vita (MUSTIC, MIRACLE), una
riduzione della mortalita’ (COMPANION) e della ospedalizzazione
(COMPANION).
Sfortunatamente pero’ il 20-30% circa dei pazienti sottoposti a
tale trattamento non rispondono alla resincronizzazione
cardiaca. E’ oramai accertato che il solo QRS prolungato e’ uno
scarso predittore di responso alla resincronizzazione cardiaca.
E’ necessario, quindi, inserire dei nuovi parametri per valutare
i responders dai non responders. Una ipotesi e’ quella che i non
responders sono probabilmente quei pazienti con le stimmate
dello scompenso sopra descritte ma che non presentano
dissincronia meccanica. In quest’ottica deve essere inserita, al
momento, l’ecocardiografia nella identificazione delle asinergie
meccaniche. Queste possono essere evidenziate con vari metodi:
dall’M-mode al Doppler pulsato flussimetrico, da nuove tecniche
bidimensionali come il Tissue Doppler Imaging, il Tissue
Tracking, lo Strain di parete etc.. sino ad arrivare alla
utilizzazione della metodica tridimensionale. Vari studi sono in
corso al fine di evidenziare e predire i pazienti responders
versus non responders alla terapia di resincronizzazione
cardiaca.