STENOSI MITRALICA:
COME RICONOSCERLA,
COME VALUTARLA , COME
TRATTARLA
Pio Caso, Sergio
Severino, Roberta Ancona, Emilio Attena, Luigi Nunziata, Saverio
Ambrosino, Meredyth Vanessa Betancourt C., Raffaele Calabrò
U.O.S. Diagnostica
Non Invasiva-Dipartimento di Cardiologia Monaldi Napoli
Stenosi MitralicaNella
maggior parte dei casi la Stenosi Mitralica (SM) è causata dalla
malattia reumatica (MR). La sua incidenza è in costante declino
nei paesi industrializzati, grazie alla diffusione della terapia
antibiotica. Invece essa è ancora molto diffusa nei paesi in via
di sviluppo e da tali aree per la continua emigrazione di
stranieri in Italia si hanno nuovi casi. In questi paesi in via
di sviluppo, la MR è soprattutto diffusa tra le giovani donne,
dove può dare la prima manifestazione di sé durante la
gravidanza: condizione in cui il volume di sangue circolante
aumenta considerevolmente per la presenza del feto. Le
altre cause di stenosi mitralica sono molto rare. La SM
congenita è rara. Una forma rara di SM è quella caratterizzata
da massiva calcificazione anulare della valvola mitrale. Questo
processo è presente più frequentemente nei soggetti anziani e
determina SM limitando i movimenti dei lembi valvolari. Altre
cause sono il mixoma atriale, un grosso trombo “a palla “ in
atrio sinistro, endocardite infettiva ed alcune malattie
ereditarie. La valvola mitralica è costituita da vari elementi,
un annulus fibroso, due lembi valvolari (anteromediale e
posterolaterale), corde tendinee e due muscoli papillari
(posteromediale ed anterolaterale). Nel soggetto normale l’area
valvolare è compresa tra i 4-5 cm2, la stenosi
mitralica è la riduzione dell’area valvolare mitralica per
interessamento dei lembi valvolari, delle commissure o delle
corde tendinee con ostruzione al flusso del sangue nel passaggio
dall’atrio al ventricolo sinistro1,2.
Come riconoscere una stenosi mitralica
La visita clinica resta sempre il primo step diagnostico, con
essa si valutano i sintomi ed i segni obiettivi delle
cardiopatie.
I sintomi soggettivi sono correlabili con la gravità
della stenosi, anche se alcuni pazienti minimizzano i sintomi,
mentre altri li esaltano. Quando l’ostruzione valvolare è lieve,
un paziente con SM può essere asintomatico a riposo e
presentare dispnea durante sforzo, per aumento
della pressione in atrio sinistro. Con l’aumento dell’ostruzione
valvolare mitralica, la dispnea compare anche a riposo.
Quando l’ostruzione valvolare progredisce, il paziente comincia
a lamentare ortopnea e dispnea parossistica notturna,
dovuta a ridistribuzione del sangue nel torace all’assunzione
della posizione supina. Con l’instaurarsi di una SM grave e con
l’aumento delle resistenze vascolari polmonari si può instaurare
il quadro dell’edema polmonare acuto. Altro sintomo
frequente è l’emoftoe, che può essere dovuta a diverse
cause ma è in genere provocata dalla rottura dei piccoli vasi
broncopolmonari per aumento della pressione venosa polmonare. L’astenia
e la diminuzione della resistenza alla fatica sono in rapporto
alla ridotta gittata cardiaca ed alla conseguente deplezione
muscolare. ; le palpitazioni sono un sintomo frequente
nei pazienti con SM e sono dovute alla comparsa di
extrasistolia atriale o fibrillazione/flutter atriale
parossistici, complicanze frequenti della SM.
Un’altra complicanza frequente è l’embolia sistemica,
con ictus, occlusione delle arterie periferiche, occlusione
della biforcazione aortica, infarto viscerale o infarto
intestinale. L’aumento dell’età del paziente, la fibrillazione
atriale e l’incremento delle dimensioni dell’atrio sinistro
determinano un aumento dell’incidenza di embolie sistemiche.
Anche i segni obiettivi sono in relazione all’
entità della stenosi. Un paziente con SM lieve può presentare un
esame obiettivo normale o la presenza di un I tono di aumentata
intensità e di un soffio presistolico. Nei pazienti sintomatici,
i rilievi obiettivi sono più evidenti e un accurato esame fisico
del paziente può portare a formulare una corretta diagnosi.
All’ ispezione si può osservare la facies mitralica,
non frequente, caratterizzata da cianosi più o meno intensa agli
zigomi, orecchie e naso.
Alla palpazione l’itto della punta può essere normale,
mentre si può palpare un impulso sistolico sulla linea
parasternale sinistra o sull’epigastrio se il ventricolo destro
è ipertrofico e/o dilatato.
All’ascoltazione si può rilevare un I tono aumentato
per la rigidità dei lembi e per l’ampia escursione della valvola
semiaperta in telediastole. Lo schiocco d’apertura (SA)
della mitrale è un rumore ad alta frequenza che si ascolta dopo
il II tono in protodiastole, quanto più breve è l’intervallo tra
II tono e SA, tanto più importante è la stenosi. Sebbene lo SA
sia presente in quasi tutti i pazienti con SM, può essere
assente quando i lembi mitralici sono molto rigidi, fibrotici e
calcifici. Un soffio diastolico a bassa frequenza segue
lo SA ed è meglio auscultato dalla campana del fonendoscopio. Il
soffio è a bassa frequenza, quasi un rullio e in decrescendo. In
genere più la SM è grave, più il soffio è di lunga durata. Il
soffio presenta un rinforzo presistolico, anche in presenza di
fibrillazione atriale. In questa condizione un rinforzo
presistolico è dovuto al restringimento dell’orifizio mitralico
che avviene dopo la sistole ventricolare prima della chiusura
completa della valvola e alla componente mitralica del I tono.
Nei casi più gravi eventuali reperti ascoltatori possono essere:
soffio diastolico di Graham-Steel (soffio diastolico in
decrescendo ad alta frequenza dovuto ad in sufficienza polmonare
da ipertensione arteriosa polmonare grave); soffio
sistolico polmonare (determinato da dilatazione dell’arteria
polmonare e dalla ipertrofia del ventricolo destro);
soffio sistolico puntale (soffio olosistolico dolce
all’apice suggerisce la contemporanea presenza di insufficienza
mitralica) e soffio sistolico tricuspidale (indice
di insufficienza tricuspidale, aumenta con l’inspirazione)3.
Come valutare una stenosi mitralica
Per valutare la gravità della SM, oltre all’obiettività clinica,
si tengono in considerazione parametri emodinamici ricavabili
dall’Ecocardiogramma e rappresentati da: a) il
gradiente medio transvalvolare; b) la pressione sistolica
dell'arteria polmonare (PAPS) e c) l’area valvolare (AVM).
Distinguiamo pertanto una SM : lieve (AVM > 1.5 cm2,
gradiente medio inferiore a 5 mmHg, o PAPS= 30 mmHg),
moderata (AVM = 1.0 - 1.5 cm2, gradiente medio 5
- 10 mmHg e PAPS =30-50 mmHg)
severa (AVM < 1 cm2; gradiente medio > 10
mmHg; PAPS > 50 mmHg.4
Per una migliore valutazione morfologica della valvola mitrale
viene utilizzato lo Score di Wilkins, che valuta:
mobilità e spessore dei lembi valvolari, spessore dell’apparato
sottovalvolare e presenza di calcificazioni. Si assegna un
punteggio crescente, da 1 a 4 per ciascun parametro valutato e
la somma dei valori ottenuti (minimo: 4 e massimo: 16) esprime
il grado di compromissione valvolare. Ad un elevato score
corrisponde sia una maggiore gravità della stenosi sia un
risultato non ottimale dell’eventuale procedura riparativa
valvolare. (Tab. I)
Tabella I. Score di Wilkins
Punteggio |
Mobilità
dei lembi |
Spessore apparato sottovalvolare |
Spessori dei lembi mitralici |
Calcificazioni |
1 |
Valvola molto mobile, con riduzione di mobilità solo
ai margini dei lembi |
Minimo ispessimento delle corde proprio sotto la
valvola
|
Lembi quasi normali (4-5 mm) |
Singola area di aumentata ecorifrangenza |
2 |
La parte media e la base dei lembi hanno normale
mobilità |
Ispessimento che si estende ad un terzo della
lunghezza delle corde |
Marcato ispessimento dei margini con ispessimento
lieve dei lembi
|
Areee diffuse di ecorifrangenza confinate ai margini
dei lembi |
3
|
I lembi valvolari si muovono in avanti
principalmente con il contributo del segmento basale |
Ispessimento che si estende al terzo distale delle
corde
|
Ispessimento esteso all’intero lembo (5-8 mm)
|
Ecorifrangenza che si estende alla porzione media
dei lembi |
4 |
Nessuno o minimo movimento in avanti in diastole dei
lembi valvolari |
Esteso ispessimento ed accorciamento di tutte le
corde fino al muscolo papillare
|
Marcato ispessimento di tutto il tessuto del lembo
(> 8-10 mm) |
Ecorifrangenza estesa alla maggior parte del tessuto
del lembo |
L’area valvolare mitralica può essere stimata utilizzando
diversi metodi: quello della planimetria, del pressure-half-time
(PHT), dell’equazione di continuità, o della convergenza del
flusso. La planimetria della valvola mitrale è un metodo molto
attendibile quando c’è una buona visualizzazione delle strutture
valvolari. Il PHT è un metodo semplice, ma la sua accuratezza
nella determinazione dell’area valvolare è controversa nel
cambiamento delle condizioni emodinamiche. Il metodo
dell’equazione di continuità è più accurato del PHT durante gli
stati di alto flusso, ed è il metodo preferito per determinare
l’effettiva area valvolare mitralica. La convergenza del flusso
è un nuovo metodo per calcolare l’area valvolare mitralica
attraverso il rapporto tra il flusso massimale stimato in
diastole e la velocità massimale transmitralica diastolica.
L’Ecostress gioca un ruolo importante nella valutazione
del paziente asintomatico con stenosi mitralica severa cioè quei
pazienti asintomatici a riposo, che con lo sforzo manifestano
dispnea per un marcato aumento del gradiente medio (>15 mmHg)
e della PAPS. Inoltre esso è utile nei pazienti sintomatici con
SM moderata ed è anche un importante strumento per il follow-up
emodinamico dei pazienti dopo commissurotomia5.
L’Ecocardiografia transesofagea (ETE) consente di
visualizzare meglio rispetto all’ ecocardiografia transtoracica
(TTE) le alterazioni morfologiche dell’apparato valvolare e
sotto- valvolare, l’eventuale presenza di trombi sul setto
interatriale o sul tetto dell’atrio sinistro, l’auricola
sinistra e le velocità Doppler auricolari, l’ecocontrasto
spontaneo e l’eventuale grado di insufficienza mitralica (IM).
Lo Score di Wilkins può essere valutato anche con
l’ETE6.
Come trattare una stenosi mitralica
La procedura di valvuloplastica mitralica percutanea (VPM),
dilatazione della valvola stenotica con catetere a palloncino,
è uno dei molti metodi per il trattamento della stenosi
mitralica sintomatica; i metodi alternativi sono: terapia
medica, commissurotomia chirurgica e sostituzione della valvola
mitrale.
Quando le condizioni anatomo-funzionali dell’apparato
valvolare lo consentono, la terapia conservativa (VPM, o la
commissurotomia chirurgica a cielo chiuso o aperto) è più
indicata ed economica della terapia sostitutiva; in genere la
VPM è preferita nei paesi industrializzati, mentre la
commissurotomia chirurgica lo è nei paesi in via di sviluppo
per i minori costi che essa comporta. Trial randomizzati hanno
dimostrato che i risultati della valvuloplastica percutanea e
della commissurotomia chirurgica a cielo chiuso sono simili7,8,9.
La decisione terapeutica nella stenosi mitralica viene presa in
seguito allo Score di Wilkins, pertanto per uno Score < 8 ( in
assenza o lieve insufficienza mitralica ) vi è indicazione alla
valvuloplastica, invece per pazienti con Score > 8 alla
chirurgia sostitutiva.
La valvuloplastica mitralica percutanea (VPM) è una tecnica di
dilatazione della valvola mitrale stenotica con catetere a
palloncino (attualmente il più usato è quello di Inoue) che
introdotto per via femorale e dopo la settostomia viene
posizionato tra le commissure ;il gonfiaggio determina la
separazione (“splitting”) con aumento immediato dell’area
mitralica e conseguente riduzione del gradiente
atrio-ventricolare

Figura SEQ Figura \*
ARABIC 1 Catetere di Inoue
La VPM rappresenta la procedura di scelta nei casi in cui ve ne
sia indicazione (vedi linee guida attuali riportate nelle
conclusioni) e in assenza di controindicazioni (Tab.II).
Tabella
II. Controindicazioni alla VPM
Le
controindicazioni includono:
-
area della valvola mitrale maggiore di 1.5 cm^2
-
rigurgito mitralico maggiore di 2+ ( su scala 0-4)
-
pazienti asintomatici
-
rigurgito aortico maggiore di 2+ ( su scala 0-4)
-
endocardite batterica
-
sospetta formazione di un trombo di sangue molle
nell'atrio sinistro
-
sospetta adesione di un trombo sanguigno nel setto
interatriale o nella valvola
-
severa fibrosi subvalvolare documentata con
ecocardiografia
-
severa calcificazione della valvola mitrale
|
Controindicazioni assolute alla VPM sono l’insufficienza
valvolare mitralica di grado moderato-severo e la presenza di
un trombo mobile in atrio sinistro o sul setto interatriale.
In generale nei pazienti in cui la valvola ha un elevato score
di Wilkins ( in particolare se sono presenti calcificazioni,
fibrosi-retrazione e fusione dell’apparato sottovalvolare) è
consigliabile ricorrere alla sostituzione valvolare.
La VPM è consigliabile anche in una serie di pazienti
considerati “non ideali” quali :
-
anziani con elevata comorbilità
-
coesistenza di patologie sistemiche/respiratorie,
-
grave ipertensione polmonare,
-
donne in gravidanza
-
coinvolgimento di altra valvola
Infatti, in questi pazienti pur in presenza di uno score
elevato, la procedura potrà essere eseguita anche se il
risultato atteso sarà subottimale, avendo essa stessa
l’obiettivo di ridurre i sintomi. Nei pazienti con ipertensione
polmonare poi, in cui è più alto il rischio chirurgico, la VPM
ha risultati che sono superiori a quelli della chirurgia.
Le donne in gravidanza con severa insufficienza cardiaca dovuta
a stenosi mitralica presentano un’alta morbilità materna e uno
sfavorevole effetto sul feto10. La VPM,
rispetto alla commissurotomia chirurgica a cielo aperto, ha
dimostrato minori complicanze fetali ed una più bassa mortalità
neonatale e fetale11; il rischio dovuto a
radiazioni potrà essere ridotto grazie ad una parziale
schermatura dell’addome ed all’assistenza eco in sala di
emodinamica durante la VPM. I risultati a lungo termine in donne
gravide sono ottimi12.
Assistenza ecocardiografica durante valvuloplastica
L’assistenza ecocardiografica in sala di emodinamica è risultata
utile :
- come guida alla puntura transettale ,
- per posizionare correttamente il pallone a livello delle
commissure,
- per valutare il risultato immediato,
-per il rilievo di eventuali complicanze.
L’assistenza ecocardiografica è praticata normalmente con
ecocardiografia transtoracica,e solo in determinate condizioni
con ecocardiografia transesofagea (ETE). In realtà l’ETE è poco
usata durante VPM per le ovvie difficoltà create da una
procedura semi-invasiva in un paziente in decubito supino sul
tavolo di emodinamica.
L’ecocardiografia può rilevare, quali evidenze di buon
risultato, la maggiore mobilità dei lembi, la riduzione del
gradiente medio, le variazioni in M-mode color con scomparsa
dell’“aliasing” in mesodiastole. Tuttavia il calcolo dell’area
con il PHT e della pressione polmonare immediatamente dopo la
procedura, in sala di emodinamica, non è affidabile a causa
della non applicabilità di tale metodo in presenza di improvvise
variazioni di compliance
Complicanze VPM
Le
complicanze gravi quali morte (< 1%) e tamponamento
(1-4%) sono rare; più frequente il difetto interatriale
residuo (< 5% con tecnica di Inoue) e l’ insufficienza
mitralica superiore a lieve
( varia nelle casistiche tra il 2 e il 10%).
L’insufficienza mitralica in particolare si verifica quando il
pallone durante il gonfiaggio è posto troppo in basso tra le
corde fuse dell’imbuto mitralico o per lacerazione
paracommissurale di una commissura o di un lembo (possibile se
sono presenti calcificazioni). In questi casi i pazienti vengono
indirizzati al cardiochirurgo per la sostituzione valvolare. Il
difetto interatriale iatrogeno (creato dalla puntura
transettale) tende a chiudersi spontaneamente nel tempo; la sua
presenza è legata al persistere di alte pressioni in atrio
sinistro.
Risultati
I risultati immediati della VPM sono simili a quellli della
commissurotomia a cielo chiuso con una percentuale di pazienti
tra l’80-95% che hanno un risultato ottimale immediato
(definito come un incremento dell’AVM ≥1.5 cm² in assenza di
complicazioni)13,14.
La commissurotomia a cielo aperto, nei paesi industrializzati,
permette una correzione chirurgica ottimale nei casi in cui la
VPM è di incerto risultato : con tale procedura è possibile la
rimozione di trombi, l’incisione delle commissure, l’incisione
delle fusioni cordali, la divisione dei papillari e
l’asportazione del calcio. La mortalità operatoria varia tra l’1
ed il 3%.
Non ci sono differenze significative nei risultati emodinamici o
nelle eventuali complicanze tra la VPM e la chirurgia così come
sul miglioramento clinico e la ripresa dell’attività motoria.
Follow-up a lungo termine (3-7 anni) confermano il vantaggio sia
emodinamico che sintomatico della VPM rispetto alla
commisurotomia a cielo chiuso.15,16
I risultati immediati, le complicanze in acuto, e i risultati a
lungo termine dipendono da numerosi fattori. Oltre che
dall’esperienza del centro ove viene eseguito l’intervento,
fattori importanti sono sicuramente l’età, la classe NYHA, la
severità della stenosi, la pressione telediastolica in
ventricolo sinistro, la frazione di eiezione, la pressione
d’incuneamento in arteria polmonare. La morfologia dell’apparato
sottovalvolare mitralico è il fattore determinante il risultato
a breve e lungo termine della VPM : valvole con score di Wikins
> 8 calcificazioni valvolari, lembi fibrotici e rigidi con
ridotta escursione sisto-diastolica e la compromissione
sottovalvolare, hanno una maggiore probabilità di sviluppare
complicanze in acuto e nel follow-up presentano una maggiore
percentuale di restenosi.14,17,18,19,20 (fig
2, fig 3 e fig 4)
La nostra esperienza conferma i dati precedenti; infatti, dei
193 pazienti studiati (111 sottoposti a VPM e 82 sottoposti a
commissurotomia, con caratteristiche cliniche e morfologiche
valvolari sovrapponibili) i risultati immediati ed a lungo
termine e le complicanze di entrambe le procedure sono
sovrapponibili21,22 .




La
restenosi
Si
definisce restenosi la perdita del 50% del risultato ottenuto
con la VPM e/o la riduzione dell’AVM a meno di 1.5 cm2. La
restenosi mitralica dopo VPM in pazienti di media età occorre
tra il 2 e il 10% (con follow-up medio di 37 mesi), e in
pazienti più anziani sale al 22% (con follow-up di 13 mesi)23,24.
Il parametro associato alla restenosi secondo Thomas et al.25,
è lo score elevato nonché la differente modalità di separazione
(splitting) delle commissure :nei pazienti con score alto lo
“stretching” avviene sulla valvola e più frequentemente si
determina la restenosi.Tuttavia anche in caso di restenosi si
può riproporre una nuova VPM. Incoraggianti risultati sono
stati ottenuti da Iung et al.26:in 53 pazienti
con diagnosi di restenosi si è ottenuta nella quasi totalità dei
casi il raddoppio dell’area mitralica ed una buona
sopravvivenza a 5 anni.
Follow-up
I parametri
da seguire nei pazienti sottoposti a valvuloplastica sono: 1)
area mitralica; 2) gradiente medio; 3) stima dell’insufficienza
mitralica residua; 4) pressione polmonare; 5) difetto
interatriale residuo (nel follow-up di valvuloplastica
mitralica) .
Il controllo
ecocardiografico nei pazienti sottoposti a valvuloplastica
percutanea andrebbe praticato 1 volta all’anno in caso di
risultato ottimale e ogni sei mesi nei pazienti con risultato
definibile subottimale.

Figura.
4
Variazione
dell’area mitralica dopo valvuloplastica in paziente con score
<8 e >8
Conclusioni
La VPM è una
tecnica ormai consolidata con indicazioni di Classe I nei
pazienti con stenosi mitralica severa e morfologia
favorevole, alternativa alla chirurgia (riparativa e
sostitutiva). I risultati sono molto soddisfacenti e duraturi,
con l’indubbio vantaggio di evitare trauma psicologico e
cicatrice chirurgica nonché di ridurre la degenza ospedalieri
ed i costi.
Secondo le attuali linee guida 4,
pubblicate in Agosto 2006 su JACC,
la VPM è indicata in :
CLASSE I
·
pazienti sintomatici ( classe NYHA II, III, IV) che abbiano
una SM moderata o severa con basso score di Wilkins (< 8,3) e
non presentino evidenza di trombi in atrio sinistro o rigurgito
mitralico da moderato a severo (livello di evidenza: A).
·
pazienti asintomatici con SM moderata o severa ed anatomia
favorevole( score di Wilkins <8,3) che abbiano alte pressioni
polmonari (> di 50 mmHg a riposo e > 60 mmHg con l’esercizio) in
assenza di trombi in atrio sinistro o rigurgito mitralico da
moderato a severo. (livello di evidenza C)
CLASSE IIA
·
pazienti con SM moderata o severa con valvola calcifica e lembi
ipomobili, in classe NYHA III-IV e non sono candidati alla
terapia chirurgica o sono ad alto rischio chirurgico (livello
di evidenza C).
Classe IIB
·
pazienti con SM moderata o severa con anatomia valvolare
favorevole alla VPM che hanno fibrillazione atriale di recente
insorgenza in assenza di trombi atriali e di rigurgito
mitralico moderato o severo. (livello di evidenza C).
·
pazienti sintomatici con area valvolare >1,5 cm2 ma con
parametri di severo impegno emodinamico (PAPS > 60 mmHg, PVWP ≥
25 mmHg o gradiente medio > 15 mmHg durante l’esercizio)
(livello di evidenza C).
·
pazienti con stenosi moderata o severa che hanno una valvola
calcifica e rigida e sono in classe NYHA III, IV (livello di
evidenza C).
CLASSE III
·
pazienti con stenosi lieve (livello di evidenza C).
·
pazienti con insufficienza mitralica moderata o severa, o con
trombi in atrio sinistro.
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