L’ INSUFFICIENZA MITRALICA:COME RICONOSCERLA, COME VALUTARLA,
COME TRATTARLA
Aurelio Caruso
U.O. Utic-Cardiologia A.O. A.Cardarelli Napoli
L’insufficienza mitralica
rappresenta una patologia piuttosto frequente che, negli ultimi
decenni, ha visto modificarsi nettamente l’incidenza dei fattori
etiopatogenetici; infatti l’etiologia reumatica è rapidamente
scesa di importanza, mentre prevale l’origine degenerativa
(prolasso) e quella “funzionale” (da miocardiopatia dilatativa e
da cardiopatia ischemica).
E’ una patologia che,
per le sue caratteristiche fisiopatogenetiche, può anche essere
silente per decenni; pur tuttavia si possono determinare
conseguenza deleterie per il ventricolo sinistro, anche in
assenza di sintomi, le quali peggiorano la prognosi e rendono
più a rischio l’intervento chirurgico. Pertanto compito del
cardiologo è, non solo saper riconoscere l’esistenza della
valvolupatia e i suoi meccanismi etiopatogenetici, ma valutarne
anche l’entità e svelare i primi segni di disfunzione “occulta”
del ventricolo; da ciò ne conseguirà una adeguata indicazione
terapeutica.
L’ecocardiogramma
rappresenta ormai la metodica di scelta per gli scopi su
delineati, a patto di essere eseguita da personale esperto, che
ne conosca i pregi, ma anche i limiti e sappia valutare il
paziente ai fini della corretta indicazione terapeutica: l’esame
ecocardiografico, perciò, non va disgiunto dall’approccio
clinico.
Non vi è qui la
possibilità di una trattazione sistematica dei vari aspetti che
l’esame ecocardiografico è in grado di svelarci; pur tuttavia,
per grosse linee, possiamo dire che, oltre alla presenza del
rigurgito, esso ci da un’idea precisa del meccanismo
patogenetico, delle dimensioni delle cavità cardiache, della
funzione ventricolare sinistra: tutti elementi che, oltre a
indirizzarci verso l’indicazione terapeutica (Intervento
chirurgico? Quando?), fornisce utili elementi di pianificazione
dell’intervento da parte del cardiochirurgo (Intervento
conservativo? Con quale metodica? Intervento sostitutivo? Ecc).
Una particolare
attenzione va riservata alle metodiche di quantizzazione del
rigurgito, che, non si finirà mai di sottolinearlo, debbono
essere sempre considerate al plurale: non esiste infatti un
metodo che sia in assoluto più affidabile; ciascuno ha limiti
che vanno tenuti in debita considerazione e, come linea di
orientamento generale, è opportuno affidarsi ad una valutazione
più complessiva utilizzando quanto più approcci possibili:
metodiche di valutazione quantitativa [volume rigurgitante,
frazione rigurgitante, orificio rigurgittante effetivo (che
richiedono però un alto grado di affidabilità del singolo
laboratorio)] oppure metodiche di valutazione semiquantitative,
molto più utilizzate (area del jet, diametro del jet
all’origine, flusso nelle vene polmonari, doppler del flusso
diastolico mitralico, ecc), includendo anche la volumetria delle
cavità cardiache, come, del resto, ci consigliano le
raccomandazioni della American Society of Echocardiography
(1,2).
Il passo successivo
sarà l’indicazione per l’intervento chirurgico che dovrà essere
data al momento opportuno, prima che il ventricolo sinistro
mostri segni di deterioramento, anche tenendo conto della
possibilità sempre più frequente di una chirurgia ricostruttiva;
tant’è che le più recenti linee guida americane e europee (3,4)
si sono orientate verso un approccio aggressivo più precoce
rispetto al passato. Ad esse si rimanda per un approfondimento
più puntuale, con la raccomandazione di assumere in proprio la
paternità e la responsabilità dell’indicazione chirurgica (deve
essere il cardiologo a porla e adesso ha i mezzi per farlo!) e,
una volta orientato verso l’approccio chirurgico conservativo,
il cardiologo deve anche saper dare l’indirizzo migliore verso
mani esperte, cioè consigliare a quale chirurgo con abbia
sufficiente esperienza sulla chirurgia riparativa il paziente
debba rivolgersi.
Bibbliografia
1) Recommendations
for Quantification of Doppler Echocardiography:A Report from the
Doppler Quantification Task Force of the Nomenclature and
Standards Committee of the American Society of Echocardiography
- M. A. Quiñones et al: J Am Soc Echocardiogr 2002; 15:167-84
2)
Recommendations for Evaluation of the Severity of Native
Valvular Regurgitation with Two-dimensional and Doppler
Echocardiography - W. A. Zoghbi et al. J Am Soc Echocardiogr
2003; 16:777-802
3) ACC/AHA 2006
Guidelines for the Management of Patients with Valvular Heart
Disease - Bonow et al. JACC 2006;48:e!-148
4) ESC Guidelines
on the management of valvular heart disease – Eur Heart J
2007: www.escardio.org
