LA TACHICARDIA VENTRICOLARE:
DALLA DIAGNOSI ALLA ABLAZIONE
Claudio Pandozi
UOS Elettrofisiologia Ospedale S Filippo Neri, Roma
Il
substrato che determina l’insorgenza di Tachiaritmie
Ventricolari (TV) dipende strettamente dalla malattia cardiaca
strutturale sottostante, se presente, e spazia dall’assenza di
danno strutturale a situazioni di cardiomiopatia di grado
avanzato. Molti studi suggeriscono che tre quarti dei pazienti
che incorrono nella morte improvvisa (MI) sono affetti da
malattia coronarica. Di solito si reperta una estesa
aterosclerosi coronarica con interessamento di 2 o 3 arterie
coronariche. Reperti anatomici autoptici sono costituiti da
cambiamenti acuti nella morfologia delle placche coronariche,
come trombi, rotture di placca od entrambi, in più del 50% dei
casi di morte improvvisa; inoltre cicatrici miocardiche in
pazienti senza storia di pregresso infarto possono essere
reperite in più della metà dei casi. Tuttavia, tali anomalie
anatomiche non sono legate a specifici fattori di rischio
clinici che identificano i pazienti con patologia coronarica.
Naturalmente, il substrato sarà diverso in relazione alla natura
della malattia coronarica; esistono infatti altre malattie che
predispongono alle TV ed alla MI, come la cardiomiopatia
ipertrofica e dilatativa, la displasia aritmogena del ventricolo
destro, anomalie congenite (specialmente coronariche) e spasmi
arteriosi coronarici, mentre l’obesità, l’ipertensione ed il
diabete sono importanti fattori di rischio. Le anomalie
ereditarie espressione della cardiomiopatia del ventricolo
destro e la cardiomiopatia ipertrofica sono i più frequenti
substrati osservati nelle MI dei pazienti in età precedente
all’insorgenza di patologie coronariche. Il rischio cumulativo
di MI è stato valutato intorno al 15-20% negli adulti con
stenosi aortica, con un incremento nei casi di pazienti
sintomatici. Il prolasso della valvola mitralica è di solito non
pericoloso ed il suo legame con la MI non è stato mai
definitivamente dimostrato. Sono stati infine descritti casi di
MI in pazienti con Sindrome di Wolff-Parkinson-White con una
incidenza di 0.15%, correlati all’insorgenza di Fibrillazione
Atriale a rapida risposta ventricolare che può degenerare in
Fibrillazione Ventricolare. Nel 5-10% dei casi la MI insorge in
assenza di cardiomiopatia o malattia coronarica. Esiste infatti
un gruppo di anomalie congenite che raggruppa la Sindrome del QT
Lungo, la Sindrome del QT Corto, la Sindrome di Brugada e le TV
catecolaminergiche che possono causare la MI anche in assenza di
malattie strutturali. Anomalie nei canali del sodio e del
potassio e nei recettori del reticolo sarcoplasmatico deputato
al rilascio del calcio necessario per la contrazione del muscolo
cardiaco, possono alterare i normali processi elettrici del
cuore e causare TV maligne. E’ importante sottolineare che
alcuni individui possono avere anomalie congenite che non hanno
dato segno di sé per anni, sino all’occorrenza di un trigger
esterno che le slatentizza. Tali triggers possono essere
costituiti da alcuni tipi di attività fisica, così come da
farmaci che influiscono sulla ripolarizzazione cardiaca e
talvolta sono in grado di trasformare una situazione sublinica
ed asintomatica nella MI.
Tra i fattori genetici, i più
comuni sono costituiti dalle varianti del DNA chiamate
“polimorfismi”, presenti in larga parte della popolazione
generale ed in grado di aumentare la suscettibilità alla MI.
Polimorfismi di singoli nucleotidi sono delle varianti del DNA
che possono causare delle ricadute funzionali. Per esempio, un
polimorfismo identificato nel recettore adrenergico alpha 2b è
stato dimostrato essere associato ad un aumentato rischio di TV
e MI. Studi su larga scala sono necessari per trasferire queste
osservazioni nella pratica clinica. Comunque, siccome milioni di
polimorfismi sono presenti nel DNA di ciascun individuo, una
specifica combinazione di polimorfismi in diversi geni,
interagendo con uno specifico trigger o substrato, è necessaria
per creare una situazione di rischio di MI.
E’ stato tentato di individuare
dei farmaci efficaci sulle TV, tuttavia si è visto che gli
antiaritmici, con effetto diretto sui potenziali elettrici erano
inefficaci od addirittura più pericolosi del placebo. L’unico
presidio capace di eliminare il rischio di MI legato alle TV
risulta l’impianto di un defibrillatore, tuttavia esistono
diverse situazioni in cui può essere effettuata una terapia
ablativa con radiofrequenza capace di distruggere il focus di
origine od interrompere il circuito che sostiene la TV. La
specifica applicazione dell’ablazione con radiofrequenza alle TV
è evoluta con lo sviluppo della tecnologia. L’ablazione può
essere applicata in pazienti con disfunzione del ventricolo
sinistro dovuto a pregresso IMA, in pazienti con cardiomiopatia,
rientro branca-branca e varie forme di TV idiopatiche. Sebbene i
pazienti senza malattia strutturale cardiaca costituiscono una
piccola percentuale di quelli con TV, essi sono di particolare
interesse in quanto il trattamento con radiofrequenza può essere
risolutivo. In particolare, nei pazienti con TV isolate
insorgenti dal ventricolo destro con morfologia a BBSn con asse
inferiore o originatesi dal ventricolo sinistro con morfologia a
BBDx, si osserva una buona prognosi dopo il trattamento con
radiofrequenza. Le TV da rientro branca-branca sono spesso
associate a cardiomiopatia. L’ablazione risulta spesso curativa
dell’aritmia, tuttavia non riesce a correggere l’anomalia
strutturale sottostante. A causa della frequente severità
dell’anomalia sottostante e dell’alta prevalenza di anomalie di
conduzione, spesso si ravvisa la necessità dell’impianto di uno
stimolatore artificiale. La TV è una complicanza comune delle
patologie cardiache strutturali e porta ad un elevato rischio di
MI. In tali pazienti, prevalentemente quelli con pregresso
infarto, spesso si osservano TV con molte morfologie, per cui
l’ablazione di una singola morfologia di TV non esclude la
necessità dell’impianto di un defibrillatore. La TV può
originare od interessare estese aree di miocardio e le tecniche
di ablazione standard portano ad un relativamente basso
successo. Data l’inomogenea superficie delle cicatrici presenti
in questi casi sono state introdotte delle tecniche di mappaggio
tridimensionali che permettono la ricostruzione anatomica del
miocardio correlandola con l’attivazione elettrica.
Esiste una indicazione assoluta
al trattamento delle TV con tecnica ablativa in varie
circostanze. Nel caso di pazienti che sono altrimenti a basso
rischio di MI ed hanno episodi di TV sostenuta monomorfa che
risulta resistente o intollerante alla terapia farmacologica. In
pazienti con TV da rientro branca-branca; in pazienti portatori
di ICD che hanno ricevuto shock multipli appropriati; in
pazienti con WPW resuscitati dopo FV derivata dalla
degenerazione di una Fibrillazione Atriale ad elevata
penetranza. Esiste poi una indicazione non assoluta, ma che
viene generalmente condivisa in queste circostanze. In pazienti
a basso rischio di MI, con episodi sintomatici di TV monomorfa
non sostenuta; in pazienti a basso rischio di MI, con frequenti
extrasistoli ventricolari monomorfe sintomatiche, ed infine in
pazienti con Sindrome di Wolff-Parkinson-White con via
accessoria con periodi refrattari inferiori a 240 msec. Esiste
infine una indicazione non assoluta, ma spesso condivisa con un
livello di evidenza inferiore ai precedenti casi, in pazienti
con tempeste aritmiche provocate da extrasistoli ventricolari di
morfologia simile ed in pazienti con extrasistoli ventricolari
asintomatiche ma frequenti, al fine di evitare o trattare una
cardiomiopatia indotta dalla tachicardia.