L’infarto miocardico
a coronarie angiograficamente sane
AntonGiulio Maione, Francesco Giancotti, Giuseppe Bottiglieri
Giovanni Gregorio
ASL SA3 Vallo della Lucania Dipartimento Cardiovascolare
U.O. Utic-Cardiologia Ospedale San Luca Vallo della Lucania
L’infarto miocardico acuto (IMA)
è più frequentemente provocato dallo sviluppo di una trombosi
arteriosa sovrapposta ad una stenosi aterosclerotica di una
arteria coronaria epicardica. L’evoluzione fisiopatologica
dell’IMA è caratterizzata dalla complessa interazione tra
diversi fattori: la placca ateromasica, la formazione acuta del
trombo, il vasospasmo coronarico e l’attivazione piastrinica.
Con l’avvento dell’angiografia selettiva coronarica è stato
dimostrato che l’IMA può verificarsi anche in presenza di
arterie coronarie del tutto normali in circa l’ 1 –12 % di tutti
gli infarti acuti con una prevalenza di circa 4 volte maggiore
in soggetti giovani. Tuttavia la stima accurata del cosiddetto “infarto
a coronarie normali” è resa difficile dalle differenti
interpretazioni riportate in letteratura di “arterie coronarie
normali o quasi-normali”. Infatti tale definizione comprende un
ampio spettro di riscontri angiografici che vanno da minime
alterazioni del contorno della parete vasale fino ad una stenosi
focale > 70% di una branca minore secondaria dell’albero
coronarico. In tal modo si rileva un’ampia variabilità della
prevalenza e della prognosi clinica di questa entità patologica
negli studi presenti in letteratura.
Due teorie principali sono state
proposte nel tentativo di spiegare questa sindrome:
disfunzione endoteliale provocata da una reazione di tipo
infiammatorio e lo spasmo coronarico sovrapposto ad una
stenosi coronarica non critica. Il fumo di sigaretta è stato
individuato come un possibile “trigger” di una sindrome
ischemica acuta attraverso l’induzione di uno spasmo coronarico
serrato e persistente, ma questo meccanismo non è stato sempre
dimostrato sul piano clinico e né sul piano epidemiologico è
possibile affermare una netta prevalenza di questa sindrome in
pazienti fumatori. Più recentemente studi condotti con l’ausilio
dell’ecografia intravascolare (IVUS) hanno dimostrato la
presenza di alterazioni anatomiche della parete vasale anche in
arterie coronariche epicardiche angiograficamente normali,
ovvero di placche ateromasiche intramurali, che fissurandosi
potrebbero provocare una trombosi intraluminale responsabile
dell’evento infartuale acuto, e successivamente grazie ad un
fenomeno di lisi spontanea lasciare il lume vasale del tutto
intatto. Tuttavia non esistono in letteratura studi su larga
scala condotti su pazienti con IMA e coronarie integre mediante
l’ausilio dell’IVUS.Ad oggi, quindi, la spiegazione più
probabile per l’incidenza dell’IMA in assenza di significativa
malattia aterosclerotica della coronarie epicardiche si basa
sulla incapacità dell’angiografia coronarica di rilevare minime
alterazioni della parete vasale che potrebbero essere
responsabili della trombosi acuta del lume. D’altro canto
l’angiografia coronarica rimane uno strumento diagnostico e
prognostico fondamentale: infatti l’estensione e la severità dei
riscontri angiografici ben si correla, secondo i criteri
classici, alla presenza di lesioni trombogeniche della parete
vasale. In altre parole più è estesa l’infiltrazione ateromasica
valutabile angiograficamente e più è alta la possibilità di
rilevare lesioni complesse e instabili, anche se non
significativamente ostruttive. Altre possibili spiegazioni per
l’IMA a coronarie normali includono: malattia dei piccoli vasi;
difetti acquisiti o più frequentemente congeniti del sistema
coagulativo (stati di ipercoagulabilità), embolia arteriosa
coronarica successiva per esempio ad un episodio di embolia
paradossa, traumi del torace, dissezione aortica, vasculite
autoimmune, intossicazione da monossido di carbonio, abuso di
cocaina e miocarditi virali.
Tuttavia in molti studi appare
evidente che in una larga percentuale di pazienti con tale
condizione non è possibile individuare alcuna chiara eziologia.
Sul piano clinico i pazienti con IMA a coronarie
angiograficamente normali sono più giovani, hanno una migliore
funzione sistolica e diastolica del ventricolo sinistro, e
spesso l’IMA è la prima manifestazione clinica della malattia
ischemica miocardica non essendo preceduta o seguita da altri
eventi anginosi. Inoltre di solito questi pazienti presentano
minori fattori di rischio per aterosclerosi ed hanno una
prognosi a lungo termine migliore rispetto a pazienti con
lesioni coronariche severe. Sul piano terapeutico il trattamento
iniziale di questi pazienti coincide con la terapia standard
dell’IMA ( aspirina – trombolisi – betabloccanti). Se la causa
probabile è un abuso di cocaina allora i beta bloccanti sono
controindicati. Se le arterie coronarie sono del tutto normali
in presenza di una chiara anomalia della cinesi regionale che
conferma l’evento infartuale, è utile ricercare un’eventuale
disordine coagulativo mediante appropriati tests di laboratorio,
allo scopo di instaurare una terapia con farmaci anticoagulanti
in presenza di una trombofilia ereditaria. In assenza di un’etiologia
evidente la causa più probabile è la presenza di anomalie
aterosclerotiche della parete vasale delle arterie coronarie non
rilevabili mediante angiografia. In tal caso la terapia
farmacologica prevede l’impiego degli stessi presidi comunemente
utilizzati nella cura dell’IMA: beta-bloccanti, ACE-inibitori,
statine, aspirina, associati ad un controllo rigoroso ed assiduo
dei fattori di rischio cardiovascolari.
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