DIAGNOSTICA STRUMENTALE DELLA DISSEZIONE AORTICA
Rodolfo Citro, Eduardo Bossone, Marco Mariano Patella,
Giovanni Gregorio.
ASL SA 3 Vallo della Lucania Dipartimento Cardiovascolare
U.O. Utic Cardiologia Ospedale San Luca Vallo della Luca
La mortalità
associata alla dissezione aortica è elevata variando dall’1-4 %
per ora nei pazienti non trattati fino al 68% entro le 48 ore.
La mortalità è più alta nei pazienti di tipo A (con
coinvolgimento dell’aorta ascendente), riportata fino al 58% nei
pazienti senza trattamento chirurgico, che si riduce, ma resta
significativamente alta (26%), persino nei pazienti sottoposti
a trattamento chirurgico. Al contrario la mortalità nei pazienti
con dissezione di tipo B è nettamente minore e, cosa più
importante, la prognosi sembra essere più favorevole nei
pazienti con terapia medica. Quindi una diagnosi accurata e
precoce è essenziale nel decision-making chirurgico e/o
conservativo ed ha una incidenza notevole sulla morbilità e
mortalità nei pazienti con sospetto clinico di dissezione
aortica.
La metodica
ideale per il monitoraggio delle malattie dell’aorta dovrebbe
essere accessibile, facilmente ripetibile e dovrebbe consentire
la possibilità di valutare la morfologia, la presenza di un flap
interno al vaso che divide il vero dal falso lume, il calcolo
del diametro interno, la presenza di eventuali irregolarità di
parete, nonché di valutare lo stato funzionale (flussi
intracavitari). Inoltre è di fondamentale rilievo clinico
riconoscere il coinvolgimento di rami arteriosi principali del
torace (i tronchi sovraortici) e dell’addome (il tronco celiaco,
le arterie renali, le arterie mesenteriche etc.).
Sebbene negli
anni 60-80 la metodica diagnostica standard utilizzata fosse
l’aortografia nelle ultime due decadi tecniche diagnostiche non
invasiva come l’ecocardiografia transtoracica e soprattutto
transesofagea (ETE) , la tomografia compiuterizzata (TC) e la
risonanza magnetica nucleare (RMN) si sono affermate.
Ecocardiografia Transesofagea.
L’ETE è una
metodica diagnostica accurata che consente una rapida
valutazione al letto dei pazienti, perfino quelli instabili, con
sospetta dissezione aortica (DA), già in terapia intensiva od
addirittura al pronto soccorso. In aggiunta alla sua
accuratezza, ha il vantaggio di essere accessibile,
relativamente non invasiva, non richiede l’uso di mezzi di
contrasto né di radiazioni ionizzanti.
Molti sono gli
studi che hanno validato l’accuratezza diagnostica dell’ETE
specie multiplana che raggiunge livelli eccellenti di
sensibilità (99%) e specificità (98%).
Il segno
distintivo della diagnosi della DA e dato dalla documentazione
del flap intimale che separa due cavità (vero e falso lume), ma
l’ETE fornisce informazioni utili non solo sulle caratteristiche
anatomiche dell’aorta, ma anche sulla funzione cardiaca,
consentendo così una diagnosi differenziale con altre patologie
cardiovascolari il cui quadro clinico può mimare quelle della
DA.
L’ETE è in
grado di documentare la morfologia (diametri e forma del vaso
aortico), nonché l’anatomia dinamica della dissezione
(estensione del flap, riconoscimento del falso lume, breccia di
entrata ed eventuali altri forami), della valvola aortica
(bicuspidia), e l’entità dell’eventuale rigurgito aortico
associato nonchè dei meccanismi che lo determinano,
Inoltre l’ETE
fornisce informazioni prognostiche che hanno un’importanza
aggiuntiva rispetto ai classici fattori di rischio clinico (età
> 70 anni, il deficit di polso arterioso, l’insufficienza
renale, lo shock, l’improvvisa insorgenza di dolore toracico, il
riscontro di anomalie elettrocardiografiche).
Infatti il
riscontro di un numero maggiore di vasi arteriosi coinvolti,
nonché dell’eventuale coinvolgimento delle coronarie, è
associato ad una mortalità più elevata. Un altro importante dato
che può essere rilevato con l’ETE è la presenza di fluido
extravasale (nel pericardio, nella pleura o nel mediastino), che
può essere segno di una penetrazione in corso o di una rottura
imminente e che deve essere considerato, quindi, un indicatore
prognostico altamente negativo.
In particolare
il riscontro di segni ecocardiografici di tamponamento cardiaco
è una delle cause principali di ipotensione e morte nella
dissezione aortica prossimale acuta e deve indurre i medici al
rapido trasferimento del paziente in sala operatoria, con lo
scopo di chiudere il più rapidamente possibile la breccia
aortica e di drenare l’emopericardio.
D’altra parte
la presenza di un flap intimale confinato al solo tratto
ascendente dell’aorta e/o la trombosi del falso lume sono da
considerare fattori prognostici protettivi essendo associati ad
una minore mortalità. Infatti la trombosi del falso lume riduce
il flusso e la pressione in questa cavità con conseguente
riduzione dello stress parietale aortico.
L’ETE è utile
anche nel follow-up della dissezione aortica sia dopo
trattamento chirurgico che conservativo, in quanto consente di
monitorare la funzione ventricolare sinistra globale e
regionale, di riconoscere i segni precoci di un’eventuale
progressione della dilatazione dell’aorta (formazione di
aneurisma e rottura) e/o dell’insufficienza aortica., di
individuare recidive di dissezione e/o la progressione della
dissezione con estensione del flap a tratti di aorta non
precedentemente interessati, la trombosi del falso lume e/o la
comparsa di ecocontrasto spontaneo, la presenza di breccie
residue o neoformate, o la presenza di leak a livello
dell’anastomosi in caso di posizionamento di stent nonché di
segni di malperfusione.
Tomografia
Computerizzata
La TC
convenzionale è probabilmente la tecnica di immagine
maggiormente utilizzata nella diagnosi di dissezione aortica ma
è riportata una sensibilità che varia tra l’83% ed il 94% ed una
specificità dell’87-100%.
Con il
miglioramento della tecnologia e l’introduzione della TC spirale
la tecnica è divenuta ulteriormente vantaggiosa grazie al
miglioramento della risoluzione temporale, alla riduzione degli
artefatti da movimento, alla riduzione del tempo dell’esame e
alla possibilità di ottenere immagini in tridimensionale. Una
recente metanalisi sottolinea come la TC spirale raggiunga una
sensibilità del 100% e rispetto alle altre tecniche sia quella
meno operatore dipendente. Occorre sottolineare però che la TC
richiede l’uso di mezzi di contrasto e di radiazioni ionizzanti,
il che può essere sfavorevole in pazienti con insufficienza
renale acuta o cronica.
Inoltre
l’eccessivo carico di radiazioni ne sconsiglia l’impiego per
follow-up seriati.
Risonanza
Magnetica
La RMN è da
tempo considerata la metodica diagnostica più accurata per la
diagnosi di dissezione dell’aorta toracica ed è particolarmente
utile per valutare il coinvolgimento di altri vasi toracici e
per confermare la diagnosi in pazienti con alta probabilità
pre-test di DA..Presenta tuttavia lo svantaggio di essere
time-consuming, di essere poco diffusa, di non essere fattibile
in pazienti con protesi metalliche e inoltre più difficilmente
applicabile in pazienti emodinamicamente instabili anche per le
difficoltà di monitoraggio durante l’esame. D’altra parte non
comportando l’uso di sostanze potenzialmente nefrotossiche e non
richiedendo l’impiego di radiazioni ionizzanti è la metodica
ideale per il follow-up seriato.
I progressi
tecnologici compiuti dalla RMN fanno si che i moderni scanner
per RM forniscano informazioni morfologiche e funzionali con
elevata accuratezza diagnostica sia dell’aorta toracica che
dell’aorta addominale e dei loro rami principali e con una
risoluzione spaziale maggiore rispetto alla TC ed all’ETE. La
combinazione di differenti tipologie di immagini conduce ad una
esauriente valutazione delle caratteristiche istopatologiche
della parete, dello stato del lume aortico, del flusso e delle
proprietà funzionali dei vasi maggiori ed è per questo motivo
che la RM è considerata particolarmente vantaggiosa nella
valutazione delle sindromi aortiche acute, quali la dissezione
dell’aorta e l’ematoma intramurale così come nelle patologie
croniche dell’aorta come gli aneurismi o le malattie
infiammatorie. La RMN offre differenti tecniche per ottenere
immagini dell’aorta e dei suoi rami principali.
Immagini
statiche spin echo (SE) “black blood” sono utili per lo studio
delle caratteristiche della parete vasale, specie per rilevare
la presenza di materiale trombotico nel lume o di emorragia
perivasale.
Immagini
dinamiche “white blood”, specie le ultrafast steady-state free
precession, offrono la possibilità di visualizzare sia la parete
che il flusso ematico con un’accettabile risoluzione temporale e
sono particolarmente utili per identificare la presenza di flap
intimale e di flusso turbolento.
Inoltre
l’introduzione recente della 3D Contrast Enhanced Magnetic
Resonance Angiography - CEMRA potenziata dall’impiego di mezzo
di contrasto non ionizzante risulta particolarmente ideale per
valutare il flusso intracavitario e quindi ottenere un
luminogramma aortico in 3D. Quest’ultima tecnica presenta anche
il vantaggio di distinguere i flussi lenti tipici del falso lume
e la presenza di flussi turbolenti.
Conclusioni:
L’accuratezza
diagnostica di queste tre modalità diagnostiche è elevata e
sovrapponibile per cui la scelta dipende dalle singole realtà,
dalla disponibilità ora dell’una o dell’altra metodica nonché
dall’esperienza degli operatori. L’ETE per la sua maggiore
accessibilità e disponibilità rimane la metodica di prima scelta
nell’approccio diagnostico dei pazienti con sospetto clinico di
DA permetto un rapido planning della gestione del paziente che è
fondamentale se si tiene presente che il tempo incide
significativamente sulla mortalità. La TC è probabilmente da
preferirsi quando l’ETE non è fattibile o quando il sospetto
clinico è basso (probabilità pre-test < 50%) o dopo un esame ETE
dubbio o negativo. La RMN è soluzione ideale per confermare in
acuto la diagnosi in pazienti con sospetto clinico elevato e/o
quando è necessario acquisire informazioni anatomiche sulle
strutture toraciche circostanti ed è la metodica di prima scelta
nel follow-up (quando fattibile cioè quando non siano state
utilizzate protesi meccaniche che controindicano l’impiego della
RMN). Come sottolineato anche dai dati derivanti dal registro
IRAD quando il sospetto clinico di DA persiste occorre
proseguire con gli accertamenti diagnostici anche se una delle
tecniche suddette ha dato esito negativo facendo ricorso alle
altre due.
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