LA FORMAZIONE DEL CARDIOLOGO

 TRA UNIVERSITA’ ED OSPEDALE

 Raffaele Calabrò

Cattedra di Cardiologia – Seconda Università di Napoli

 

L’attuale percorso di formazione del Cardiologo è caratterizzato da una articolata serie di tappe in successione, che, se gli studi procedono senza alcun intoppo, impegna inizialmente circa 10 anni della vita di una persona. I corsi universitari forniscono l’iniziale substrato culturale per il conseguimento della Laurea in Medicina e Chirurgia. Il successivo esame di abilitazione è invece il mezzo con cui viene riconosciuta la capacità di esercitare nella pratica clinica la professione di medico. I corsi di specializzazione post-laurea sono, infine, rivolti a trasformare il medico in “medico-cardiologo”. Ma sono questi i mezzi e questo il tempo idonei per dotare l'individuo di un substrato conoscitivo sufficientemente ampio, dettagliato e solido, tale che l’applicazione nella pratica sia razionale ed efficace?  La dotazione culturale e tecnica così acquisita può, da sola, reggere l'assalto del tempo?

 

Formazione “Permanente”

La professionalità di uno Specialista Cardiologo può essere definita, al giorno d’oggi, da tre caratteristiche fondamentali:
• il possesso di conoscenze teoriche aggiornate  (“il sapere”);

• il possesso di abilità tecniche o manuali (“il fare”);

•  il possesso di capacità comunicative e relazionali (“l'essere”).

Il rapido e continuo sviluppo della medicina ed, in generale, delle conoscenze biomediche, nonché l'accrescersi continuo delle innovazioni sia tecnologiche che organizzative, rendono sempre più difficile per il singolo specialista mantenere queste tre caratteristiche al massimo livello, per mantenersi "aggiornato e competente". In altre parole, la formazione del cardiologo è una “formazione permanente”, necessaria per fornire gli strumenti adatti ad affrontare:

·                    l’evoluzione delle vecchie patologie;

·                    le nuove patologie emergenti;

·                    le nuove conoscenze;

·                    le nuove tecnologie;

·                    le nuove terapie.

Per mantenersi aggiornato, lo specialista deve inoltre mantenere un costante contatto (mediante riviste scientifiche o l’accesso alla “medline”) con i risultati di grandi studi o trials randomizzati a livello nazionale ed internazionale. Prerogativa irrinunciabile e forse determinante della cardiologia moderna sta, infatti,  nella diffusione delle scoperte su larga scala. La pubblicazione dei risultati della ricerca serve per dare linfa alle nuove conoscenze, e per mettere la comunità scientifica nella condizione di verificare la loro validità. 

                                       

 

Figura 1: gli snodi fondamentali della formazione dello specialista cardiologo  

                oggi.

 

Negli ultimi anni l' Evidence Based Medicine ha acquisito, pertanto, sempre maggiore popolarità ed impatto nella cultura medica, configurando questo movimento culturale come "nuovo paradigma" prodotto dall'evoluzione dell’ assistenza sanitaria, dei bisogni della società, dell'etica del comportamento professionale, e della complessiva domanda di salute . Non vi è dubbio che la natura della formazione medica stia quindi cambiando e che in questi cambiamenti siano dovuto a molti fattori dell'assistenza sanitaria. Tra questi basti citare:

1) l'enorme sviluppo per complessità e volume dell'informazione medica;

2) la conseguente difficoltà ad integrare i risultati della ricerca con l'attività clinica; 3) la necessità di formulare e sviluppare continue linee guida, in un contesto di integrazione di figure, competenze professionali e condivisione di scelte;

 4) la crisi finanziaria o comunque la relativa minore disponibilità di risorse in rapporto al contemporaneo aumento della domanda di prestazioni.

 

Formazione “Ad Alta Tecnologia”

      In un contesto culturale attualmente caratterizzato da rapidissima crescita delle conoscenze scientifiche e tecniche, al cardiologo è stato reso disponibile un grande numero di strumenti di diagnosi e cura, sempre più potenti e più costosi.      

Grazie al crescente apporto della tecnologia, il ragionamento scientifico alla base della medicina clinica ha negli anni subito un graduale processo di evoluzione, passando da un procedimento di tipo prevalentemente “deduttivo” ad una metodologia di tipo “induttivo”. Il metodo deduttivo, che ha caratterizzato la conoscenza scientifica, ed anche la medicina, prima della rivoluzione culturale di Galileo Galilei, partiva sempre da un “postulato”, ovvero da una verità assoluta che non aveva bisogno di verifica.  Il metodo di indagine che però più spesso viene adottato dalla scienza medica, particolarmente negli ultimi anni, per spiegare i fenomeni naturali può essere  definito un metodo induttivo. L’induzione consiste in un processo di astrazione che consente di trovare una regola generale partendo dalla raccolta di alcuni dati particolari. In cardiologia tale procedimento induttivo tradizionalmente ha origine dai “sintomi” e “segni” clinici, e dai dati strumentali che guidano il medico nel formulare il quesito diagnostico, nel completamento della diagnosi, nella ricerca e valutazione della terapia più idonea.

       

Formazione del Cardiologo: Dove e Come ?  

L’ Ospedale e l’Università (intesa come Facoltà di Medicina e Chirurgia) sono due autonomie forti, che inevitabilmente si incrociano quando si discute di sviluppo, e che convivono sotto lo stesso tetto avendo due obiettivi uguali e distinti: la cura dei pazienti  e la preparazione professionale dei nuovi medici.

Al giorno d’oggi, il ruolo fondamentale dell’Università è certamente quello di fornire al cardiologo:

1) un’adeguata formazione di base;

2) la metodologia di studio e di apprendimento;

3) gli elementi per avviare la ricerca di base;

4) il razionale fisio-patologico da utilizzare quotidianamente;

5) la possibilità di apprendere e sfruttare al massimo l’Alta Tecnologia;

6) il contatto più frequente con malattie più rare e complesse.

D’altro canto, è principalmente nel confronto quotidiano con la realtà dell’Ospedale che il cardiologo può confrontarsi con:

1) la gestione dell’ emergenza / urgenza;

2) ampie casistiche di pazienti;

3) le patologie più diffuse;

4)  il passaggio graduale dal ricovero alla dimissione del malato.

Da non trascurare è inoltre il crescente ruolo formativo del “territorio”, ovverosia della Cardiologia di tipo “Ambulatoriale”. Sarà questa l’occasione in cui li cardiologo potrà abituarsi a gestire le patologie croniche più comuni, a stabilizzare il paziente “post-acuto”, a seguirlo nel tempo con un adeguato controllo periodico (”follow-up”), a gestirlo presso il suo domicilio,  ad acquisire un’ adeguata dimestichezza terapeutica, avendo a disposizione solamente una tecnologia di base.

 

L'Educazione Continua in Medicina (E. C. M)

Ruolo determinante nel processo di continuo aggiornamento richiesto al cardiologo oggi     è   quello   assunto dalla  cosiddetta  Educazione  Continua  in  Medicina

(E . C. M. ).  Essa comprende, infatti,  l'insieme di tutte quelle attività formative, sia teoriche che pratiche, promosse da chiunque lo desideri (si tratti di una Società Scientifica, o di una Azienda Ospedaliera, o di una Struttura specificamente dedicata alla Formazione in campo sanitario), con lo scopo di mantenere elevata ed al passo con i tempi la professionalità degli operatori della Sanità. La E.C.M. è finalizzata alla valutazione degli eventi formativi, in maniera tale che il singolo specialista possa essere garantito della qualità ed utilità degli stessi ai fini della tutela della propria professionalità.La E.C.M., inoltre, è lo strumento per ricordare ad ogni professionista il suo dovere di svolgere un adeguato numero di attività di aggiornamento e di riqualificazione professionale. Nel programma E.C.M. possiamo distinguere:

 

a) attività formative residenziali

E' la modalità di formazione più tradizionale e diffusa: per partecipare a queste attività l'utente deve recarsi “nella sede” in cui esse vengono svolte.

Esse possono consistere in:

•congresso/simposio/conferenza/seminario;
•tavola rotonda;

• conferenze clinico-patologiche volte alla presentazione e discussione interdisciplinare di specifici casi clinici;

• corsi di formazione e/o applicazione in materia di costruzione, disseminazione ed implementazione di percorsi diagnostico-terapeutici;

• corso di aggiornamento tecnologico e strumentale.

 

b) attività formative a distanza (F.A.D.).

Si tratta di programmi per i quali l'utente non deve spostarsi dal luogo di lavoro o dal domicilio, da svolgersi sia in gruppo che individualmente, usando materiale cartaceo o informatico.

            Per questi programmi di formazione a distanza è previsto un sistema di valutazione con un livello minimo di apprendimento. In altri termini, l'utente deve superare un "test" che comprovi il raggiungimento di un certo livello di apprendimento. Tali attività hanno il pregio di garantire la possibilità di un aggiornamento continuo anche operando semplicemente presso il proprio domicilio, ma hanno ovviamente il difetto di dipendere completamente dalla capacità e dalla possibilità di utilizzare adeguatamente il mezzo informatico (tramite Internet: il cosiddetto “E-learning”).

 

Formazione Integrata tra Università – Ospedale – Territorio: Quali Possibilità?

      Quali possibilità esistono per migliorare ulteriormente e rendere il più completo e scorrevole il processo formativo dello specialista cardiologo? Sicuramente è essenziale una collaborazione quanto più stretta ed efficace possibile tra Università ed Ospedale. In particolare, l’ideale combinazione tra ricerca universitaria e grandi casistiche ospedaliere ed ambulatoriali rappresenta la migliore garanzia di ottenere delle indicazioni chiare ed affidabili (“Linee Guida”) nella gestione dei percorsi assistenziali del singolo paziente.

       Tra Università ed Ospedale andrebbe inoltre favorita quanto più spesso possibile l’istituzione di convenzioni incrociate, volte a favorire l’utilizzo su larga scala dell’Alta Tecnologia cardiologica in ambito diagnostico e terapeutico.

      Riguardo alla formazione ECM, è necessario probabilmente ridurre il numero complessivo e migliorare la qualità degli eventi congressuali, per evitare un’inutile dispersione di tempo, denaro ed interessi culturali, che finisce a volte solo per peggiorare e livellare verso il basso la qualità dei relatori e delle tematiche affrontate. Va inoltre sicuramente incrementata la parte “pratica” e la discussione di casi clinici emblematici. Quindi: meno congressi, ma più qualificati !   

       La sensazione finale è che la formazione ideale dello specialista cardiologo dovrebbe essere comunque il risultato finale di un giusto equilibrio tra esperienze personali e criteri  (linee guida) universalmente riconosciuti, avendo la possibilità di utilizzare ed apprendere a  dovere le risorse tecnologiche attualmente disponibili per la diagnosi e la terapia del paziente. 

 

 

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