ECOCARDIOGRAFIA
E CORONARIE
Rodolfo
Citro, Marco Mariano Patella, Gennaro Provenza,
Rosalia Lo Piccolo, Luigi Petraglia , Giovanni Gregorio.
Dipartimento Cardiovascolare ASL SA 3 U.O. UTIC-Cardiologia.
Ospedale San Luca ASL SA3. Vallo della Lucania
Introduzione
Il flusso coronarico è regolato in condizioni di riposo
essenzialmente da due fattori opposti, la pressione di perfusione
(che riflette la pressione arteriosa) e l’impedenza o
resistenza coronarica (che deriva dall’interazione tra
forze vascolari, miocardiche ed emodinamiche). Lo studio dell’emodinamica
coronarica è basato sulla comprensione dell’autoregolazione
del flusso coronarico, ovvero il fenomeno per il quale il flusso
coronarico rimane immodificato lungo un ampio range di pressioni
di perfusione in virtù di cambiamenti del tono arteriolare
coronarico. La resistenza coronarica minima rappresenta, invece,
lo stato di dilatazione coronarica massimale ovvero la condizione
in cui il flusso coronarico diviene massimale in risposta ad
uno stimolo iperemico di massimo livello quale si può
ottenere con farmaci vasodilatatori. La differenza tra il flusso
coronarico massimale e quello autoregolato rappresenta la riserva
di flusso coronarico (RFC), la quale indica l’ammontare
del flusso “aggiuntivo” a quello che può
essere ottenuto ad una data pressione quando i vasi coronarici
sono dilatati in maniera massimale. In presenza di vasodilatazione
massimale dei vasi coronarici, si perde, quindi, l’autoregolazione
e la relazione pressione-flusso diviene quasi di tipo lineare
al modificarsi della pressione di perfusione. Nella pratica
clinica la RFC può essere misurata come il rapporto tra
flusso coronarico iperemico e flusso coronarico in condizioni
basali. Lo stimolo iperemico viene effettuato con farmaci quali
dipiridamolo (effetto più duraturo) o adenosina (effetto
più fugace) per infusione e.v. Il dipiridamolo viene
adoperato ad una dose di 0.56 mg/kg in 4 min, seguito da un
intervallo di 4 min e da una dose ulteriore di 0.28 mg/kg in
2 min. L’adenosina può essere impiegata ad un dosaggio
di 0.14 mg/kg/min, con una durata di infusione di 90 s (l’iperemia
massima si raggiunge già dopo 60 s), che è innocua
anche in pazienti critici in quanto non causa ischemia significativa,
mentre l’infusione per 5 min, inizialmente proposta, è
potenzialmente pericolosa in pazienti con stenosi subocclusiva.
Riguardo alla scelta dello stressor, è stato dimostrato
che il flusso coronarico dopo adenosina raggiunge livelli più
elevati rispetto a quelli ottenibili con dipiridamolo a bassa
dose (0.56 mg/kg) ma comparabili, invece, a quelli misurati
dopo dipiridamolo ad alta dose (0.84 mg/kg complessivi), quando
però l’incremento di frequenza cardiaca è
maggiore. Sotto l’effetto dello stimolo iperemico massimale
il flusso coronarico può mostrare un incremento di 4-6
volte rispetto ai valori a riposo. Si assume, comunque, che
una RFC > 2 sia da considerare “normale”, in
base ai dati del Doppler flow wire, gold standard della metodica.
Dal momento che flusso coronarico e perfusione tissutale sono
collegati l’un l’altro, le modificazioni della RFC
forniscono informazioni fondamentali per la valutazione quantitativa
dell’ischemia miocardica in presenza di stenosi di un
vaso coronarico epicardico e dello stato del microcircolo coronarico
in assenza di stenosi significativa delle coronarie epicardiche.
Riserva
di flusso coronarico su arteria interventricolare anteriore
mediante ecocardiografia transtoracica
L’IVA, nei tratti medio e distale, si presta particolarmente
all’identificazione ecocardiografica, in virtù
di un decorso che è alquanto vicino alla parete toracica
anteriore. L’approccio che consente il miglior allineamento
tra flusso nell’IVA distale e fascio ultrasonoro è
una sezione 2 camere apicale modificata, ottenibile con uno
slittamento della sonda superiormente e medialmente. In tal
modo si può effettuare un’attenta ricerca del segnale
sanguigno “color coded” al di sopra della parte
epicardica della parete anteriore, nel solco interventricolare
anteriore, mediante un’ulteriore lieve rotazione in senso
antiorario ed una angolazione mediale del trasduttore. Per ottenere
una buona registrazione delle velocità di flusso coronarico
è necessario farsi guidare dal segnale color: il posizionamento
del volume campione del Doppler pulsato nel vaso si effettua
riferendosi alla diastole dell’ECG, quando l’immagine
dell’IVA è più stabile: si registra così
un flusso continuo con una componente sistolica (meno ampia)
ed una diastolica (più ampia), prima a riposo e poi dopo
iperemia. Bisogna anche fare attenzione a non confondere il
flusso dell’IVA con quello dell’arteria mammaria
interna sinistra, che può essere riconosciuta per l’assenza
di movimento cardiaco, la maggiore persistenza del segnale color
e la componente sistolica prevalente al Doppler pulsato. Gli
agenti di contrasto possono essere utilizzati per migliorare
il segnale Doppler qualora l’immagine non sia adeguata.
Attualmente la fattibilità della RFC su IVA con ETT è
elevatissima, anche grazie alla crescente perizia degli operatori,
il cui training è fondamentale, per cui l’impiego
del contrasto viene riservato ai pochi casi in cui il segnale
color non sia adeguato. In una nostra esperienza di 262 casi,
la RFC su IVA, eseguita con la sola frequenza fondamentale,
ha presentato una fattibilità del 91%, e l’impiego
del contrasto si è rivelato necessario nel 4% degli esami.
L’esecuzione della metodica sull’IVA è caratterizzata,
inoltre, da un’eccellente concordanza con la RFC misurata
con Doppler flow wire e da un’ottima riproducibilità,
come dimostrato dalla bassa variabilità inter- ed intraosservatore
evidenziata in varie casistiche.
Riserva
di flusso coronarico su arteria coronaria destra.
Recentemente questa tecnica è stata applicata anche all’arteria
interventricolare posteriore (IVP), visualizzabile in sezione
2 camere apicale vicino all’ostium del seno coronarico,
consentendo quindi la stima della RFC nel ramo (destro o circonflesso)
che fornisce la discendente posteriore. È tuttavia da
segnalare come la fattibilità della RFC su IVP in letteratura
non superi il 54% (il 20% nella nostra esperienza). Le principali
difficoltà sono dovute in questo caso all’iperventilazione,
spesso indotta dall’adenosina, che inficia le immagini
dell’IVP maggiormente rispetto all’IVA e al fatto
che, mentre per l’IVA sono stati sviluppati trasduttori
dedicati, lo studio dell’IVP è ancora eseguito
con trasduttori convenzionali. Esperienze preliminari riferiscono
la possibilità di misurare la RFC anche a livello dell’arteria
circonflessa, ma a riguardo non sono ancora disponibili dati
organizzati in letteratura.
Aspetti
fisiopatologici
Il flusso coronarico a riposo non è un indice sensibile
nella valutazione delle stenosi delle coronarie epicardiche
in quanto risulta alterato solo a partire da stenosi > 85-90%.
Durante vasodilatazione massimale, invece, il flusso coronarico
varia in maniera inversamente proporzionale al grado di stenosi,
iniziando a ridursi già per stenosi > 40% fino ad
incremento quasi nullo per stenosi > 90%. I vasodilatatori
come dipiridamolo ed adenosina, dilatando le arteriole coronariche
di resistenza, riducono la pressione di perfusione distalmente
alla stenosi e, aumentando il flusso subepicardico, aboliscono
il meccanismo dell’autoregolazione subendocardica (“furto
coronarico transmurale”). Ciò comporta una riduzione
flussimetrica che è tanto maggiore quanto più
severa è la stenosi. L’energia pressoria del flusso
pre-stenotico viene trasformata, infatti, in energia cinetica
(flusso ad alta velocità) nel punto della stenosi, ed
in energia turbolenta (flusso a bassa velocità) e quindi
in riduzione del flusso nel tratto post-stenotico. Su queste
basi è intuibile come, in caso di stenosi coronarica,
la riduzione del flusso iperemico dipenda principalmente da
caratteristiche morfologiche quali severità e lunghezza
della stenosi (la caduta pressoria transtenotica è proporzionale
direttamente alla lunghezza della stenosi ed inversamente alla
quarta potenza del raggio, teorema di Bernoulli), rigidità
o parziale distensibilità della placca, sovrapposizione
di fenomeni di aggregazione piastrinica o trombi. Su queste
basi fisiopatologiche è evidente che un’alterazione
della RFC potrà manifestarsi sotto forma di RFC ridotta
(< 2) per stenosi > 40%, abolita (= 1) per stenosi >
90% o addirittura “negativa” (< 1) in caso di
furto coronarico. In caso di RFC ridotta od abolita (evidenziabile
in circa il 90% dei pazienti con stenosi coronarica significativa)
l’alterazione della risposta allo stimolo iperemico è
dovuta soprattutto al fatto che la vasodilatazione del microcircolo
coronarico di cui è tributario il vaso stenotico è
già massimale in condizioni basali per cui la capacità
di incremento del flusso con gli stressors non è sufficiente
a raddoppiare le velocità di flusso con la possibilità
di furto orizzontale e inversione del flusso iperemico (RFC
< 1). In caso di microangiopatia coronarica, quale si verifica
nell’ipertensione arteriosa e nell’ipertrofia ventricolare
sinistra, nel diabete mellito e nella sindrome X coronarica,
le alterazioni strutturali e funzionali del microcircolo coronarico
(iperplasia fibrovascolare ed ipertrofia della media vasale,
alterazioni della funzione endoteliale) determinano sia una
ridotta risposta ai farmaci vasodilatatori sia un’aumentata
sensibilità agli stimoli vasocostrittori, costituendo
da sole una causa significativa di riduzione della RFC. Tuttavia
questi fattori, in assenza di stenosi delle coronarie epicardiche,
incidono marginalmente sulla riduzione della RFC che difficilmente
risulta inferiore al cut-off indicato in letteratura di 2, che
rimane quindi valido anche in queste condizioni per identificare
stenosi coronariche significative.
Applicazioni
cliniche
La principale applicazione è la diagnosi di stenosi coronarica.
Le stenosi significative (>70%) dell’IVA medio-prossimale
sono particolarmente adatte alla metodica. Mediante ETT, infatti,
misuriamo le velocità di flusso nel tratto post-stenotico
dell’IVA, cioè ad un livello in cui la RFC non
può essere influenzata dai rami arteriosi non stenotici,
la cui interferenza può invece pseudonormalizzare la
risposta iperemica prossimale. Questo assunto fisiopatologico
è confortato dall’ottima sensibilità (86-94%)
e specificità (82-90%) riportata da vari autori. La RFC
può essere molto utile anche nella valutazione funzionale
delle stenosi di grado intermedio (40-70%) dell’IVA medio-prossimale.
La distinzione del grado funzionale di stenosi angiograficamente
“intermedie” nasce dall’esigenza di stabilire
gli effetti della stenosi su flusso e perfusione miocardica.
Solo le stenosi funzionalmente significative e correlate alla
sede di distribuzione di difetti perfusionali scintigrafici
dovrebbero essere indirizzate verso interventi di rivascolarizzazione.
In tal senso, una RFC compresa tra 1.8 e 2.0 ha valore predittivo
positivo dell’88-100% e valore predittivo negativo del
77-95%, in presenza di difetto perfusionale alla scintigrafia
miocardica da stress. Ultimamente la RFC è stata valutata
anche su IVP per identificare le stenosi della coronaria destra,
con un ottimo potere predittivo per stenosi critica (>70%),
nonché un’ottima concordanza con la RFC ottenuta
mediante Doppler flow wire. L’ETT risulta utile anche
per valutare la riperfusione miocardica dopo eventi coronarici
acuti. Già la semplice identificazione dei rami perforanti
dopo infarto anteriore sottoposto a terapia trombolitica, mediante
color Doppler ad elevata risoluzione, riflette l’adeguatezza
della ricanalizzazione ed indica la presenza di miocardio vitale,
con sensibilità dell’86%, specificità del
98% ed accuratezza diagnostica del 98% nell’identificare
la pervietà dell’IVA. La RFC può essere
utilizzata anche per testare la pervietà di un’angioplastica
con stent su IVA, con possibilità di valutazione nel
tempo, in modo da evidenziare precocemente restenosi od occlusione
dello stent. In tal senso la metodica è particolarmente
affidabile, anche in considerazione dei limiti che presentano
le altre tecniche diagnostiche (sensibilità del 68% per
il test da sforzo e dell’80-83% per la miocardioscintigrafia).
In accordo a dati ottenuti con Doppler flow wire sulla capacità
della RFC eseguita almeno 24 ore dopo angioplastica coronarica
su IVA nel predire il recupero contrattile a breve termine,
il grado della RFC stimata mediante ETT si associa alla capacità
funzionale miocardica del ventricolo sinistro anche a lungo
termine. La valutazione della RFC mediante ETT può essere
molto utile anche nell’evidenziare difetti del microcircolo
coronarico. In assenza di stenosi delle grandi coronarie epicardiche,
la RFC nell’IVA distale, punto terminale dei grandi vasi
coronarici, può, infatti, essere considerata marker attendibile
della funzione microcircolatoria coronarica. In condizioni quali
diabete mellito ed ipertensione arteriosa, soprattutto quando
associate ad ipertrofia ventricolare sinistra, la riduzione
della RFC è causata innanzitutto dalla necessità
di fornire una maggiore quantità di sangue ad un’aumentata
massa miocardica già in condizioni di riposo, ma è
anche dovuta ad una ridotta capacità vasodilatatrice
a cui non è certo estranea l’alterazione del rilasciamento
diastolico, corrispettivo funzionale della fibrosi miocardica
e capace di coinvolgere il microcircolo coronarico anche mediante
compressione extravasale.
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