I MOLTI PROBLEMI APERTI DALLA RIDEFINIZIONE DELL'INFARTO MIOCARDICO
Enrico
Geraci
Consulente Scientifico per la Cardiologia, Ospedale Cervello, Palermo
Nel settembre 2000 un Comitato congiunto di esperti dell'American College
of Cardiology (ACC) e della European Society of Cardiology (ESC) pubblicò
sul JACC e sull'European Heart Journal un Consensus su un nuova definizione
dell'infarto miocardico, che ha suscitato grande interesse ma anche notevoli
perplessità e che di fatto dopo quattro anni non si è ancora
largamente affermata.
Vi erano due buoni motivi per superare la classica definizione della WHO
dei "due criteri su tre" (dolore toracico evocatore, modificazioni
tipiche dell'elettrocardiogramma, aumento nel siero dei marcatori biochimici
di necrosi miocardica) : la sopravvenuta disponibilità di marcatori
di necrosi miocardica, le troponine, più sensibili e specifici dei
precedenti, e il rilievo che la prognosi dei pazienti con eventi coronarici
acuti viene influenzata sfavorevolmente anche da aumenti molto modesti delle
troponine.
Ecco i "Nuovi criteri per la diagnosi di infarto miocardico acuto"
secondo il documento di consenso : "Tipico aumento con discesa graduale
(troponine) o più rapidi aumento e discesa (CK-MB) dei marker biochimici
di necrosi miocardica, più almeno uno dei seguenti : (a) sintomi
ischemici; (b)sviluppo di onde Q patologiche; (c) modificazioni dell'ecg
indicative di ischemia (sopra- o sottoslivellemento di ST); (d) procedure
coronariche (PTCA, etc.)"
Dunque viene assegnato un ruolo centrale all'aumento nel sangue dei marker
di necrosi miocardica altamente sensibili e specifici, la CK-MB e soprattutto
le troponine, purchè in un contesto clinico di ischemia miocardica
acuta o di interventi coronarici.
Potenziali
vantaggi della nuova definizione dell'infarto
Sono essenzialmente due .
1) Maggiore affidabilità della diagnosi di esclusione della presenza
di un infarto miocardico acuto, con risparmio di ricoveri non necessari
e di angoscia per i pazienti.
2) Maggior precisione (per l'alta sensibilità e l'alta specificità
delle troponine) nel riconoscere i casi con necrosi miocardica di non grande
entità ma comunque prognosticamente rilevante, con conseguente possibilità
di curare più accuratamente questi pazienti.
Tabella.
La nuova definizione dell'infarto : pro e contro
Potenziali vantaggi
-
Maggiore affidabilità della esclusione della presenza di un infarto
- Maggior precisione nel riconoscere necrosi miocardiche piccole ma prognosticamente
rilevanti
Problemi / dubbi / inconvenienti
Implicazioni per i pazienti (e i familiari)
-
Ansia e/o depressione non necessarie
- Compromissione del ruolo sociale : problemi per l'impiego, la carriera,l'assicurazione
sulla vita, il rilascio della licenza di guida, etc
Implicazioni per la comunità
-
Maggiori rimborsi per DRG
- Influenza sulle statistiche ISTAT e simili
- Influenza sulle esenzioni per prestazioni sanitarie
- Influenza sull'invalidità lavorativa
- Aumento del contenzioso medico-legale
Implicazioni per la ricerca
-
Problemi per i trial clinici randomizzati (e per le relative meta-analisi)
- Problemi per gli studi clinici osservazionali
- Problemi per la ricerca epidemiologica
Implicazioni per la pratica clinica
- Aumento delle diagnosi complessive di infarto miocardico (per aumento
dei NSTEMI)
- Aumentata probabilità di falsi positivi ("troponinosi")
- Limitata efficienza dei metodi di determinazione delle troponine
- Nessun vantaggio per la decisione sulla terapia riperfusiva precoce
- Nessun vantaggiop per la diagnosi di reinfarto precoce
- Problemi nella diagnosi di infarto periprocedurale (PCI)
Problemi connessi alla nuova definizione dell'infarto
Benchè il messaggio del Consensus ACC/ESC sia stato recepito nelle
linee guida ACC/AHA sul trattamento dell'angina instabile e dello NSTEMI
già nell'edizione di fine 2000, esso non si è ancora consolidato
nella pratica clinica , nella ricerca clinica ed epidemiologica, nella medicina
assicurativa, nel sistema dei DRG, perché ha suscitato forti perplessità
in rapporto ad una lunga serie di potenziali inconvenienti, elencati nella
Tabella.
Un breve commento sul problema dello "Infarto miocardico periprocedurale".
Il Consensus ACC/ESC richiede che qualsiasi aumento dei marcatori umorali
dopo intervento coronarico percutaneo (PCI), anche non altrimenti complicato,
venga etichettato come infarto miocardico, considerando simili sul piano
prognostico il danno ischemico spontaneo e quello periprocedurale. Questa
posizione, anche in seguito ribadita, ha sollevato forti proteste perché
si può sostenere, in base ad osservazioni non meno accurate di quelle
su cui si è basato il Consensus ACC/ESC, che in realtà piccoli
aumenti delle sole troponine (o anche con modesti aumenti della CK-MB) non
abbiano un rilevante significato prognostico. Imporre a tutti questi pazienti
l'etichetta di "infarto miocardico", con le ovvie implicazioni
di vario tipo, sembra pertanto a molti fortemente inappropriato.
Appare necessaria una adeguata rielaborazione della "ridefinizione"
dell'infarto (in primo luogo rimodulando i criteri enunciati a proposito
della procedure endocoronariche), coinvolgendo le principali Società
Medico-Scientifiche e i grandi Gruppi Collaborativi di ricerca (cosa che
non avvenne in occasione del Consensus ACC/ESC) e prevedendo una ampia diffusione/discussione
presso gli altri potenziali "utenti" prima di varare una formulazione
atta ad essere universalmente condivisa.
PRINCIPALI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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College of Cardiology Committee for the Redifinition of Myocardial Infarction.
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